Raul Gardini dall’aldilà: «Mi hanno impedito di completare il mio lavoro»

Come in un divertissement letterario abbiamo immaginato di poter parlare oggi con l’imprenditore scomparso 25 anni fa

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Raul Gardini in un ritratto firmato dall’illustratore Gianluca Costantini

Non è stato facile contattarlo, ma come sempre si è mostrato molto disponibile. Raul Gardini non rilasciava più interviste dal giorno della sua morte. La sua voce è sempre la stessa, decisa e profonda, anche se è via da 25 anni non ha perso il suo forte accento romagnolo.

Buongiorno signor Gardini, la ringrazio della sua disponibilità. So che non è facile per lei tornare a parlare con la stampa dopo così tanto tempo.
«Se fosse stato un giornale qualsiasi non avrei risposto, ma per un giornale di Ravenna sì, i ravennati sono gli unici ad aver capito davvero chi ero».

Come le sembra l’Italia di oggi?
«Ora vedo le cose con più distacco, però mi pare che l’Italia sia sempre la stessa. A voi 25 anni paiono tanti, ma non sono nulla. Continuo a vedere lo stesso modo di fare, identico. Le persone sono un po’ cambiate, ma la modalità è sempre la medesima».

Scusi se arrivo subito al punto, ma non vorrei che si interrompesse il segnale. La mattina che è morto doveva testimoniare a Di Pietro sulla maxi tangente Enimont, cosa gli avrebbe detto?
«Se non ci sono arrivato c’è un motivo. Non posso certo dirlo a lei ora».

Ha seguito il processo di Mani Pulite?
«Hanno detto tante menzogne, hanno fatto soffrire molte persone. Però ne è valsa la pena no? Sono riusciti a debellare completamente il fenomeno della corruzione in Italia. Dopo il 1993 infatti non ci sono mai più stati politici corrotti e imprenditori collusi. Non è così?»

In quegli anni è finita la Prima Repubblica, in questi mesi si dice che stiamo assistendo al passaggio alla Terza Repubblica, cosa ne pensa?
«Prima, Seconda, Terza, Quarta Repubblica. I politici sono tutti uguali. Dicono tutti di essere delle verginelle, ma alla fine sono come vitelli attaccati alla poppa dello Stato e succhieranno finché non gli toglieranno anche il sangue».

Cosa manca all’Italia di oggi?
«Una visione internazionale. Parlate continuamente dell’Italia come se fosse un paese a sé stante. Il mondo è troppo grande per passere il tempo guardandosi l’ombelico. Io facevo affari dagli Stati Uniti al Sud America, alla Russia, quando muoversi e comunicare era ancora molto complicato. Oggi i governi italiani potrebbero dare un impulso a rendere l’Italia importante nel mondo, invece…»

Oggi tutti parlano di energie rinnovabili, lei fu il primo. La rende felice il fatto di aver precorso i tempi?
«Negli anni ’80 erano tutti concentrati sul consumismo sfrenato e l’inquinamento non era un problema per nessuno. Le mie idee trovarono molti oppositori, soprattutto tra i petrolieri e gli industriali del mondo dell’auto, anche in Italia. Oggi tutti si stanno riconvertendo alle energie rinnovabili, ma ormai è troppo tardi, il danno è fatto, e l’Italia è ormai fuori dai giochi e non può fare altro che rincorrere gli altri. In Brasile tutte le auto funzionano a bioetanolo, nessuna a benzina, lo sapeva?»

I suoi detrattori la accusano di aver rovinato la Ferruzzi che era una dei gruppi più importanti d’Italia riempiendola di debiti, come risponde?
«Per fare molti soldi bisogna fare molti debiti, funziona così il mercato. Chi mi accusa non sa di economia. Mi hanno impedito di terminare quello che stavo facendo, altrimenti non sarebbe colato tutto a picco».

Ha rimpianti o rimorsi?
«Le cose vanno come devono andare. Certo potevano andare meglio, mi sarebbe piaciuto evitare i veleni, le accuse, avrei potuto fare scelte diverse. Ma che senso ha piangersi addosso? Ho sempre fatto quello che mi pareva meglio in quel momento».

Cosa le manca di più della vita terrena?
«La mia famiglia, e poter passeggiare per Ravenna, anche se ormai molte delle persone che conoscevo mi hanno raggiunto qui. Mi manca il mare, ogni tanto quando c’è la nebbia scendo a Marina di Ravenna e faccio di nascosto un giro in barca. Non si potrebbe ma sono sempre stato allergico alle regole».

A Ravenna è ricordato ancora con molto affetto. Il Maestro Muti le dedicherà un concerto magnifico…
«Mi fa molto piacere. La sua musica sale fino a qui e ci allieta. Pensi che anche Verdi lo stima molto. Lasci però che le dica una cosa: il fatto che ai morti faccia piacere essere ricordati dai vivi è una credenza che si ha da vivi. Mi importa di essere ricordato da chi ho conosciuto, ma la fama pubblica è una cosa molto terrena».

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