Le associazioni: «Cagnoni in carcere a Ravenna? Decisione ingiusta e gravissima»

Il medico era stato portato alla Dozza ma ha chiesto di essere trasferito di nuovo in Romagna. La scelta provoca polemiche

Matteo Cagnoni è tornato in carcere a Ravenna. Il medico condannato all’ergastolo per il femminicidio della moglie Giulia Ballestri, è stato riportato di nuovo a Port’Aurea. La notizia indigna il coordinamento di associazioni guidato dall’Udi (Unione donne italiane) di Ravenna e che comprende anche Linea Rosa, Dalla Parte dei minori e la Casa delle Donne.

«Proviamo stupore e indignazione per questa decisione, che riteniamo ingiusta e gravissima, un vero affronto alla memoria di Giulia e a tutte noi donne che da anni, giorno dopo giorno, lavoriamo e lottiamo per contrastare e sconfiggere ogni forma di violenza contro le donne”

Stando alle parole di uno dei legali il trasferimento dall’opprimente carcere della Dozza di Bologna al carcere di Ravenna sembra dovuto al disagio provocato a Cagoni dall’aumento di attacchi di panico e dalla lontananza dai familiari, condizioni che avrebbero spinto «le istituzioni a dimostrare grande umanità condividendo questa richiesta e applicando la legge». Le associazioni però ricordano che «prassi vuole, invece, che i detenuti condannati per reati gravi debbano scontare la pena in strutture idonee, non quindi il carcere di via Port’Aurea, nel quale sono detenute le persone in attesa di giudizio e quelle condannate a pene inferiori ai cinque anni, o con un residuo di pena inferiore ai cinque anni»

Concludono le associazioni: «Ci informeremo presso queste istituzioni per capire che cosa sta succedendo, quale legge è stata applicata e quale umanità rispettata. Lanceremo appelli che mirano ad allargare la nostra ansia di conoscere e di ricevere una giustizia che sia uguale per tutti e per tutte».

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