Cagnoni ribadisce la sua innocenza «Chiesi la separazione, non ero geloso»

Parla dal carcere il dermatologo accusato dell’omicidio della moglie Giulia Ballestri. Ecco il punto delle indagini

Parla dal carcere di Sollicciano a Firenze, dove è in custodia cautelare dal 19 settembre con l’accusa di aver ucciso a bastonate la moglie 40enne Giulia Ballestri, e il 51enne dermatologo ravennate Matteo Cagnoni torna a ribadire la sua innocenza come già fatto in occasione dell’interrogatorio di garanzia: il medico dice che era stato lui a chiedere la separazione e il geloso ossessivo non era lui ma l’amante della donna. Le nuove dichiarazioni di Cagnoni sono sulle pagine de Il Resto del Carlino che ha raccolto quanto riportato da Jacopo Alberti, consigliere regionale della Toscana per la Lega Nord, che ha fatto visita all’accusato nel penitenziario.

Dice che da un anno la coppia stava tenendo in piedi un matrimonio in crisi per il bene dei bambini, per evitare traumi a loro. Ma a un certo punto sarebbe stato Cagnoni a chiedere la separazione: «Ma era l’amante quello geloso che la tormentava». La ricostruzione fatta dagli inquirenti è distante da questa versione. Pare che lei volesse la separazione e lui avesse accettato – negli ultimi giorni prima della morte avevano raggiunto un accordo economico davanti ai rispettivi legali – a condizione che non avesse relazioni sentimentali fino alla definitiva separazione. E in questo scenario potrebbero avere un peso importante le foto consegnate dal detective privato a Cagnoni proprio il 15 settembre, il giorno prima a quello in cui sarebbe avvenuto l’omicidio secondo gli investigatori: la stava facendo pedinare e aveva clonato il suo cellulare per leggere messaggi e ascoltare le conversazioni (circostanza che ha portato i familiari della vittima a sporgere denuncia).

Le indagini (svolte dalla squadra mobile con il coordinamento del procuratore Alessandro Mancini e del sostituto Cristina D’Aniello) proseguono. Il setaccio dei cellulari è ormai una prassi standard in tutte le indagini più delicate. In questo caso non si è potuto farlo immediatamente perché non si trovava né quello della vittima né quello del presunto killer. Il telefonino di Giulia infatti, secondo quanto riportato da Il Corriere Romagna, è stato recuperato dagli investigatori della squadra mobile solamente durante un sopralluogo svolto nella villa a distanza di qualche giorno dall’omicidio. Non si trova ancora invece quello del medico, una circostanza che aumenta i sospetti dei magistrati. L’avvocato difensore ipotizza che sia andato perso durante la fuga all’arrivo delle divise nella casa paterna di Firenze dove Cagnoni era andato con i tre figli: per l’accusato era solo una visita come era loro abitudine, per l’accusa era un tentativo di fuga.

La procura ha acquisito le riprese registrate da alcune telecamere di videosorveglianza nelle zone limitrofe alla casa dove si è consumato il delitto. Secondo quanto riportato dalla stampa locale si vede una vettura, ritenuta compatibile con quella in uso a Cagnoni, che arriva a metà mattina del 16 settembre e da cui scendono due persone. Dopo circa un’ora solo una persona sale al volante per andarsene.

La morte di Giulia è arrivata a colpi di bastone, preso dalla legnaia. L’aggressione sarebbe cominciata al piano terra davanti a un quadro: proprio la visione di alcune opere d’arte di famiglia, in previsione di una futura vendita, sarebbe stata la scusa utilizzata dal marito per portare la donna in quella casa disabitata. I due sono stati visti insieme giovedì pomeriggio e poi venerdì mattina quando hanno accompagnato a scuola i figli.

Uno degli elementi che ha messo gli inquirenti subito sulle tracce del marito di Ballestri è stato aver trovato l’abitazione con l’allarme inserito: solo i coniugi avrebbero avuto le chiavi e con la moglie morta solo il marito poteva aver inserito l’antifurto una volta uscito. La difesa invece afferma che la donna aveva due copie di chiavi e un’altra era in dotazione alla domestica. Non solo: non era abitudine di Cagnoni mettere l’allarme perché la casa era disabitata ed era capitato che fosse scattato per la presenza di animali e non reali furti, sarebbe inoltre accaduto di trovare un senzatetto accampato clandestinamente.

I primi esiti dell’esame autoptico sul cadavere dicono che almeno dieci bastonate hanno colpito la donna. I segni su braccia e mani indicano un tentativo di difesa. Saranno le analisi sul materiale prelevato da sotto le unghie della donna a dare un eventuale dna dell’aggressore. Un medico è stato incaricato dalla procura di Ravenna di visitare Cagnoni trovando graffi sul suo corpo. I segni dell’ultima vana difesa della consorte? No, dice l’avvocato: escoriazioni procurate da rami e sterpaglie in quella stessa fuga notturna tra i campi.

Perché Cagnoni è scappato quando la polizia ha suonato a casa del padre sui colli fiorentini? La difesa dice che l’uomo è ancora traumatizzato da una vecchia inchiesta in cui fu coinvolto e poi scagionato: la perquisizione arrivò di notte.

Il 26 settembre si sono svolti in forma strettamente privata i funerali di Giulia nella basilica di San Giovanni Evangelista. Una quindicina di persone presenti, parenti e familiari stretti che hanno chiesto esequie riservate proseguendo sulla linea del massimo riserbo portata avanti sin dal primo momento, con le parole affidate all’avvocato Giovanni Scudellari come unica eccezione.

Tra le tante persone informate sui fatti ascoltate in procura c’è anche l’uomo che da circa un anno aveva una relazione con la vittima. Si tratta di un imprenditore 40enne che era già stato affrontato a muso duro da Cagnoni quando aveva scoperto l’esistenza del loro rapporto. L’aveva saputo clonando il telefono di Giulia e ingaggiando un investigatore, che avrebbe anche raccolto delle registrazioni audio molto intime degli incontri della coppia: materiale che pare Cagnoni possa aver usato per fare pressioni sulla moglie affinché non lo lasciasse.

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