«La chiusura di un canale la causa dell’insabbiamento della piallassa Piomboni»

Lista per Ravenna segnala diverse mancanze rispetto al progetto originale. Se ne parlerà in commissione Ambiente il 4 marzo

Il Piomboni

Il Piomboni dall’alto. A sinistra, in basso, si può vedere il canale interrotto

 

Sarebbe la chiusura di un canale che invece doveva rimanere aperto a provocare l’insabbiamento della piallassa Piomboni nella sua parte più meridionale, quella che corre lungo il tratto ravennate di via Trieste. Ne è convinto Alvaro Ancisi che lunedì discuterà, insieme al resto dell’opposizione, il tema dei lavori in valle in consiglio comunale. Ci saranno i rappresentanti di Autorità portuale e Regione, i due enti che hanno portato avanti il progetto che doveva essere terminato entro la fine del 2014 e invece sembra essere ancora piuttosto indietro a vedere le foto dall’alto scattate da Luca Rosetti, consigliere territoriale del Mare. Insieme ad Ancisi e Rosetti, ad illustrare lo stato del Piomboni anche Francesca Santarella, rappresentante del Meet-up “A riveder le stelle”, facente parte della galassia grillina.

Dalle foto emergono quindi alcune difformità rispetto al progetto originale. «Ce le spiegheranno lunedì – dice Ancisi -: non sappiamo se sia intervenuta una variante o qualcos’altro a giustificarle». Tra queste, alcune barene (gli isolotti ricostruiti artificialmente) che sarebbero state unite laddove nel progetto risultavano divise, un fatto che per i consiglieri potrebbe avere influito nella circolazione delle acque. Ma, soprattutto, sarebbe la chiusura di un canale a causare il vasto insabbiamento evidente anche dall’alto che sta preoccupando molto pescatori e capannisti. Oltre a questo anche il cedimento di un argine che avrebbe riversato sabbia in acqua contribuendo all’interramento.

Fig11 Barena Incompleta Ph F Santarella

Le barene, ancora incomplete

Tra le mancanze segnalate da Lista per Ravenna anche l’assenza di una porta vinciana, alcune parti  delle barene che hanno ceduto (e le stesse isole non sembrano piene) e altre che non sono state ancora costruite. Non è stato gettato il cemento del contestato terminal di movimentazione mentre la zona di fitodepurazione che dovrebbe migliorare la acque provenienti dall’idrovora non risulta ancora realizzata. In totale, si tratta di 14 presunte mancanze di cui si chiederà conto in commissione Ambiente. «Rossi dice che i lavori sono completati al 90 per cento -sostiene Santarella – ma dal cronoprogramma presentato a suo tempo a noi sembra che si sia soltanto al terzo passaggio di un cantiere che ne prevede 11». I lavori, iniziati nel novembre del 2012, in teoria sarebbero dovuti terminare in un paio d’anni. Hanno incontrato però vari stop e al momento non se ne vede ancora la fine.

 

 

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