Dall’11 settembre al ritorno dei talebani: conferenze sul ventennio 2001-21

Dal 7 al 9 ottobre Fondazione Flaminia, in collaborazione con Beni Culturali, ospita esperti di politica estera, terrorismo e Usa

Torri NY 11settembreAnche se la gestione della pandemia ha calamitato l’attenzione planetaria, in questi quasi due anni il mondo non si è fermato: anzi in alcuni campi, nonostante mesi di apparente stasi, gli eventi della storia hanno subìto un’accelerazione. È successo in politica.
Per capire meglio lo scenario internazionale oltre la cornice della pandemia, Fondazione Flaminia, in collaborazione con il dipartimento ravennate di Beni Culturali dell’università di Bologna, organizza tre appuntamenti di divulgazione scientifica incentrati sull’Afghanistan e più in generale sui vent’anni dall’11 settembre 2001. L’iniziativa è l’anteprima di Universalmente Festival in arrivo nel 2022.

Il 7, 8 e 9 ottobre sono in programma tre dibattiti per leggere l’attualità attraverso la lente dell’approfondimento universitario. La direzione scientifica è del professor Michele Marchi, coordinatore del corso di laurea in Società e culture del Mediterraneo. «Negli occhi abbiamo le recenti immagini del ritiro degli Usa dall’Afghanistan ma sarebbe troppo semplice archiviare tutto con la definizione di fallimento. La parte fallimentare è stata non aver gestito bene l’uscita con gli alleati occidentali».
E allora diventa più interessante riflettere su cosa sia andato storto: «In vent’anni di lotta al terrorismo ci sono stati anche dei successi perché sarebbe scorretto dire che oggi viviamo sotto la stessa minaccia. Però se lo scopo era esportare la democrazia, allora il bicchiere è mezzo vuoto: cosa non è andato storto nella costruzione di una democrazia di stampo occidentale? E se vogliamo farne un ragionamento di marketing, la democrazia occidentale dove vediamo piazza no vax e movimenti populisti, è ancora un prodotto che funziona? È questo il modello vincente?»

I cambiamenti nello Stato asiatico hanno innescato flussi migratori che ricadranno sull’Europa. Ma non è solo questa la conseguenza: «Sempre in relazione alla vicenda afghana, Biden sta portando avanti la dottrina Obama, di cui è stato vicepresidente. E si può dire che anche Trump lo abbia fatto, solo in modo più maleducato, da non politico quale infatti non è. L’America sta dicendo all’Europa che rivuole un rapporto fra i due continenti ma lo vuole con una divisione dei compiti: gli Usa si occuperanno della sfida con Pechino e l’Ue deve riflettere se esiste una strategia europea per il Mediterraneo allargato».

L’adagio dice che la storia non si fa con i se e con i ma, però Marchi sta al gioco e accoglie la sfida: in cosa sarebbe diverso il Mediterraneo se non ci fosse stato l’11 settembre? «Il fenomeno delle primavere arabe affonda le radici nel meccanismo innescato dalla guerra ai Talebani e il secondo conflitto in Iraq. La rimozione di dittatori, spesso appoggiati dall’Occidente, è avvenuta in modo non governato: questo ha portato a flussi migratori diversi. E abbiamo visto una crescita del ruolo della Turchia che, insieme al Qatar, è l’unico vero interlocutore del regime talebano».

Infine si può dire che pandemia e 11 settembre, per quanto di natura completamente diversa, siano eventi che dimostrano una caratteritica comune: «Quando diciamo globalizzazione non stiamo usando una formula vuota. Abbiamo visto che l’attacco all’America ha causato ripercussioni mondiali e ci siamo accorti che le ambizioni di confinare un virus in Cina sono fallite in maniera netta. In questo senso la pandemia di spagnola di inizio ‘900, in un mondo molto meno interconnesso, aveva avuto ricadute imponenti ma non paragonabili a quelle del Covid 19. Con una battuta si potrebbe commentare: “The globalization, stupid!”».

Due incontri in streaming e uno in presenza
Il primo appuntamento è giovedì 7 ottobre alle 18: si parlerà di terrorismo internazionale con Antonio Giustozzi, ricercatore alla London School and Economics and Political Science e autore di numerosi saggi e articoli (collaboratore di “Repubblica”) sull’Afghanistan e in particolare sul multiforme mondo dei talebani. Mario Del Pero, professore di Storia internazionale a Sciences Po Parigi, americanista, sarà il protagonista del secondo incontro, venerdì 8 ottobre alle 18.
Aldo Ferrari, storico, armenista e slavista, concluderà sabato 9 ottobre alle 11 e si concentrerà sul ruolo della Russia, tra Mediterraneo orientale, area caucasica e Afghanistan.
I primi due incontri saranno in streaming su Zoom, il terzo sarà in presenza a Casa Matha (piazza Costa). Iscrizione gratuita obbligatoria al link www.fondazioneflaminia.it/universalmente.

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