Stefano Recine torna al Pala De André: «Non mi sento un ex, ma questa è casa mia»

Il ritorno del dirigente, ora a Perugia. «La Bunge ha fatto un lavoro egregio, bravo Bonitta»

Recine FesteggiaIl ritorno al Pala De André dei playoff per lo scudetto della pallavolo, atteso ormai da ventuno anni perché nel 2015 Ravenna giocò le gare casalinghe a Forli, offre tutti gli ingredienti giusti per assistere a un grande spettacolo.

RecineDomenica 18 marzo (inizio ore 18) gara2 dei quarti di finale tra la Bunge e la corazzata Sir Safety Conad Perugia (3-1 all’andata): tra gli umbri ci sarà la presenza di due ravennati molto amati, l’ex Fabio Ricci in campo e il dirigente Stefano Recine in tribuna. Proprio quest’ultimo, direttore tecnico del club umbro, è il primo ad applaudire quanto fatto dalla Bunge in questa stagione.

«Quest’anno a Ravenna – inizia Recine – è stato effettuato un lavoro egregio, straordinario. Sono stati tesserati giocatori di grande valore come Buchegger, tra l’altro trattato anche da noi, e azzeccato tutte le scelte, ricostruendo da zero un gruppo molto competitivo. I centrali, tutti giovani, stanno facendo benissimo, come i due martelli Poglajen e Marechal, e in più c’è un Orduna che sta dimostrando di valere una squadra di alto livello».
A inizio stagione si sarebbe aspettato di incrociare proprio la Bunge nei playoff ?
«Di sicuro c’erano formazioni  più accreditate, come Monza, Latina e Vibo Valentia, che alla fine sono arrivate dietro. È stato premiato l’enorme lavoro di Bonitta e dellasocietà, capace di fare il massimo con un budget limitato.Inoltre si è potuto contare sulla grande spinta del pubblicodel Pala De André. In regular season non è stato facile battere in casa sua la Bunge e penso che in gara2 dei playoff ci sarà
da soffrire. Tornare a giocare in quel palazzetto è stata una scelta giustissima».
Passando a Perugia, è soddisfatto di come sta andando la vostra stagione?
«Abbiamo vinto i primi trofei della nostra storia, la Supercoppa e la Coppa Italia, per la prima volta abbiamo chiuso in testa alla classifica e siamo in corsa per le finali della Champions League. Meglio di così finora non si sarebbe potuto andare. È un premio meritato per il nostro pubblico, lo staff tecnico e i giocatori».
Da ravennate, la partita di domenica la sente come un derby personale?
«Direi di no. Io sono e resto un amico della società, di cui tra l’altro figuro anche tra i soci fondatori. È da tanti anni che però sono lontano da Ravenna per motivi professionali e non mi considero più un ex. Comunque mi fa sempre molto piacere venire in quella che è casa mia».
Oltre che giocatore, è stato anche dirigente a Ravenna. Cosa ricorda?
«Sono stato direttore sportivo dal ’94 al ’97, con l’amico Brusi direttore generale. Ci siamo divertiti tantissimo, ci siamo tolti grandi soddisfazioni, tra cui vincere una CoppaCev. Finiti i fasti del Messaggero, avevamo poche risorse, ma tanto sale in zucca. In quegli anni sotto la guida di Skiba e Bonitta stava crescendo un gruppo davvero interessante di giovani, molti dei quali avrebbero costruito una grande carriera. In più abbiamo azzeccato tutti i pochi stranieri che ci potevamo permettere. Infine mi piaceva il fatto che comunque Ravenna fosse sempre temuta da tutti gli avversari».
Dopo dove andò?
«A Macerata, dove sono stato tredici anni, vincendo tutto. È stato un periodo molto lungo e bello».
E a Perugia come si trova?
«Benissimo. È una società di alto livello, con una grande organizzazione e un pubblico stupendo. Spero di stare qui ancora per tanto tempo. A me non piace cambiare spesso».
Come si vivono le pressioni per le responsabilità di dirigere il mercato di club come questi?
«Io le pressioni le cerco. Nei cinque-sei mesi che sono stato fermo stavo molto peggio… Questo è un lavoro che faccio da 26 anni, con grandissima passione».
In famiglia si continua a mangiare sempre pane e pallavolo?
«Sì, mia moglie (Beatrice Bigiarini, ndr) da atleta ha fatto una grande carriera, molto più bella della mia. Ha giocato a Ravenna e Reggio Emilia e vestito tante volte la maglia della nazionale. Entrambi i miei figli hanno fatto parte delle nazionali giovanili, una grandissima soddisfazione per noi. Adesso Martina si sta dedicando più agli studi, mentre Francesco gioca in A2 nel Club Italia».
Che consigli dà ai suoi figli?
«Sono ragazzi molto responsabili, con in più la fortuna di avere una grande mamma. Sono molto autonomi, ma comunque sono felice di aver trasmesso loro l’amore per la pallavolo».
Augurandole di restare a Perugia almeno altri 11 anni, quando avrà terminato la sua esperienza le piacerebbe tornare da dirigente a Ravenna?
«Adesso sto bene qui e il mio desiderio è quello di chiudere in Umbria la mia carriera. A Ravenna, invece, largo ai giovani, che stanno facendo cose incredibili».

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