Dopo la maturità a scuola, ora Panetoni cerca quella sul campo: «La A2 mi aiuterà»

La giocatrice di Bagnacavallo, reduce dal diploma al liceo linguistio e dall’argento ai Mondiali Under 20, si prepara alla seconda stagione con il Club Italia: «Sarò titolare, sono pronta per prendermi più responsabilità»

Panetoni

Sara Panetoni è la prima a destra

Si gode il meritato riposo tra la sua Bagnacavallo e la spiaggia di Marina di Ravenna, Sara Panetoni, dopo tanti mesi impegnativi, durante i quali si è dovuta sdoppiare tra pallavolo e scuola.

Fresca di maturità al Liceo Linguistico di Milano, la diciannovenne giocatrice cresciuta nella Teodora ha di recente aggiunto un’altra medaglia alla sua personale collezione nelle nazionali giovanili. Dopo gli ori al Mondiale Under 18 e all’Europeo Under 19, il libero ha infatti vinto l’argento nella rassegna iridata Under 20 disputata in Messico e ora guarda con grande ottimismo ed entusiasmo alla stagione che comincerà a ottobre.

«È stato un periodo molto duro – racconta – senza mai una pausa. Appena terminato il campionato con il Club Italia, mi sono concentrata sulla maturità, ma ero un po’ stanca. Ho frequentato l’ultimo anno di liceo a Milano, cambiando ambiente, ma per fortuna ho trovato una grande disponibilità da parte di tutti, professori e compagni di classe, e alla fine è andata bene».

Sei intenzionata a proseguire gli studi?
«Sì, mi piacerebbe molto continuare, iscrivendomi all’Università. Non è facile però conciliare gli impegni scolastici con quelli sportivi e non ho ancora deciso cosa fare».
Passando alla pallavolo, sei stata inserita nella lista delle 25 giocatrici della nazionale maggiore che potrebbero partecipare alle qualificazioni per l’Olimpiade. Un sogno da avverare?
«È stata una grandissima soddisfazione, perché significa che il ct Mazzanti mi segue e tiene conto del mio lavoro, ma penso di non avere nessuna possibilità. Adesso mi prendo una pausa fino al 2 settembre, quando comincerà la preparazione con il Club Italia. Ne ho proprio bisogno».
Come è stata l’esperienza al Mondiale Under 20?
«Molto bella ma per nulla semplice, anche se a guardare i risultati sembra che nei due gironi preliminari sia stata una passeggiata. In realtà ogni vittoria è stata sudata e abbiamo dovuto superare anche alcuni momenti di difficoltà».
La grande impresa è arrivata in semifinale con la Turchia, giusto?
«Sì, perché ci siamo trovate sotto di due set e c’è stato un momento nella partita che abbiamo avuto paura. Noi però non ci siamo mai arrese, recuperando lo svantaggio e annullando anche qualche match point al tiebreak. È stata una lotta punto a punto, con scambi lunghissimi, e alla fine siamo riuscite a spuntarla. Una gioia immensa».
In finale, invece, è accaduto il contrario…
«Anche se siamo andate avanti 2-0 non siamo mai riuscite a mettere davvero sotto il Giappone. Si trattava di una squadra strana, composta da giocatrici sempre molto tranquille, che non sembravano soffrire la tensione e l’emozione. In più noi abbiamo commesso qualche “cavolata”, mancando di attenzione sia a livello tattico, sia tecnico, e non siamo state abbastanza coraggiose nei momenti decisivi. Dalla delusione siamo uscite dal campo che piangevamo tutte».
Un argento mondiale è comunque un grande traguardo…
«Sì, ma sul momento stavamo pensando ai sacrifici e a tutto il lavoro svolto in questi mesi, se non addirittura anni, da parte di un gruppo bellissimo che era alla fine del suo ciclo. A mente fredda è ovvio che il secondo posto è un bellissimo risultato, ma comunque resta un po’ di rammarico».
Andando più indietro nel tempo, come è stata l’esperienza al primo anno di A1?
«Era la prima volta che mi trasferivo e a Milano, lontano da casa e dalla famiglia, penso di essere cresciuta sia come atleta, sia come persona. È stato molto formativo misurarmi con grandi campionesse, anche se il mio spazio in squadra era limitato. Davanti a me c’era un altro libero (Chiara De Bortoli, ndr) e io penso di essermi fatta trovare pronta quando c’era la necessità, in partita e in allenamento».
Cosa ti aspetti dalla prossima stagione, che tra l’altro disputerete in A2?
«Il gruppo della passata stagione ha terminato il suo corso e questo mi dà un po’ di tristezza, in quanto mi sono trovata molto bene. Non considero la discesa di categoria una cosa negativa, anzi, perché darà la possibilità alla nuova squadra, rinnovata e soprattutto ringiovanita, di misurarsi a un livello più congeniale. Prima ero tra le più piccole, ora invece sarò tra le “grandi” e avrò il posto da titolare. Mi sento pronta a giocare e ad assumermi più responsabilità, cercando di aiutare le mie compagne».
Ti dispiace non incrociare la Conad Ravenna nel girone della regular season?
«Sì, molto, perché tornare a casa è sempre bello. E poi mi sarebbe piaciuto salutare un po’ di gente, tra cui il coach Simone Bendandi, che conosco ancora prima dei tempi dell’Olimpia Teodora Cmc (di cui era il vice di Breviglieri in B1, ndr), in quanto è amico di mio padre».
Bendandi può essere la persona giusta per raggiungere finalmente i playoff?
«Conoscendolo bene, penso proprio di sì, in quanto è bravo, sempre carico e ha tanta voglia di imparare. Non so dove potrà arrivare, ma di sicuro farà bene».
E Sara Panetoni, invece, dove può arrivare?
«Non lo so, ma quel che è certo è che la nuova esperienza in A2 mi servirà tantissimo a migliorare a livello tecnico e caratteriale, oltre che a stare meglio in campo. Poi si vedrà, un passo alla volta».

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