Dal premio Ubu alla prima assoluta: cinque spettacoli da non perdere

Daria Deflorian

Daria Deflorian in “Il cielo non è un fondale”

Febbraio passa in fretta, per fortuna. Ma per accorciare ulteriormente l’agonia, un qualche aiuto può venire dal teatro – e la Romagna, questo capoluogo culturale diffuso, offre allo spettatore nomade svariate possibilità interessanti, questo mese.
Tra gli spettacoli di prosa contemporanea più chiacchierati degli ultimi tempi, va in scena, il 15 febbraio al Rasi di Ravenna, Il cielo non è un fondale di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, sodalizio artistico nato nel 2008 e impostosi come una delle compagini più interessanti della scena italiana. Fresco di un premio Ubu per il miglior allestimento scenico, firmato da Gianni Staropoli, questo lavoro è frutto di una produzione internazionale e ha ricevuto il plauso quasi unanime della critica di settore, italiana e non. Immersi in una scenografia ridotta all’osso, riflesso di uno spazio immaginario e onirico, i non-personaggi di questo lavoro si raccontano, si mettono a nudo, cercando di conciliare riflessioni profonde con la leggerezza dell’aneddoto.

Al teatro Rossini di Lugo si arresta, dall’8 all’11 febbraio, la lunghissima tournée di Copenaghen. Si tratta di un testo della drammaturgia inglese ormai già classico, firmato nel 1998 da Michael Frayn, e vincitore nel 2000 del prestigioso Tony Award. Nell’estate 1941, Heisenberg andò a trovare a Copenaghen il suo maestro Bohr. Nessuno sa con certezza che cosa si siano detti questi giganti della fisica contemporanea, ma è certo che il rendez-vous danese incrinò per sempre i rapporti tra i due. Sono i tempi della corsa alla bomba atomica e Heisenberg, colluso col regime nazista, è a capo del programma atomico tedesco.
L’adattamento italiano, firmato da Mauro Avogadro, ritorna in scena dopo il suo debutto, 18 anni orsono, con lo stesso cast d’eccezione: Umberto Orsini e Giuliana Lojodice, nei rispettivi panni di Bohr e di sua moglie e Massimo Popolizio, che interpreterà la controversa figura dello scienziato tedesco.

Ritornando al contemporaneo, un altro appuntamento che sta suscitando grandi aspettative è l’ambizioso Il senso della vita di Emma, di Fausto Paravidino, che si fermerà al Bonci di Cesena dall’1 al 4 febbraio. Produzione trentina che ha debuttato lo scorso ottobre, questo “romanzo teatrale” di tre ore che racconta quattro decenni di vita italiana, e lo fa attraverso le parole di una delle penne più feconde di questo paese.

Scendendo fino a Riccione si trovano, allo Spazio Tondelli, due appuntamenti che sarebbe un peccato perdere.
Il primo è Pitecus, opera del 1995 che segnò un momento di svolta per la carriera del duo più anarchico del teatro italiano, Antonio Rezza e Flavia Mastrella. L’incredibile performance di Rezza dialoga costantemente con i quadri di scena della Mastrella, che diventano parte integrante dei fulminanti sketch di questo spettacolo. La follia di Rezza non è che logica, portata alle sue più lucide ed estreme conseguenze: risate (per una volta intelligenti) assicurate.
Il secondo appuntamento è invece ancora avvolto nel mistero: si tratta del nuovo lavoro di Elio Germano, che ha visto la collaborazione drammaturgica della nostrana Chiara Lagani di Fanny & Alexander. Il titolo dello spettacolo è La mia battaglia, una riflessione sulla degenerazione della politica in senso estremistico. Debutto assoluto il 16 e il 17 febbraio, e pare che il sold out sia già molto vicino.

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