281 – Immobilità e solenne ostentazione

281) KITZINGER

Nel 1977 Ernt Kitzinger dava alle stampe Alle origini dell’arte bizantina, un testo che avrebbe fatto storia nel campo dell’arte bizantina tanto che nel 1989, nella prefazione alla sua prima edizione italiana, Maria Andaloro lo definiva «un classico della storia dell’arte nelle vesti di una sintesi secondo una prospettiva macroscopica e a volo d’uccello».
Ovviamente l’autore non poteva non parlare di Ravenna dedicando ai suoi monumenti particolare attenzione. Alle ventisei scene cristologiche della basilica di Sant’Apollinare Nuovo definite «giustamente famose», l’autore dedicava una trattazione rapida, ma appassionata: «Non solo si tratta dei più antichi esempi serbati di rappresentazione ciclica di episodi evangelici sulle pareti di una chiesa: la maniera della rappresentazione – vigorosa e austera nella sua concentrazione sugli elementi essenziali delle figure e degli ambienti – è davvero potente […]. La resa delle scene evangeliche […] è tale che si è poco portati a “leggerle” come storia continua. L’azione è ridotta al minimo; le figure si pongono frontalmente rispetto all’osservatore; e le scene sono autonome, i personaggi disposti in modo tale da formare composizioni chiuse in se stesse. Assai spesso si consegue una simmetria perfetta, e quando compaiono edifici o sfondi paesaggistici anch’essi contribuiscono alla creazione di un disegno statico all’interno del pannello. Immobilità, dunque, e solenne ostentazione: tali le caratteristiche pervasive di questa decorazione».

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