«In che cosa possono sperare oggi i palestinesi? Possono resistere ma non sperare!» Naela Zwaiter
È terribile questo concetto espresso da Naela Zwaiter, sorella di Wael, palestinese ucciso a Roma nel ’72 dai servizi segreti israeliani. Far morire la speranza è peggio che far morire chi spera.

Purtroppo è, questo, un ritornello piuttosto in voga. Il dramma palestinese forse non ha eguali né fra le popolazioni né di fronte a ogni altro evento. Sembra quasi che ci siamo abituati a questa “normalità”. Del resto è sufficiente rileggersi Le guerre giudaiche di Flavio Giuseppe, un cronista di duemila anni fa, per rendersi conto che cronache di allora sembrano essere tratte dall’ultimo telegiornale. Alla fine quel che conta sono i fatti, e spesso i fatti contraddicono i propositi, le promesse, la politica nei grandi eventi come nei piccoli. E siccome non ci piace consolarci pensando che qualcuno sta sempre peggio di noi, cerchiamo di progredire verso il meglio e non ci accontentiamo di parole, ma vogliamo fatti. E così Legambiente ha fatto un “dispetto” a Ravenna, consegnandole per il 2004 l’unica bandiera nera di tutta l’Emilia-Romagna. Motivo, la mancata soluzione al problema del villaggio abusivo in piena area parco, a Foce Bevano. I soggetti che si sono mossi sull’argomento sono numerosi e Mercatali ha dato più volte rassicurazioni sulla soluzione. Risultato: i capanni sono ancora al loro posto. Addirittura un paio d’anni fa la Regione aveva approntato un intervento di “somma urgenza” per tutelare l’incolumità pubblica, cercando di imbrigliare la foce. Per fortuna, un intervento dell’allora ministro dell’ambiente mise le cose a posto (bocciò il progetto). La bandiera nera di Legambiente, che non è piaciuta a Mercatali, personalmente la vivo come un invito a sperare, più che un invito a resistere. Siamo a ridosso delle elezioni comunali e provinciali, a Ravenna. Sarebbe bene che questo argomento non fosse tema di campagna elettorale.