Molto rumore per nulla. “Delitto e castigo”, Dostoevskij secondo Bogomolov

Delitto E CastigoCoscienza: Senti, Konstantin, che facciamo con questo Delitto e castigo?
Bogomolov: Ma che ne so. Chi me l’ha fatto fare di scegliere Dostoevskij…
Coscienza: Da qualche parte dovremo poi iniziare…
Bogomolov: Attualizzare, coscienza mia. Proviamo ad attualizzare. I temi di Delitto e castigo sono passati, dai. Chi lo legge più. Arcaicume, vecchiume. Le domande che ci si poneva nel 1800 non sono più formulate oggi con lo stesso pungente impulso di trovare una risposta.
Coscienza: E chi lo ha detto?
Bogomolov: Io. Nel foglio di sala.
Coscienza: Ah. E sei sicuro?
Bogomolov: Non tanto. Ma ormai l’ho scritto.
Coscienza: D’accordo.
Bogomolov: Prendiamo Raskol’nikov, ad esempio. Uno studente spiantato, solitario, un escluso della società, ma anche capace di grandi slanci umani. Un outsider alle soglie della follia, che risulti anche profondamente empatico… Ce l’ho. Negro. Facciamolo negro.
Coscienza: Si dovrebbe dire nero. O di colore.
Bogomolov: Sì, sì, certo. Ma non voglio un attore nero. Meglio un bianco, truccato come un nero.
Coscienza: Ah. Perché?
Bogomolov: Scelta registica. Insindacabile. Girerà sul palco ballonzolando e muovendo le mani come un rapper bamboccione.
Coscienza: Immagino che anche la madre e la sorella debbano essere nere, a questo punto.
Bogomolov: Esatto. Voglio spiazzare, stupire. Entreranno sul palco ballando, con vestiti variopinti. Un soffio di colore in questa Pietroburgo grigia e sporca.
Coscienza: Canzoni tradizionali africane?
Bogomolov: No, no. Non vogliamo mica cadere nel folklore.
Coscienza: Ah, no. Mai.
Bogomolov: Meglio una hit squallida e popolare. Qualcosa che trasmetta la decadenza morale di questa Russia suburbana. Una cosa tipo Bomba di King Africa. E se non basta, pescheremo da internet. Male che vada usiamo Bello Figo Gu, il re dello swag. E poi tutti a fare shopping all’OVS: i provinciali sottoproletari in visita nella grande città, catturati nella regnatela del turbocapitalismo… C’è l’OVS in Russia?
Coscienza: Non credo.
Bogomolov: Scelta registica. Insindacabile.
Coscienza: Prendo nota.
Bogomolov: Sì, brava. Spiazziamo, cara mia. Dobbiamo spiazzare. Ad esempio, il giudice istruttore, il tizio che lo incastra…
Coscienza: Porfirij Petrovič?
Bogomolov: Lui! Ecco, bisogna trovargli una caratteristica che lo renda simpatico, delicatamente pop, ma allo stesso inquieto, tormentato… Ce l’ho!
Coscienza: Cosa?
Bogomolov: Soffre di emorroidi. Ha male al culo, insomma. Non sta mai fermo, si gratta il sedere sul bracciolo del divano. Una perfetta traduzione fisiologica e postmoderna dell’angoscia esistenziale.
Coscienza: Se lo dici tu.
Bogomolov: Lo dico io.
Coscienza: Ci sarà quindi un divano sul palco.
Bogomolov: Sì. Un divano, e tanti schermi. Quattro schermi accesi sul palco, su cui proiettare didascalie.
Coscienza: L’onnipresenza di un occhio divino che ci giudica?
Bogomolov: No, no. Solo schermi. Metafore del capitalismo voyeuristico sublimato a spettacolo che tutti opprime e inquieta.
Coscienza: Che stai dicendo?
Bogomolov: Non lo so esattamente, ma suona bene.
Coscienza: Che altro?
Bogomolov: Manichini, banane, un crocefisso di due metri che a un certo punto cala dall’alto. Un barattolo di nutella.
Coscienza: La nutella?
Bogomolov: Sì, sì. Ho in mente qualcosa di molto, molto dissacrante.
Coscienza: Tipo?
Bogomolov: Prendiamo la scena dell’uccisione della vecchia strozzina. Voglio caricarla. Non basta scannarla a colpi di scure, lei e la sua figliola. Raskol’nikov entra e si fa fare un pompino dalla vecchia usuraia.
Coscienza: Oddio. Fellatio. Non sarà un po’ troppo?
Bogomolov: Macché. Coscienza mia, non sai niente di marketing. Aspetta solo che qualche gonzo legga che sulla scena c’è una croce e che si inscenano pompini. Vedrai che scandalo. Ci accuseranno di blasfemia.
Coscienza: E questo è bene?
Bogomolov: Assolutamente sì. Non c’è niente di più chic che la blasfemia al giorno d’oggi.
Coscienza: E questo è arte?
Bogomolov: Adesso non mi diventare troppo filosofica… Ah sì, segna anche che Lizaveta, l’innocente sorella dell’usuraia, è interpretata da un attore anziano. Gli facciamo indossare un vestito da donna, lo facciamo barcollare di qua e di là col pancione.
Coscienza: Pancione? Ma perché, è incinta? E di chi?
Bogomolov: Di Raskol’nikov?
Coscienza: Cosa?!
Bogomolov: Ma sì, dai, funziona. Se le fa tutte e due. E poi, dopo averle accoppate entrambe, annega un bimbo in un vaso di fiori. Forte, eh?
Coscienza: Quale bimbo? Suo figlio?
Bogomolov: Suo figlio… o forse il simbolo della sua innocenza. Lasciamo decidere qualcosa anche al pubblico, no?
Coscienza: D’accordo… Ma ancora mi manca da capire la nutella.
Bogomolov: La nutella diventa il seme di Raskol’nikov: nera e dolce. Irresistibile come il peccato.
Coscienza: Disgustoso. Abietto.
Bogomolov: Esatto! Proprio come l’umanità di Dostoevskij. Degradare, degradare quanto più possibile. Sof’ja Marmeladova, ad esempio: la facciamo diventare un bel puttanone. Credente, beninteso: un puttanone dall’anima candida e religiosa, che redarguisce un ateissimo Raskol’nikov, che in compenso le ride dietro. Delitto, senza castigo. Perché il castigo oggi, nell’epoca del nichilismo edonista, non è più possibile, ma solo il delitto.
Coscienza (a parte): There’s method in it.
Bogomolov: E poi vedo già Svidrigajlov. Il viscido ricco e pedofilo. Lo facciamo entrare con una corona sulla testa, pieno di collane. Una banana in mano, e una noce di cocco. No. Non basta. Deve inquietare di più.
Coscienza: Non rischierà di diventare una macchietta?
Bogomolov: E che cos’è il male se non una macchietta… Trovato! Lo farò recitare da una donna. Diventerà un essere impreciso, perciò stesso inquietante. Apparentemente debole e innocuo, dalla voce puerile, querula; ma profondamente disturbante… E poi Nikolaj, quello che confessa l’omicidio che in realtà non ha commesso.
Coscienza: Dement’ev, intendi.
Bogomolov: Esatto! Verba tene, rem sequentur. Sarà proprio un demente: un povero imbecille, storpio, faticherà a parlare. Spiazzare, provocare.
Coscienza: Bene, bene. Ma l’adattamento? Come l’adattiamo questa bestia di libro?
Bogomolov: Adattare? E chi ha parlato di adattare?!
Coscienza: Non vorrai mica proporlo paro paro?!
Bogomolov: Ma cara la mia coscienza, e la lingua di Dostoevskij? La buttiamo nel cesso? La sua lingua altissima, non vorrai mica sporcarla sulla scena. Taglieremo. Oh sì certo, taglieremo. Ma non se ne parla di adattare il testo. Sarà un susseguirsi di monologhi, recitati sulla scena dai personaggi direttamente al pubblico.
Coscienza: Ma così perderai la polifonia del testo! Depotenzierai i dialoghi! Annullerai la dialettica!
Bogomolov: Dialettica, robe ottocentesche. Arcaicume, vecchiume hegeliano. Questa è l’epoca della solitudine, del soliloquio digitalesco.
Coscienza (a parte): How pregnant sometimes his replies are!
Bogomolov: A proposito di tecnologia, voglio che a un certo punto Marmeladov, l’ubriacone, si piazzi davanti ad uno schermo, dopo aver digitato username e password. Spezziamo così la lunghezza del suo monologo sulla figlioletta costretta a prostituirsi per le difficoltà economiche della famiglia.
Coscienza: Sarà fatto.
Bogomolov: Tout se tient, ma chère. Contenta? Mi pari un po’ perplessa. Che hai?
Coscienza: Ho paura.
Bogomolov: Di che?
Coscienza: Ho paura che non venga nessuno a vederlo.
Bogomolov: Ma dio santissimo, hai sentito o no quello che ti ho detto? Pompini e crocifissi! Sarà un successo!
Coscienza: Come fai ad esserne sicuro?
Bogomolov: Ma perché siamo in Italia, sciocchina. Aspetta solo che qualche cattolico un po’ ingenuo legga una recensione. Scoppierà un casino sui giornali. Blasfemia. File di curiosi che prenderanno un biglietto per vedere lo spettacolo che offende la fede cristiana. That’s good money!
Coscienza: Ma tu dici che abboccheranno?
Bogomolov: Abboccano e applaudono a tutto, sciocca. Aspetta che si muovano quelli del Popolo della Famiglia. Ci sguazzano in queste cose, loro.
Coscienza: Il Popolo della Famiglia? Cos’è? Un partito russo?
Bogomolov: No, in Russia sono già al potere. In Italia sono solo una minoranza. Avrai sentito parlare del loro leader, Adinolfi.
Coscienza: Ah già già… Quello che vuole vietare il porno, e nello stesso tempo gioca a poker migliaia e migliaia di euro.
Bogomolov: Brava. Quello che sulla vicenda di dj Fabo ha scritto “Almeno Hitler i disabili li eliminava gratis”.
Coscienza: È lo stesso che ha suggerito di imbracciare i fucili contro il decreto legge Cirinnà?
Bogomolov: In persona.
Coscienza: Aspetta, aspetta, solo per essere sicura… ma è la stessa persona che ha definito i napoletani “popolo di merda” per le vicende della Terra dei Fuochi? Che ha dichiarato che la donna, nel matrimonio cattolico, dev’essere sottomessa al marito?
Bogomolov: Sì, sì. Sempre lui.
Coscienza: Mamma mia.
Bogomolov: Già.
Coscienza: Siamo a cavallo.
Bogomolov: Vado a stappare una bottiglia.

 

Delitto e castigo
di Fëdor Dostoevskij
adattamento e regia Konstantin Bogomolov
traduzione Emanuela Guercetti (Giulio Einaudi Editore)
con Anna Amadori, Marco Cacciola, Diana Höbel, Margherita Laterza, Leonardo Lidi, Paolo Musio, Renata Palminiello, Enzo Vetrano
scene e costumi Larisa Lomakina
luci Tommaso Checcucci
assistente alla drammaturgia Yana Arkova
assistenti alla regia Teodoro Bonci del Bene e Mila Vanzini
direttore tecnico Robert John Resteghini
direttore di scena Gioacchino Gramolini
produzione ERT Fondazione

Visto all’Alighieri il 14 marzo 2018

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