Acqua morta, un giallo in laguna da non perdere

713SgPD9fbLQuando un romanzo riesce a proporre più piani di lettura; sa mescolare riferimenti e analisi della realtà a una vicenda inventata; quando l’intreccio tiene e ogni snodo proposto nei primi capitoli trova una sintesi nel finale, senza conigli scoperti in qualche cilindro polveroso; quando i personaggi sono vivi e si muovono in un ambiente credibile. Ecco, quando questa alchimia si verifica, allora nasce un libro che vale la pena leggere e che non si riesce a mollare prima dell’ultima pagina. È il caso di Acqua morta, secondo romanzo di Michele Catozzi (Tea ed.), vincitore del premio letterario “IoScrittore” nel 2014 (peraltro, in quello stesso anno, l’autore ha vinto il anche premio GialloLuna NeroNotte per racconto inedito, indetto insieme al Giallo Mondadori). Acqua morta parla anche di sentimenti e dolori, non solo di malaffare, omicidi, inchieste, corruzione e giustizia.  Ed è scritto bene, ma questo dovrebbe essere un prerequisito: perché non si dovrebbero pubblicare storie linguisticamente sconnesse. Senza dire di quelle con “orrori” di sintassi…  La trama: il commissario Nicola Aldani deve traslocare, da Venezia a Mestre; a dire il vero la sua famiglia è già nel nuovo appartamento sulla terra ferma, ma lui un po’ cincischia. Facendo arrabbiare la moglie, che lo aspetta, costretta a gestire i figli da sola. È un maggio caldo, umido, sudato e in laguna affiora un cadavere. È Mirco Albrizzi, immobiliarista e non solo, con le mani in molti affari; politica compresa. I poteri forti della città vorrebbero che il caso fosse archiviato come suicidio; in fretta. Ma altri due morti, una escort sua amica, sicuramente assassinata; e un giovane, pestato e ucciso trent’anni prima, sono lì a dimostrare come non si tratti di suicidio. Così, muovendosi fra paradisi fiscali e scartoffie impolverate, e aiutato da un ex collega, un colpo di scena dopo l’altro, il commissario Aldani riesce a riannodare ogni filo. E a cambiare casa.
Michele Catozzi – si è capito, vero? – convince con l’intrigo, la scrittura, i personaggi; e il suo occhio su Venezia è affettuoso e sincero, dai motoscafi in laguna, alle mostruose navi da crociera, fino allo scandalo del Mose. Il suo commissario, così a occhio, è destinato a diventare un punto fermo dei romanzi gialli italiani.

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