Finis terrae: un ottimo spaccato della realtà con potenza espressiva

Gian Luca CampagnaCi sono romanzi che sono la somma di molte storie, mescolate in modo talmente fluido e sapiente da perdonare all’autore la… sfrontatezza di averle spese tutte insieme, anziché regalarle ai lettori una alla volta. Romanzi che sono davvero uno specchio della realtà; perché quest’ultima non ha solo un percorso, ma cresce prendendo vigore a ogni angolo di vita, intrecciando un filo dopo l’altro. Finis terrae di Gian Luca Campagna (Oltre Edizioni, 470 pagine – 19 euro) ha questa caratteristica: un fiume di vicende che mette di fronte alla complessità e al disordine del mondo. Senza voler raggiungere un traguardo rassicurante perché, oggi più che mai, non c’è alcuna divinità in grado di scendere dal cielo a togliere dai guai gli eroi finiti in intrighi irrisolvibili. Capita così di trovarsi a Villareale, città di provincia del Lazio, fra paludi, bonifiche, laghi salmastri e mare; Latina e il Circeo sono diventati la metafora di tutte le piccole città d’Italia, fra speculazioni edilizie ed ecomafie, centrali nucleari e rifiuti; dove non possono mancare i delitti, da quelli di sangue (un parroco incaprettato in canonica, un bimbo straziato sette anni prima, una ballerina da night che svanisce); a quelli incruenti, ma non meno devastanti: partite di calcio truccate, spaccio di droga, papponi. Fino ai killer a pagamento e all’incrocio dei tradimenti, mogli-amanti-mariti e ritorno. A cercare di tenere le fila di tutto un giornalista, chandleriano nelle vicende personali e nell’attitudine all’alcol; dolorosamente innamorato; rigoroso e con la propensione alle indagini. Una figura mitica, cristallizzata, come deve essere ogni eroe che si rispetti, anche se stropicciato come un vecchio impermeabile. E tutti i filoni hanno una propria declinazione completa, nessuno resta sospeso, se non per volontà dell’autore, che ne motiva, letterariamente, la ragione. L’editore ha inserito Finis terrae nel filone del noir mediterraneo; altri hanno parlato di “inchiesta narrativa”. Si tratta di acrobazie interpretative, dettate certo dall’entusiasmo e guidate da un sincero apprezzamento; ma sempre acrobazie restano. Gian Luca Campagna ci offre, piuttosto, un ottimo spaccato della realtà, come dovrebbe fare ogni romanzo per poter essere considerato “buono”; un quadro trasformato poi dalla propria potenza espressiva, che rende l’opera un esempio di letteratura popolare. Da leggere con attenzione.

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