La “distopia” inaspettata di Bussi

NEO La Caduta Del Sole Di Ferro Libro Uno«Lo scopo della fantascienza è svegliare il mondo sull’orlo dell’impossibile», scriveva Theodore Sturgeon, maestro di letteratura fantastica e fra i grandi autori dell’età d’oro della Sf (insieme ad Asimov, Heinlein, Brown, Simak), a cui si deve un gioiello come Cristalli sognanti (1950; in Italia: Urania n.11, 1953).
E quell’orlo dell’impossibile, ovvero l’idea di pensare a “tanti futuri” e non a uno unico e univoco, è alla base di una sezione di narrativa che per convenzione si è definita “distopia”.
Il nuovo romanzo di Michel Bussi, N.E.O. – Libro Uno – La caduta del sole di ferro (edizioni e/o, traduzione di Alberto Bracci Testasecca), entra a pieno titolo in questa categoria. Pensato per un pubblico di adolescenti è in realtà denso di riferimenti a temi di grande attualità, pandemia compresa (in un’intervista l’autore ha però spiegato come l’idea risalga a trent’anni fa).
In una Parigi deserta e spettrale dopo una catastrofe di cui si sa quasi nulla e che ha distrutto il mondo, vivono due gruppi di ragazzi, nati tutti 12 anni prima dell’estate durante la quale inizia il romanzo.
Il primo vive attorno alla torre Eiffel, ribattezzata tepee per la forma e perché le zone abitate sono protette da pelli d’animale; come una tenda pellerossa, appunto.
Il secondo ha la propria base al Louvre, ribattezzato il Castello.
Un gruppo, quindi, ha imparato a sopravvivere confrontandosi con la natura, tornata selvaggia; solo un paio di loro conserva gelosamente qualche libro, diventato quasi strumento magico; l’altro, grazie a un lascito di registrazioni video, è cresciuto studiando le scienze, l’arte e la storia. Entrambi ignorano però cosa sia successo quando erano ancora in fasce.
I gruppi si spiano, si temono, vogliono confrontarsi; e, per seguire la formazione di ogni personaggio, Michel Bussi utilizza le declinazioni classiche del romanzo d’avventura: l’amicizia, la cavalleria, la gelosia, gli inganni; gioca la carta dell’ironia e innesta temi ambientali forti.
Non mancano riferimenti ai grandi classici, dall’Odissea (citata in modo esplicito) a Romeo e Giulietta. Alla fine del libro non si vede l’ora di passare alla seconda puntata.
Qualcuno non si aspettava un romanzo come questo dall’autore di Ninfee nere, il secondo giallista d’oltralpe come copie vendute; eppure, in una nota biografica, molto tempo fa ha scritto: «Sono figlio di Jules Verne, Maurice Leblanc e Agatha Christie». Più chiaro di così…
La caduta del sole di ferro è il primo volume di una trilogia, che le edizioni e/o propongono anche in una veste diversa dalla propria linea grafica consueta: volumi rilegati, con sovracoperta illustrata.

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