La “porta del male” del visionario Del Toro

La Porta Del MaleLa “quotidianità” di un agente dell’FBI, nel New Jersey, non è certo quella cui si è abituati; neppure in questo periodo di pandemia.
L’agente è alle prime armi, giovane e donna: si chiama Odessa Hardwicke e sta mangiando qualcosa al Soup Spoon Café insieme al collega Walt Leppo, tosto e navigato. All’improvviso la coppia deve bloccare un assassino che si muove lasciando cadaveri dietro sé e fa strage anche della propria famiglia. Non è, quindi, proprio una sera normale.
Non basta: Walt Leppo impazzisce e tenta di uccidere con un coltello una bambina di 9 anni, unica scampata alla mattanza, la figlia del killer.
Cose già lette e viste (Criminal Minds insegna). Ma non è così semplice né scontato, perché il romanzo si intitola La porta del male (Narrativa tre60, tradotto da Flavio Iannelli) ed è firmato da Guillermo Del Toro e Chuck Hogan, gli stessi della trilogia Nocturno, dalla quale è stata tratta la serie tv The Strain. E con Del Toro è difficile immaginare una storia che non porti il lettore nella “Twilight Zone”, il territorio del fantastico.
Ed è quel mondo a fare irruzione nelle pagine, con una vicenda che inizia alla periferia di Londra nel 1582, trova sostanza nel Delta del Mississippi dell’estate del 1962, esplode oggi, in questo 2020 quasi infernale.
È appunto il male (quasi) con la maiuscola a prendere forma e a seminare sangue; così Odessa, dopo aver ucciso il collega per evitare che faccia strazio della bambina, deve confrontarsi con un nemico inafferrabile, che trasforma in mostri chiunque riesca a “possedere”.
Odessa trova (o è trovata…) però due alleati: un vecchio agente dell’FBI che sta per spegnersi in un letto d’ospedale, e un personaggio che dice di essere immortale, John Blackwood, in caccia di “quella” materializzazione del male da sempre.
Gli elementi per tenere il lettore appiccicato alle pagine ci sono tutti, e non ha senso anticipare altro. La scrittura riesce a raccontare la visionarietà di Del Toro, Oscar con La forma dell’acqua. E nella mescolanza di action thriller e fantastico, riti magici e pistole, passa anche la denuncia del razzismo degli stati del sud, neI “ruggenti” anni Sessanta; si affronta il tema del passaggio di consegne, doloroso, fra un vecchio e un giovane; si percepisce il rispetto e la considerazione che gli autori hanno per le donne.
Autori ed editore promettono un seguito e sarà un bel leggere, come per questo primo volume.

 

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