La letteratura popolare italiana ha firme di assoluta qualità, autori che si muovono fra i “generi” con disinvoltura e competenza e stili di scrittura personali e innovativi. Il modenese Claudio Vergnani ha un posto di riguardo in questo pacchetto di mischia, una posizione che tiene a ogni romanzo, anche se (per ora) non ha conquistato uno spazio fra gli editori, per così dire, blasonati. L’ultimo romanzo, La torre delle ombre, arriva in libreria grazie a NeroPress di Roma (che nel 2013 aveva già pubblicato Per ironia della morte, un quasi giallo veneziano). Tornano i protagonisti della trilogia dei vampiri, Claudio e Vergy, che vivono in una periferia urbana degradata e distopica, nella quale si possono incontrare predicatori sanguinari e… vampiri che cercano di morire, più che muoversi a caccia di prede. La coppia richiama, in nero, i mitici Butch Cassidy e Sundance Kid, ed è sopravvissuta in qualche modo anche alla progenie di Innsmouth (il romanzo omaggio a Lovcraft di cui si è scritto anche qui) e deve ancora mettere in fila il pranzo con la cena. I due sono, quindi, “a disposizione” e, soprattutto, disponibili a fare praticamente di tutto per guadagnare. E addormentare così ricordi e disperazione. «Avevo vissuto per anni una vita presa in prestito alla speranza e all’illusione, e ora smaniavo per riappropriarmi della mia. Avevo vissuto come sognando, e quei sogni erano grigi, solitari e privi di vita» commenta, ad esempio, Claudio, la parte riflessiva del terribile duo. Terribile, sì, perché viene assoldato da un amico, Matthew (di origine africana ma, soprattutto, nano) che vuole recuperare una bellissima vampira, Magda, di cui si è invaghito, rapita da un ex socio in affari, Leon; che è il nuovo volto del male. E nella torre del titolo si perpetrano, ogni notte, atrocità e violenze antiche (viene in mente un altro romanzo prezioso, A mani nude di Paola Barbato). Claudio Vergnani conferma le proprie qualità di scrittore adrenalinico e potente, in grado di mescolare la violenza anche splatter e momenti di dialogo ironicamente triviali e volgari, a considerazioni affilate e dense di valore sull’amicizia e sui sentimenti. Senza dimenticare le citazioni. Il cocktail resta fresco e saporito. Certo, ancora una volta l’immagine del futuro è talmente cupa, da trasformare le strade di Blade Runner nei viali di un Club Med (oddio, un pochino paura lo fanno anche loro…). D’altra parte in questi anni di “guerra eterna”, diffusa e non convenzionale, ma non per questo meno devastante, conservare uno sguardo ottimista non è facile. In realtà Claudio e Vergy in parte ci riescono perché sanno che, insieme, possono affrontare le ombre di quella torre. E tutte quelle che coprono, insidiose e bugiarde, la vita di tutti. Averne, di amici così. Da leggere, insomma.
Condividi