Come risolvere i problemi della sanità. In campagna elettorale… Seguici su Telegram e resta aggiornato Basta avere la sfiga di dover andare al pronto soccorso, o di prenotare una visita al Cup, per rendersi conto di come è messa la sanità (anche) in Emilia-Romagna. E così certo non può stupire che la parola “sanità” sia una di quelle più usate dai candidati alle prossime Regionali. In particolare, mi fa sempre sorridere quando le soluzioni sembrano arrivare in campagna elettorale da chi già governa la Regione, quindi in questo caso il centrosinistra. Tipo quella di tal Vincenzo Paldino, presidente dell’Udicon, l’unione difesa consumatori, candidato nella lista civica di Michele de Pascale. Paldino, per ridurre le liste d’attesa, ha proposto semplicemente di eliminare le visite in libera professione, fuori dagli orari di lavoro, dei medici del pubblico. Facile no? Come avevamo fatto a non pensarci prima? I medici, però, non l’hanno presa bene: «Le recenti dichiarazioni pubbliche contro l’attività intramoenia dei medici rilasciate da candidati alle prossime elezioni – è la risposta sul Corriere Romagna di un sindacato – denotano la distanza siderale di una certa politica dalla realtà della sanità regionale. Non sono certo le poche visite intramoenia, svolte fuori orario di servizio e garantite dal contratto nazionale, a creare le liste di attesa, che sono invece causate da problemi strutturali a iniziare dalla mancanza di personale, in un contesto di sottofinanziamento cronico del sistema pubblico che dura da 20 anni». Fallito questo primo tentativo, pochi giorni dopo sul Carlino leggo la ricetta invece di Michela Guerra, altra civica con De Pascale (che pochi anni fa però si candidò a sindaca contro lo stesso De Pascale, ma va beh): per evitare sovraffollamenti negli ospedali – dice – bisogna educare i cittadini a uno stile di vita sano. «Migliorare la qualità della vita significa, nel lungo termine, ridurre il numero di persone che necessitano di cure specialistiche». Ma va? Non contenta, Guerra poi si lascia andare a quello che potrebbe sembrare un commento da bar, chiedendo una «verifica rigorosa dell’appropriatezza delle prestazioni […] fornite dai privati accreditati della Regione che, rimborsati con tariffe bassissime dal Servizio Sanitario Nazionale per gli esami e le visite ambulatoriali, potrebbero essere indotti a fare cassa promuovendo per lo stesso paziente altri accertamenti successivi, che talvolta potrebbero non essere necessari». Coooome? Michela Guerra – che come dici nella tua biografia, hai diretto “per oltre vent’anni una clinica privata della città di Ravenna” – devi dirci qualcosa? Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: L'osservatorio