A Cesena la “meglio gioventù” sulla Linea d’ombra

Linea D'ombra DisegnoEsiste qualcosa di più oscuro, unico e affascinante del singolarissimo percorso che ogni artista (ma potremmo dire anche individuo) traccia verso la compiutezza del suo essere?

Quando Joseph Conrad scriveva La linea d’ombra il tema ce l’ha proprio messo tutto: l’abbandono della comfort zone, il disorientamento, quell’incedere a fiato sospeso verso un ignoto sottovuoto, il confronto con chi già è ed è stato. Insomma, la crescita.
Va detto che ci piace talmente tanto il sapore di giovane che ce lo mettiamo in bocca il più spesso possibile; dall’altra parte, quando a parlare sono davvero i diretti interessati – i citatissimi giovani – non sempre i punti di vista coincidono: mi è rimasta impressa in proposito una geniale captatio benevolentiae del gruppo teatrale Panda Project, che recitava qualcosa come “se lo spettacolo vi è piaciuto, siamo stati bravi. Se non vi è piaciuto, siamo giova-ni”.

E in tema di giovani colpisce positivamente l’approccio della curatrice Francesca Bertozzi che, mettendo sul piatto icastici neologismi come “futurante”, tiene a precisare che la situazione indagata nella mostra La linea d’ombra (che proprio dall’opera di Conrad trae ispirazione) non è tanto quella di una ancora irraggiunta maturità artistica, quanto la vivacità espressiva che scaturisce da quel processo di sintesi tra forma e contenuto che sfocia (sfocerà) nello stile personale, nella cifra di ogni protagonista.

L’esposizione curata da Bertozzi insieme a Stefano Franceschetti (da domenica 29 aprile a domenica 3 giugno alla Corte Zavattini 31 di Cesena) si presenta quindi come doppiamente interessante perché ha per oggetto i lavori (grafici ma anche di animazione) di una ventina di studenti diplomati alla Scuola del Libro di Urbino, collegandosi così alla Biennale del Disegno riminese, e al contempo conclude il ciclo dei Cantieri Cristallino dedicato all’indagine dei simboli politici del nostro tempo.

Rojna Bagheri, Alice Bartolini, Ahmed Ben Nessib, Andrea Bonetti, Samuele Canestrari, i collettivi Cavallino e Cono, Marta Di Carlo, Veronica Guerra, Giulia Marcolini, Anna Sophie Marten, Elisa Mossa, Alessandra Romagnoli, Carola Rossi, Francesco Ruggeri, Serena Saltarelli, Giuseppe Scala e Alberto Stella rappresentano “la meglio gioventù” chiamata a rimettersi in gioco attraverso la pratica del disegno che, fin dall’infanzia, porta ad un’immediata sintesi tra vita e rielaborazione personale di cui l’adulto poi perderà coscienza.
E la volontà di gettare luce sul processo, ancor più che sull’esito finale, è ben dichiarata dalla scelta di mettere in mostra anche opere incompiute che possano dare conto dei pensieri, delle traiettorie seguite o scartate durante la fase di elaborazione, tanto più che si tratta di tentativi e ricerche deprivati del rassicurante “passaggio di consegne” – denunciano i curatori – evitato di proposito dalle generazioni mature ai fini di un conservatorismo che strozza il ricambio. Un po’ come un Crono che mangia i suoi figli.

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