Quando la musica classica diventa (davvero) intrattenimento

Giovanni Sollima

Giovanni Sollima

Troppo spesso si parla di musica “classica” come di una questione di vita o di morte, come se da essa dipendesse il destino dell’universo tutto.
Per fortuna ci sono serate che riportano a galla ciò che, in realtà, la musica tutta è: intrattenimento. Accade quindi l’imponderabile, vedere concertisti dalla fama preclara condividere il palco con proto adolescenti alle prime armi. Ma si proceda con ordine.

SCLAB è una realtà ravennate nata dalle menti del Quartetto Fauves e che adorna le Artificierie Almagià di suoni e prospettive. La sera del 23 ottobre, entrando in questo luogo che fa del laterizio cifra estetica, si percepisce da subito che avverrà qualcosa di inaspettato. Quattro violoncelli giacciono ai piedi di due sedie sopra a un palco simile a quelli allestiti per turbinose serate danzanti.

Il pubblico presente rumoreggia felice nella sala gremita (per quel che le norme consentono in questi tempi pestilenziali). Dopo la dovuta (ma breve e gradita anche per questo) prolusione degli organizzatori, dal nero della quinta fanno capolino due volti noti ai frequentatori dei teatri: Mario Brunello e Giovanni Sollima (in rigoroso ordine alfabetico). Da questo momento fiorisce una serata che ha dell’incredibile, che alterna narrazioni verbali a quelle sonore. Aneddoti della vita dei due amici musicisti che affondano le radici fino agli anni di studio salisburghesi e che diventano un tutt’uno organico con la presentazione dei brani di questo che, in fin dei conti, è un concerto, ma che a tutti gli effetti è uno spettacolo che in prima serata batterebbe la concorrenza 10 a 0. La sintonia dei due violoncellisti è totale e si manifesta non solo verbalmente, ma anche e soprattutto nello svolgimento musicale della serata (sembrerebbe scontato, ma non lo è).

Mario Brunello

Mario Brunello (foto Massimo Branca)

Il programma, come dichiarato da subito dagli artisti, è un falso: dei quattro violoncelli presenti, solo due effettivamente lo sono, mentre gli altri sono un “violino basso” e un “violoncello piccolo”, così come li definiscono i mattatori della serata. Proprio grazie a questi strumenti lo spettacolo si svolge in un turbine di trascrizioni (notevolissima quella della Traviata di Melchiorri) e composizioni originali.

In coda a questo roboante viaggio, gli studenti del laboratorio orchestrale SCLAB si aggiungono per la gioia di mamme e papà presenti in sala. Inutile dire che questa è forse l’unica vera via per ritrovare il contatto tra esecutori e pubblico e, ancor di più, per rivitalizzare un’arte in anossia.

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