Tornano gli spettacoli, ma il pubblico?

Siamo di nuovo ai blocchi di partenza.
Qualcuno in realtà è già scattato avanti, ma la gran parte degli spettacoli ripartirà a breve, il tempo di assorbire le direttive pensate apposta per riprendere la vita artistica senza alimentare la diffusione del maledetto virus che, oltre a costare in termini di vite, ha congelato l’arte dal vivo e, di conseguenza, le persone che di questo lavoro vivono.

Sono grandi e ampi i sorrisi degli artisti che finalmente riassaporeranno il gusto delle assi del palcoscenico anche se molti di loro avranno gli occhi non solo velati per questa emozione, ma anche per il ricordo dei colleghi che, proprio a causa di questa emergenza sanitaria, non hanno potuto godere di questo ritorno.

Bisognerà, però, che chi riprende l’attività capisca che il pubblico non ha sentito la mancanza dei concerti dal vivo.
Ovviamente questa è un’iperbole, tuttavia in gran parte è vero.
I

l problema, ancora più attuale di quanto fosse prima del febbraio 2020, è proprio questo: il pubblico.

Non si considerino i grandi eventi, che hanno un bacino d’utenza assai più ampio, bensì gli spettacoli (si perdoni il termine) minori, quelli che non possono contare su fondi pubblici assai cospicui. Quegli spettacoli organizzati da piccole realtà, però, sono quelli che tengono in piedi la baracca, poiché queste oasi nel deserto sono uno dei pochi, se non l’unico, baluardo per la diffusione della cultura (musicale) capillarizzata nel tessuto sociale del nostro Paese.

Sarà perciò utile e interessante vedere come sarà la ripresa di questi spettacoli, se continueranno nel solco di manifestazioni dai costumi usi e triti oppure elaboreranno un nuovo modo di fruizione dell’intrattenimento culturale, più indicato ai tempi moderni, strizzando l’occhio a quelle generazioni che vedono come vetusto, noioso e, perché no, insignificante, le rappresentazioni con i crismi che oggi vengono venerati, gli stessi che in realtà per molti aspetti sono solo polverose vestigia di un epoca passata ormai lontana e che poco ha a che spartire con la quotidianità attuale.

La sfida, oggi più che mai, è da vincere, pena la scomparsa nel giro di poche generazioni, di una platea interessata non solo ai piccoli, ma anche ai grandi eventi.

 

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