L’esercizio ordinario del progetto

Dove la regola non è sinonimo di monotonia ma di qualità urbana

Nel sobborgo tra le mura urbiche e l’Ospedale ecco la qualità del piccolo gesto, nella ristrutturazione di una casa a schiera di via Carso, nel segno del team di Paolo Focaccia

Lo sguardo “riposa” nell’osservare
il dipanarsi di
un tessuto edilizio regolare,
che dà luogo ad un’immagine urbana particolarmente omogenea, in cui
i piccoli gesti di un’edilizia in grado raramente di farsi architettura se non sommandosi ad altre unità elementari,
si ripetono conferendole
una sobria,
essenziale compostezza

L’asse di via Bartolo Nigrisoli in uscita da via Port’Aurea interseca in sequenza una serie di isolati urbani a maglia quadrangolare, dando luogo agli incroci con la Circonvallazione al Molino e le vie Monte Grappa, Carso e Alberto Missiroli, fino a raggiungere piazzale Oreste Ortali. Passeggiando lungo queste vie, lo sguardo “riposa” nell’osservare il dipanarsi di un tessuto edilizio regolare, che dà luogo ad un’immagine urbana particolarmente omogenea, in cui i piccoli gesti di un’edilizia in grado raramente di farsi architettura se non sommandosi ad altre unità elementari, si ripetono conferendole una sobria, essenziale compostezza. Fulcro dello sviluppo di questa zona è l’Ospedale di Ravenna, derivante dalle scelte strategiche inserite nel piano Regolatore e di Ampliamento della città, redatto nel 1927. Quel Prg prevedeva delocalizzazioni eccellenti, che riguardavano la stazione a Nord, fuori Porta Serrata e il nuovo Ospedale Civile nella campagna situata immediatamente a sud-ovest del circuito urbico, dove un tempo poi non così lontano scorrevano il canale del Molino e il fiume Ronco. Esito di un concorso nazionale del 1936 vinto dall’architetto Domenico Sandri di Roma, il progetto venne approvato nel 1937 dal Podestà e nel 1940, a seguito di modifiche, dal Ministero competente. La guerra ne posticiperà l’inaugurazione al 12 aprile 1959. Trascorsi gli anni, gli indirizzi di pianificazione hanno nel tempo riconosciuto e favorito il mantenimento dell’assetto urbano raggiunto in questa area urbana, prescrivendo interventi di restauro e di riqualificazione nell’ambito della “Città a conservazione morfologica”, che significa la preoccupazione di preservare l’immagine urbana consolidata e le tipologie edilizie ad essa afferenti. Nella cortina urbana sud della parte orientale di via Carso emerge lievemente una casa a schiera a due piani, che rivela la propria adesione al dettato della regolare partitura del fronte, con il cornicione in continuità con quello dei fabbricati che seguono verso est e nel rifiuto dei colori rinvenibili nelle vicinanze, dalle tinte giallo e rosa e i relativi derivati. Progettista del recupero, datato 2010, è l’architetto Paolo Focaccia, a capo di un gruppo di valenti collaboratori, che vi ha applicato una morbida cura minimal, basata su sottili sottolineature ottenute da tenui passaggi cromatici, con cui si evidenziano cornici e architravi di porte e finestre.

 

La piccola corte si rivela uno spazio speciale, di grande importanza per la qualità del proseguo del living in esterno,
mentre rende omaggio al preesistente albero di magnolia, che campeggia
al centro, opportunamente conservato
al pari di un vecchio pozzo.
Sopra a vegliare, il piccolo pergolato bianco

 

ESTERNI

Come egli stesso ci racconta, «le semplici regole insediative si riscontrano in un frammento di città ancora in grado di restituire un semplice ma efficace “effetto urbano”, in cui ogni edificio specifica la propria identità alla scala del dettaglio, partecipando di comuni regole insediative, tipologiche e di linguaggio. In alzato i prospetti rendono leggibile l’impianto tramite il riordino di finestre e porte finestre, modulari e ritmate, chiuse da persiane a libro». In realtà non si tratta di un unico edificio, bensì dell’esito «dell’accorpamento di due unità edilizie, entrambe di due vani, sia sul fronte sia sul retro del lotto; la prima unità, maggiore, larga circa sei metri, edificata antecedentemente, e la seconda più piccola, di tre metri, più recente, e un corpo di servizi minore che si allunga nel lotto interno». Il progetto prevede la conservazione con riqualificazione dei caratteri appena indicati, mantenendosi nel rispetto dell’ impianto rinvenuto, «pur nella ricerca di una maggiore continuità degli spazi, specialmente al piano terra, e nella definizione di un più preciso disegno di dettaglio, senza alterare la leggibilità dell’edificio originario». La ricerca di una maggiore fluidità spaziale degli spazi-giorno parte dalla conferma della scala, orientata in parallelo alla strada, come collegamento verticale principale, anche se rivista con struttura metallica e gradini in legno.

In realtà, come racconta Focaccia,
non si tratta di un unico edificio,
bensì dell’esito «dell’accorpamento
di due unità edilizie, entrambe di due vani,
sia sul fronte sia sul retro del lotto;
la prima unità, maggiore, edificata antecedentemente, e la seconda più piccola, più recente, e un corpo di servizi minore
che si allunga nel lotto interno»

 

A seguire l’eliminazione di porte, divisori sulle scale in un’ottica di una rimodellazione degli ambienti nel corpo di servizio retrostante, che conferiscono maggiori spazi per la cucina, collegata al pranzo e affacciata con vetrata sulla corte interna esposta a sud. Un lungo brise-soleil a mensola in cristallo segue il bordo della terrazza superiore, ornata da un pergolato bianco che le conferisce una consistenza di apparente volumetria, ulteriormente definita dallo schermo finale in vetro opalino che cela la vista dall’esterno. La piccola corte si rivela uno spazio speciale, di grande importanza per la qualità del proseguo del living in esterno, mentre rende omaggio al preesistente albero di magnolia, che campeggia al centro, opportunamente conservato al pari di un vecchio pozzo. Si conferma in grado inoltre di svolgere diligentemente anche il ruolo di spazio esterno “passante”, rivolto a condurre gradualmente l’ospite dalla casa al piccolo giardino finale, in grado di mitigare la vista dagli edifici circostanti. Il disegno della pavimentazione della corte dialoga con i piccoli corpi edilizi, rafforzandone il ritmo con la posa di ricorsi in pietra di Apricena bocciardata, inserita in vaste campiture in filoni di quadrotti di tono scuro posti a correre, mentre la composizione si chiude con  tre spalliere di mughetti rampicanti.

INTERNI

Abbandoniamo il piano terra, dagli ambienti «sapientemente composti dai proprietari – come sottolinea Focaccia – che concorrono alla sobria qualità degli spazi». Salendo al primo piano si perviene ad  un disimpegno centrale che serve quattro camere e un bagno con antibagno, mentre lo studio in comunicazione con la terrazza induce a proseguire sotto il pergolato bianco, per affacciarsi sulla corte interna. Proseguendo nella salita invece si sbarca nel sottotetto, attrezzato come open-space e libreria, vegliato dalle due ampie falde in legno. Usciamo nuovamente in giardino e rimaniamo nel punto estremo ad osservare la rarefatta composizione finale creata dal volume di base compatto, sovrastato dal bianco pergolato con schermo opalino. Accanto a noi il progettista ammonisce: «l’esercizio ordinario del progetto, volutamente lontano da eccessive personalizzazioni, è rivolto a recuperare la dignità di un edifico a schiera del tessuto urbano, ove la regola non è sinonimo di monotonia ma di qualità urbana». Un elogio alla depersonalizzazione programmatica, inserita nell’applicazione della regola.

CREDITI

  Casa in Via Carso – Ravenna

Progetto e direzione lavori:
Luoghidellacittà architettura urbanistica conservazione – Ravenna
Arch. Paolo Focaccia con Ing. Francesco Pezzolla
Collaboratori: Ing. Sabrina Spinelli, Arch. Arturo C. Dapporto, Arch. Giorgio Pezzi, Arch. Luca Galassi, Arch. Enzo De Leo
Progetto e direzione lavori strutturale: Ing. Claudio Sillato – Instudio associati – Ravenna
Progetto impiantistico: Ing. Domenico Galassini – Ravenna
Coordinatore sicurezza: Arch. Davide Pepoli – Ravenna
Lavori edili: CE.IS Costruzioni s.r.l. di Sergio Isidori – Ravenna
Impianto elettrico: S.B. Impianti elettrici s.n.c. di Bertaccini e Naldini – Ravenna
Impianto idraulico: Termoidraulica s.n.c. di Nicola Bravi – Ravenna
Illuminazione: Comet Ravenna
Fotografie: Davide Baldrati, Luca Galassi

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