Forlì rilancia e prova a giocare la carta del verde urbano

Piccolo itinerario sostenibile fra parchi, giardini, ciclabili e percorsi in natura

Via Delle Torri con il glicine Manoni, sopravvissuto alla guerra

Ancora in trasferta, lasciate le mura cittadine ravennati, per la seconda volta la rubrica Città e quartieri si occupa di Forlì. Dopo il percorso nella città storica, seguendo la traccia di alcune emergenze monumentali e necessariamente trascurando tanto altro, l’itinerario individuato per la seconda ricognizione lambisce l’impronta verde della città. Il più recente piano di recupero del patrimonio monumentale con la restituzione del complesso di San Domenico su tutti, segue di qualche anno la riflessione e il disegno degli spazi verdi realizzati negli ultimi vent’anni. Un tema ampio, quello del verde urbano, che alla voce gestione e manutenzione riporta aspre polemiche politiche, con il recente azzeramento e l’immediata rimodellazione della giunta da parte del sindaco Drei a causa di un esposto presentato contro il bando per l’individuazione del consulente, specializzato nel verde pubblico del Comune di Forlì. Poi non sono mancati petizioni e comitati combattivi, tutti segnali che testimoniano perlomeno un tenace attaccamento alle sorti delle aree naturali in contesto urbano. Vale la pena allora ricordare fuori dall’agone politico, quanto è stato fatto, quanto è a disposizione dei cittadini, sperando in un futuro migliore. L’itinerario allora, in omaggio alla tenacia del carattere cittadino, non può non partire da un piccolo tributo al Glicine Manoni, che fa bella mostra di sé da cent’anni, in via delle Torri 14, a pochi passi da piazza Saffi. L’esemplare storia del glicine inizia nel 1915, quando Stefano Manoni, proprietario della mesticheria adiacente e membro di una famiglia molto conosciuta in città, mise a dimora il rampicante. Durante la Seconda guerra mondiale, nell’agosto del 1944 i bombardamenti colpirono piazza Saffi e gli edifici di via delle Torri, provocando numerose vittime. Fra i cumoli di macerie il glicine, rimase l’unico segno di vita e di grazia; salvato dalla famiglia Manoni, divenne a suo modo un simbolo della rinascita della città e della ricostruzione. Accanto alla pianta una lapide rende onore all’indimenticata la signora Gianna, “maestra di pace e di amore”.

Sopra alcuni scorci di Piazza delle Erbe e dei Giardini Orselli

Tra le vie che conducono alla piazza, si contano Corso Mazzini con i bei portici e il palazzo Petitti Giovannetti, corso Garibaldi e corso della Repubblica, ma è su via delle Torri che si apre un altro segno verde che ingentilisce la passeggiata verso piazza Cavour, nota come piazza delle Erbe. Qui lungo via Maurizio Quadrio si trovano i Giardini Orselli area verde attrezzata dove l’albero di pietra firmato da Tonino Guerra, appare bisognoso di un intervento di restauro. Oltrepassando alcune sedute ben ombreggiate e i giochi per bambini si arriva al locale che prende il nome dai giardini e rappresenta una delle tappe del divertimento della zona. In quest’area sorgeva palazzo Orselli a pochi passi da palazzo Piazza Paolucci, sede della Prefettura. Lungo la via e poi affacciati direttamente sulla piazza negozi di abbigliamento, di oggettistica si alternano a mete della buona cucina, da Salumè, all’Osteria nascosta, a Col Basilico nel cuore, fino all’Osteria del Mercato, e poi ancora, solo per citarne alcuni, La sosta, Nati a Forlì, gelaterie, macellerie fanno da corte alla piazza delle Erbe che nei progetti comunali dovrebbe diventare pedonale. Il rinnovato fermento dopo anni di degrado e insicurezza trova linfa nei mercoledì del Cuore, iniziativa che accende il centro storico, ideata dalla società di promozione delle attività commerciali e produttive Forlì nel Cuore. Una qualità diffusa ricercata e pianificata anche nella Settimana del Buon vivere, manifestazione attesa a fine settembre, che mette al centro le buone prassi per un futuro sostenibile e propone un prologo il 24 settembre con la Notte Verde, appuntamento dedicato al tema dell’acqua. La Settimana del Buon Vivere è sostenuta e organizzata da Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Comune di Forlì, Cooperhub, in collaborazione con Irccs-Irst e Camera di Commercio, con il contributo di Conscoop. Prima di lasciare piazza Cavour occorre un cenno sul Foro Annonario, sorto fra il 1837 e il 1840 nell’area dell’antico convento di San Francesco distrutto nel 1815, mentre la chiesa di San Francesco Grande, costruita in parte dove oggi si apre la piazza, nel 1781 venne irrimediabilmente danneggiata da un terremoto. Era riconosciuta come il pantheon forlivese, conteneva infatti le tombe degli Ordelaffi, signori di Forlì, ricca di tesori d’arte, con opere di Carrari e Palmezzano. Al momento anche per il mercato coperto è previsto un progetto di riqualificazione che andrebbe a completare il nuovo disegno di piazza delle Erbe.

La targa che ricorda l’erezione del Foro Annonario, alcuni scorci dei Giardini Pubblici e del Parco urbano Franco Agosto

Sempre nell’Ottocento, Forlì si dota di un grande parco urbano, realizzati nel 1816; nel 1828 l’ingegnere comunale Giacomo Santerelli, attivitissimo in città, apportò sostanziali modifiche i Giardini pubblici, l’area verde fu ridotta e innalzata; furono divisi i percorsi pedonali da quelli carrozzabili secondo diversi itinerari. Il grande viale centrale conduce a una terrazza rialzata dalla quale la vista prospettica è verso il piazzale e il monumento della Vittoria e sulla quale la grande fontana giace non funzionante. I tavoli ombreggiati diventano scrivanie a cielo aperto per giovanissimi studenti alle prese con la corsa finale per terminare gli ultimi compiti prima della fine delle vacanze estive. Scendendo si trova il laghetto con cigni e anatre, le aree attrezzate, una piccola pista di pattinaggio: il tutto garantisce un’assidua frequentazione di famiglie, ragazzi e anziani, fra partite a carte, chiacchere, merende e biciclette. Negli anni Settanta i Giardini furono ampliati fino a viale Spazzoli con la denominazione parco della Resistenza. Un servizio di noleggio biciclette, una biblioteca per ragazzi, donata dal Rotary club, uno chiosco garantiscono i servizi essenziali all’interno del parco, dove si possono ammirare una statua di bronzo di Primo Carnera, un monumento alle vittime dei lager nazisti e in tutte le prigionie e all’ingresso da piazzale della Vittoria il busto di Giuseppe Gaudenzi, sindaco e deputato di Forlì,  fondatore e primo segretario del Partito Repubblicano Italiano.
Già 15 anni fa la città vantava 780 mila metri quadrati di parchi e giardini pubblici in area urbana, 160 mila mq di aree protette e riserve naturali e 115 mq di aree agricole e boscate. Ma l’evento più importante in termini ambientali è l’apertura del Parco urbano Franco Agosto nel 1994 , ventisei ettari, raggiungibili da piazza Saffi grazie a piste ciclabili percorrendo corso Garibaldi, via Corelli e poi piazza Guido Da Montefeltro e prendendo da lì il sottopasso ciclabile di 800 metri, oppure per i giovanissimi frequentatori con un trenino turistico. Il Parco in prossimità del fiume Montone, con più ingressi e parcheggi, da viale dell’Appennino, da via Friuli o da via fiume Montone offre uno scenario ambientale non comune. Farnie, roverelle, pioppi neri, pioppi bianchi, aceri, frassini, carpini, sorbi, salici, gelsi garantiscono ombra e ristoro e incorniciano prati, regno incontrastato di conigli in libertà, ai quali è dedicata anche una collina dove sorge un ristorante e un’area giochi. I gentili  animaletti, accompagnano la visita, saltellando ovunque o semplicemente godendosi in relax il piacere di sdraiarsi sull’erba. Il parco è gestito da una società che si occupa della manutenzione e delle attività di animazione, una formula diversa dalla soluzione più praticata da altri Comuni che garantisce l’apertura delle aree verdi con custodi e appalta i servizi di sfalcio a soggetti esterni. La pratica sportiva è garantita da campi da calcetto, beach volley, racchettoni, bocce; per i più piccoli castelli gonfiabili e giochi in legno assicurano lo svago, fra aree di ristoro e chioschi, mentre nel laghetto oltre a cigni e anatre anche grosse nutrie si rinfrescano. Un mare verde disseminato di percorsi, vita e opere scultoree contemporanee, fra queste la Scacchiera di Carmen Silvestroni del 1976 o La famiglia di Glauco Fiorini. La grande area verde dedicata al sindaco della Liberazione è la più estesa, non è impossibile infine raccontare i tanti parchi che punteggiano la città e che i cittadini vorrebbero sempre all’altezza dei loro desideri, dal giardino della Rocca di Ravaldino, al parco di via Dragoni e via Francesco Balilla Pratella,  nel quale allo spazio giochi per bambini, alla pista di pattinaggio, all’arena e alla sala della musica si aggiunge la pista di skate-board con rampe in legno di abete nordico, per permettere le evoluzioni dei giovani skaters. Il parco Paul Harris di via Bengasi, il parco della Pace di via Piave, il parco delle Stagioni di via Anne Franck con due aree cani e la polisportiva Buscherini con 99mila metri quadrati, una serie d’impianti sportivi e di servizi rivolti al divertimento dei bambini e di chi ama lo sport. In attesa di vedere completato il progetto già finanziato del parco dell’ex ospedale Morgagni, oggi campus universitario.

Tutte le foto sono di Paolo Bolzani

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