La vitale evoluzione di Darsena POP Up

Vicende e prospettive di uno dei pochi esempi “pilota” di rigenerazione urbana che sta segnando la lenta trasformazione del vasto comparto ex industriale intorno alla parte terminale del Candiano, nella periferia est di Ravenna

I tempi lenti della rigenerazione urbana spesso sono motivati da contesti che portano su di sé la sedimentazione di decenni di sottoutilizzo, se non, in alcuni casi, di abbandono. La lentezza, tuttavia, può anche rappresentare un valore aggiunto della rigenerazione perché permette un adattamento più naturale dei nuovi usi ai vecchi spazi. Il processo può essere lento ma progressivo; non può subire delle brusche battute d’arresto o delle inutili accelerazioni che possono vanificare anche i piccoli risultati acquisiti. A Ravenna questo principio trova nella Darsena di Città la sua plastica manifestazione. Nell’immenso comparto urbano che ha visto nascere nuovi edifici, aprirsi l’area di testata verso il centro storico in una lenta riappropriazione degli spazi pubblici, il progetto Darsena POP Up parte dal tempo intermedio che intercorre tra il momento della dismissione (di un’area, di un edificio) e l’attuazione delle previsioni di Piano e ne caratterizza i contenuti tramite il riuso temporaneo.
Muove da questo assunto la metodologia progettuale di Officina Meme, il collettivo ravennate di progettiste che ha firmato la rigenerazione di un vecchio deposito scoperto di materiali sfusi posizionato in fregio all’ex banchina portuale in destra Candiano, creando spazi per lo sport, la ristorazione e il commercio.

La scelta del nome POP Up, vuole essere manifesto degli esiti urbanistici e architettonici attesi dall’intervento.

Pop up rimanda al termine, nato in ambito informatico, utilizzato per definire messaggi a comparsa rapida; o, come nel caso dell’editoria per l’infanzia di libri animati tramite pagine che si aprono trasformando le storie in figure tridimensionali e, spesso mobili. Pertanto la scelta del nome identifica già il progetto come intervento che trasforma, in modo temporaneo, un’area a volume zero in un articolato sistema di parallelepipedi colorati e giustapposti che danno forma di nuova quinta urbana al fronte posto di fianco all’Almagià.

Quello sviluppato da Officina Meme è un progetto pilota che inquadra la proposta di riuso all’interno di quattro principi: sostenibilità, innovazione, socialità e reversibilità dell’intervento; si tratta del punto di arrivo di un processo iniziato nel 2012 e che ha coinvolto gli spazi della Darsena in eventi temporanei finalizzati al riavvicinamento dei cittadini e al reciproco confronto sulle criticità e le forze inespresse di un intero quartiere in cerca di riscatto urbano. Dal primo evento organizzato nel corso della Notte d’Oro di quell’anno, che ha aperto alla città le porte del Tiro a Segno di via Pag, l’Associazione Meme Exchange, poi affiancata dall’omonima Officina, ha elaborato un metodo operativo applicato alla progettazione urbanistica che ribalta la successione tipica della strumentazione della pianificazione tradizionale.

La principale unità di misura del metodo è il tempo. Infatti la realizzazione delle previsioni della tradizionale pianificazione urbanistica hanno tempistiche lunghe, imprevedibili e spesso revisionate periodicamente, senza che nessuna delle azioni previste possa essere attuata. Per questo il già citato tempo intermedio, inteso come inedito spazio operativo, acquista valore determinante per l’applicazione di forme temporanee di riuso. Questo deve essere economicamente sostenibile, rispondere alle necessità concrete dei cittadini che vivono una determinata area ed essere flessibile, ovvero garantire la possibilità di trasformarsi – nel corso della futura attuazione delle previsioni di Piano – senza perdere la funzionalità complessiva. Per ottenere questo risultato è necessario mettere insieme competenze multidisciplinari e livelli decisionali diversi: la proprietà delle aree, la potenziale utenza, il decisore pubblico le cui istanze confluiscono nel progetto architettonico, vero momento di sintesi e coordinamento del metodo. Dall’evento del 2012, infatti, Meme ha collaborato con l’Amministrazione Comunale ed ha contribuito all’introduzione nel Piano Operativo Comunale tematico Darsena di meccanismi efficaci per l’attivazione dei riusi temporanei in Darsena. È proprio all’interno del POC che si muove Darsena POP Up. Nel 2015 la proprietà concede in comodato d’uso la superficie retro portuale, ormai da anni non utilizzata, all’Associazione culturale Naviga in Darsena.

I lavori hanno avuto inizio in marzo e sono terminati nel giugno dello scorso anno, per un investimento totale pari a circa 400.000 euro provenienti interamente da finanziamenti privati.

L’area è stata suddivisa in due settori; quello prossimo alla banchina, corrispondente alla fascia edificabile individuata dalla pianificazione comunale, è destinata alle attività all’aperto (spiaggia urbana) e per questo non presenta volumi fuori terra, mentre quello sul lato verso la città – segnato da due opposti portali – è stato attrezzato tramite il riutilizzo di container in ossequio ad uno dei requisiti del POC che prevede il reimpiego di tali elementi modulari metallici, tipici degli scambi marittimi che hanno visto proprio nella Darsena il loro passato teatro operativo. In questo modo le due parti sono funzionalmente interdipendenti e, nel caso di esecuzione delle previsioni di Piano che prevedano stralci differiti nel tempo, possono sussistere senza che l’eliminazione di una parte penalizzi quella rimanente. Le opere di urbanizzazione già realizzate (per le quali nei riusi temporanei – sempre da POC – non sono previsti oneri), potranno essere mantenute.

La destinazione prevalente dell’area è quella di centro sportivo ricreativo. La scelta è ricaduta sullo sport come attività aggregativa  trasversale, aperta a tutti. Per tale motivo la realizzazione di POP Up è avvenuta per fasi. La prima, che potrebbe essere definita propulsiva e inaugurata alla fine dello scorso settembre, è stata quella della realizzazione degli spazi sportivi (per parkour, skate, beach volley – anche al coperto – oltre alla piccola ristorazione), funzioni capaci di richiamare diverse fasce di utenti fin da subito; la seconda fase, in atto, è quella del completamento delle attività di servizio e delle attività insediabili (scuola di cucina, letture, corsi di ballo,…) in un ambiente che mostra già una rinnovata vitalità.

In affiancamento ad una nuova strategia urbanistica, il livello di sperimentazione si è riversato anche nei contenuti tecnologici dell’intervento.

Inserito all’interno di Ravenna Greeport, il programma di ricerca promosso dalla Regione Emilia Romagna per la riqualificazione delle are portuali, Pop Up si fonda sullo studio della risposta energetica dei manufatti principali, i quali essendo prodotti come contenitori di tipo commerciale in metallo sono stati convertiti per poter accogliere attività aperte al pubblico. Per questo è stata coinvolta il CertiMaC di Faenza (organismo di ricerca, fondato da CNR e ENEA); si sono stabiliti limiti prestazionali inderogabili per l’intero insediamento e si sono dimensionati gli interventi per migliorare confort e consumi degli spazi chiusi. Questi vengono costantemente monitorati sia per finalità di ricerca, sia per valutare il funzionamento a regime dell’area e poterne governare la gestione.

Oltre a richiamare la città in Darsena, senza che vi sia necessariamente un grande evento, Darsena Pop Up ha ottenuto già in fase di progettazione un altro risultato: mettere allo stesso tavolo – rimanendo nella cornice della normativa tradizionale – tutti i referenti dell’amministrazione comunale in un’ottica di pianificazione strategica e condivisa del progetto di riuso. Il progetto è il primo esempio concreto di riuso temporaneo urbano di un’area industriale dismessa che – guardando a casi esemplari in Irlanda, Francia e Stati Uniti – rispetta e anticipa le indicazioni della nuova Legge Urbanistica Regionale che privilegia la rigenerazione, la valorizzazione del patrimonio architettonico e ambientale, e persegue il consumo zero del suolo. L’intervento non è di tipo speculativo, lo spazio privato viene messo a disposizione di tutti nell’ottica della sua riattivazione sociale; esso è sempre fruibile e dà accesso alla banchina, unico punto lontano dei due estremi del comparto. È da tale slancio che – in forma centrifuga – si può innescare un processo aggregativo e richiamare altri investimenti.

Il progetto di Officina Meme prevede il raddoppio della superficie riutilizzata, tuttavia, con nuove attività che rispondono a esigenze urbane diverse ma complementari al primo stralcio esecutivo. Pop Up 2 – al momento sviluppato come progetto preliminare – darà maggiore spazio alla ricerca ambientale legata alla tutela del mare e alla bonifica delle acque dello stesso Canale Candiano, tramite piattaforme galleggianti per il monitoraggio e la filtrazione dell’acqua da trasferire poi in una piscina aperta al pubblico. Sempre nell’ottica del progressivo recupero dello specchio d’acqua si inseriscono le attività a servizio della nautica e la piastra di servizio alle imprese e per gli eventi in Darsena. Il raddoppio è stato inserito tra i 12 progetti di Ravenna in Darsena, il programma presentato dal Comune di Ravenna nell’ambito del Bando per la riqualificazione delle Periferie della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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