Nella villa del delitto ritrovate tre impronte di Cagnoni sul sangue

Nuovi elementi contro il medico accusato di aver ucciso la mogle

Potrebbe essere la prova regina, quella che incastrerebbe definitivamente Matteo Cagnoni, noto dermatologo ravennate di 51 anni in carcere da 24 giorni con l’accusa di aver ucciso a bastonate la moglie, la 39enne Giulia Ballestri, madre dei suoi tre figli. La procura avrebbe infatti in mano tre impronte digitali di Cagnoni trovate su altrettante macchie di sangue nella villa del delitto – in via Padre Genocchi, ai margini dei giardini pubblici di Ravenna –, isolate dagli uomini della Scientifica e ritenute di alta qualità, corrispondenti a quelle del dermatologo secondo un numero di requisiti anche maggiore di quello previsto dalla legge. Una prova che confermerebbe quindi la presenza di Cagnoni nella villa al momento o dopo il delitto, circostanza negata finora dall’accusato. Per completare il quadro resta la formalità di far analizzare il sangue su cui sono state trovate le impronte per avere la conferma che si tratti di quello di Giulia Ballestri, ma lo si potrà fare – come spiega il Carlino Ravenna oggi in edicola, che pubblica la notizia così come il Corriere Romagna – solo procedendo nel processo per incidente probatorio, cioè nel contraddittorio delle parti.

Delle impronte se ne sarebbe parlato nel corso dell’udenza di fronte al tribunale del Riesame che doveva esprimersi sulla richiesta di scarcerazione dell’avvocato di Cagnoni. I giudici si sono al momento riservati la decisione e hanno dieci giorni per farlo ma – fa notare il Carlino – solitamente se l’esito è favorevole all’imputato si pronunciano il giorno stesso. Il dermatologo ieri durante l’udienza ha rilasciato spontanee dichiarazioni ribadendo di essere fuggito al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine nella sua villa di Firenze perché «preso dal panico».

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