In provincia nel settore delle costruzioni un’impresa artigiana su tre è straniera

I dati e il commento di Confartigianato Ravenna: «Un segnale negativo che deve essere recepito da chi governa»

Edili Operaio

Worker and the blurred construction against blue sky

Le imprese artigiane straniere rappresentano in Italia il 13,6 percento del totale e sei su dieci operano nel settore delle costruzioni. Nella provincia di Ravenna le aziende straniere artigiane nel 2016 erano 2.038 e pesavano per il 19,1 percento, al 12esimo posto a livello nazionale come incidenza e al quarto in regione. Analizzando i settori, le imprese artigiane straniere nelle costruzioni in provincia al 31 dicembre 2016 erano ben 1.558 su 4.528 (34,4 percento) per un’incidenza nel settore delle costruzioni sul totale delle imprese straniere artigiane operanti in provincia al 76,4 percento, al quarto posto in Italia.

Sono i dati resi pubblici da Confartigianato, che in una nota inviata alla stampa ricorda anche come nell’arco di dieci anni (2007-2016) gli imprenditori e lavoratori autonomi in Italia siano scesi di 501.200 unità, «combinazione di un aumento di 91.300 autonomi stranieri e di un calo di 592.500 italiani». Nel periodo in esame la quota degli imprenditori e lavoratori autonomi stranieri è invece salita di 2,3 punti.

«Sempre di più – si legge nella nota di Confartigianato – si evidenzia come la crisi economica che ha colpito il nostro paese abbia fatto chiudere quasi mezzo milione di piccole o piccolissime imprese italiane e nell’analogo periodo le imprese iscritte alla Camera di Commercio di Ravenna sono diminuite di 2.872 unità di cui 1.450 artigiane».

«Quello che da sempre è uno degli assi portanti del nostro tessuto imprenditoriale – commenta ancora Confartigianato Ravenna nel comunicato inviato alla stampa –, pare non attrarre più chi si affaccia sul mercato del lavoro: condizioni economiche, livello di sicurezza percepito, qualità della vita e prospettive a lungo termine, evidentemente non vengono giudicate sufficienti per farne un obiettivo lavorativo, ed oggi i vuoti, tra le maestranze di questo comparto, vengono riempiti da stranieri. Se da un lato questo è positivo, perché fattore di integrazione, resta però un segnale negativo rispetto a quanto da sempre ha rappresentato il comparto costruzioni ravennate. Un segnale negativo che deve essere recepito da chi governa, a tutti i livelli, e che unito alla grave situazione che si registra spesso nelle opere pubbliche (per quanto riguarda tempi di realizzazione, i cantieri abbandonati al loro destino a seguito di fallimenti, la inadeguatezza qualitativa dei risultati finali), ci fa chiedere modalità diverse per l’assegnazione dei lavori. Le gare al massimo ribasso si stanno dimostrando ‘comode’ per i responsabili delle stazioni appaltanti, che così facendo non si assumono alcuna responsabilità, ma disastrose per la credibilità delle Istituzioni. Opere incompiute, cantieri infiniti, qualità scarsa, pericolosità per gli utenti di molte infrastrutture e, spesso, spese molto maggiori a carico della collettività per porvi rimedio. E in tutto questo, come si è visto, il tessuto imprenditoriale si impoverisce e non riesce più a dare un futuro dignitoso a molti lavoratori. Un circolo vizioso che, a parere di Confartigianato, va assolutamente interrotto».

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