Il cortometraggio su Banksy della regista faentina che sta conquistando l’America

Il lavoro firmato da Samantha Casella premiato al Los Angeles Independent Film Festival Award e alle selezioni per gli Oscar

Samanthacasella

Samantha Casella

“I Am Banksy”, il nuovo cortometraggio firmato dalla regista di origine faentina Samantha Casella, dedicato all’artista cult, massimo esponente della street-art e simbolo di una generazione (la cui identità rimane ancora oggi misteriosa), continua il suo percorso ricco di soddisfazioni a livello internazionale.

L’opera ha infatti vinto nella categoria Miglior Cortometraggio Straniero al Los Angeles Independent Film Festival Award.

In precedenza ha trionfato nella categoria Best Mystery Short all’Olympus Film Festival, svoltosi presso il Laemmle NoHo 7 a Los Angeles.

Altri premi sono stati: il Best International Short al Golden State Film Festival di Los Angeles, quello per la Miglior Regia al Gulf of Naples Film Festival e il Miglior Suono al Silicon Beach Film Festival, svoltosi sempre nella “città degli angeli”.

“I Am Banksy” sarà anche in concorso al “Los Angeles Theatrical Release Competition & Awards”, organizzato a Malibù dall’11 al 17 ottobre.

Il cortometragggio pare aver conquistato gli americani, tanto che in luglio ha avuto una distribuzione nelle sale di Los Angeles e parteciperà persino alle selezioni per gli Oscar 2020.

E tra i mesi di agosto e settembre il corto ha partecipato al Social World Film Festival, al Nettuno Film Festival, Los Angeles Independent Film Festival e Silver State Film Festival.

Protagonista di “I Am Banksy” è Marco Iannitello, nei panni di un giornalista spregiudicato e arrivista, disposto a tutto pur di scoprire l’identita di Banksy. Saranno un ex componente della prima “banda di strada” di Banksy, un professore che sostiene di aver avuto come allievo il leggendario artista, un improponibile “socio” che ha pagato sulla sua pelle l’avventurosa esperienza e un gallerista sornione ad avvicinarlo alla soluzione dell’enigma.

Nel cast anche Caterina Silva, Diego Verdegiglio, Roberto Rizzoni, Mirko Ciociari e Matteo Fiori.

«Il mistero che avvolge l’identità di Banksy ha contribuito a ricoprirne di fascino la figura. Le sue opere denunciano le assurdità della società occidentale, la manipolazione mediatica, l’omologazione degli individui, l’atrocità della guerra, la falsità della politica, l’inquinamento, lo sfruttamento minorile, la brutalità della repressione poliziesca, il feticismo che avvolge il collezionismo. Per veicolare questi messaggi, Banksy utilizza principalmente soggetti quali poliziotti, bambini, umili lavoratori, scimmie e ratti» – spiega Samantha Casella nelle note di regia – «Eppure, per quanto onorevoli siano questi presupposti, non appare così fuori luogo pensare a Banksy come a una mano disposta a veicolare determinati messaggi imposti da una “mente” decisa, se non a combattere, a puntare il dito contro il “sistema” votato al consumismo più sfrenato, ma forse più cinico, solo all’apparenza».

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