Gli spacciatori avevano il loro fuso orario e telefoni senza microfono da 2mila euro

L’operazione Digger Dog della squadra mobile di Ravenna si conclude con un’ordinanza di custodia cautelare per venti persone: sequestrati 55mila euro in contanti e 11 kg di droga. Appuntamenti sfasati di due ore, cellulari criptati con sim americane, punteggiatura per indicare i pesi nei messaggi

5Una lattina di Coca, ma dentro ci stava l’altra coca. Il barattolo rosso di alluminio della nota bevanda trasformato artigianalmente in un involucro per camuffare un cilindro di plastica dove nascondere le dosi di cocaina da smerciare. I poliziotti dell’Antidroga della squadra mobile di Ravenna ne hanno trovate due questa mattina, 1 marzo, a casa di una delle venti persone – italiane e straniere per la maggior parte albanesi domiciliate nella Bassa Romagna – destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare (4 in carcere, 12 ai domiciliari e 4 con obbligo di firma, ma 5 non sono stati rintracciati).

3È l’epilogo dell’operazione denominata Digger Dog, iniziata a settembre 2019 (pm Lucrezia Ciriello). Per il totale degli indagati vanno contati anche i quattro arrestati in flagranza nei mesi scorsi con il recupero di 5 kg di cocaina e 175mila euro in contanti. Durante l’esecuzione dell’ordinanza questa mattina invece sono stati sequestrati 1,5 kg di cocaina, 10 kg di hashish e 55mila euro in contanti suddivisi in mazzette e imbustati in plastica. Nelle 140 pagine dell’ordinanza del gip Janos Barlotti vengono ricostruiti 112 episodi di spaccio. Secondo gli investigatori, il gruppo faceva affari in tutta la Romagna e nel pieno della sua operatività era capace di piazzare fino a 5 kg di cocaina a settimana. Un paio degli indagati che avevano posizioni di rilievo risultano incensurati con regolari occupazioni.

6Il grado di organizzazione e lo spessore criminale sono testimoniati anche dal livello degli strumenti a disposizione. I membri del sodalizio avevano a disposizione delle sim americane inserite in cellulari criptati da duemila euro ognuno con abbonamenti fino a 700-800 euro al mese. All’apparenza comuni Iphone, in realtà modificati per sfuggire alle intercettazioni: dagli apparecchi vengono rimossi Gps, microfono e videocamera rendendoli utilizzabili solo per scambio di messaggi che viaggiano però tramite i server dedicati dove sono conservate tutti i dati. Se si scollega dal server, resta un telefonino vuoto che fornisce pochi elementi agli inquirenti. Non è la prima volta che emergono gli stratagemmi tecnologici di chi spaccia.

7Il capo della squadra mobile, Claudio Cagnini, in conferenza stampa ha ricostruito sommariamente le caratteristiche della banda. Il gruppo lavorava come se avesse un fuso orario tutto suo. Ogni appuntamento comunicato infatti era avanti di due ore rispetto a quello reale. C’era poi tutto un linguaggio in codice nelle comunicazioni: babbo, mamma, bambino e uomo facevano riferimento a diversi tipi di droga. E anche la  punteggiatura aveva un senso: un punto stava per 100 grammi, due punti per 200 e via dicendo. Dettagli ricostruiti soprattutto grazie alle intercettazioni ambientali. Da una di queste viene anche il nome dell’operazione, Digger Dog che significa “cane che scava” in inglese. Uno degli indagati si lamentava con un complice perché il cane era andato di nuovo a fare una buca in giardino nel punto dove il padrone aveva sotterrato della droga per nasconderla.

4Il lavoro della Narcotici ha dovuto fare i conti anche con il lockdown pandemico della primavera 2020: «Con le città deserte e tutte le attività ferme – ha spiegato Cagnini – per noi era impossibile eseguire pedinamenti e appostamenti senza essere notati. Ma anche gli indagati avevano lo stesso problema: la loro attività si è rallentata di molto in quel periodo perché trasportare quantitativi di droga per le strade significava quasi certamente finire in qualche posto di blocco». Cagnini non nasconde la soddisfazione per un’operazione che riguarda la Bassa Romagna che recentemente è stata teatro di due sparatorie con connessioni al mondo dello spaccio: «Non risultano collegamenti diretti con i protagonisti di questa indagine, ma aver fermato un gruppo che era ben radicato è sicuramente un intervento importante in un contesto che ha vissuto episodi gravi nello stesso contesto».

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