«Eravamo appena andati a letto, quando abbiamo sentito la scossa, fortissima, durata almeno trenta secondi. Ci siamo riparati sotto una copertura a volta, pensando di essere più al sicuro. Poi siamo corsi in strada, ma non si vedeva niente: c’erano polvere e fumo, sentivamo la gente che urlava. Dopo pochi metri ho incontrato una donna ferita, colpita alla testa da un calcinaccio. L’ho aiutata a rialzarsi e poi siamo andati tutti verso la piazza più vicina».
Il drammatico racconto è di Luca Sabbatani, 42enne di Casola Valsenio, in vacanza a Marrakech con la moglie Ilaria e il figlio Pietro (di 6 anni) nei giorni del terribile terremoto che ha devastato il Marocco, provocando oltre 2mila morti.
Sabbatani è uno dei circa cinquecento italiani presenti nel Paese africano, secondo le prime stime della Farnesina.

Durante quella prima scossa si trovava coricato in un “riad” nella Medina di Marrakech. La famiglia casolana ha poi trascorso la notte in strada, nella loro auto, parcheggiata lontana da edifici pericolanti. La loro stanza – come ci mostrano in un video – oggi ha una lunga crepa sui muri. Ma poteva naturalmente andare molto peggio.
«Questa notte – ci racconta stamattina (domenica 10 settembre) – l’abbiamo trascorsa nella parte del riad che non è stata danneggiata. E ora proviamo a partire in auto verso Casablanca, verso un altro “riad” che avevamo prenotato. Abbiamo chiamato e ci hanno detto che non hanno avuto problemi. L’incognita restano le strade ancora ostruite dalle macerie. Proseguiremo comunque il nostro viaggio regolarmente, abbiamo il volo di ritorno martedì da Casablanca».
La famiglia casolana non ha visto morti, ma feriti e macerie. «Mio figlio, a 6 anni, ha già vissuto una pandemia, un’alluvione (a Casola la sorella di Luca è rimasta sfollata per quindici giorni, ndr) e ora anche un tremendo terremoto…».
