Infiltrazioni mafiose: 21 condanne per 98 anni e 750mila euro tra multe e danni

Indagine nata tra il 2018 e il 2022 sugli investimenti illeciti di note famiglie della ‘ndrangheta calabrese nell’industria turistica, alberghiera e dolciaria della Romagna. Tra le parti civili i Comuni di Cervia e Bagnacavallo e un ex calciatore di serie A

Il processo “Radici” in tribunale a Ravenna, per infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico della Romagna in modo da controllare locali e attività per riciclare denaro, è arrivato a sentenza nel pomeriggio di oggi, 23 gennaio: tre assoluzioni e 21 condanne con pene complessive per 98 anni di carcere, 35mila euro di multe e più di 700mila euro tra risarcimenti di danni e spese legali alle parti civili. La camera di consiglio si era riunita tre giorni fa. L’accusa, rappresentata dalla Dda di Bologna, aveva chiesto pene per oltre 110 anni.

Tra le condanne più pesanti ci sono quelle a 13 anni e 3 mesi per Saverio Serra (12mila euro di multa), considerato personaggio legato al clan ‘ndranghetistico Mancuso di Limbadi e attualmente in carcere (per lui il pm aveva chiesto 15 anni e 11 mesi). A seguire Francesco Patamia, condannato a 11 anni e 2 mesi (9.200 euro di multa), e Rocco Patamia con 10 anni e 6 mesi (8.600 euro di multa). Francesco Patamia fu candidato alla Camera alle elezioni politiche con la lista Noi moderati e per lui la richiesta del pm era stata di 13 anni, mentre per il padre Rocco erano stati chiesti 11 anni e 10 mesi. I Patamia erano ritenuti dall’accusa a disposizione della cosca dei Piromalli di Gioia Tauro.

Gli altri condannati (con pene comprese tra un massimo di sei anni e otto mesi e un minimo di due anni) sono Massimo Antoniazzi, Domenico Arena, Marcello Bagalà, Claudia Bianchi, Giorgio Giuseppe Caglio, Antonino Carnovale, Gregorio Ciccarello, Alessandro Di Maina, Giovanni Forgione, Carmelo Forgione, Annunziata Amendola, Giuseppe Maiolo, Giovanni Battista Moschella, Eleonora Piperno, Pietro Piperno, Patrizia Russo, Michele Scrugli, Leoluca Serra. Assoluzioni per Renato Domenico Brambilla, Gianluca Cannatelli, Giuseppe Sarto.

Tra le parti civili risarcite figurano quattro enti pubblici: i Comuni di Bagnacavallo (provvisionale di 10mila euro), Cervia (20mila), Cesenatico (20mila) e Imola (15mila). Danni riconosciuti pure ai sindacati Cgil, Cisl e Uil regionali (5mila euro ciascuno), alla Camera del lavoro di Forlì-Cesena (5mila) e all’associazione Libera (5mila). Tra le parti civili, vittima di minacce, anche il 61enne Marco Ballotta, ex portiere di serie A: sarà risarcito di tremila euro da Moschella.

Il processo Radici è nato da una indagine di polizia e guardia di finanza che tra il 2018 e il 2022 ha scoperchiato gli investimenti illeciti nell’industria alberghiera e dolciaria di una potente organizzazione insediata in Emilia-Romagna e collegata a note famiglie della ‘ndrangheta calabrese. Nel dibattimento è emersa la carica di violenza verbale e fisica con la quale  membri dell’organizzazione imponevano alle loro vittime, in particolare lavoratori in stato di bisogno e imprenditori in difficoltà finanziaria, la forza della cosca.

Il sindacato Cgil Emilia-Romagna esprime soddisfazione per la sentenza: «Il dibattimento ha dimostrato come il grave sfruttamento lavorativo e il caporalato siano realtà presenti nel nostro territorio anche in settori come quello del turismo, della ricezione alberghiera, dell’artigianato dolciario. La Cgil già prima del processo  aveva patrocinato i lavoratori sfruttati e segnalato alle autorità la gravità dei fatti, svolgendo un ruolo attivo di sentinella del territorio».

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