Inaugurata la mostra del Mar: «Contiamo di raggiungere le presenze del passato»

Il direttore Tarantino: «Rischiamo di scontare il periodo diverso rispetto al passato, ma è stata una scelta strategica per rendere la città più attrattiva nei mesi invernali». “War is over?” è costata 700mila euro. «Appena 24mila alla co-curatrice e al suo staff»

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Il direttore Tarantino, al centro, durante l’allestimento della mostra

Ha inaugurato al Mar il 5 ottobre (vedi gallery qui sotto) la mostra “War is over?” e si presenta oltre che come un evento culturale importante per Ravenna, anche come un banco di prova del nuovo corso del museo di via di Roma.

LA NOSTRA ANTEPRIMA SULLE OPERE IN MOSTRA AL MAR PER “WAR IS OVER?”

Il Mar, è noto, è sempre stato oggetto di polemiche infuocate in città, sia durante la lunga direzione artistica di Claudio Spadoni, sia dopo. Se si eccettua l’importante mostra sulla scultura in mosaico inserita nell’ambito della biennale lo scorso anno, è dalla primavera del 2016 che il museo civico ravennate non ospita una grande mostra, dove per grande mostra si intende un’esposizione con un budget importante che abbia anche l’obiettivo dichiarato di portare in città visitatori che altrimenti non sarebbero venuti o prolungare la permanenza di coloro che già ci sono. In questi due anni a Claudio Spadoni, critico d’arte di fama nazionale, non è stato rinnovato l’incarico nemmeno di curatore (come era accaduto dopo il suo pensionamento) e la direzione del museo è andata a Maurizio Tarantino, che ha vinto il bando che per la prima volta univa in una sola figura direttore della Classense, direzione del Mar e dirigenza di tutto il comparto cultura. E Tarantino fin dall’inizio ha spiegato di voler dare, d’accordo con l’amministrazione eletta proprio nel 2016, un’organizzazione diversa al museo: una grande mostra ogni due anni, da alternare con la Biennale del mosaico che è stata intanto potenziata, da affidare di volta in volta a curatori diversi. Eppure di questa prima mostra del nuovo corso è lui stesso co-curatore con la storica dell’arte Angela Tecce.

Direttore, ma, con una metafora cinematografica, non aveva detto di voler far il “produttore” che sceglie di volta in volta il regista?
«È così e lo confermo, in questo caso la partecipazione mi è stata chiesta da Angela un po’ perché l’idea della mostra è mia, un po’ perché la mostra intreccia anche letteratura e filosofia, ed è di questa parte che mi sono occupato personalmente».
Ma sarà un tratto anche futuro delle mostre al Mar? Rispetto a quelle con un approccio più prettamente storico-artistico a cui eravamo abituati?
«No, ogni mostra sarà a sé, avrà un curatore diverso e anzi immagino che quella del 2020 potrà avere un’impostazione appunto più di questo tipo».
Così non si rischia di perdere l’identità del museo? Qual è il vantaggio di questo tipo di approccio secondo lei?
«L’identità del museo è data dalla sua collezione permanente e una delle idee alla base di questa mostra e che lo sarà anche delle prossime è proprio quella della valorizzazione dell’esistente, a partire dal Guidarello che è sicuramente il pezzo più noto. Il fatto di volta in volta di rivolgersi a curatori diversi invece può avere l’effetto di aprire il museo a esperienze diverse, di far crescere le persone che ci lavorano dentro e anche, inevitabilmente, di ampliare il numero di collaborazioni con altri prestatori, non perché qualcuno sia più bravo di altri, ma semplicemente perché ognuno, nella propria carriera, ha sviluppato rapporti privilegiati con alcune realtà rispetto ad altre. È del tutto naturale».
Avete però ricevuto tanti dinieghi, come ha fatto emergere l’opposizione.
«Noi abbiamo fatto richieste a tappeto, sapendo di poter contare su alcuni rapporti già consolidati. Quello che posso dire è che ci sono opere prestate da musei che prima non avevamo mai collaborato con il Mar. E che saranno esposti più di 40 artisti mai arrivati prima in città».
Qualcuna di queste sessanta opere resterà al Mar? In dono o grazie a un acquisto? Anche su questo, dopo la biennale di mosaico, ci sono state polemiche per l’acquisto di un’opera.
«Stiamo valutando. Naturalmente ci piacerebbe che almeno un’opera, magari di un giovane artista, rimanesse. Dopo la biennale di mosaico, su consiglio del curatore della mostra, abbiamo deciso di acquistare un artista contemporaneo importante (Leonardo Pivi, ndr) che mancava alla collezione di Ravenna. Non è stato disposto a donarcela e abbiamo avviato una trattativa per cui siamo riusciti ad avere l’opera a un prezzo naturalmente molto inferiore di quello di mercato. Credo che per il Museo sia stato tanto di guadagnato».
L’ultima “grande mostra” curata da Spadoni fece 28.500 presenze, in primavera. A Forlì si superano le 100mila. Qual è il vostro obiettivo?
«Il fatto di spostare la mostra in autunno naturalmente potrebbe penalizzarci, perché le presenze in città in questi mesi sono più basse che in primavera e mancano quasi del tutto le gite scolastiche da fuori provincia. Ma lo scopo era anche quello di offrire una ragione in più per venire a Ravenna durante le feste e nei mesi meno turisticamente appetibili. Il rapporto con Forlì non si pone neppure, considerando le differenze di budget (a Forlì si parla di circa due milioni di euro, ndr) e di offerta turistica complessiva della città. Malgrado la stagione poco favorevole contiamo di raggiungere progressivamente i risultati conseguiti in passato».
Quanto avete speso? Sono arrivati fondi da sponsor nuovi?
«La spesa complessiva si aggira intorno ai 700mila euro, 200mila dei quali in comunicazione, promozione ed eventi collaterali. La curatela, comprensiva dei rimborsi spese, è costata 24mila euro, 12mila ad Angela Tecce e 12mila alle sue tre collaboratrici. Tengo a precisare questo dato, anche a titolo di ringraziamento nei confronti di una curatrice che ha messo a disposizione del museo tanto lavoro, competenza e relazioni, per un compenso di gran lunga inferiore a quello offerto da altre istituzioni e dallo stesso Mar in anni passati. Anche sul fronte delle sponsorizzazioni registriamo significative novità. Di contro al venir meno del contributo della Fondazione della Cassa di Risparmio, confermiamo lo sponsor della Fondazione del Monte e di Marcegaglia, ma soprattutto introduciamo nuove e interessanti partnership con diversi soggetti della città».
C’è chi ha detto che state cercando un nuovo direttore per il museo.
«Una falsità. Stiamo semplicemente cercando una figura operativa, come già ce ne sono ben due in biblioteca e, al momento, nessuna al Mar. La direzione resterà mia, nelle modalità che ho detto. Una direzione non artistica, se non per la parziale eccezione di questa mostra».

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