Architettura e potere: al Salone dei Mosaici si parla dell’era staliniana

Lo studioso Alessandro De Magistris il 30 aprile a Ravenna per il ciclo di conferenze di “Tessere del 900” e dell’Ordine degli Architetti, a cura di Alberto Giorgio Cassani

Boris Iofan, “Palazzo dei Soviet”, 1933

Boris Iofan, “Palazzo dei Soviet”, Mosca 1933

Secondo appuntamento con il ciclo di conferenze “Architettura e Potere”, a cura di Alberto Giorgio Cassani, dell’Associazione “Tessere del ’900” e dell’Ordine degli Architetti di Ravenna. L’incontro è previsto sabato 30 aprile, alle 17.30, al Salone dei Mosaici di Ravenna con lo studioso Alessandro De Magistris dedicato a “L’architettura dell’era staliniana. Semplificazioni totalitarie e complessità sovietiche”.

Un monumento «fatto di acciaio, vetro e rivoluzione». Così Victor Šklovskij, teorico russo del formalismo, definì, nel 1923, il progetto del Monumento alla Terza Internazionale di Vladimir Tatlin, vera e propria icona delle speranze innescate dalla Rivoluzione d’Ottobre.
La parabola seguita a quella fase eroica, che vide una generazione di giovani artisti, architetti e poeti bruciare via via le loro utopie avanguardistiche, a fronte di un “ritorno all’ordine” da parte delle gerarchie culturali insediatesi con la salita al potere di Stalin, porterà, da un lato, al ritorno a un certo stile vernacolare russo – il progetto di Ivan A. Fomin per la ricostruzione della Piazza Sukharevskaya a Mosca –, dall’altro, al linguaggio ufficiale neoaccademico di Boris Iofan e Ivan Zholtovskij – il cui massimo esempio rimane il progetto irrealizzato del Palazzo dei Soviet a Mosca.

Emblematica, fra tutte, la figura di Vladímir Majakóvskij, la cui vicenda di impegno a fianco della rivoluzione termina tragicamente col suo suicidio il 14 aprile 1930, dopo aver sperimentato l’impossibilità di una «nuova bellezza» in un’Unione Sovietica in cui «la stessa de- crepita e contorta bellezza» del passato borghese «si diffonde tra le masse […] avvelena di nuovo il nostro cervello e snatura la nostra conce-zione dell’arte» (Venti anni di lavoro, conferenza del 25 marzo 1930).

Di tutto questo parlerà Alessandro De Magistris, ordinario di Storia dell’architettura al Politecnico di Milano, uno dei massimi esperti di architettura sovietica, facendo il punto su «una vicenda che nel suo svolgersi comprende le tarde espressioni dell’avanguardia, gli esiti tutt’altro che lineari della svolta culturale e la radicale riorganizzazione delle forme della vita professionale impresse dal regime agli inizi degli anni Trenta – scrive De Magistris – e che, attraversando il periodo bellico e la ricostruzione, porterà alla svolta rivoluzionaria impressa da Nikita Khrushchev, le cui premesse erano già contenute nella tarda fase del regime di Stalin».

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