Barche di lino e carbonio: la nuova frontiera della nautica si studia al tecnopolo

Quattro ingeneri stanno studiando l’introduzione del tessuto nei materiali con cui vengono realizzati i componenti delle barche: «E’ leggero e resistente, assorbe bene la resina»

Barche

E se la svolta per il diportismo fosse una barca fatta di lino? Sì, proprio la fibra utilizzata per i tessuti. È uno dei progetti a cui sta lavorando il team del Tecnopolo della Nautica di Ravenna guidato dal professore Alfredo Liverani dell’Università di Bologna. Per essere più precisi diciamo che i quattro ingegneri dei laboratori di via Sant’Alberto, dove si sono trasferiti nel 2014 traslocando da Marina di Ravenna, stanno studiando l’introduzione di fibre di lino nei materiali compositi con cui vengono abitualmente realizzati i componenti delle barche: «È leggero, assorbe bene la resina creando un compatto e dai primi studi abbiamo visto che migliora le caratteristiche di fragilità del carbonio. Abbiamo creato diversi pezzi sostituendo il vetro della vetroresina con il lino e abbiamo riscontrato un 15 percento in meno di peso a parità di caratteristiche meccaniche e non va sottovalutato un interessante effetto estetico che mostra la tramatura».

La mission con cui nasce il Tecnopolo è proprio quella di fare ricerca applicata: l’impresa che non può permettersi strumenti e professionalità di eccellenza può contare sulle competenze del mondo universitario sviluppando così progetti che poi possono trovare una ricaduta sul mercato. In passato il team collaborò anche con il Luna Rossa per la realizzazione di alcuni calcoli finalizzati alla costruzione dei foil, le appendici immerse in acqua che sollevano i catamarani della Coppa America. Una recente novità che ha dato uno slancio al Tecnopolo è l’installazione di una maxi stampante 3d da cinque metri per tre per due: «Risolve un problema cruciale e cioè la creazione degli stampi per la produzione dei pezzi che in molti casi è più costosa del pezzo stesso se non viene fatta la produzione di serie e quindi l’azienda non poteva farsene carico. Diventava un ostacolo allo sviluppo. Ora invece la stampante ci permette di superare il limite».

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