Reddito di solidarietà regionale, campagna informativa: ecco chi può riceverlo

Servono Isee inferiore a 3mila euro e residenza in Emilia-Romagna da 24 mesi. Da 80 a 400 euro mensili su una carta prepagata

Furto SoldiParte la campagna informativa sul reddito di solidarietà (Res) introdotto dalla Regione Emilia-Romagna che lo finanzia con 35 milioni di euro l’anno:
si chiama “Tutti responsabili” ed è rivolta alle persone in grave difficoltà economica in possesso dei requisiti necessari per accedere al sussidio – reddito Isee inferiore ai tremila euro e residenza in regione da almeno 24 mesi – che sarà assegnato attraverso una carta acquisti prepagata (di valore variabile da un minimo di 80 a un massimo di 400 euro mensili, a seconda del numero dei componenti delle famiglie).

La campagna si rivolge anche a tutti coloro che lavorano nell’ambito del sostegno alle persone in difficoltà e desiderano conoscere più da vicino il Res: ad esempio gli operatori dei servizi sociali pubblici o del terzo settore, i volontari e chiunque voglia accompagnare un conoscente o un parente in stato di bisogno verso questa nuova opportunità. 20mila le famiglie potenzialmente interessate su tutto il territorio regionale, secondo i date forniti da via Aldo Moro.

Sul sito della Regione sono disponibili tutte le informazioni: a chi rivolgersi per inoltrare la domanda, cosa significa aderire ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e inserimento lavorativo, qual è il percorso obbligatorio da seguire per ottenere, e soprattutto mantenere, il contributo economico.

«Il Reddito di solidarietà nella nostra regione può dirsi operativo a tutti gli effetti, e ne siamo particolarmente soddisfatti – sottolinea la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini –. Siamo consapevoli che non si tratta di traghettare una famiglia dalla povertà al benessere, ma abbiamo dato vita ad uno strumento che consente ai cittadini in grave difficoltà economica di affrontare i problemi più impellenti ed allontanare il rischio dell’esclusione sociale. Non consiste in una semplice misura assistenzialistica, ma richiede anche l’accettazione e il coinvolgimento della famiglia in un progetto personalizzato e finalizzato a superare la condizione di povertà per riconquistare, passo dopo passo, la propria autonomia».

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