Alberi veneti nella centrale di Russi, Legambiente: «Deroga prima ancora di partire»

Le biomasse sarebbero dovute essere trovate entro 70 chilometri ma un accordo prevede lo smaltimento di 350mila tonnellate di legna abbattute lo scorso anno. L’associazione: «Traffico ed emissioni appesantite»

Centrale biomasse russi povwercropLa centrale a biomasse di Russi smaltirà 350mila tonnellate di legna delle foreste venete che, lo scorso anno, sono state abbattute dal ciclone Vaia. La notizia per Lagambiente non è positiva. In particolare il presidente del circolo A. Cederna, Yuri Rambelli, sottolinea come «ancora prima dell’avvio effettivo delle attività di prevede una deroga alle prescrizioni contenute nella valutazione di impatto ambientale».

L’associazione ha sempre avuto un giudizio critico sulla realizzazione di questa centrale: già nel 2014 infatti sosteneva che la grande taglia dell’impianto avrebbe richiesto di drenare materiale da un territorio molto ampio, con un’incidenza significativa del trasporto, in termini di emissioni e consumi di combustibile, chiedendosi se nei 70 chilometri di raggio previsti esistesse realmente una quantità di biomassa sufficiente ad alimentare l’impianto.

Ora, ancora prima dell’avvio ufficiale, «si prevede una deroga di tre anni (rinnovabili) con l’obiettivo di accelerare la rimozione degli alberi abbattuti al fine di evitare l’insorgenza di problematiche fitosanitarie e favorire nel più breve tempo possibile il ripristino delle normali condizioni ambientali, compresa la salvaguardia degli habitat degli animali selvatici. Siamo perplessi da queste deroghe – afferma Rambelli – in primo luogo perché se è stato previsto che il materiale dovesse essere reperito entro un raggio di 70 chilometri dalla centrale abbiamo forti dubbi sulla sostenibilità ambientale di una fornitura che arriva invece da oltre 200 chilometri, con il conseguente traffico di mezzi pesanti e il relativo inquinamento. Inoltre non capiamo come si possa conciliare una misura per la rimozione degli alberi abbattuti nel più breve tempo possibile con una deroga di 3 anni, ulteriormente rinnovabile».

Desta inoltre perplessità «l’affermazione della Regione secondo cui l’impianto potrà utilizzare il materiale legnoso proveniente dal Veneto fino al 40% del totale annuo, ma al tempo stesso è stata posta come condizione il rispetto dei contratti di fornitura con i produttori locali: allo stato attuale dunque la sola biomassa presente nei 70 chilometri di raggio è sufficiente ad alimentare l’impianto oppure no? A cosa servono le prescrizioni contenute nella valutazione di impatto ambientale se, in nome dell’energia pulita e di un accordo di solidarietà, queste vengono derogate ancora prima dell’entrata in funzione dell’impianto?».

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