Coldiretti guarda al 2020: «Frutticoltura minacciata da prezzi bassi e cimice»

Assuero Zampini è il nuovo direttore provinciale dell’associazione: prevede un anno positivo per viticoltura e sementiero. La proposta: «Creare un distretto della frutta romagnola che dia identificazione al prodotto e lo sottragga alle logiche del solo costo»

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Assuero Zampini, Coldiretti

Che 2020 si aspettano le aziende ravennati? Per fare le carte all’anno appena iniziato abbiamo rivolto quattro domande ad alcuni rappresentanti di associazioni di categoria del territorio. Abbiamo scelto tre realtà che hanno appena vissuto o stanno per vivere importanti novità. Cominciamo con Coldiretti che da cinque mesi ha un nuovo direttore, Assuero Zampini.

Il 59enne ha mosso i primi passi in Coldiretti nella sua Bologna nel 1980 per poi fare la prima esperienza da direttore nel 1996 alla guida di Novara, Verbano Cusio e Ossola. Ha poi diretto le Federazioni di Modena, Cremona, Macerata e, da ultimo, per quattro anni, quella di Reggio Emilia.

I governi locali del territorio ravennate su cosa dovrebbero concentrare risorse e impegni nel 2020 se volessero davvero dare impulso all’economia?
«Il 2020 deve essere l’anno della svolta per il settore della frutticoltura, centrale nell’economia provinciale. Da tempo le produzioni frutticole non ottengono sul mercato il giusto prezzo che possa remunerare la professionalità e gli investimenti delle imprese. La situazione è stata aggravata dalla cimice, ma il tema prezzi-valorizzazione è strategico. Va creato un distretto della frutta romagnola che dia identificazione al prodotto e che distinguendolo lo sottragga alle logiche del solo costo. Dopo anni di confronto con la Regione finalmente sono realizzabili i “distretti del cibo” e proprio su questo puntiamo – insieme ad imprese, strutture cooperative, Comuni e tutte le varie categorie imprenditoriali – al fine di attivare un piano strategico sulla frutticoltura».

Il 26 gennaio si terranno le elezioni regionali. Quale vorrebbe che fosse il primo provvedimento della nuova giunta?
«Chi governerà la Regione dovrà puntare ad azioni incisive, attivando ogni possibile semplificazione burocratica per le imprese. Applicando il principio della sussidiarietà tramite i centri di assistenza agricola, la Regione può di fatto tagliare quel carico burocratico che pesa sulle imprese, sia in termini di tempo, quello impiegato nelle troppe scartoffie inutili, sia in termini di costo e quindi di freno allo sviluppo».

Nel settore di vostro riferimento nell’area ravennate, quale segmento dell’economia può guardare con più ottimismo all’anno alle porte? E quale invece dovrà fronteggiare tempi duri?
«Il settore che riteniamo abbia più stabilità nel 2020 è il vitivinicolo, il calo produttivo del 2019 ha di fatto evitato l’insorgere di possibili eccedenze e il comparto è in miglioramento nelle sue esportazioni e nel percorso di qualità, altro settore che non dovrebbe subire contrazioni è il sementiero. Tempi duri, invece, per la frutticoltura sia per l’incognita cimice asiatica, insetto alieno che provoca danni pesantissimi, sia per i prezzi riconosciuti alla produzione. Purtroppo, per quanto riguarda la cimice, a livello europeo ormai non esistono più agrofarmaci che possono contrastarla e i lanci della vespa samurai, suo antagonista naturale, previsti per la primavera ancora non danno garanzia di risultati in tempi rapidi».

Viaggiamo nel futuro e spostiamoci alla fine del 2020: cosa si augura di vedere di concreto a Ravenna che oggi non c’è o cosa vorrebbe non vedere più che oggi invece c’è?
«Quello che mi auguro è che sempre di più ci si renda conto del ruolo centrale che ha l’agricoltura per quanto riguarda la produzione del cibo, la tutela dell’ambiente e la produzione di reddito per l’intera provincia. Confido che le amministrazioni pubbliche, prendendo coscienza di ciò, facciano il possibile per tutelare il suolo agricolo, evitando di destinarlo ad usi edilizi. Una cosa che non vorremmo più vedere è la disinformazione che troppe volte coinvolge non solo i cittadini, ma anche le amministrazioni, troppo spesso infatti si creano allarmi per i trattamenti fitosanitari che gli agricoltori fanno con criterio e professionalità. La disinformazione insieme alla burocrazia sono i veri nemici dell’agricoltura».

Pagina a cura di Andrea Alberizia.

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