Infortuni sul lavoro, cresce l’indice di rischio: più casi in rapporto agli occupati

La Cisl analizza i dati di Inail: la provincia di Ravenna è al secondo posto in regione

Man Wearing Blue Hard Hat Using Hammer 544966Uno studio del sindacato Cisl Romagna, su dati Inail 2019, dice che in provincia di Ravenna l’indice di rischio per i lavoratori, cioè il rapporto tra infortuni accertati e numero di occupati, è cresciuto rispetto all’anno precedente arrivando a 2,7 su 100 che valgono al territorio il secondo posto in regione a pari merito con Forlì-Cesena dietro a Modena e Parma. In Romagna è il 47 percento superiore alla media italiana. Lo studio, giunto ormai alla terza edizione, ha lo scopo di predisporre un’attività di controllo e di proposta sul tema della salute e sicurezza nei posti di lavoro, partendo dalla conoscenza del fenomeno.

La provincia di Bologna registra il maggior numero assoluto d’infortuni con 11.093, seguita da Modena con 9.530 e Reggio Emilia con 6.225. Forlì-Cesena è quinta con 4.841 a cui segue Ravenna che ne registra 4.711 e Rimini 3.354.

«Sebbene il numero di infortuni accertati sia diminuito in tutta la Regione Emilia Romagna – afferma Francesco Marinelli, segretario generale Cisl Romagna – le province di Forlì-Cesena e Ravenna sono al secondo posto in regione per numero di infortuni accertati in rapporto al numero di lavoratori, dietro solo a Modena e Parma. E il dato romagnolo è ancora peggiore se si guarda al dato italiano: mentre in Italia l’indice di rischio infortunio è del 1,7 ogni 100 lavoratori, in Romagna il rischio sale del 47 percento arrivando al 2,5 ogni 100 lavoratori».

Tra tutti i dati forniti dall’Inail, Cisl si è concentrata sugli “infortuni accertati” ovvero quelli che l’istituto ha riconosciuto come effettivamente riconducibili all’attività lavorativa.

In base all’elaborazione, la provincia di Forlì-Cesena si conferma al secondo posto con 2,7 infortuni accertati ogni 100 lavoratori, stesso dato per Ravenna che purtroppo peggiora la sua situazione, passando dalla terza posizione del 2018 alla seconda nel 2019. Solo Rimini può vantare un indice di rischio più basso e con 2,2 infortuni ogni 100 lavoratori ed è al penultimo posto in regione.

In rapporto a 100 lavoratori Parma si conferma al primo posto dal 2017 con 3 infortuni a pari merito con Modena. Al secondo posto Forlì-Cesena e Ravenna, rispettivamente con 2,7 infortuni ogni 100 lavoratori, mentre Rimini è sesta fermandosi a 2,2.

Migliora nel 2019 in Romagna il dato sul numero di infortuni con esito mortale. Infatti Forlì-Cesena, che nel 2017 aveva registrato ben 9 infortuni mortali, nel 2019 è scesa al sesto posto con 5 decessi. Anche a Ravenna sono deceduti 5 lavoratori, ma sono quasi la metà di quelli accaduti nella stessa provincia nel 2018. Rimini si conferma per il secondo anno all’ultimo posto con due decessi.

Anche su questi dati la CISL Romagna ha elaborato un indice che mette in relazione il numero di infortuni mortali con il numero di lavoratori presenti in ogni provincia, in modo da poter raffrontare le varie province. Ne risulta che, ogni 100 mila lavoratori, la Romagna ha un indice di 2,4 infortuni mortali, più basso rispetto alla media nazionale che è del 2,7. L’Emilia, invece, riscontra un rapporto di infortuni mortali superiore a quello nazionale del 22,2%: il 3,3 contro il 2,7.

«Sappiamo bene – chiarisce Marinelli – che purtroppo non sempre gli infortuni rientrano nelle statistiche Inail perché non sono denunciati, a volte per pressioni degli imprenditori per non subire indagini e non vedersi aumentare il costo del premio Inail, altre volte perché riguardano lavoratori irregolari. Quest’ultimo fenomeno apre il circolo vizioso di bassa retribuzione, evasione fiscale-contributiva e pericolo per la salute e la sicurezza di chi lavora causando quella concorrenza sleale che danneggia l’economia e gli stessi imprenditori onesti, che sono la maggior parte. Da questi due indici risulta evidente che occorre fare ancora tanto sul versante della sicurezza nei posti di lavoro e in questa fase è necessario un forte impegno delle istituzioni, nelle imprese e di tutti gli attori preposti ai controlli in materia di prevenzione e sicurezza sul posto di lavoro. Occorre dare piena attuazione alle normative, rafforzare i servizi ispettivi, attuare un maggior coinvolgimento dei lavoratori, migliorare l’organizzazione del lavoro nonché la formazione delle persone, per rafforzare il sistema di prevenzione e costruire una vera cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro».

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