Togli un posto a tavola al ristorante: pranzi e cene aziendali in calo

Ma Confesercenti spinge: «Non rinunciate». Donzellini (Campaza): «Timore per i contagi…». E l’asporto diventa l’alternativa

Tavola ImbanditaC’è chi ha diviso il personale a gruppi per fare serate separate nello stesso ristorante, c’è chi ha chiesto ai dipendenti di mostrare l’esito di un tampone prima di sedersi a tavola anche se vaccinati, c’è chi invece ha preferito proprio rinunciare alla tradizione in attesa di tempi migliori. È questo lo scenario di pranzi e cene aziendali di fine anno, ai tempi del secondo Natale pandemico, se visto da Gilles Donzellini, titolare della Campaza di Fosso Ghiaia. Il suo è un osservatorio privilegiato perché il locale con circa un migliaio di coperti (numero ora sceso a seicento per i distanziamenti anti- Covid) era di fatto l’approdo obbligato per le adunate più numerose di aziende, associazioni, società sportive.

«Non c’è dubbio che le prenotazioni siano molte meno rispetto agli standard pre pandemia – riconosce l’imprenditore –, ma è normale che sia così e lo capiamo. La paura principale delle aziende è la conseguenza di un eventuale positività tra il personale dopo le serate. Tra quarantene e controlli poi si rischiano ricadute sull’operatività».

Gilles Donzellini

Gilles Donzellini, patron del ristorante La Campaza

Il dicembre degli anni in cui il coronavirus non esisteva era s gnato da appuntamenti quasi quotidiani: «Non è così quest’anno. Abbiamo avuto già diverse disdette e sappiamo che potrà succedere ancora con le prenotazioni che sono ancora in agenda. Anche gli invitati stessi a volte preferiscono rinunciare: lo vediamo con le serate di alcuni associazioni: una volta invitavano cento persone e se ne presentavano 120, ora magari aderiscono soltanto 70». Ma anche le prenotazioni di famiglie e privati stanno risentendo del periodo: «Difficile dire se è un effetto del super green pass o della scelta di non uscire per precauzione».

Di fronte a questo scenario, il ristorante ha deciso di rivedere la sua offerta: «Il nostro cenone di San Silvestro è sempre stato un evento con animazione e musica, uno show-dinner. Ma senza avere la garanzia delle presenze non possiamo proporlo e fare una cena normale».

Solo da asporto invece il 31 dicembre per Alan Ricci del ristorante Molinetto, un’altra struttura con ampia capienza sul territorio. La scelta del ristoratore è stata fatta per le stesse ragioni: richieste in calo, rischio cancellazioni all’ultimo minuto, difficoltà a garantire distanziamenti e regole anticontagio in occasioni conviviali di gruppo. Allora meglio riorganizzare la macchina per sfornare pasti da ritirare e consumare a casa.

Il calo di prenotazioni per questo tipo di iniziative è confermato a livello generale anche dalle associazioni che rappresentano la categoria. Però il presidente provinciale Fiepet-Confesercenti, Danilo Marchiani, rassicura sulla sicurezza dei pubblici esercizi in virtù delle procedure di controllo, igienizzazione e delle disposizioni su distanziamento e utilizzo delle mascherine: «Ci atteniamo scrupolosamente alle norme sul controllo del green pass e applichiamo tutte le procedure che assicurano la massima tutela per la clientela».

Per la coordinatrice provinciale Fiepet-Confesercenti, Chiara Venturi, bisogna evitare che le preoccupazioni per super green pass e aumento dei contagi siano associate alla frequentazione dei locali: «Non possono e non devono venire a mancare le cene aziendali e i ritrovi per lo scambio degli auguri, vanificando di fatto quanto i certificati verdi potevano assicurare e cioè l’aver evitato la chiusura delle attività della ristorazione».

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