Frenata dell’economia ravennate, Cgil preoccupata per il mondo del lavoro

I dati della segretaria provinciale uscente, che critica le nuove misure del Governo

Foto3meladri RelazioneIl teatro Goldoni di Bagnacavallo ha ospitato la prima parte dei lavori del settimo congresso provinciale della Cgil di Ravenna. Dal palco ha preso la parola la segretaria generale uscente della Cgil di Ravenna, Marinella Melandri, che si è soffermata anche sul contesto economico e sociale ed occupazionale della provincia.

«Secondo Prometeia – ha detto la segretaria uscente – in provincia di Ravenna, dopo un 2021 record (+6,9%) che ha consentito di recuperare larga parte di quanto perso durante la pandemia, nel 2022 l’economia ha registrato un rallentamento crescendo solo del 3,2% e le previsioni per quest’anno sono in ulteriore peggioramento. I dati del 2022 raccontano di una frenata dell’attività nell’industria (-0,7%), mentre la crescita è stata sostenuta dalle misure a favore delle ristrutturazioni edilizie e dai piani di investimento pubblico oltre che dai servizi (+3,5%). Nel 2023 si accentuerà lo scenario recessivo per l’industria (-1,9%) mentre si prevede una dinamica ancora positiva ma di minore intensità nei servizi e nelle costruzioni. Si prevede un ulteriore rallentamento dei consumi dovuto alle dinamiche inflattive e alla riduzione di reddito disponibile, con effetti negativi sul valore aggiunto. La dinamica delle esportazioni provinciali (+16%) ha offerto sostanziale sostegno alle imprese soprattutto nella prima parte dell’anno scorso confermandone l’importanza come driver di sviluppo. Nel 2023 anche questa variabile è destinata a subire un ridimensionamento in linea con il rallentamento del commercio mondiale».

Congresso CgilDati economici – ha sottolineato Melandri – che «hanno effetti diretti sul tenore di vita, in particolare per le famiglie a basso reddito che da mesi faticano a pagare affitti, bollette, spese sanitarie e alimentari. I livelli salariali e delle pensioni, in assenza di adeguate misure di taglio del cuneo fiscale, non consentono di far fronte all’impennata dell’inflazione».

Il mercato del lavoro. «Le criticità – prosegue la segretaria – si riflettono in modo evidente sul mercato del lavoro, infatti, il trend positivo dell’occupazione del 2021 non è proseguito nel 2022 (-0,3%) ed è destinato a peggiorare nel corso dell’anno. Il tasso di disoccupazione, sceso al 6,2% nel 2021, nel 2022 è arrivato al 4,9% (4,8% in Emilia Romagna e 8,2% in Italia). In pratica la spinta propulsiva dell’economia reale si è protratta per tutto il primo semestre, grazie anche all’andamento positivo dell’industria manifatturiera, dell’edilizia e del commercio con l’estero, rallentando poi progressivamente a causa dell’incertezza sulla disponibilità di energia e dell’aumento incontrollato, con un effetto depressivo su fiducia e crescita. L’analisi qualitativa dell’occupazione ci consegna un quadro in netto peggioramento dopo la pandemia, con un aumento della precarietà e del divario generazionale e di genere: in sostanza la ripresa occupazionale dell’ultimo biennio è segnata da lavoro povero, rapporti di lavoro brevi, volatili, da part time involontari che ancora una volta lasciano ai margini donne e giovani, risentendo anche della vocazione alla stagionalità della nostra economia. Tuttavia, rispetto ad altre realtà limitrofe, il mercato del lavoro si è caratterizzato negli ultimi tempi per una significativa dinamicità. I dati evidenziano contraddizioni dovute alla coesistenza di processi opposti, in un  contesto produttivo nel quale sta cambiando anche la natura dell’occupazione».

Cassa integrazione nel 2022. La cassa integrazione autorizzata, dopo i 19 milioni del 2020, fino a novembre del 2022 si attesta su 1.600.000 ore, valore che ci riporta ai livelli del 2014/2015, al netto della conclusione di processi di ristrutturazione che hanno interessato importanti realtà produttive della provincia. «L’incertezza sul futuro e i segnali che vengono dalle categorie, ci fanno temere una nuova impennata nei prossimi mesi – aggiunge Melandri -. In questa realtà in evoluzione, risulta strategico orientare e finalizzare gli investimenti e mantenere la barra dritta sulle iniziative in grado di generare buona occupazione da parte del sistema d’impresa e delle istituzioni. Le premesse per un nuovo impulso all’economia provinciale ci sono, ma è necessario governare la qualità dello sviluppo, selezionando gli investitori ai quali vanno richieste precise condizioni d’ingresso in termini di legalità, qualità del lavoro, garanzia di stabilità, di sicurezza, di rispetto delle regole».

Le misure del Governo. Melandri esprime preoccupazione per la linea dell’esecutivo: «Le prime azioni del governo Meloni si sono concretizzate in una Legge di bilancio regressiva e socialmente iniqua, contro la quale abbiamo scioperato il 16 dicembre insieme alla Uil. L’allargamento della flat tax, la reintroduzione dei voucher, il taglio della rivalutazione delle pensioni, l’abolizione del reddito di cittadinanza, l’indulgenza verso chi non paga le tasse sono provvedimenti di natura identitaria, che non rispondono strutturalmente alle emergenze del Paese, anzi le aggravano, aumentando i tanti divari esistenti».

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