La jeanseria Cipriani è bottega storica: 77 anni fa aprì insieme a un’erboristeria

Il negozio di abbigliamento è alla terza generazione familiare: fondato da Renzo, originario di Prato. La storia cominciò con il riutilizzo di abiti usati

CIPRIANIIl negozio di abbigliamento Cipriani a Ravenna ha conseguito il riconoscimento di Bottega Storica dell’Emilia-Romagna. La targa è stata consegnata questa mattina, 5 maggio, dall’assessora comunale alle Attività produttive, Annagiulia Randi, e dal presidente provinciale di Confcommercio, Mauro Mambelli, che hanno visitato il punto vendita in piazza Baracca e si sono intrattenuti con  i titolari, Itala Cipriani e i figli Paola e Stefano Perani che rappresentano la terza generazione della famiglia impegnata nell’attività commerciale.

Il negozio aprì nel 1946 con Renzo Cipriani, proveniente da Prato, e la compagna Elsa, genitori di Itala che ricorda quei tempi. L’attitudine pratese al trattamento e riutilizzo del materiale tessile determinò l’attività, che si svolgeva in via Don Minzoni alle spalle della Basilica di San Vitale, nello stabile che era stato un antico monastero oggi demolito (ne rimane una chiesetta ristrutturata). «Mi ricordo quei locali grandi e suggestivi nella loro antica e solenne decadenza – dice Italia –, aleggiava un profumo di camomilla messa ad essiccare su lunghi banchi, perché vi trovava posto anche il magazzino di un erborista; e ricorda che il piano terra era occupato anche da un deposito di macchine ed attrezzi agricoli».

Allora i Cipriani trattavano anche tappezzerie, biancheria, materassi, semplicemente quello che c’era, e dall’arrivo delle truppe Usa si affacciarono anche indumenti come i primi jeans (che Elsa pronunciava ostinatamente “i gin”), e indumenti militari che mezzo secolo dopo faranno impazzire le nuove generazioni. Operaie aprivano e selezionavano le balle di indumenti usati, fino ad ammucchiare il residuo di stracci ormai buoni solo per il lavoro delle ferramenta e carpenterie, a cui infatti venivano inviati, confezionati in sacchetti.

Il monastero fu abbattuto nei primi anni ’60, e questo costrinse a trovare una nuova sede, che da allora (1963) non è cambiata, in piazza Baracca.

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