Già stimati 48 milioni di danni per le associate di Legacoop in provincia

L’appello del presidente Lucchi al Governo: «Aiuti reali e rapidi. Azzerare i contributi per tutto il 2023»

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Fornace Zarattini alle 10 del 21 maggio (foto di Andrea Montanari, pubblicata sul gruppo Quelli di Fornace Zarattini)

Una cinquantina di cooperative allagate nella provincia di Ravenna, una trentina a Forlì-Cesena, il resto nel riminese, per un totale di un centinaio di imprese associate a Legacoop Romagna, con un valore della produzione di oltre 5,4 miliardi di euro e 20mila lavoratori.

Quarantotto milioni di danni diretti già stimati solo nel comprensorio ravennate — da Conselice fino a Cervia — e decine di altri ancora da accertare. Tra questi prevalgono quelli al comparto agricolo ormai in ginocchio in tutte le sue filiere, dall’ortofrutta, alle sementi, al settore vitivinicolo.

I terreni delle cooperative agricole braccianti, che per metà (6.000 ettari, l’equivalente di 9.000 campi da calcio) sono stati sommersi dalle acque. Ma Paolo Lucchi, presidente di Legacoop Romagna, spiega che non è solo l’agricoltura il problema.

«Oltre all’agricoltura – dice Lucchi – nel ravennate sono stati coinvolti grandi stabilimenti produttivi, officine e magazzini. Per ora in quest’area, la più colpita, abbiamo stimato 48 milioni di danni diretti, ma i conteggi sono in corso e la cifra salirà sicuramente, forse più del doppio. In provincia di Ravenna parliamo di cooperative che nel 2021 avevano sviluppato un valore della produzione di 2,1 miliardi di euro e hanno 8mila dipendenti. Penso a quelli della Copura e della Cormec a Fornace Zarattini, della Icel di Lugo, della Fruttagel al Alfonsine e della Deco di Bagnacavallo. L’Esp è stato allagato, così come molti supermercati. Non si sono salvate case del popolo, cooperative delle costruzioni, meccanica, turismo. A Faenza è andato distrutto un nido della Zerocento. Si è salvato pochissimo».

Lucchi parla poi dei danni indiretti:  «Faccio alcuni esempi. Nel settore dell’autotrasporto saranno migliaia i camion che non trasporteranno frutta, e verdura. Mancheranno frutta, verdura e latte da trasformare. Si produrrà meno vino perché mancherà parte dei conferimenti di uva. I supermercati dovranno comprare i prodotti da altri territori, con costi e qualità ben diversi».

Per quanto riguarda l’occupazione, «c’è già chi sta attivando la cassa integrazione. In agricoltura saranno migliaia i lavoratori agricoli che dovranno fare i conti con una riduzione drastica di giornate di lavoro, che significherà impoverimento diffuso».

Lucchi chiude con un appello al Governo: «Abbiamo bisogno di aiuti reali e rapidi, soprattutto per rifondare il settore agricolo e tutto quello che è legato a export e Made in Italy. Le aziende romagnole partivano già svantaggiate rispetto al costo del lavoro di altre zone del Paese. Sarebbe l’occasione per intervenire fiscalmente. Non basta la sospensione del pagamento dei contributi, bisogna azzerarli per tutto il 2023».

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