Confindustria: «L’83% delle aziende alluvionate non ha ancora ricevuto rimborsi»

Indagine dell’associazione di categoria su una cinquantina di attività rappresentative della manifattura e dei servizi nelle province di Ravenna e Forlì-Cesena. Tre aziende su cento non hanno ancora ripreso la loro attività

Emergenza alluvioni in Emilia-Romagna. Esondazione del fiume Montone ed allagamento del quartiere Romiti a ForlìA cinque mesi dall’alluvione, il tre percento delle aziende associate a Confindustria Romagna non ha ancora potuto riprendere la produzione. Per l’11 percento delle imprese la ripartenza si attesta a un 70 percento della produttività, e per il 5 percento invece la ripresa è al venti percento. Fra le aziende che non sono ancora ritornate a pieno regime il 14 percento ipotizza di poterlo fare entro un mese, il 14 percento in due mesi, il 29 percento in tre mesi e il 14 percento in sei mesi. È quanto emerge da una ricognizione effettuata nella prima decade di ottobre dal Centro studi dell’associazione in una cinquantina di attività rappresentative della manifattura e dei servizi nelle province di Ravenna e Forlì-Cesena, indicativamente il 40 percento di quelle colpite dagli eventi alluvionali del maggio scorso.

I dati sono stati presentati nell’ambito di Romagna Business Matching, manifestazione espositiva e di b2b organizzata alla fiera di Cesena, alla presenza del presidente della Piccola Industria nazionale, Giovanni Baroni, imprenditore parmense referente del Programma Gestione Emergenze di Confindustria, tra i primi a venire in sopralluogo a fine maggio nelle zone industriali disastrate.

Il 58% è riuscito a mantenere intatta la catena di fornitura mentre il 42% è dovuto ricorrere a nuovi fornitori.  Per quanto riguarda i clienti, l’83% delle aziende ha dichiarato di non averne ricercati di nuovi.

L’83% delle imprese intervistate non ha ancora ricevuto nessun tipo di rimborso, solo il 17% ha ottenuto dei risarcimenti facendo ricorso ad assicurazioni e tramite gli enti camerali.

L’80% conferma che intende mantenere i programmi di investimenti previsti.

Il 92% dei rispondenti ha mantenuto gli stessi livelli occupazionali e solo l’11% prevede nei prossimi mesi di accedere alla cassa integrazione.

«I dati ci confortano, anche se c’è un po’ di amarezza per i mancati aiuti promessi, almeno finora, e soprattutto i nostri associati ci manifestano preoccupazione per i loro storici piccoli fornitori che rischiano di non rialzarsi – afferma il presidente di Confindustria Romagna, Roberto Bozzi – Nessuna industria è un’isola: sul territorio è forte il rapporto di filiera corta con maestranze locali, che dopo decenni di collaborazione e fiducia diventano famiglie aggiunte. I principali auspici ora riguardano lo sblocco dei ristori anche per quanto riguarda il fermo produttivo. Allo stesso tempo, le associate continuano a puntare su loro stesse, guardando all’innovazione, alla ricerca di nuovi mercati esteri e allo sviluppo di nuovi prodotti».

«Questo territorio e le imprese romagnole hanno dato ancora una volta prova della loro forza e del loro grande cuore – ha commentato il presidente di Piccola Industria e vice presidente di Confindustria Giovanni Baroni. Tuttavia, non possiamo lasciarle sole, vanno sostenute sia nella ripartenza post emergenza che stimolando una cultura della prevenzione a tutto tondo perché si facciano trovare pronte di fronte alle catastrofi sempre più frequenti. Penso a premialità di tipo automatico per le Pmi che investono in prevenzione, incentivi da parte del sistema assicurativo e a una maggiore valorizzazione da parte del sistema bancario nella valutazione del merito di credito degli investimenti in prevenzione. Dobbiamo, inoltre, costruire una rete salda tra pubblico- privato in grado di sostenere famiglie, comunità e imprese colpite da calamità. Solo insieme possiamo rendere il Paese davvero resiliente».

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