Pane a prezzo bloccato fino al 31 dicembre in 94 forni della provincia di Ravenna

L’iniziativa riguarda almeno due tipi, con l’auspicio che venga estesa anche ad altri prodotti

CECCOLINI

Ceccolini

Il Sindacato panificatori artigiani di Confcommercio comunica che 94 panificatori della provincia di Ravenna, a seguito dell’appello del Governo, hanno deciso di mettere a disposizione della clientela almeno due tipi di pane a prezzo bloccato fino al 31 dicembre.

I panificatori possono valutare la possibilità di estendere tale blocco degli aumenti anche a più di due tipologie di pane e auspicabilmente ad altri prodotti di propria produzione.

Il sindacato provinciale ha messo a disposizione della categoria una locandina e il bollino da esporre sugli scaffali dei prodotti prescelti per l’iniziativa.

«La nostra federazione nazionale – afferma il ravennate Giancarlo Ceccolini, presidente del Sindacato Panificatori Artigiani della provincia e presidente nazionale della categoria – ha deciso di non aderire al patto proposto dal Governo non perché non ne condivida le finalità ma perché ritiene che la mancanza di chiarezza e di impegni precisi fin qui espressa dai firmatari possa tradursi esclusivamente in un’operazione di marketing a nostro danno. Al tempo stesso, proprio perché la Federazione Panificatori Nazionale condivide le finalità della proposta del Ministro Urso, ritiene doveroso da parte delle imprese della panificazione italiana mettere in campo un impegno chiaro, semplice e preciso, immediatamente comprensibile a tutti nelle sue modalità reali».

L’iniziativa del prezzo bloccato giunge nel momento del via libera all’aumento retributivo di 50 euro lordi mensili a partire dalle retribuzioni del mese di ottobre per i lavoratori del settore della panificazione. «L’aumento – commenta Ceccolini – era stato già discusso e deliberato dalla Federazione Panificatori e motivato dalla necessità di un adeguamento anche parziale delle retribuzioni, per venire almeno parzialmente incontro ai lavoratori del settore che, a causa del forte aumento dell’inflazione nell’ultimo anno, avevano visto fortemente ridotto il loro potere d’acquisto. Consapevole anche della sempre crescente difficoltà delle nostre imprese a reperire nuova mano d’opera, nonché dell’abbandono del posto di lavoro anche da parte di molti nuovi addetti, abbiamo ritenuto che fosse importante dare un primo segnale di attenzione verso i propri collaboratori, con questo primo incremento contrattuale che va considerato a titolo di superminimo e, come tale, assorbibile nell’ambito degli aumenti complessivi retributivi che saranno definiti dal prossimo Contratto nazionale di lavoro il cui rinnovo, al momento, non è stato ancora avviato».

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