martedì
05 Agosto 2025

Covid a scuola, nuove regole: vaccinati in quarantena solo con almeno 3 casi

Intanto in provincia di Ravenna scendono a 9 le classi a casa

Chairs Classroom College Desks 289740Sono scese a 9 (dalle 23 della settimana scorsa) le classi in quarantena in provincia di Ravenna, così come sono 9 quelle anche in provincia di Forlì-Cesena e di Rimini. Sono i dati (riferiti alla settimana dal 25 al 31 ottobre) del bollettino settimanale dell’Ausl, che fanno il punto sulla diffusione del coronavirus nelle scuole.

E proprio in queste ore è stato varato il documento con le  nuove indicazioni per la gestione “dei contatti di casi di infezione da Sars Cov in ambito scolastico”, elaborato dall’Istituto superiore di Sanità, dal ministero della Salute, dell’Istruzione e dalle Regioni.

Nel documento si prevede un tampone da effettuare il prima possibile (tendenzialmente entro 48 ore) dal momento in cui si è stati informati del contatto: se il risultato è negativo l’alunno può già rientrare a scuola senza fare la quarantena, ma dovrà effettuare un secondo tampone dopo cinque giorni.

Se dovesse esserci un altro caso di positività in classe (2 complessivi), gli alunni vaccinati o negativizzati negli ultimi 6 mesi proseguono la sorveglianza con il secondo test. Quelli non vaccinati (e tutti i bambini under 12 che non possono essere vaccinati) invece vanno in quarantena per 10 giorni anche se negativi al primo esame.

Se i positivi dovessero invece essere altri due (3 totali) si va tutti in quarantena, senza distinzione. L’isolamento dura 7 giorni per i vaccinati e 10 per i non vaccinati. Prevista, in questo caso, la didattica a distanza.

Diverso il caso dei servizi per l’infanzia: per i bambini appartenenti alla stessa sezione o gruppo del positivo è prescritta la quarantena di dieci giorni fin da subito.

Norme diverse per i docenti e gli educatori, con quelli non vaccinati che tendenzialmente saranno costretti ad andare in quarantena.

Nel 2021 economia ravennate in crescita del 6,8%. Nel 2022 si torna al pre Covid?

L’analisi della Camera di Commercio su dati Prometeia: il valore aggiunto per abitante passa da 26.300 a 28.100 euro

OperaioPrevista al rialzo la crescita dell’economia ravennate per il 2021, che potrebbe toccare il +6,8 percento; nella prima metà del prossimo anno, inoltre, la provincia di Ravenna potrebbe recuperare i livelli di attività pre Covid 19. È quanto si legge nella nota sugli scenari dell’economia provinciale realizzata dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio su dati Prometeia.

Una crescita, quella dell’economia ravennate, superiore a quelle stimata per l’Emilia-Romagna (+6,5 percento) e alla media italiana (+6,1). Un trend positivo che, a fine 2022, dovrebbe mettere a segno, rispetto al 2019, un incremento del valore aggiunto pari a +1,2 percento (+0,8 Emilia-Romagna, +0,6 Italia). Una boccata di ossigeno, dunque, dopo la brusca caduta del 2020 attestatasi, per Ravenna, su -8,4 percento (-8,8 Emilia-Romagna, -8,7 Italia) a causa degli effetti generati dalla pandemia.

A trainare la ripartenza, le costruzioni (per le quali, nel corso del 2021, ci si aspetta una variazione positiva del +27,2 percento) e il comparto industriale (+11,4). Ripresa che sarà più lenta per il terziario (+4,5 percento).

A contribuire alle stime di crescita previste per quest’anno, inoltre, l’aumento del reddito disponibile (+5,6 percento) e del valore aggiunto per abitante (28.100 euro), a fronte dei 29.600 euro del 2019 e dei 26.300 euro del 2020, che si stima porterà a fine anno il valore provinciale della ricchezza prodotta dai 10,2 miliardi di euro del 2020 ai 10,9 del 2021, sebbene ancora lontani dal valore del 2019 (11,5 miliardi di euro).

Tra i driver della ripresa, sottolinea l’Ente di Viale Farini, anche le esportazioni, che, nel 2021, dovrebbero crescere del +11,8 percento.

La tendenza all’aumento dei prezzi, invece, limiterà sensibilmente, nel 2021, la ripresa dei consumi (+4,6 percento), decisamente al di sotto della dinamica del valore aggiunto.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, già nel corso di quest’anno dovrebbe registrarsi un primo parziale recupero del +0,8 percento (superiore al +0,5 dell’Emilia-Romagna). Nel 2022, inoltre, è prevista un’accelerazione della crescita dell’occupazione (+1,4 percento).

«La ripresa si va progressivamente consolidando a partire dalle vendite e dagli ordinativi esteri. Un quarto delle imprese ravennati manifatturiere esportatrici prevede un ulteriore incremento del fatturato estero per il prossimo anno, non solo nei Paesi emergenti, ma anche in quei Paesi europei – Germania in testa – dove sono premiate la qualità, l’innovazione, l’affidabilità, la vicinanza al cliente». Così Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna, che ha aggiunto: «Stiamo vicini, dunque, alle nostre imprese, sviluppiamo un contesto favorevole a farle crescere e a esaltarne la capacità di trainare la ripresa economica, salvaguardando – e anzi valorizzando – quegli esempi di buona amministrazione in cui spesso le imprese stesse hanno trovato, e devono poter continuare a farlo, persone competenti e istituzioni che lavorano per il bene comune».

Riqualificazione ex acetificio: a Lugo apre il Conad da 2.300 metri quadrati

Ci lavorerà un’ottantina di persone, quasi tutte assunte appositamente. La gestione a Cofra

Rendering Conad Lugo
Un rendering del progetto

Saranno il Sindaco di Lugo Davide Ranalli e l’amministratore delegato di Commercianti Indipendenti Associati – Conad Luca Panzavolta a tagliare il nastro del superstore Conad dell’ex Acetificio di Lugo, che verrà aperto al pubblico giovedì 11 novembre alle ore 9.

Saranno presenti il vicesindaco Luciano Tarozzi, il presidente della circoscrizione Lugo Sud Ermanno Tani e il vicepresidente di Cofra Raffaele Gordini.

Il punto vendita si trova in via Taglioni 3. Al suo interno lavorano un’ottantina di persone, in gran parte nuove assunzioni espressamente effettuate per l’apertura. Il caponegozio è Gianluca Santovito, mentre la società di gestione è la cooperativa Cofra. La superficie complessiva di vendita è di circa 2.300 metri quadri.

All’interno tutti i punti di forza del marchio Conad, a partire dalla grande attenzione alle referenze del territorio, come ortofrutta, salumeria, carni e  formaggi. All’interno i clienti troveranno la macelleria servita e con lavorazione tradizionale in osso, la pescheria servita al banco, la gastronomia.

Gli orari di apertura sono dal lunedì al sabato dalle 8 alle 21, la domenica dalle 8.30 alle 20.

«Siamo particolarmente orgogliosi di aprire a Lugo una struttura di grande impatto attrattivo, che finalmente può valorizzare pienamente il marchio Conad nei suoi tre aspetti da tutti riconosciuti: assortimento, qualità e convenienza. Il superstore — dichiara l’amministratore delegato di Cia-Conad, Luca Panzavolta — si inserisce in un progetto di rigenerazione urbana di altissimo livello, che restituisce alla città un’area abbandonata, grazie a un investimento che congiunge qualità della proposta commerciale, attenzione alla sostenibilità e ascolto delle esigenze della cittadinanza per l’inserimento di servizi di prossimità e il collegamento con il tessuto urbanistico circostante. Il negozio che inauguriamo oggi è il perno di quest’opera di riqualificazione, interamente finanziata da una grande cooperativa del territorio come Commercianti Indipendenti Associati – Conad. Già tre anni fa, quando svelammo il progetto durante un’affollata assemblea pubblica nel quartiere, fu chiaro che c’era grandissimo consenso attorno a questa iniziativa, che riconsegna a Lugo un pezzo importante della città. Abbiamo volutamente scelto un progettista di vaglia, l’architetto Alessandro Bucci, al quale abbiamo commissionato un progetto architettonico anche di forte impatto scenografico. Credo che il risultato raggiunto superi le aspettative, che erano già molto alte».

Covid, 46 nuovi casi in un giorno in provincia di Ravenna. Morto un altro anziano

 

Sono 46 (su oltre 1.300 tamponi) i nuovi casi di positività al coronavirus registrati in 24 ore in provincia di Ravenna (dati aggiornati alle 12 del 3 novembre). Due i nuovi ricoveri, mentre si registra un nuovo decesso in provincia, quello di un 86enne. Una persona entra in terapia intensiva, fino a ieri “vuote”, per quanto riguarda i malati Covid.

IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 3 NOVEMBRE

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 433.233 casi di positività, 222 in più rispetto a ieri, su un totale di 31.175 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è dello 0,7%.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 330 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 412.127. I casi attivi, cioè i malati effettivi, oggi sono 7.498 (-113). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 7.153 (-109), il 95,4% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano cinque decessi: uno a Modena (una donna di 105 anni), uno nel ferrarese (una donna di 96 anni), uno in provincia di Ravenna (un uomo di 86 anni), due in provincia di Forlì-Cesena (un uomo di 72 anni deceduto nel forlivese e una donna di 103 anni, deceduta nel cesenate).

In totale, dall’inizio dell’epidemia, i decessi in regione sono stati 13.608.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 30 (+1 rispetto a ieri), 315 quelli negli altri reparti Covid (-5).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 4 a Parma (numero invariato rispetto a ieri); 2 a Reggio Emilia (invariato); 3 a Modena (invariato); 11 a Bologna (+1); 3 a Imola (invariato); 1 a Ravenna (+1); 4 a Forlì (invariato); 2 a Rimini (invariato). Nessun ricovero a Piacenza e Ferrara (come ieri), né a Cesena (-1 rispetto a ieri).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 26.664 a Piacenza (+18 rispetto a ieri, di cui 6 sintomatici), 33.135 a Parma (+1, sintomatico), 51.741 a Reggio Emilia (+13, di cui 12 sintomatici), 72.918 a Modena (+2, sintomatici), 90.869 a Bologna (+46, di cui 26 sintomatici), 13.853 casi a Imola (+20, di cui 16 sintomatici), 26.025 a Ferrara (+15, di cui 9 sintomatici), 34.927 a Ravenna (+46, di cui 34 sintomatici), 19.172 a Forlì (+15, di cui 12 sintomatici), 21.924 a Cesena (+16, di cui 11 sintomatici) e 42.005 a Rimini (+30, di cui 24 sintomatici).

Arianna Nanni deve modificare il suo cielo. O adattarsi dove non si può cambiare

La testimonianza della figlia della 36enne Ilenia Fabbri uccisa a Faenza – durante il processo che accusa il marito Claudio Nanni e il sicario suo complice – vista dallo psicologo Enrico Ravaglia

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Claudia Nanni e l’avvocata Veronica Valeriani

«L’ultima volta che sono entrato nella grande aula del tribunale di Ravenna era per il processo Cagnoni.
Lo stanzone era illuminato da tanti neon, alcuni bianchi, altri gialli. Una luce mielata andava a riflettersi sulle scrivanie. Oggi, 29 ottobre 2021, ci sono le stesse cromie. Tutto è rimasto invariato, a partire dall’arredamento dell’aula. L’unico segno del periodo trascorso lo portano le poltroncine del pubblico. Due su tre sono chiuse, sullo schienale è posto il cartello che invita a rispettare le distanze a tutela dal Covid. Per il resto è tutto uguale. Anche tante delle persone presenti sono le stesse. Nel pubblico riconosco molte facce. Ci sono pure gli stessi giornalisti, al massimo qualcuno di loro ha cambiato il computer che usa per scrivere. Tutta questa similarità fa sentire il dramma del femminicidio ancora più attuale e continuativo. Continuativo ma allo stesso tempo trasversale, perché quelli che cambiano sono gli imputati.

Cagnoni era sempre in giacca e cravatta. Spesso indossava abiti spezzati che valorizzavano il suo gusto nel vestire. Le cravatte che sceglieva non erano mai banali. Si accomodava a fianco del proprio avvocato; sembrava anche lui un giurista, più che il giudicato. Consultava documenti, molto spesso era intento a scrivere, a prendere appunti. Di tanto in tanto parlava all’orecchio del suo legale, che gli rispondeva annuendo, in segno di recepimento del concetto.

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Claudio Nanni

Oggi, nessuno dei due imputati aveva la giacca né taccuini su cui scrivere, e non è mai uscito dagli spazi di reclusione che gli è stato assegnato. Né l’uno né l’altro ha mostrato l’esigenza, che invece aveva Cagnoni, di collocarsi nello spazio dei giudicanti, dei difensori, di parlare alla pari con il presidente della corte e con il pubblico ministero. Claudio Nanni e Pierluigi Barbieri restano defilati e silenziosi. Nanni guarda orizzontale, di fronte a sé, la corte e i testimoni di turno, compresa la figlia. Barbieri è più laterale, nello spazio accanto, separato dal primo con una porta a vetri, chiusa. Ha la faccia scura, lo sguardo spesso basso, non cerca occhi da incontrare. Ogni tanto osserva di striscio un avvocato che parla. Indossa un paio di jeans ed una felpa grigia dell’Everlast. La marca che produce abbigliamento da palestra. È solido, forte e con la faccia seria. Distantissimo da Cagnoni; così come lo è Nanni. Eppure l’accusa è la stessa.

Questa similarità nell’aula, unita alle differenze tra gli imputati, l’allora Cagnoni ed oggi Nanni e Barbieri, rende ancora più evidente come l’aggressione verso le donne sia trasversale e mossa dalle persone più diverse.

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Pierluigi Barbieri, reo confesso dell’omicidio di Ilenia Fabbri a Faenza il 6 febbraio 2021

In questo spazio, dove due uomini sono giudicati per accuse gravissime, le donne invece danno mostra di aspetti umani virtuosi. Tra le altre, due avvocatesse. La prima è Veronica Valeriani, l’avvocata di Arianna Nanni, figlia di Ilenia, la vittima, e di Claudio Nanni, accusato di essere il mandante dell’omicidio. L’altra, Stefania Sangiorgi, invece è lì come teste, poiché seguì Ilenia come divorzista. La sua è una lunga audizione, le viene chiesto molto. Ha molto da raccontare. Lo fa con puntualità, garbo e grazia. Riferisce il percorso con precisione, ricorda con lucidità tanti passaggi del conflitto tra Nanni ed Ilenia, anche di come una sentenza galvanizzò Nanni. Riferisce, con fresca memoria, le paure di Ilenia. Il tono pacato non stempera i contenuti della sua deposizione. Anzi, paradossalmente li rende ancora più gravi e drammatici.

Anche l’avvocata di Arianna è tosta e gentile al tempo stesso. È verso di lei che la giovane si rivolge con lo sguardo in un paio di passaggi drammatici della propria testimonianza, probabilmente più in cerca di conforto che di un’imbeccata. È sempre verso di lei che si avvia, conclusa la propria deposizione. L’avvocata Valeriani, dopo essere intervenuta con pertinenza in più momenti, favorisce a tutti la comprensione: alla corte, agli avvocati, al pubblico, ai giornalisti, di come stia Arianna. Quale, e come sia il mondo interiore di questa ragazza, tanto che molti media del giorno dopo titoleranno su questo.

Arianna è giovane donna la cui madre è stata uccisa, e suo padre è lì, a pochi metri da lei con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio. È una ragazza minuta. Indossa robuste scarpe nere, pantaloni militari con i “tasconi” laterali, una maglia oversize con il cappuccio. Porta i capelli rasati con la una cresta centrale, nera e fitta. I tratti delicati del suo viso, la leggerezza del suo fisico in contrapposizione al look, per uno strano meccanismo, le rendono ancora maggiore umanità. Arianna sa rispondere a tono, non ha timore di farsi ripetere una domanda quando non le è chiara. Racconta con grande dignità quello che ha visto, ed è capace di fare capire a tutti cosa produce un trauma. Lo spiega nel merito.

IMG 4721Prima del suo arrivo, in aula è stata ascoltata una registrazione. L’audio della telefonata che ha scambiato con la sua ex fidanzata, la ragazza che si trovava in casa nel momento del delitto.

Una telefonata lunga. A partire dai primi rumori nell’abitazione per terminare dopo il ritorno a casa, e la tragica visione, da parte della figlia. Include il tratto in autostrada, appena entrata al casello di Faenza, obbligata, insieme al padre alla guida, a raggiungere il casello successivo per poi tornare indietro. Probabilmente avrebbe voluto fare inversione subito, scavalcare il guard rail. Ha dovuto invece percorrere anche quella strada non necessaria.

Nella telefonata si sente sempre la voce di Arianna per tutto il tempo. A momenti intenta a rassicurare l’altra ragazza, a momenti a sollecitare il padre a guidare più veloce. Parla anche con la polizia Arianna, attraverso un altro telefono. Ma quella telefonata non è mai interrotta. Si sente sempre la sua voce, tranne per qualche istante. Un minuto al massimo. Quando finalmente arrivano a casa e lei esce rapida dall’auto per raggiungere l’abitazione e cercare sua madre, insieme alla polizia.

Il telefono lo tiene in mano suo padre, la telefonata è ancora attiva, ma Claudio Nanni sta zitto. La registrazione è silenziosa per qualche momento poi si sente di nuovo Arianna che da lontano urla, sempre più vicina, “Babbo!”, poi di nuovo “Babbo!”, e poi ancora una terza volta, totalmente disperata “Babbo!”. Non servono altre descrizioni per capire che è successo qualcosa di grave, di tanto grave. Bastano quei “tre babbi”, pronunciati, sempre più drammaticamente, uno dopo l’altro.

“Ci sono circostanze che le tornano alla mente?”, le chiede con garbata precisione la sua avvocata. Arianna parla di flashback, dove il presente le viene interrotto, lacerato e le memorie di quella giornata si impongono, suo malgrado. Memorie dirette insieme ad associazioni, ad immagini che, come in una staffetta insidiosa, le une dopo le altre, la riportano al trauma. Le danno fastidio i sacchi neri. Le evocano quello che fu utilizzato per portare via sua madre. Le campane immediatamente la riportano al giorno del funerale. Lo stesso quando gira in automobile, che sia la polizia, un’ambulanza, ma il suono di una sirena la riporta a quando i poliziotti, “quella mattina”, dice, hanno portato via suo padre. Non “una mattina”, ma “quella mattina”. Tanto è precisa e fissata nella mente.

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L’aula di corte d’assise a Ravenna durante il processo per l’omicidio di Ilenia Fabbri

Anche la notte non è di sollievo, in un modo, che più sintetico e chiaro non poteva utilizzare per esprimersi, dice: “Dormo poco. Dormo male.”

Le parole di Arianna raggiungono tutti. In un’aula attenta, dove si sentirebbe volare una mosca, la sua avvocata le chiede: “Ad oggi come descrive la sua vita?”. Arianna che non è stata mai in silenzio, ha trovato sempre le parole per rispondere alle domande. Anche a quelle più toccanti e dolorose, ma questa volta tace. Resta muta. Sono attimi di silenzio assoluto. Quella lunga pausa è l’immagine più nitida che mi è rimasta della giornata, tanto era espressiva. L’avvocata la guarda, si riavvicina il microfono: “Si sente una condannata? ” aggiunge. Quasi a porre una domanda definitiva. “Sì”, risponde la giovane, senza aggiungere altro. Esiste un detto, “si può cambiare mare, ma non si può cambiare cielo”. Come a dire che per quanto ci sforziamo di allontanarci dai nostri incubi, dai nostri pensieri, essi si ripongono. Il cielo è ovunque, e se il cielo sa di condanna pare non ci sia soluzione. È vero, ma non sempre. Non in modo assoluto. Bisogna riuscire a modificare il cielo. Modificarlo per quanto si riesce, ed adattarsi ad esso dove non è possibile cambiarlo. Ma il cielo, non i mari.

Sarà questa l’impresa per questa giovane donna. Un percorso impervio e faticosissimo, ma non è detto che non riesca a compierlo. E se fossero ancora presenti pensieri intrusivi, riuscire a dar loro il giusto significato. E da lì riguadagnare il più possibile».

Gettano rifiuti in mezzo alla strada, denunciate due 20enni incastrate dai video

Hanno anche preso a calci i cestini, nella centralissima via Cavour

Ragazze VandaliDue ragazze sono state denunciate dalla polizia locale dell’Unione della Romagna Faentina per aver gettato dei rifiuti in mezzo alla strada, la centralissima via Cavour, a Faenza.

Dopo aver passato una serata in un locale poco distante, le due (appena 20enni, entrambe faentine) sono state riprese da alcune telecamere della videosorveglianza intente a gettare rifiuti che erano accatastati accanto ad alcuni cassonetti della raccolta differenziata in mezzo alla sede stradale. Non paghe, si sono anche accanite contro alcuni cestini dei rifiuti che sono stati presi calci e il cui contenuto è stato sparso, anche in questo caso, sulla pubblica via.

Dopo il gesto vandalico le due sono state riprese dalle telecamere mentre salivano a bordo di un’automobile di colore bianco la cui targa era stata registrata solo in maniera parziale, ma che è poi stata ugualmente identificata dagli agenti della sezione di polizia giudiziaria del comando di via Baliatico.

Le due 20enni sono state quindi convocate negli uffici del comando e messe di fronte all’evidenza dei fatti, dopo essersi viste riprese dalle telecamere della videosorveglianza, hanno ammesso di essere loro le autrici dell’episodio vandalico. Sono state quindi denunciate per la violazione dall’art 674 del Codice Penale che punisce “chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone”.

Facevano lavorare i dipendenti in cassa integrazione: sottratti all’Inps 90mila euro

Quattro società nel mirino della Finanza: nello stesso periodo in cui chiedeva i contributi pubblici un’azienda stava perfino assumendo…

Guardia Di FinanzaLe Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Ravenna, nell’ambito delle attività di contrasto alle indebite percezioni di contributi pubblici erogati in conseguenza dell’emergenza epidemiologica, hanno individuato un gruppo di società collegate tra loro e operanti nel settore agro-alimentare che hanno richiesto e ottenuto i fondi della Cassa Integrazione Guadagni “Covid-19” e della Cassa Integrazione Salariale Operai Agricoli per numerosi dipendenti che invece andavano regolarmente a lavoro.

L’attività investigativa, eseguita dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Ravenna, ha preso le mosse da una preventiva analisi delle società beneficiare delle misure straordinarie di sostegno al lavoro, dalla quale sono emerse alcune aziende che, pur operando in settori economici che sono stati meno colpiti dalla crisi sanitaria in atto, nel corso del 2020 avevano fatto comunque ampio ricorso alla cassa integrazione guadagni per un numero consistente di dipendenti.

L’attenzione si è incentrata inizialmente su una società per azioni di medio-grandi dimensioni della provincia “avente quale oggetto sociale – scrive la Finanza in una nota inviata alla stampa – la lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi che, tra maggio e agosto 2020, aveva chiesto gli ammortizzatori sociali per 80 dei suoi 103 operai, dichiarando un forte calo della produzione dovuta alla crisi economica in atto, sebbene dall’analisi delle banche dati emergesse che nello stesso periodo l’azienda aveva perfino effettuato nuove assunzioni”.

I finanzieri hanno quindi deciso di avviare un’ispezione presso la sede aziendale e già al momento dell’intervento è stato riscontrato come molti dei lavoratori che quello stesso giorno risultavano percepire la cassa integrazione, in realtà, fossero presenti sul posto di lavoro.

Da qui i conseguenti approfondimenti, svolti anche attraverso l’analisi dei file rinvenuti ed estrapolati dai computer aziendali, dai quali emergeva una vera e propria contabilità parallela relativa all’effettiva presenza in servizio dei dipendenti, anche in numerose giornate in cui invece ufficialmente risultavano a casa usufruendo dei contributi pubblici della cassa integrazione guadagni.

Acquisite poi le dichiarazioni degli interessati e confrontate con la documentazione contabile e con le comunicazioni effettuate all’Inps in merito alle presenze giornaliere, è stato possibile verificare come la società avesse, per il periodo da maggio ad agosto 2020, falsamente fatto ricorso all’integrazione salariale per ben 75 dipendenti, percependo indebitamente contributi pubblici per oltre 60.000 euro.

Molti dei dipendenti sentiti dai militari hanno dichiarato di aver appreso di essere stati collocati in cassa integrazione solo dalla lettura della busta paga ma di aver, giocoforza, accettato la situazione. Alcuni hanno anche ammesso di aver percepito degli emolumenti aggiuntivi in nero per compensare la differenza tra lo stipendio pieno e la cassa integrazione.

Nel corso del controllo è quindi emerso come gli amministratori e i responsabili amministrativi della società ispezionata avessero posto in essere la medesima condotta illecita anche in altre 3 società agricole dagli stessi gestite, sebbene più piccole per dimensioni. Pertanto, gli accertamenti sono stati estesi anche nei confronti di queste ulteriori società ed è stata accertata l’illecita percezione degli ammortizzatori sociali anche in questi casi con riguardo ad altri 21 operai per un danno alle casse dell’Inps di ulteriori 30.000 euro.

Al termine delle operazioni, il legale rappresentante delle società e il responsabile amministrativo sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Ravenna per l’ipotesi di reato di indebita percezione di erogazioni in danno dello Stato e la stessa segnalazione all’Autorità Giudiziaria è stata formalizzata anche a carico delle stesse società beneficiarie.

Le condotte illecite constatate sono state quindi oggetto di segnalazione anche al competente ufficio dell’Inps per il recupero delle somme indebitamente percepite dalle quattro società, per un importo complessivo di circa 90.000 euro, corrispondente al pagamento di oltre 1.500 giornate-uomo di astensione lavorativa falsamente attestate all’Ente assistenziale.

Inoltre, anche i 96 dipendenti impiegati irregolarmente sono stati destinatari di sanzioni amministrative complessivamente pari a circa 200.000 euro.

Infine, è stata coinvolta la Procura Regionale della Corte dei Conti di Bologna per i rilievi conseguenti al danno dolosamente cagionato alle casse erariali.

Nel 1987 Alfonsine sconvolta da due tentate estorsioni e due omicidi in tre mesi

I tragici fatti accaduti nel piccolo paese della Bassa Romagna tra aprile e luglio: le vittime sono Pier Paolo Minguzzi e Sebastiano Vetrano, entrambi carabinieri. Tre uomini furono arrestati e condannati per il secondo episodio e ora sono a processo anche per il primo

Gennaio 1987
Il ventenne Pier Paolo Minguzzi, terzo genito di una facoltosa famiglia di imprenditori dell’ortofrutta di Alfonsine e studente universitario alla facoltà di Agraria di Bologna, viene assegnato alla stazione carabinieri di Mesola (Ferrara) in qualità di ausiliario per svolgere il servizio di leva.

18 aprile 1987
È il sabato di Pasqua, Minguzzi si presenta alle 19 a casa della fidanzata Sabrina ad Alfonsine e le annuncia di aver avuto una licenza fino al 22, la prima da quando era in servizio. Lo comunica anche ai carabinieri del posto come prevede il regolamento militare.

20 aprile 1987
Lunedì dell’Angelo. Al mattino i due fidanzati vanno a Marina Romea. Lungo il tragitto, verso le 11, vengono fermati e identificati da una pattuglia dei carabinieri in quello che appare come controllo di routine. La sera vanno al bowling di Imola con amici, al ritorno passano da Lugo e la ragazza guida la Golf rossa di Pier Paolo perché il giorno dopo ha l’esame di guida.

21 aprile 1987
All’1 di notte Minguzzi si rimette alla guida della sua auto e parte da casa della fidanzata per dirigersi alla casa di famiglia in via Reale che dista pochi minuti ma non arriverà mai. Alle 7.40 vengono informati i carabinieri. Alle 10 la Golf viene trovata parcheggiata in via dei Mille con la chiave inserita: la posizione del sedile lascia pensare che l’ultimo a guidarla fosse qualcuno più basso di Pier Paolo (Sabrina ricorda che il ragazzo lo aveva aggiustato dopo la sua guida). Alle 21 arriva la prima telefonata estorsiva a casa della madre: la richiesta è di 300 milioni di lire, una cifra relativamente bassa per un sequestro di persona e per le disponibilità della famiglia. Seguiranno altre nove telefonate in otto giorni.

29 aprile 1987
Alle 22.24 arriva quella che poi resterà l’ultima telefonata dei sequestratori. Risulta effettuata da una cabina in viale Canada a Lido delle Nazioni. I rapitori danno appuntamento al giorno seguente per un’altra telefonata ma la cornetta non squillerà.

1 maggio 1987
Dei canoisti in una gara sportiva scoprono un corpo nelle acque del Po di Volano nei pressi di Vaccolino, località nel Ferrarese tra i comuni di Comacchio e Lagosanto. È Pier Paolo Minguzzi, in testa un cappuccio con due fori per gli occhi, è legato con la tecnica del cosiddetto incaprettamento a una inferriata di 16 kg asportata da un casolare poco distante. L’autopsia dirà che è morto il giorno del rapimento.

12 maggio 1987
Una chiamata anonima al 113 tenta di depistare le indagini accusando Gian Carlo Minguzzi, fratello di Pier Paolo, di avere responsabilità nella vicenda e di aver organizzato la vacanza con la famiglia in Spagna nei giorni di Pasqua per costruirsi un alibi. Una perizia dirà che quella voce era la stessa delle telefonate estorsive. Ora il nastro con la registrazione non si trova più.

6 luglio 1987
Un altro industriale dell’ortofrutta di Alfonsine, Roberto Contarini,  riceve una telefonata anonima di minacce: gli chiedono 300 milioni di lire per non colpire i suoi familiari. I malviventi chiameranno altre tre volte, una anche nella camera di un albergo di Riccione dove Contarini trascorreva le vacanze.

13 luglio 1987
Alle 12.52 Contarini riceve una telefonata dagli estorsori e dice loro di aver recuperato solo 150 milioni. I malviventi dicono che bastano e gli ordinano di lasciarli alle 23 nel fosso accanto a via Reale nei pressi della casa cantoniera di Taglio Corelli. I carabinieri predispongono un’operazione per arrestare i banditi impiegando sul campo sei pattuglie da due uomini ognuna. Nell’imboscata muore il 23enne Sebastiano Vetrano, carabiniere del nucleo operativo, e vengono arrestate tre persone in flagranza.

28 novembre 1988
Sentenze di condanna (riconosciute le attenuanti generiche) per i tre arrestati per l’omicidio Vetrano: 25 anni a testa per Orazio Tasca e Angelo Del Dotto (quest’ultimo ha sparato a Vetrano), ventidue e mezzo per Alfredo Tarroni. I primi due sono carabinieri della stazione di Alfonsine, il terzo è un loro amico, un idraulico del paese che aveva svolto diverse manutenzioni alla caserma.

1996
La procura (pm Gianluca Chiapponi) archivia il fascicolo di indagine sulla morte di Minguzzi: nessun nome è mai stato iscritto nel registro degli indagati.

2018
La procura di Ravenna (pm Marilù Gattelli e Alessandro Mancini) riapre il cold case dopo un esposto presentato dai familiari di Minguzzi. Partono nuove indagini (affidate alla polizia), anche con la riesumazione della salma. Quattro indagati: i condannati dell’omicidio Vetrano e un carabiniere di Mesola.

17 maggio 2021
In corte d’assise a Ravenna comincia il processo per l’omicidio Minguzzi: gli imputati sono Tasca, Del Dotto e Tarroni che si dichiarano innocenti sin dal 1987. I tre affermano di aver sfruttato la paura diffusa in paese dopo il delitto Minguzzi come leva per minacciare Contarini.

Arcigay in piazza per il Ddl Zan: «Per tutelare le persone dai crimini d’odio»

Il 6 novembre in piazza Kennedy per sostenere il disegno di legge affossato in Senato

Arcigay 800x450L’Arcigay di Ravenna promuove una manifestazione in piazza Kennedy per il 6 novembre alle 17 a sostegno del Ddl Zan, dopo il recente stop in Parlamento. L’associazione a favore dei diritti civili vuole difendere «un disegno di legge che tutela le persone dai crimini d’odio».

Il presidente provinciale di Arcigay, Ciro Di Maio, afferma che il Ddl fissava l’illegalità dei comportamenti discriminatori relativi all’orientamento sessuale ed identità di genere: «Ravenna vuole mostrare alla politica che la società civile è stanca di rimanere in silenzio, che Ravenna Resiste. Ravenna vuole mostrare che trova vergognoso esultare per l’affossamento di una legge che tutela le vite. Ci saremo con i nostri volti, nomi e corpi perché non ci nascondiamo di fronte alla segretezza di un voto, ma rivendichiamo il nostro spazio».

Più Europa ha già annunciato la sua adesione: «Come persona e come co-portavoce – afferma Maria De Lorenzo –, voglio far sentire tutta la mia rabbia per quello che è successo al Senato; perché oltre all’affossamento di una legge che porta diritti e responsabilità, abbiamo visto la scena vergognosa di politici, Senatori della Repubblica, che gioivano e applaudivano come allo stadio per aver tolto la possibilità a delle persone di avere tutele ulteriori. Questo non deve più succedere, noi vogliamo che tutti possano essere tutelati allo stesso modo, senza discriminazioni per orientamento, genere o disabilità».

Covid, si “svuotano” le terapie intensive in provincia di Ravenna

 

Sono 43 i nuovi casi di positività al coronavirus registrati in 24 ore in provincia di Ravenna, su quasi 700 tamponi (dati aggiornati alle 12 di oggi, 2 novembre). Nessun nuovo ricovero, né decessi registrati in provincia.

IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 2 NOVEMBRE

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 433.011 casi di positività, 334 in più rispetto a ieri, su un totale di 15.962 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 2,1%, un valore non indicativo dell’andamento generale visto il numero di tamponi effettuati, che nei giorni festivi è inferiore rispetto agli altri giorni. Inoltre, in questi giorni, soprattutto i tamponi molecolari vengono fatti prioritariamente su casi per i quali spesso è atteso il risultato positivo.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 239 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 411.797. I casi attivi, cioè i malati effettivi, oggi sono 7.611 (+87). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 7.262 (+76), il 95,4% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano otto decessi: uno in provincia di Piacenza (un uomo di 76 anni), due nella provincia di Reggio Emilia (una donna di 87 anni e un uomo di 83 anni); due in provincia di Bologna (una donna di 84 e un uomo di 76 anni e); tre nella provincia di Forlì-Cesena (tutte donne, due delle quali di 84 e 85 anni decedute nel forlivese e una di 87 anni, deceduta nel cesenate).
In totale, dall’inizio dell’epidemia, i decessi in regione sono stati 13.603.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 29 (-1 rispetto a ieri), 320 quelli negli altri reparti Covid (+12).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 4 a Parma (numero invariato rispetto a ieri); 2 a Reggio Emilia (invariato); 3 a Modena (-1); 10 a Bologna (invariato); 3 a Imola (invariato; 4 a Forlì (invariato); 1 a Cesena (+1); 2 a Rimini (invariato). Nessun ricovero a Piacenza e Ferrara (come ieri), Ravenna (-1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 26.646 a Piacenza (+16 rispetto a ieri, di cui 10 sintomatici), 33.134 a Parma (+2, tutti sintomatici), 51.728 a Reggio Emilia (+17, di cui 12 sintomatici), 72.916 a Modena (+54, di cui 16 sintomatici), 90.823 a Bologna (+113, di cui 75 sintomatici), 13.833 casi a Imola (+5, di cui 3 sintomatici), 26.010 a Ferrara (+21, di cui 19 sintomatici), 34.881 a Ravenna (+43, di cui 30 sintomatici), 19.157 a Forlì (+13, di cui 12 sintomatici), 21.908 a Cesena (+21, di cui 17 sintomatici) e 41.975 a Rimini (+29, di cui 19 sintomatici).

Auto colpisce scooter, il preparatore atletico del Ravenna Fc vola nel canale

Scontro nei pressi dell’incrocio tra via Cerba e via Sant’Alberto: alcune fratture riportate dal 54enne Marco Torelli che è arrivato a pochi metri dall’acqua. Stava andando al campo sportivo

3Colpito da un’auto mentre in scooter andava al campo sportivo di Glorie per l’allenamento, a Ca’ Bosco il preparatore atletico del Ravenna Fc è volato nel canale Cerba – che corre parallelo all’omonima via – fermandosi sull’argine a pochi metri dall’acqua. L’incidente è accaduto ieri mattina, 1 novembre, e come si legge dai quotidiani in edicola oggi, il 54enne Marco Torelli ha riportato alcune fratture agli arti che sarebbero state un handicap pesante se fosse finito in acqua. L’incidente è avvenuto nei pressi dell’incrocio tra via Sant’Alberto: una piccola utilitaria lo ha travolto per cause ancora in corso di accertamento. Al momento sembra che la vettura abbiamo allargato la curva andando a colpire la moto. Esito negativo all’alcol test per l’automobilista.

7Sul posto, insieme ai soccorsi, è arrivato anche l’allenatore Andrea Dossena. Il tecnico stava percorrendo la stessa strada in auto diretto al campo e ha riconosciuto lo scooter steso sull’asfalto. Secondo quando riporta il Corriere Romagna, poco prima il tecnico aveva mandato un messaggio al collaboratore offrendogli un passaggio per evitare la pioggia. Torelli è stato portato all’ospedale Bufalini di Cesena.

L’arte del mosaico e la moda, una proposta per rilanciare l’eccellenza ravennate

 

Un intervento dell’associazione culturale Dis-Ordine come stimolo per rivitalizzare tradizione e attualità dell’arte musiva

Alta moda mosaici ravenna
Un vestito vella collezione Paris Byzance per Chanel del 2010 firmato da Karl Lagerfeld e Ispirato ai mosaici ai Ravenna

Riceviamo e pubblichiamo questo ampio e approfondito intervento dell’associazione culturale Dis-Ordine dedicato a uno dei possibili filoni di rilancio e rivitalizzazione della tradizione dell’arte musiva ravennate, ricchissima di esperienze e di declinazioni contemporanee, ma sempre alla ricerca di una piena valorizzazione. Una proposta che giriamo al sindaco e alla nuova giunta comunale che sul tema del mosaico dovranno nei prossimi cinque anni elaborare nuove ed efficaci strategie di tutela, visibilità e promozione.

«Raccontava Isotta Fiorentini Roncuzzi, indimenticata esperta di arte musiva, che Teodora nei sotterranei del Palazzo di Bisanzio aveva organizzato il primo atelier di moda per realizzare abiti con il bisso e con rare tinture di porpora, proprio quello che lei indossa nella rappresentazione nei mosaici di San Vitale a Ravenna realizzati nella metà del VI secolo d. C.
L’aneddotica storica non dovrebbe servire solo per alimentare lo stupore del lettore occasionale o per favorire il compiacimento di sé dell’esperto di turno, ma per favorire il pensiero creativo, interpretativo e progettuale dell’essere umano. Conoscere, avere cultura, riuscire ad orientarsi nei saperi, significa saper progettare il proprio presente e il proprio futuro.

Per qualsiasi persona di buon senso è innegabile che a Ravenna da tempo il piatto pianga. Fuor di metafora, la quota di cultura, di senso della storia, di visione prospettica, di concretezza fattiva dell’azione politica è purtroppo assai scarsa. Siamo in una fase di incertezze ma anche di ripresa dell’iniziativa politica e amministrativa e, come sempre accade, vi è un gran fervore di idee coniugate al condizionale: sarebbe una opportunità per la città… Ravenna potrebbe ospitare… si potrebbe organizzare…No, non può funzionare così la comunicazione: abbiamo la necessità di ancorarci alla storia e di ragionare. Proviamoci.

È di poche settimane fa la pubblicazione di una proposta di Federico Fronzoni (lanciata in occasioni delle recenti elezioni comunali), di aprire la città a sfilate di moda tra mosaici e monumenti cittadini. Il disegno di istituire una settimana della moda a Ravenna è di sicuro stimolo e di autentico interesse: vi troviamo l’eco di progetti già formulati in passato che tendevano a valorizzare il connubio moda e mosaico, rapporto da tempo intuito da artisti e stilisti di altissimo livello. Ottima idea dunque, un’idea da appoggiare e da perfezionare, ma anche un’idea che ha una sua lunga storia, forse ai più sconosciuta, un’idea che appartiene alla città, insomma già a disposizione a patto di saper ascoltare, scegliere e fare, perché è una delle tante idee non sfruttate.

Dobbiamo risalire al 1987 con l’esperienza della maestra della trasversalità creativa, Cinzia Ruggeri, geniale artista, designer, stilista che, seguendo il proprio genio visionario e surreale, coinvolse la mosaicista ravennate Luciana Notturni nella realizzazione di corpetti in mosaico che sfilarono a Milano.

Dieci anni fa il Liceo Artistico Nervi-Severini – fabbrica cittadina di idee e progetti, da troppi anni messo in stand by, ma che oggi ritrova tutta la sua potenzialità con una nuova dirigenza – aveva già posto l’accento sugli effetti e sulle suggestioni che i mosaici di Ravenna avevano suscitato nell’ambito della Moda contemporanea. Il progetto si concretizzò nel novembre del 2011 e prese il titolo de Il Filo di Teodora con la ricostruzione storica di abiti e tessuti bizantini in collaborazione con il Museo del Bisso di Sant’Antioco, con abiti realizzati da Monica Benini. A ispirare l’iniziativa era stata l’ultima sfilata di Gianni Versace che, poco prima di essere ucciso nel 1997 davanti alla sua villa a Miami Beach, anch’essa decorata con raffinati mosaici, aveva proposto una collezione ispirata agli splendidi modelli bizantini. D’altra parte quel «sono stato folgorato sulla via di Ravenna» è una dichiarazione attribuita direttamente a Gianni Versace in una sua biografia postuma ed è noto che le decorazioni sugli abiti della sua ultima sfilata di Firenze fossero ispirate proprio ai mosaici bizantini osservati in un suo viaggio fatto a Ravenna insieme al fratello Santo.

Sempre nella stessa iniziativa del liceo artistico si faceva riferimento anche alle creazioni del raffinatissimo Karl Lagerfeld. Il caso dell’artista tedesco è emblematico: dopo un viaggio a Ravenna produsse una linea di moda per la collezione Paris-Byzance per Chanel uscita nel 2010, nonché il libro fotografico Byzantine Fragments dedicato ai mosaici di San Vitale. Tutta la collezione era un richiamo continuo a Ravenna, una vera rielaborazione artistica in chiave contemporanea, senza mai cadere nella riproduzione pedissequa o seriale della gadgettistica industriale che ha ormai invaso la città un tempo capitale del mosaico.

Nel 2013 Domenico Dolce e Stefano Gabbana realizzarono a Milano una storica passerella sartoriale che celebrava il mosaico nella collezione dedicata alla stagione autunno/inverno, traendo ispirazione dai mosaici siciliani di Monreale e da altri esempi fiorentini. Anche in questo caso vennero coinvolti artigiani di altissimo livello per realizzare i mosaici su scarpe, abiti gioiello e borse, in una sinergia naturale tra moda e mosaico. Accomuna queste esperienze il fatto che all’epoca non sapemmo cogliere queste occasioni, surclassati dalla scena milanese, fiorentina o internazionale, occasioni perse come opportunità, perse come momenti di cultura, perse come possibilità di promozione turistica.
Ancora nel 2019 per la VI Biennale del mosaico contemporaneo – l’ultima che è stata organizzata prima delle amnesie di quest’anno – era stata fatta una proposta all’Assessorato alla cultura proprio per celebrare Karl Lagerfeld che, come abbiamo visto, aveva trasformato le visioni del mosaico di Ravenna in un prezioso testo fotografico e in una sfilata ispirata all’arte bizantina. Anche quella volta il suggerimento non trovò ascolto, nonostante l’eco mondiale che all’inizio di quell’anno aveva avuto la scomparsa dell’artista tedesco.

Akomena mosaico borsa Fendi
La borsa di Fendi realizzata a mosaico dallo studio Akomena di Ravenna

Nonostante tutto e spesso all’insaputa dei più, la storia delle relazioni tra la moda e il mosaico ravennate è andata avanti comunque ed è di poco tempo fa la notizia che Fendi ha scelto l’eccellenza della bottega Akomena di Francesca Fabbri per realizzare una collezione speciale della Baguette, la borsa iconica della famosa maison ideata nel 1997, nell’ambito del progetto Hand to Hand .

È un evidente riconoscimento a ciò che resta dell’arte musiva a Ravenna in sinergia con l’arte sartoriale di Casa Fendi, risultato di una sperimentazione continua e di una lotta impari contro l’invasione delle “cianfrusaglie”. In questo caso il legame con la tradizione non è affatto disconosciuto: compariranno le decorazioni con le stelle a otto punte del cielo di Galla Placidia cosicché la promozione di qualità dell’intera città è presto fatta.

Cosa che si è di nuovo concretizzata nell’installazione a Palazzo Rasponi del luglio scorso: cinque mosaici firmati da Marco De Luca e cinque modelli di moda firmati da Cristina Rocca. Non esiste solo il mercato del lusso: la nuova tuta dello sci club Orso Bianco, unico sci club di Ravenna, porta le decorazioni tratte dai particolari di alcuni mosaici di Galla Placidia a dimostrazione che comunque il marchio di Ravenna è e resta il mosaico.

Se si continua a pensare che con la cultura non si mangia, la ricerca si attenua, il pensiero si indebolisce e alla fine sparisce. Proprio per questo non può che essere accolta con entusiasmo la proposta di Federico Fronzoni, da noi vissuta come un’ulteriore occasione per ripensare e strutturare un’iniziativa che coinvolga vari soggetti della città e del territorio, allargato agli studenti delle scuole superiori, alle abilità sartoriali presenti nel territorio, agli stilisti di caratura nazionale e internazionale, auspicando un percorso virtuoso di iniziative che sappia inaugurare un nuovo modo di intendere e praticare le buone idee.

Lasciamo stare per un attimo il mosaico e mettiamolo in attesa. Per uscire dalle semplici intenzioni, facciamo un esempio concreto di come si potrebbe coniugare la conoscenza storica con un’iniziativa creativa: Guidarello Guidarelli, il cavaliere immortalato in tutta la sua bellezza nella scultura di Tullio Lombardo, al quale sono stati attribuiti nel tempo addirittura poteri taumaturgici. All’inizio del 1501 le truppe papali, di stanza ad Imola, si godevano il carnevale in attesa di sferrare un altro attacco contro l’autonomia romagnola e fra loro c’era anche il nostro Guidarello che venne a lite con un altro cavaliere per il prestito di una camicia ricamata da usarsi nei festeggiamenti.
A noi cosa resta nel presente, a parte l’aneddoto storico, incerto come ogni aneddoto che si rispetti? La camicia di Guidarello, un capo d’abbigliamento, dunque un oggetto simbolo della moda, ma nel nostro caso dal forte potere evocativo. Perché dunque non organizzare un concorso per produrre bozzetti da parte degli studenti delle superiori – non necessariamente solo del liceo artistico, perché il talento può nascondersi dovunque – visionati da stilisti di fama, così innescare quel processo virtuoso tra storia del territorio e creatività, sartoria, artigianato del settore, al quale poi agganciare altri eventi e attività legati alla musica, al teatro, alla danza, alla letteratura, per finire con una sfilata conclusiva tra le vie della città.

Quante confluenze e occasioni si possono produrre! Affidiamo questi stimoli al nuovo governo che deve gestire l’identità di Ravenna, la sua cultura, il mosaico, la moda, l’artigianato, sperando che non si esaurisca tutto nelle solite iniziative dal sapore propagandistico, ma che entrino come protagoniste nelle scelte strategiche dei prossimi anni.

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