domenica
17 Agosto 2025

«L’esperienza di Ravenna in Comune è chiusa. La lista non si presenti alle elezioni»

Il consigliere comunale e l’ex candidata a sindaco fanno emergere «contrasti aspri e posizioni inconciliabili»

Manzoli SutterPoche ore dopo il comunicato inviato alla stampa in cui Ravenna in Comune annunciava l’intenzione di presentarsi alle prossime Amministrative – dichiarando di non volersi alleare con la coalizione di centrosinistra – l’attuale consigliere comunale della lista (Massimo Manzoli) e l’ex candidata a sindaco del 2016 (Raffaella Sutter) ne inviano un altro in cui lanciano invece l’appello affinché Ravenna in Comune non si presenti alle elezioni.

Pubblichiamo integralmente qui sotto la nota di Manzoli e Sutter.

«I partiti che hanno dato origine a Ravenna In Comune – si legge nel comunicato – oggi si collocano in posizioni diverse soprattutto per quanto riguarda le alleanze elettorali, come abbiamo visto nelle recenti elezioni regionali e comunali. RiC è stata ed è comunque una realtà politica non riconducibile solo alla alleanza tra partiti. La sua caratteristica di essere contemporaneamente una lista civica ed un accordo tra partiti nelle elezioni del 2016 è stata un punto di forza. I partiti fecero un passo indietro e lo hanno fatto in tutti questi anni di legislatura. Nel 2021 non si è quindi stati nelle condizioni di ripartire dai partiti, l’unico possibile scenario per salvare l’esperienza di Ravenna In Comune sarebbe stato quello di ripartire da chi in questi anni c’è stato ed ha lavorato, senza spaccature, anche in tornate elettorali che hanno i nostri aderenti ai partiti collocati su fronti diversi».

«Due erano i punti fondanti di RiC nel 2016 – continuano Manzoli e Sutter -: unitarietà della sinistra e opposizione al Pd. Se si fosse ripartiti da questi e discusso solo di questi, in questa fase, già ad ottobre l’unica prospettiva sarebbe stata sicuramente di non trovare un accordo unitario che consentisse di proseguire l’esperienza di RiC. Tra ottobre, in cui in assemblea aprimmo la discussione proprio con questa riflessione, e oggi si è cercato di percorrere questa strada. In assemblea avevamo prospettato due scenari in previsione delle prossime elezioni comunali. Scenari che dipendevano, però, anche dalle scelte dei partiti di cui comunque molte delle persone che si riconoscono in RiC fanno parte, scelte che non sono solo su scala locale. Il primo scenario prospettato fu quello di non presentarsi come RiC alle prossime elezioni e chiudere l’esperienza unitaria, perlomeno come lista elettorale (salvaguardando l’esperienza come associazione culturale-politica di confronto di tutte le anime della sinistra ravennate). L’altro scenario proposto fu quello di rilanciare RiC, ripartendo dall’assemblea formalmente determinata, dai consiglieri e da chi comunque si riconosce e si è sempre riconosciuto in RiC. Questo ultima proposta e tentativo è stato portato avanti in questi mesi: si è costituita un’assemblea legittimata di RiC, raccogliendo le adesioni di tutte le persone interessate a continuare o ad aderire a RiC con diritto di voto. In questa fase nessun partito si è formalmente iscritto e ha formalmente aderito a RiC pur avendone possibilità statutaria. Ogni partito ha individuato, però, un referente (o più) che in questi mesi hanno ampiamente dialogato con i referenti politici Sutter e Manzoli ponendo di volta in volta le proprie richieste, rimostranze o le proprie condizioni minime per aderire ad un progetto comune».

«Rispetto al cronoprogramma ipotizzato e proposto in assemblea siamo quindi nella fase in cui l’assemblea stessa avrebbe dovuto decidere, prima di tutto, se ci fossero le condizioni affinché RIC si potesse presentare alle prossime elezioni. Nelle ultime due assemblee sono emersi contrasti aspri e posizioni ampiamente inconciliabili. L’assemblea di Ravenna In Comune ieri sera, e nessuno di noi due, ha visto, concordato, approvato né il testo né il titolo, né l’invio del comunicato fatto pervenire alla stampa questa mattina, comunicato che non rispecchia le diverse anime oggettivamente presenti nella nostra lista e associazione».

«Lo spostamento a ottobre delle elezioni comunali ci ha messo in condizione di tentare fino ad oggi di salvare l’esperienza “Ravenna In Comune” ma crediamo sia giusto lasciare a ciascun partito, movimento, singola socia o singolo socio, la libertà di poter fare le proprie scelte e i propri percorsi politici, essendo venuti a mancare tutti i minimi requisiti per il nostro progetto unitario».

«Massimo Manzoli continuerà a portare avanti le attività in consiglio comunale fino a fine consigliatura nel pieno rispetto del mandato e del programma politico se l’assemblea confermerà questo suo ruolo, ma siamo convinti che l’esperienza della lista per come nata nel 2016 sia chiusa e che l’associazione “Ravenna In Comune” e il simbolo di “Ravenna In Comune” non dovranno esser presenti alla prossima tornata elettorale per l’elezione del consiglio comunale di Ravenna nel 2021».

«Il lavoro fatto in tutti questi anni, gli spunti emersi nei recenti gruppi di lavoro programmatici, le decine di persone e collaborazioni strette durante questo mandato, potranno continuare a vivere nell’associazione “Ravenna In Comune” che potrà diventare un laboratorio politico di discussione per l’intera sinistra della nostra città».

Di nuovo sopra quota 100 i nuovi contagi in provincia. In regione calano i ricoveri

Nel Ravennate registrato un decesso, di un 85enne. Altri 16 in Emilia-Romagna

Tornano a salire oltre quota 100 i nuovi positivi giornalieri in provincia di Ravenna (dati aggiornati alle 12 di oggi, 30 aprile). Si tratta di 62 maschi e 44 femmine; 65 asintomatici e 41 con sintomi; 102 in isolamento domiciliare e 4 ricoverati.

Oggi la Regione ha comunicato 1 decesso per la provincia: un paziente di sesso maschile di 85 anni. Sono state comunicate 122 guarigioni.

IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 30 APRILE

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 369.250 casi di positività, 1.206 in più rispetto a ieri, su un totale di 30.758 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 3,9%.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 483 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 312.018.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 44.356 (+706 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 42.398 (+745), il 95,6% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 17 nuovi decessi: 1 nel piacentino (un uomo di 70 anni), 3 nel parmense (2 donne, di 62 e 96 anni, e un uomo di 72 anni), 3 in provincia di Reggio Emilia (tutti uomini, rispettivamente di 75, 77 e 92 anni), 2 in provincia di Modena (una donna di 81 anni e un uomo di 78), 4 in provincia di Bologna (3 donne, rispettivamente di 62, 91 e 93 anni, e un uomo di 89 anni), 1 nel ferrarese (un uomo81 anni), 1 a Ravenna (un uomo di 85 anni), 2 in provincia di Forlì-Cesena (una donna di 91 anni e un uomo di 82). Nessun decesso nel riminese.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 12.876.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 226 (-8 rispetto a ieri), 1.732 quelli negli altri reparti Covid (-32).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 9 a Piacenza (-1 rispetto a ieri), 22 a Parma (-2), 28 a Reggio Emilia (+1), 34 a Modena (-1), 56 a Bologna (-5), 11 a Imola (numero invariato rispetto a ieri), 25 a Ferrara (+1), 12 a Ravenna (invariato), 6 a Forlì (+1), 7 a Cesena (invariato) e 16 a Rimini (-2).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 22.945 a Piacenza (+63 rispetto a ieri, di cui 43 sintomatici), 26.204 a Parma (+146, di cui 76 sintomatici), 44.724 a Reggio Emilia (+151, di cui 74 sintomatici), 62.913 a Modena (+193, di cui 134 sintomatici), 78.898 a Bologna (+247, di cui 197 sintomatici), 12.305 a Imola (+26, di cui 9 sintomatici), 22.598 a Ferrara (+60, di cui 8 sintomatici), 29.243 a Ravenna (+106, di cui 41 sintomatici), 16.002 a Forlì (+64, di cui 51 sintomatici), 18.565 a Cesena (+64, di cui 51 sintomatici) e 34.853 a Rimini (+86, di cui 40 sintomatici).

I lavoratori del porto di Ravenna si fermano in solidarietà al morto di Taranto

Suonate anche le sirene delle navi. «Investire in sicurezza»

I lavoratori del porto di Ravenna hanno sospeso, alle 12 di oggi (30 aprile), ogni attività e osservato un minuto di silenzio e, contemporaneamente, le sirene delle navi presenti hanno suonato (nel VIDEO qui sopra), in segno di solidarietà alla famiglia di Natalino Albano, il lavoratore deceduto ieri per un incidente sul lavoro avvenuto nel porto di Taranto.

«Il giorno dopo la giornata mondiale della sicurezza registriamo la drammatica morte di un lavoratore portuale nel porto di Taranto – commentano i rappresentanti di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti -. Occorre mettere fine a questi tragici eventi e richiamare l’attenzione di tutti i soggetti preposti sui temi della sicurezza sul lavoro, tanto vitali per i lavoratori e le lavoratrici. A perdere la vita a seguito dell’incidente mortale sul lavoro al porto di Taranto, è stato un lavoratore di una impresa ex art.16 della L.84/94. Non è più tollerabile la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro, in modo particolare nelle aree, come i porti, dove si svolgono attività produttive in cui insistono complesse sinergie fra diversi mondi del lavoro».

«È urgente e necessario – continua la nota dei sindacati – che le istituzioni completino la normativa di riferimento per i porti, con particolare attenzione ai rischi da interferenza. È fondamentale che il sistema delle imprese investa nella cultura della sicurezza e della prevenzione se non si vuole continuare ad assistere ad una vera e propria strage di persone che vanno al lavoro e gli si vuole garantire il ritorno a casa dalle proprie famiglie alla fine del turno di lavoro. Esprimiamo profondo cordoglio alla famiglia del lavoratore deceduto e in segno di solidarietà di questo tragico evento proclamiamo un’ora di sciopero».

Di fronte a San Vitale apre un’osteria che vuole valorizzare le tradizioni romagnole

«Solo carne di maiale e “cortile”, pesce dell’Adriatico, rane e grano del miracolo»

Andrea RondinelliL’obiettivo principale è quello di «valorizzare il nostro territorio», riscoprendo i sapori di una volta, quelli «delle nostre nonne e bisnonne». A parlare è Andrea Rondinelli, della piadineria Mosaico di via Argentario, che proprio in queste ore sta ultimando i lavori per l’apertura, nella stessa via, a due passi dalla basilica di San Vitale, di una nuova osteria. Si chiama la Zabariona ed è un omaggio a un’ostessa di cui si parla anche nei Sonetti Romagnoli, Rosa Betti, padrona di casa del locale fuori da porta Adriana, dove si dice che si sia fermato anche Garibaldi.

Una ragione sociale che vuole omaggiare la Romagna come nelle intenzioni lo farà anche il menù, con 120 etichette di vini romagnoli e materie prime che mirano a valorizzare le eccellenze (presidi Slow Food e non solo) della regione e le tradizioni. Per la pasta e la piadina, per esempio, si utilizzerà – ci dice Rondinelli – «il “grano del miracolo” utilizzato nel ‘700 e riscoperto da poco sulle colline riminesi, mentre sfrutteremo anche la farina di mais, molto usata una volta da queste parti, con il mais “scavolino”, o del principe».

Andrea RondinelliUn menù di carne e di pesce che vuole distinguersi proprio per il legame con il territorio. «Proporremo solo il maiale, come da tradizione romagnola, e non il manzo, ma anche tutto il “cortile”, dalla quaglia al piccione e la faraona. E solo il pesce dell’Adriatico, niente gamberi, a parte quelli di fiume. Così come l’anguilla e le rane».

Un locale che vuole essere alla portata di tutti, dove non si pagherà il coperto, ma che vedrà in cucina uno chef con un curriculum importante, Luca Merendi, già al lavoro nelle cucine stellate di Bruno Barbieri e di Marco Cavallucci (alla Frasca).

Aperto a pranzo e cena, il locale proporrà già dalle 18 aperitivi con vini al calice a partire da 4 euro e taglieri con affettati particolari e d’eccellenza.

A regime, quando si potrà tornare a mangiare anche al chiuso, saranno a disposizione un centinaio di coperti. Al momento, con le regole anti Covid che permettono di utilizzare solo gli spazi all’aperto, saranno 50-60, grazie alla possibilità di sfruttare anche la veranda (coperta) interna.

L’Osteria della Zabariona si trova nei locali di via Argentario 19, che già ospitavano il Messurga e, più recentemente, I Birrattieri. «Ma il locale è stato completamente rinnovato», dice Rondinelli.

Quando chiuse l’Unità: «Non ero solo morta, avevo perso la mia identità»

Una testimonianza della giornalista Fransceca De Sanctis, ospite al teatro Rasi

FdesanctisorizzontalePubblichiamo un breve stralcio tratto dal romanzo di Francesca De Sanctis, “Una storia al contrario” (Giulio Perrone Editore 2020), una vicenda privata che diventa storia di una generazione. In questo passaggio l’autrice (giornalista e critico teatrale) racconta cosa si prova a perdere il lavoro e ripercorre quegli attimi in cui ormai la decisione è presa: l’Unità, il giornale fondato da Antonio Gramsci e per il quale Francesca lavorava dal 2002, interrompe le pubblicazioni.

De Sanctis sarà protagonista della giornata di domani (1 maggio) al teatro Rasi di Ravenna.

«Per l’Unità è finita oggi, ma hanno iniziato a ucciderla due anni fa. Noi non siamo mai stati indifferenti. Noi li odiamo gli indifferenti».

Finita l’assemblea sono tornata in teatro. Guardavo gli spettacoli con gli occhi gonfi di lacrime. Incontravo i colleghi delle altre testate e se mi chiedevano: «Come va?», io non rispondevo. Solo a un certo punto, quando ero già seduta in platea, ho sussurrato a un collega: «L’Unità cessa le pubblicazioni». Lui mi ha guardato con un’aria impietosita, ha iniziato a farmi delle domande, poi le luci si sono abbassate e lo spettacolo è iniziato. 

Mi sentivo fuori posto. Volevo tornare a casa, o almeno in albergo. Scrissi qualcosa su Facebook, annunciavo la sospensione delle pubblicazioni senza nascondere l’amarezza che provavo, il senso di vuoto che all’improvviso mi aveva colto, la disperazione nel perdere per la seconda volta il lavoro. Rimasi sveglia a lungo quella notte del 2 giugno 2017. Ripensai a tutte le cose belle, ed erano così tante. 

Ferita per la seconda volta. Uccisa insieme al mio giornale, l’Unità, e a tutti i suoi lavoratori, una trentina di persone tra giornalisti e poligrafici. In quell’oceano popolato di pesci grandi e piccoli, di ogni specie, non mi sentivo solo spaesata, ma diversa, marchiata, anonima. Ero stata privata di qualcosa di molto prezioso, il mio diritto al lavoro. E non potevo far niente per cambiare le cose.

Durante le mie poche ore di sonno sognai. Ma al risveglio non riuscivo a ricordare esattamente cosa. L’unico dettaglio che ricordavo era che nel sogno vedevo tutto sfocato. Sogni simili li avevo fatti molto tempo fa, prima che subissi l’operazione agli occhi per curare la miopia. In pratica nei miei sogni vedevo allo stesso modo in cui vedevo quando non portavo gli occhiali. Strano, pensai, tornare a fare quel tipo di sogno ora. Barcollavo, allungavo le braccia in cerca di un appoggio, non riuscivo ad avanzare perché avevo paura di cadere. Era così, stavo cadendo. 

Il giorno dopo, al mio rientro a Roma, passai in redazione per prendere delle cose che avevo lasciato lì. 

In realtà, tornai più volte nei giorni successivi. Avevo parecchi libri da portare via, ma soprattutto quella era la mia casa e io non riuscivo a farne a meno. Finché non ci hanno dato un ultimatum: sgomberare tutto entro la prima settimana di agosto. E così, il 4 agosto, andai per l’ultima volta in via Barberini, inscatolai tutto e con l’aiuto di Giampiero caricai i pacchi in macchina. Nel frattempo l’azienda si era affrettata a cambiare la serratura. Non aveva perso tempo a sbatterci fuori. E non solo. Ognuno di noi, nel raccogliere le proprie cose, doveva appuntare su un foglio di carta bianca l’elenco esatto di tutti gli oggetti che portava via: penne, libri, temperini, block notes, fotografie, quaderni pieni di appunti scritti fitti fitti, cartelle stampa. Ecco cosa rimaneva di me nelle stanze che mi avevano accolto negli ultimi due anni. Solo un elenco, composto da poche parole incolonnate. Che lasciai sulla mia scrivania. Salii in macchina e passammo per via Barberini. Guidava Giampiero, io guardavo fuori dal finestrino e mi tornò in mente una storia. Da piazza Barberini diversi secoli fa partiva un carro che trasportava i cadaveri sfigurati. Era una sorta di corteo funebre con varie tappe perché qualcuno potesse riconoscere l’identità di quei morti. Non ricordo chi mi aveva raccontato questa storia, nemmeno se l’avevo letta in qualche libro, ma sapevo che in quel momento parlava di me: non ero solo morta, avevo perso la mia identità. Chi mi avrebbe riconosciuta?»

Ravenna in Comune ha deciso: niente alleanza con il centrosinistra

«Contro stoccaggio Co2, contributi a scuole religiose e Ausl Romagna: cercheremo altre intese»

Ravenna in Comune

[AGGIORNAMENTO: a questo link la replica dei rappresentanti politici della lista, che smentiscono praticamente il comunicato qui sotto]

Ravenna in Comune scioglie le riserve e annuncia che non valuterà alcuna alleanza con la coalizione di centrosinistra che sosterrà alle prossime amministrative il sindaco uscente Michele de Pascale.

Si tratta della lista di sinistra (composta da cittadini e non “professionisti della politica”) alternativa al Pd che in questi cinque anni ha fatto opposizione all’Amministrazione De Pascale (nel 2016 prese il 6 percento), ma che ha all’interno diverse anime, tra cui anche quella che avrebbe valutato un’alleanza (come auspicava l’ex parlamentare Andrea Maestri).

L’assemblea che si è svolta giovedì sera però ha raggiunto una posizione chiara: nessuna alleanza con il centrosinistra (e naturalmente il centrodestra).

«Il nostro progetto – si legge in una nota inviata alla stampa -, a livello generale, è quello di realizzare una società fondata su una dimensione collettiva, più giusta e inclusiva rispetto a quella selettiva ed escludente del liberismo attualmente imposto come modello unico. D’altra parte, poiché ci dobbiamo occupare delle politiche da attuare nel territorio di Ravenna, queste politiche si declinano necessariamente in una dimensione locale. Pensiamo, tra gli altri, all’ambiente, alla sanità e agli altri pubblici servizi, alla scuola e alla cultura. Ne conseguono alcuni obiettivi per noi ineludibili e perciò non trattabili. Pertanto siamo fermamente convinti che non si può più aspettare sulla conversione a fonti di energia rinnovabili. Per questo motivo è sicura la nostra opposizione a qualsiasi nuova estrazione così come al progetto del nuovo impianto di stoccaggio di CO2. La privatizzazione su Sanità, scuola e altri servizi e beni di interesse collettivo deve essere interrotta e indirizzata verso la ripubblicizzazione degli stessi servizi, attraverso la loro internalizzazione anche a livello del lavoro. Una scuola ed una sanità veramente pubbliche implicano l’avvio di un processo che ha come proprio traguardo la cessazione di ogni convenzione con il privato, laico o religioso, e la messa in discussione di forme organizzative che hanno mostrato ampiamente i loro limiti durante l’attuale pandemia, come l’Ausl Romagna».

«Questi, e altri aspetti, non sono conciliabili con quanto svolto in questi anni e ancora rivendicato in questi giorni da centrodestra e centrosinistra – continua la nota -. Ravenna in Comune, mantenendo la propria identità di lista di cittadinanza, ricercherà invece le possibili intese programmatiche con partiti e movimenti con cui risulteranno condivisibili i valori che abbiamo qui esemplificato».

Nel primo anno di pandemia il 17 percento di morti in più dei 5 anni precedenti

Dati Istat. Nei dodici mesi fra marzo 2020 e febbraio 2021 in totale 5.515 decessi. Le prime vittime per Covid nel Ravennate a metà marzo 2020

Nei primi dodici mesi da quando il virus Sars-Cov-2 è comparso, in provincia di Ravenna le morti per qualunque causa sono state il 17 percento in più rispetto alla media dei cinque anni precedenti. I decessi da marzo 2020 a febbraio 2021 compresi, secondi i dati Istat, sono stati 5.515 mentre nel periodo 2015-2019 se ne registrarono 4.714 annualmente. Una differenza in numeri assoluti di 801. È significativo notare che alla fine di febbraio 2021 il conteggio totale delle morti con Covid come causa del decesso era arrivato a 821 (due mesi dopo ha superato mille).

In provincia di Ravenna la prima positività fu riscontrata il 28 febbraio 2020 a Lugo in un ventenne calciatore che giocava fuori regione. I primi morti per Covid arrivarono quindi giorni dopo. Ma i mesi neri per le vittime della pandemia sono stati tra novembre e gennaio: in quel trimestre si concentrano 653 vittime per il coronavirus.

Per i primi due mesi del 2021 non è ancora disponibile la suddivisione dei decessi in base alle cause di morte da parte di Istat, ma incrociando i numeri dell’Istituto di statistica con le comunicazioni della Regione sui decessi Covid emerge che a gennaio 2021 i morti per covid in provincia sono stati 4 su dieci, in linea con dicembre 2020. L’analisi dei decessi del 2020 in questo articolo.

Sorpresi sei clienti a mangiare all’interno, il ristorante Naif chiuso 5 giorni

«Abbiamo sbagliato, ma nel nostro locale c’è ricambio dell’aria: nessuno si è mai ammalato»

Naif«Ho sbagliato, ma non ho messo a rischio la salute di nessuno». È amareggiato il titolare del Naif, ristorante-pizzeria di via Candiano, tra i più noti di Ravenna, chiuso per cinque giorni dopo un controllo dei vigili di giovedì sera.

La sanzione è arrivata perché sono state sorprese sei persone a mangiare al chiuso, nonostante il nuovo decreto dia come noto la possibilità ai ristoranti di accogliere i clienti solo negli spazi all’aperto. «Era freddo, piovigginava, ci hanno chiesto la cortesia di mangiare al chiuso e ingenuamente abbiamo accettato – ci raccontano al telefono dal Naif -. Erano tutti regolarmente distanziati, in tre tavoli diversi, con la porta d’ingresso aperta. Sono persone che alloggiano in hotel della zona e che in hotel, secondo le norme vigenti, potrebbero mangiare al chiuso. Nei ristoranti, invece, purtroppo è paradossalmente vietato».

«Il nostro sistema di areazione di continuo ricambio dell’aria non permette che alcun virus stazioni all’interno – continua il ristoratore -, da noi nessun dipendente si è mai ammalato in questi 14 mesi, in cui abbiamo continuato a lavorare anche con l’asporto e il domicilio».

Il Naif al momento può contare su appena cinque tavoli all’esterno. «Ma appena ci sposteranno i cassonetti della spazzatura, come ci hanno promesso, metteremo un’ulteriore pedana esterna. Peccato non aver potuto invece installare un gazebo nella piazzola su via Magazzini Posteriori: dal Comune ci hanno detto che non si può perché c’è il marciapiede, presente però anche dall’altro lato della strada. A parole tutti dicono di voler aiutare i ristoratori, ma nei fatti…».

Il Naif riaprirà mercoledì 5 maggio, una volta terminata la sanzione. «Un ulteriore danno per il fatturato, dover restare chiusi nel weekend del 1 maggio»,

Calano i ricoveri Covid in terapia intensiva: sono il 31 percento dei posti totali

Venti giorni fa era al 45. Nell’area non critica occupazione al 27

Infermiere CovidNonostante l’indice Rt sia in leggera risalita, in Emilia-Romagna continuano a migliorare i dati relativi ai ricoveri di pazienti Covid.

Secondo i dati Agenas, aggiornati a ieri pomeriggio (29 aprile) in regione la percentuale di pazienti Covid-19 ricoverati in terapia Intensiva rispetto ai posti letto disponibili è infatti scesa al 31 percento (in Italia è al 29), poco sopra il 30, considerata la soglia critica dal ministero della Salute. Un calo costante che ha permesso di recuperare 14 punti percentuali in soli 20 giorni: il 9 aprile infatti l’occupazione era al 45 percento.

Ancora migliore la situazione dell’area “non critica”, per cui si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia. In Emilia-Romagna l’occupazione è al 27 percento (in Italia al 30), lontana dalla soglia critica che in questo caso è considerata il 40 percento.

Al cinema prima del coprifuoco: le sale aperte a Ravenna e Faenza

Riprese le proiezioni al Jolly, Mariani, Sarti e Italia. Sugli schermi anche “Nomadland”, film che ha trionfato agli Oscar

Cinemaincentro
Il cinema riaperto a Faenza

In provincia di Ravenna hanno riaperto i cinema. In attesa delle multisale, ancora chiuse fino a data da destinarsi, sono infatti ripartiti con le proiezioni i cinema più piccoli.

Il primo in città, a Ravenna è stato il Jolly, in borgo San Rocco, ieri sera (29 aprile). In programmazione (per un numero di spettatori ridotto di circa un terzo a causa delle norme anti Covid) Est dittatura last minute, la storia di tre ragazzi che lasciano la tranquilla Cesena in cerca di avventura (con protagonista anche un attore ravennate). Rimarrà in cartellone fino a martedì prossimo, con unica proiezione tutte le sere alle 19.30; domenica ci sarà un turno anche alle 17.30 (prenotazioni al 380 4352806).

Oggi – a differenza di quanto comunicatoci pochi giorni fa – a Ravenna riapre anche il Mariani. A partire da venerdì 30 aprile è in proiezione infatti Nomadland, pellicola vincitrice di tre premi Oscar.

Anche in questo caso la capienza è ovviamente ridotta e sono stati studiati nuovi orari (alle 17 e alle 19.45) compatibili con il coprifuoco delle 22 (con una formula che abbina al film anche la cena scontata al ristorante Passatelli, se si vuole).

La stessa società che gestisce le proiezioni del Mariani – Cinemaincentro – ha infine riaperto le sale di Faenza, il Sarti e l’Italia, rispettivamente sempre con Est dittatura last minute e Nomadland.

Weekend in zona gialla, Coldiretti lancia il cestino da picnic a km zero

Il mercato di Campagna Amica propone i prodotti dei coltivatori locali: ogni cliente potrà comporre la sua agribag per la scampagnata fuori porta. Sperando nel clima…

 MG 9429 LowArriva il primo weekend in zona gialla in Emilia-Romagna, che coincide con la festività dell’1 maggio, e il mercato di Campagna Amica di Coldiretti lancia il kit per l’agri-scampagnata a km zero: un cestino da picnic da riempire nel negozio di via Canalazzo a Ravenna con i prodotti del territorio

Nella giornata del 30 aprile il Mercato sarà aperto dalle 14.30 alle 19 (mentre sabato 1 maggio osserverà la chiusura festiva) e i consumatori potranno comporre le proprie agribag assaggiando e scegliendo tra i prodotti esposti con i suggerimenti e i consigli utili degli agricoltori del mercato.

Due le possibili varianti dell’agribag, tutte con prodotti a km0: tradizionale e vegetariana, ma il consumatore avrà piena libertà di comporre il cestino secondo i propri gusti.

Inoltre, i cittadini-consumatori visitando il mercato potranno anche scoprire le attività che gli agriturismi e le fattorie didattiche della rete locale Campagna Amica-Terranostra hanno in serbo per questo weekend.

Ancisi (Lpr): «Un supermercato nell’area ex Amga in centro è fuori posto»

Per il consigliere comunale si rischia una concentrazione di traffico eccessiva. Ma riconosce che finalmente viene affrontato il tema del degrado

Il consiglio comunale di Ravenna ha approvato il progetto privato di riqualificazione dell’area ex Amga tra via di Roma e via Venezia con la realizzazione di un supermercato e una palazzina di appartamenti e la scelta non piace al consigliere Alvaro Ancisi (Lpr).

Poca porzione di verde pubblico e un volume preponderante di nuove edificazioni: queste le ragioni di Ancisi. Che critica i 4.140 metri quadrati di nuova edificazione di cui 1.400 per un palazzo residenziale e 1.800 per un nuovo supermercato alimentare. «Questa scelta attrae volumi di traffico insopportabili nel quadrante circolatorio a senso unico, già molto sovraffollato, composto da via di Roma, con la discesa sregolata e caotica da via Sant’Alberto (discesa da cui viene addirittura aperto un ingresso carrabile verso le aree private della nuova lottizzazione), da via Venezia, da via Rocca Brancaleone e dalla Circonvallazione dei Goti».

Ci sono anche dei punti favorevoli, secondo il consigliere comunale, per il progetto: «Solleva finalmente una piccola area pregiata del centro storico dal degrado indecente, circa ventennale, in cui è stata precipitata dalla scelta politica di farvi una pesante lottizzazione edilizia. Fa carico alla proprietà privata dell’area (comunale per quasi un secolo e mezzo, poi venduta) di restaurare il tratto delle mura storiche che la separa dalla Circonvallazione dei Goti, di preservare ad uso pubblico sociale aggregativo il fabbricato con ciminiera, testimonianza archeologica industriale dell’ Officina del Gas risalente al 1863, e di voler tracciare un percorso ciclopedonale di connessione tra le mura di Porta Serrata e la Rocca Brancaleone».

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