L’apolide Maestri lancia Ravenna Solidale, «una federazione unica per la sinistra»

L’ex parlamentare al lavoro con Ravenna in Comune, parla del suo progetto di alleanza con il Pd

Andrea Maestri

Andrea Maestri

Ex parlamentare, avvocato, vicepresidente della consulta provinciale antifascista, scrittore a tempo perso, il 46enne Andrea Maestri è forse il volto più noto in città della sinistra cosiddetta alternativa al Pd (lui che nel Pd ci era “nato”).

Inevitabile farci una chiacchierata, una volta scoperto che è al lavoro per costruire il programma di Ravenna in Comune – la lista che in questi cinque anni ha fatto opposizione in consiglio comunale e che al momento si sta interrogando sulla possibilità di valutare un’alleanza con la coalizione di maggioranza di centrosinistra – in vista delle prossime elezioni amministrative.

Maestri, si vuole candidare a sindaco?
«Per carità, no (ride, ndr), se dovesse servire un candidato, quello naturale sarebbe il consigliere uscente Massimo Manzoli. Io mi limito a dare una mano, a titolo personale, come sorta di cerniera tra le due anime che al momento si stanno confrontando all’interno di Ravenna in Comune. Personalmente sono tra quelli che ritengono che un confronto con la coalizione di centrosinistra vada assolutamente fatto, partendo dai programmi».

Crede quindi cha Ravenna in Comune sia compatibile con l’attuale coalizione di maggioranza?
«Ritengo che questa maggioranza sia conservatrice, con pochissimi margini di innovazione e creatività. Ma mi auguro che ci sia il tempo per fare scelte un po’ più coraggiose. Sarebbe bello sperimentare per la città uno schema nuovo».

Con Movimento 5 Stelle e Pri?
«Prima bisognerebbe capire qual è il Movimento 5 Stelle a Ravenna, con Maiolini (consigliere del Gruppo Misto, ndr) per esempio abbiamo molte cose in comune. Il Pri, invece, limita molto la possibilità di ampliare lo schieramento».

Come giudica questi cinque anni di De Pascale e del centrosinistra?
«Senza infamia e senza lode. Abbastanza piatti. Devo dare atto al sindaco di una certa capacità comunicativa e nel tessere relazioni, ma non mi pare ci sia stata una giunta in grado di spiccare per qualche particolare idea o capacità di innovazione. È stata una discreta giunta di centrosinistra, nulla più, molto allineata alle vecchie».

In che cosa chiede invece un cambio di passo?
«Nelle persone innanzitutto. In tanti anni di politica mi sono reso conto che più che i partiti, contano le persone, che devono però essere messe nelle condizioni di incidere. Faccio un esempio: l’assessora Valentina Morigi è molto in gamba, molto capace, ma non si è potuta esprimere al meglio, non ha avuto margine di manovra. L’impressione è che il Pd sia ancora una forza troppo influente, con l’obiettivo della conservazione, anche in senso buono per carità, visto che sul territorio è stato possibile mantenere comunque uno stato sociale inclusivo. Ma per la mia città, dopo questa pandemia, questa crisi economica, le fratture sociali, spero in qualcosa di veramente coraggioso, in grado di dare voce al nuovo proletariato, che è composto anche da molti colleghi, liberi professionisti».

Qual è quindi il suo appello alla sinistra in vista delle Amministrative?
«Io credo sia necessario avere il coraggio di abbandonare i propri recinti, i simboli, per costruire un progetto davvero di tutta la sinistra ravennate, in grado di federare tante forze sotto un unico comune denominatore che è quello della solidarietà. Ecco, vorrei lanciare l’appello per la nuova Ravenna Solidale, in grado di unire Rifondazione e i Fridays for Future, Ravenna Coraggiosa e le Sardine, Ravenna in Comune e le associazioni di volontariato».

Ma Rifondazione ha già detto di voler correre contro il centrosinistra mentre Ravenna Coraggiosa nasce come lista a sostegno di De Pascale…
«Con il rischio che diventi solo una tra le altre liste a sostegno del sindaco uscente. Mentre il rischio per Rifondazione è continuare a fare battaglie solo di testimonianza. Un’unica federazione di sinistra non deve essere “anti”, contro il Pd, anche per una mera questione matematica: se si vuole incidere sulle decisioni politiche, è necessario avere maggiore rappresentanza. Un’unica Ravenna Solidale, ecologista e progressista, contribuirebbe invece a spostare un po’ più a sinistra l’azione di governo della città. Una volta costruito questo progetto si dovrà per questo motivo lavorare per trovare un’alleanza con la coalizione di De Pascale, sulla base dei programmi».

Lei al momento a quale partito si sente più vicino a livello nazionale?
«Mi definisco un apolide della sinistra, rivendico questa mia non appartenenza a nessun gruppo o partito e quindi a tutti. Le loro battaglie sono anche le mie. Sto semplicemente cercando di dare il mio piccolissimo contributo per far avvicinare le isole dell’arcipelago della sinistra».

Cosa ne pensa del nuovo Governo Draghi?
«Non posso che provare molta, molta freddezza, come ho sempre vissuto con molta freddezza il passo indietro della politica davanti ai tecnici, all’alta burocrazia. Sappiamo tutti cosa incarna Draghi, è intuibile dalla sua storia: non certo una persona affezionata a temi che stanno a cuore alla sinistra. Oltretutto potrà agire praticamente senza opposizione. Lo spero, ma non credo che sarà particolarmente innovativo nelle scelte rivolte alla popolazione più in difficoltà, da grande banchiere qual è. Ma Draghi è solo il frutto dell’inadeguatezza dei leader della sinistra italiana, che mancano di coraggio e visione: più comodo trovare un loro sostituto…».

E Renzi? Ha lavorato per Draghi?
«Credo si lavorasse in molti ambienti al superamento del governo giallorosso, verso cui ho provato una sorta di amore-odio. E che Renzi abbia eseguito il mandato di gruppi di potere che spingono da mesi per l’avvento di un nuovo governo di questo tipo».

Cosa ricorda della sua avventura in Parlamento?
«Un’esperienza positiva: quando si ha la passione della politica è fantastico poter avere la possibilità di concretizzarla attraverso progetti di legge, così come poter interrogare un ministro su temi ampi, per esempio. Mi sono potuto occupare di temi a me cari come i diritti della magistratura onoraria, dei carcerati, delle donne detenute con minori, di casa, antifascismo, laicità. E credo da “secchione” come mio solito, sempre presente».

Cosa non funziona, nella macchina parlamentare?
«Ci sono alcuni meccanismi, come il funzionamento delle commissioni, in cui si percepisce la primazia del Governo, lo spazio limitato che hanno i singoli parlamentari. A maggior ragione quelli di opposizione. In questo senso la cosa più dolorosa è stato l’aver dovuto avere a che fare con l’abuso della decretazione di urgenza, con la fiducia che tronca il dibattito parlamentare. Auspicherei molto il ritorno a un parlamentarismo vero. Che dovrebbe essere favorito da un sistema proporzionale, in grado di garantire maggiore rappresentanza».

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