giovedì
18 Settembre 2025

Nuovo mercato coperto, i dettagli. Sarà aperto tutti i giorni dalle 8 a mezzanotte

Coop Alleanza 3.0: «Noi ci saremo in punta di piedi, con un piccolo negozio». Leonardo Spadoni: «Sarà vario e mai noioso». Una dozzina di punti vendita, dalla pizza alla griglia, dal pesce alla birra appena fatta. Investimento da 13 milioni di euro

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Un rendering del mercato coperto

Inaugura alle 10.30 del 5 dicembre il nuovo mercato coperto di Ravenna, in piazza Costa, che resterà aperto tutti i giorni dalle 8 a mezzanotte.

Non un nuovo supermercato, ha cercato di spiegare in tutti i modi Coop Alleanza 3.0 durante la presentazione alla stampa –, ma «una nuova piazza» per la città, da vivere a qualsiasi ora del giorno e della sera e dove Coop – hanno assicurato gli stessi dirigenti della cooperativa – entrerà «in punta di piedi», con «un piccolo negozio».

La parte del leone, come ormai noto, la farà invece il gruppo Molino Spadoni che nel nuovo mercato coperto metterà in mostra tutte le sue eccellenze (tra cui spicca la Mora romagnola allevata in collina), in una dozzina di punti vendita/ristoro diversi, dove si potrà acquistare per portare a casa oppure consumare sul posto. Si va dalla macelleria con grande griglia alla pescheria, dalla birra fresca («che arriverà ogni giorno appena fatta dal nostro birrificio», ha spiegato lo stesso Leonardo Spadoni) alla piadina, dal banco salumi ai formaggi, dalla pizza alla pala al ristorante più classico, dallo spazio “succhi, estratti e centrifughe” alla pasticceria e alla pasta fresca.

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Il cantiere del mercato coperto

Accanto a tutto questo, appunto, 230 metri quadrati a disposizione di Coop, con ortofrutta biologica, salumi, latticini, surgelati e poi prodotti non alimentari come telefonia, lampadine, complementi per la cucina, la casa e cancelleria. E a completare l’offerta, anche l’inserimento del rinomato marchio Caffè Pascucci, che gestirà il bar-caffetteria-gelateria.

Saranno presenti, al piano superiore, anche un angolo libreria (gestito ovviamente da librerie.coop), temporary shop e uno spazio per eventi e spettacoli, che Ravenna Festival ha già promesso di sfruttare durante la prossima edizione della prestigiosa rassegna.

Negozio1Il nuovo mercato è stato presentato alla stampa in municipio, dove si è fatto riferimento ai ritardi estenuanti («è stato un cantiere affascinante e molto complicato – ha sorriso Elio Gasperoni, in rappresentanza sempre di Coop –, con un’infinità di piccoli problemi, ritrovamenti archeologici e vicissitudini che hanno coinvolto anche le aziende che ci hanno lavorato») che il sindaco Michele de Pascale si è però buttato alle spalle. «L’importante è che sia stato fatto un investimento così importante in un periodo così complicato, da due eccellenze del territorio», ha dichiarato De Pascale. L’investimento è stato infatti importante e più oneroso del previsto, con oltre 10 milioni di euro investiti in particolare nella ristrutturazione da Coop Alleanza 3.0, che si era aggiudicata il bando del Comune in project financing e la gestione per 35 anni, a cui vanno aggiunti i 2,7 milioni di Molino Spadoni per l’allestimento degli spazi e la gestione del nuovo mercato, che occuperà circa 40 persone, quasi tutte a “carico” appunto di Spadoni.

Negozio2«Sarà prima di tutto un luogo all’insegna della varietà – ha dichiarato ancora Leonardo Spadoni – che cambierà con il passare delle stagioni, per non far mai dire a nessuno di “averlo già visto”, un posto che nei nostri obiettivi per prima cosa non deve essere noioso». E per renderlo ancora più originale, Spadoni ha scelto per arredarlo («non avendo potuto attaccare un chiodo, essendo una struttura vincolata dalla Soprintendenza») pezzi unici di antiquariato e modernariato allo scopo di rendere l’ambiente caldo, «con mobili veri», dice, e anche una grande voliera in ferro battuto del secolo scorso trasformata in lampadario.

Negozio3Il nuovo piano rialzato sarà accessibile grazie a una scala pedonale aperta, due scale di sicurezza, una scala mobile e un ascensore centrale. All’ingresso è tornata a casa la coppia di delfini, o pistrici, il grande gruppo scultoreo di pietra simbolo di fortuna e ricchezza che da sempre rappresenta il Mercato e la Casa Matha, l’antica corporazione medievale dei pescatori.

Il negozio Coop fino al 6 gennaio resterà aperto dalle 8 alle 21.

Una ravennate sul tetto del mondo a Miami: «Che ricordi con Williams agli Us Open»

Giulia Casoni, in passato anche 83esima nel ranking Wta, protagonista nell’Italia che ha vinto i Mondiali Over 40: «Emozionante tornare in campo, vincere una sorpresa. Consigli ai giovani? Oltre al talento servono risorse economiche…»

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Giulia Casoni (la seconda da sinistra) in festa con il tricolore dopo la vittoria

Sventola nel cielo degli Stati Uniti, anche per merito di una bizantina “d’adozione”, la bandiera tricolore. In un periodo molto positivo per il tennis italiano, una splendida vittoria è stata centrata dalle azzurre ai campionati iridati Senior Itf disputati a Miami, in Florida. Nella categoria Over 40 femminile il quartetto azzurro ha infatti conquistato l’importante ma poco celebrato trofeo. Tra le protagoniste dell’impresa c’è Giulia Casoni, che assieme ad Alice Canepa, Valeria Madaro ed Elena Pioppo ha portato l’Italia sul tetto del mondo.

Nata a Ferrara nel ’78, la ex allieva di Urbinati abita a Ravenna da più di dieci anni, dove vive con il marito Paolo e i figli Diego e Anita e dove insegna a giocare a tennis. Casoni può vantare un curriculum di tutto rispetto, in quanto nel 2001 ha raggiunto la 83esima posizione nel ranking Wta del singolo e nello stesso anno la 51esima in quella del doppio, vincendo anche tre tornei.
«È stato bello – inizia a raccontare – tornare in campo per una competizione agonistica. Non lo facevo da tempo ed è cominciato tutto quasi per scherzo, da una telefonata di Alice Canepa, che conosco fin dagli anni della Juniores. È la capitana della nazionale veterani e mi ha chiesto se volevo far parte della squadra. Non ho saputo dire di no…».

Come è stata l’esperienza ai Mondiali Over 40?
«Faticosa, in quanto non ero molto allenata. Ho iniziato giocando solo nel doppio, poi però sono stata schierata anche nel singolo. Il livello del torneo era buono, in particolare quando siamo entrate nel tabellone principale. Nei quarti abbiamo sconfitto 3-0 la Gran Bretagna, in semifinale 2-1 la Spagna, ma è nella finale con la Francia che abbiamo realizzato il nostro piccolo capolavoro. Nel singolo ho battuto Jalade, ma Canepa ha perso, facendosi male. Nel doppio decisivo sono stata quindi affiancata da Pioppo e si è rivelata una battaglia, dove l’abbiamo spuntata 6-4 nel terzo set».

È stato emozionante sentire di nuovo il brivido della vittoria?
«Sì, anche perché è stata una cosa inaspettata. È stata una gioia doppia, in quanto a Miami eravamo accompagnati dai nostri familiari, che hanno fatto un grande tifo. È stato stupendo abbracciare i miei figli a fine partita».

E l’adrenalina della competizione agonistica?
«Quella è venuta fuori in modo naturale, appena scesa in campo. Era da tanto che non giocavo e mi ero allenata davvero poco, ma la grinta di un tempo è emersa subito».

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Giulia Casoni in azione a Miami

Quando aveva smesso di giocare?
«A livello Wta nel 2004, ma ho comunque continuato disputando il campionato di Serie A nelle fila del Circolo della Stampa – Sporting di Torino. Sono ancora tesserata, ma è da un paio d’anni che ho appeso la racchetta in modo definitivo».

Cosa fa adesso?
«La mamma a tempo pieno e la maestra di tennis, facendo lezioni private al Circolo Mattei di Ravenna, dove ho una decina di allievi. In più nel weekend insegno anche al Circolo Estense di Ferrara. Nel frattempo mi sono laureata in Scienze Politiche, ramo relazioni internazionali. Ho quindi poco tempo per allenarmi, ma la voglia di giocare resta sempre».

Da dove nasce la scelta di vivere a Ravenna?
«Dal fatto che a Marina di Ravenna ho conosciuto mio marito Paolo, giocando a beach tennis. Da lì è iniziata la mia nuova vita».

È intenzionata a difendere il titolo appena vinto a Miami?
«Se ci sarà la possibilità, certo che lo farò. Sarebbe davvero molto bello».

Come giudica il tennis di adesso rispetto a quello di venti anni fa?
«Oggi è tutto più veloce e fisico, mentre una volta avevano un peso maggiore la tecnica e il “tocco”. Quando mi capita guardo volentieri le partite, ma non seguo il tennis come una volta».

Quali sono state le sue soddisfazioni più grandi in carriera?
«Oltre a vincere tre titoli nel doppio, di sicuro affrontare Serena Williams al terzo turno degli Us Open, sul campo centrale, riuscendole a strapparle anche sei game. Sono arrivata anche ai sedicesimi del Roland Garros, a Parigi, ai quarti degli Internazionali d’Italia a Roma, e ho partecipato a Wimbledon e agli Australian Open. Più di tutto è però stato stupendo vestire la maglia azzurra nella Federation Cup, contro la Croazia. Una emozione indescrivibile».

Cosa consiglia ai giovani che oggi si avvicinano al tennis?
«All’inizio si tratta di uno sport aperto a tutti. Se però si vuole fare il salto di qualità, soprattutto nei primi tempi quando si cerca di intraprendere la carriera professionistica, è necessario avere delle buone risorse economiche. Quando cominciai a girare il mondo, i miei genitori dovettero fare tanti sacrifici. È una vita dura, in particolare quando si prova a uscire dal limbo dei Challenge per entrare nel giro dei tornei migliori, ma che può dare anche enormi soddisfazioni».

Ravenna, lunghe code domenica pomeriggio per vedere i Lego al museo

Al Mar grande successo per il Brick Festival. L’ingresso era gratuito anhe per la mostra di Riccardo Zangelmi

Fila LegoGrande successo, come da previsioni, per il Brick Festival di Ravenna, la rassegna dedicata a tutti gli appassionati del mondo Lego che si è svolta nel weekend al Mar-Museo d’Arte della città, in via di Roma.

Il clou nel pomeriggio di ieri, domenica 17 novembre, con una lunga coda che dall’ingresso del museo arrivava fino alla strada. Almeno un’ora e mezza, secondo le testimonianze raccolte, l’attesa per entrare.

La rassegna, organizzata dal gruppo Romagna Lug, vedeva appassionati della zona, e non solo, esporre le proprie opere in mattoncini, alcune davvero sbalorditive, come la basilica di San Vitale.

Per l’occasione era in via eccezionale a ingresso libero anche la mostra allestita nell’ambito della Biennale del mosaico di Ravenna di Riccardo Zangelmi, unico artista certificato da Lego in Italia.

Qualità della vita, Ravenna è 57esima in Italia, penultima in Emilia-Romagna

Nella tradizionale classifica di Italia Oggi. Guadagnate tre posizioni rispetto all’anno scorso

Ospedale Di RavennaRavenna guadagna tre posizioni ma resta nella seconda metà della tradizionale classifica annuale della qualità della vita redatta da ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni, giunta alla sua ventunesima edizione.

Ravenna si piazza infatti al 57esimo posto (contro il 60esimo di un anno fa), penultimo capoluogo dei nove dell’Emilia-Romagna, davanti solo a Rimini (60esimo).

A vincere è ancora una volta Trento, davanti a Pordenone e, a chiudere il podio, Sondrio.

Dal Kosovo agli schiavi dei pomodori: «La mia esperienza con Nazioni Unite e Msf…»

Andrea Accardi, direttore del settore hospitality delle Terme di Punta Marina, per dieci anni tra profughi e rifugiati: «Si utilizzano gli sbarchi per ottenere consenso, ma non si pensa ai 2 milioni di giovani qualificati che lasciano l’Italia…»

Andrea Accardi
Andrea Accardi in una foto durante la sua esperienza da cooperante

Direttore del settore hospitality delle Terme di Punta Marina, Andrea Accardi ha lavorato per dieci anni nell’ambito della cooperazione internazionale, con ruoli di primo piano in Medici Senza Frontiere. «Ho una passione direi innata per le minoranze – ci racconta al telefono – che ho coltivato negli anni dell’università, avendo anche la possibilità grazie a una borsa di studio di trascorrere un periodo negli Stati Uniti, dove ho potuto affrontare il tema della autodeterminazione delle Nazioni Indiane».

Con un master (alla prestigiosa London School of Economics and Political Science) in Studi Europei e una tesi sulla guerra in Bosnia, l’esperienza sul campo di Accardi parte con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) a fine anni novanta proprio nei Balcani, dove si occupa dell’integrazione dei rifugiati bosniaci in Slovenia e dei profughi della guerra in corso in Kosovo.
In Medici Senza Frontiere affronta principalmente il tema delle migrazioni, in missioni in Malesia, Libia e anche nel sud dell’Italia (quando già erano frequenti gli sbarchi ma ancora non era d’attualità il tema del salvataggio in mare), dove si è occupato dei lavoratori stagionali in agricoltura, del loro sfruttamento e del fenomeno del caporalato diffuso. Fenomeno ancora tristemente attuale.

«Erano passati 12-13 anni dalla morte di Jerry Masslo (il rifugiato sudafricano assassinato nel 1989 mentre veniva di fatto schiavizzato per la raccolta dei pomodori in Campania, ndr) ma non era cambiato praticamente nulla, nel nostro rapporto fotografammo le condizioni di vita e le ripercussioni sulla salute dei migranti, fu un’esperienza incredibile. Purtroppo è un problema che non viene risolto per scelta politica: detta come va detta, i migranti irregolari raccolgono i pomodori che mangiamo tutti i giorni e lo fanno a bassissimo costo e senza contratti di lavoro. Invece di attivarsi per regolarizzarli oggi, lo Stato va incontro tra l’altro a un enorme costo sociale in futuro, con persone sane che vivendo in condizioni di sfruttamento e grandi difficoltà si ammaleranno tra 10-20-30 anni. I problemi complessi, però – continua Accardi – pare sia meglio evitare di affrontarli: ecco perché la politica preferisce usare come grimaldello per il consenso lo sbarco di alcune decine di migliaia di persone all’anno, in cerca di protezione, mentre 2 milioni di giovani lavoratori qualificati negli ultimi 15 anni hanno lasciato il Sud Italia, quasi tutti per andare all’estero, e noi facciamo fatica a trovare dottori da assumere…».

Tra le storie che hanno toccato di più Accardi nel corso dei suoi anni con l’agenzia delle Nazioni Unite e Msf, quella di «una ragazza bosniaca di 16 anni che viveva da 6-7 anni in un campo profughi, senza uno status vero e proprio, con la disperazione della ragazza che era evidente – continua il direttore delle Terme – e poi in particolare quelle – ancor più di chi era stato segnato da lutti, persecuzioni o torture – di chi mi mostrava, in Libia o nei campi in Italia, le foto dei loro figli, dei loro cari, chiedendomi se li avrebbe mai più rivisti. E tu rispondevi sì, ma sapevi che quasi certamente non sarebbe stato possibile, vista la loro condizione».

«In generale – conclude Accardi –, quando hai modo di incontrare queste persone, capisci che non sono solo numeri di cui si parla al telegiornale. Credo che siano inaccettabili le politiche inumane messe in atto anche dai nostri governi, esistono convenzioni e leggi internazionali che dovrebbero essere applicate e che regolarmente non lo sono. Alcune immagini, come quella del bambino siriano morto sulla spiaggia, riescono per un attimo a creare una sorta di sollevazione popolare ma non basta, le politiche dell’Unione Europea restano spesso inadeguate, con una gestione emergenziale di un fenomeno che è lì da diversi anni e che invece ha scaricato sulle organizzazioni non governative, piuttosto che gestirne l’aspetto strutturale. Organizzazioni spesso bistrattate ma che hanno un valore importante, che bisognerebbe sempre sottolineare».

Due sportelli per aiutare le persone disabili a scegliere quale sport praticare

Progetto in collaborazione tra Ausl e Cip a Faenza e Ravenna

Basket DisabiliPromuovere e favorire l’attività fisica e sportiva di bambini e adulti con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali in carico alla rete riabilitativa e assistenziale dell’Ausl della Romagna. Grazie alla collaborazione, sancita da una convenzione, tra l’Azienda sanitaria e il Cip – Comitato Italiano Paralimpico aprono in Romagna nuovi Sportelli informativi per informare e orientare le persone disabili e le loro famiglie sulle opportunità di sport praticabili e su come accedervi.

Gli sportelli, gestiti direttamente da laureati in scienze motorie incaricati dal Cip, hanno lo scopo di valutare potenzialità e attitudine sportive dei giovani e degli adulti con disabilità che intendono intraprendere una attività fisica adattata, informare sull’offerta sportiva presente sul territorio e mettere in contatto con tecnici e società sportive locali. L’obiettivo è quello di creare e rafforzare una rete territoriale in cui coinvolgere la persone affette da disabilità nella scelta libera dello sport come attività per il benessere psico-fisico e come mezzo di integrazione nella comunità.
Sul territorio romagnolo sono diverse le attività sportive proposte, in diversi ambiti: si va dall’arrampicata sportiva all’atletica leggera, dal baskin, alle bocce e al bowling, dal calcio integrato all’equitazione, golf, judo, sitting volley, scherma tennistavolo, tiro con l’arco, tiro a segno, fino agli sport acquatici (nuoto, pesca sportiva, vela).

In provincia di Ravenna sono due gli sportelli informativi: a Faenza, al Centro di Salute Mentale, via Zaccagnini 22, lo sportello è aperto previo appuntamento il mercoledì dalle ore 15 alle 17 dove si incontra il tecnico incaricato Cip Angela Raffermati (tel. 379 1964930, mail sportadattatofa.cip@gmail.com); a Ravenna, al Centro di Salute Mentale, Sala Polivalente, Piazza della Magnolia 5, lo sportello è aperto previo appuntamento il martedì dalle 16 alle 18 dove opera il tecnico incaricato Cip Diego Forbicini (tel 333 9837598 – mail sportadattatora.cip@gmail.com).

Il Consorzio Agrario di Ravenna festeggia 120 anni e propone l’unificazione

Il convegno celebrativo alla presenza della ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova

Consorzio Agrario RelatoriAffollato convegno celebrativo quello tenutosi ieri a Fosso Ghiaia per il 120 anni di attività del Consorzio Agrario di Ravenna, alla presenza della ministra delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova.

«Nel mondo agricolo c’è bisogno di razionalizzazione: non ha più senso avere sul territorio ravennate aziende che offrono gli stessi servizi agli agricoltori e credo che ciò valga per ogni provincia italiana – ha sottolineato nel suo intervento il presidente del Consorzio  Raimondo Ricci Bitti– È ora di riconoscere che la presenza di tanti attori che forniscono servizi spesso sovrapponibili sia inutile e dannosa: occorre invece lavorare in un’ottica di unificazione, avviando un processo di coordinamento delle strutture esistenti minimizzando la duplicazione di costi che vanno poi ad insistere sui bilanci degli agricoltori».

Consorzio Agrario Bellanova Ricci Bitti
La ministra Bellanova e il presidente del Consorzio Agrario di Ravenna, Ricci Bitti

«Attraverso i vostri servizi – ha detto la ministra Bellanova nel suo intervento – siete cambiati insieme alle aziende agricole e il vostro ruolo resta strategico per innovare nella tradizione. Puntando su tecnologia ed ecologia. Oggi chi investe nei macchinari dell’agricoltura di precisione lo fa prima di tutto per rispetto dell’ambiente e per limitare e migliorare gli interventi su risorse primarie come terra e acqua. Dobbiamo lavorare su questo, investire sulla ricerca pubblica e privata per aiutare le imprese. Come fa il Consorzio ogni giorno». In tema di semplificazione, «io sono con voi – ha dichiarato la Ministra – ma è necessario che dall’intero settore vengano suggerimenti e input. Perché semplificare è una parola molto facile da pronunciare, ma difficile da tradurre in fatti. Chiedo a voi, a tutti, di segnalare moduli, circolari, adempimenti burocratici che rendono più complicata l’attività agricola. Voglio capire quali possiamo eliminare, perché gli agricoltori devono coltivare prodotti, non montagne di carta. Abbiamo tante sfide davanti. Ma non partiamo da zero. I 120 anni del Consorzio sono qui a ricordarcelo».

Anche il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini si è detto d’accordo con l’esigenza di razionalizzazione espressa dal presidente del Consorzio: «Tutti gli imprenditori sono oggi chiamati ad affrontare gli stessi problemi. Abbiamo davanti sfide importanti, a partire dal tema del commercio internazionale, con la Brexit e i dazi americani sui prodotti europei, al grande tema dei cambiamenti climatici e della sostenibilità. Questioni che impongono un cambiamento del modello produttivo e la necessità che tutte le organizzazioni sentano la responsabilità di lavorare insieme per sostenere il comparto e per difenderne e rafforzarne la competitività».

Consorzio Agrario ConvegnoI servizi del Consorzio Agrario sono destinati ad evolversi per supportare al meglio la crescita delle imprese agricole. Lo ha evidenziato Denis Pantini, Responsabile Area Agroalimentare di Nomisma, per il quale «la digitalizzazione, le nuove richieste derivanti dai consumatori e le sfide di un mercato che chiede maggiore efficienza e sostenibilità, stanno già da tempo cambiando le esigenze degli agricoltori che hanno bisogno di una nuova tipologia di servizi, anche consulenziali, che assumeranno sempre più importanza rispetto alla semplice commercializzazione dei prodotti. In tal senso i servizi offerti dal Consorzio Agrario possono trovare nuovi ambiti di applicazione, rafforzando il compito di affiancare gli agricoltori nel percorso di sviluppo e modernizzazione dell’agroalimentare».

L’importanza che il Consorzio Agrario da sempre riveste nell’economia del territorio ravennate è stato sottolineato da Antonio Patuelli, presidente dell’ABI e della Cassa di Ravenna che nel suo intervento ha ripercorso «il grande contributo dato dal Consorzio alla crescita dell’agricoltura provinciale, che agli inizi del secolo scorso fu tra le prime a introdurre l’utilizzo di fertilizzanti e che nel dopoguerra segnò poi una vera e propria svolta con la meccanizzazione che diede vita ad una ristrutturazione produttiva dell’agricoltura ravennate».

Fondato nel 1899, il Consorzio Agrario di Ravenna (600 soci, 10.000 clienti e un centinaio di dipendenti) è da sempre punto di riferimento del mondo agricolo del territorio. L’esercizio 2018 è stato chiuso con un valore della produzione di circa 111 milioni di euro, 9 in più rispetto al bilancio 2017, con un consolidamento di importanti quote di mercato in tutta la provincia sia nei mezzi tecnici istituzionali (agrofarmaci, fertilizzanti, sementi, carburanti agricoli) che nelle macchine agricole.

Piogge e marea flagellano il ravennate ma la situazione, per ora, è stazionaria

Diga MarinaPicco del livello del mare previsto per mezzogiorno. Fiumi ingrossati: chiusi per precauzione due sottopassi – FOTO

Preoccupazione a Marina di Ravenna in mattinata per una consistente alta marea, rafforzata da venti di scirocco. Il picco del livello delle acque è previsto per mezzogiorno. Il mare ha invaso le dighe foranee, interdette al passaggio ma non si segnalano particolari fenomeni di ingressione marina sulle spiagge. Si registra solo il parziale allagamento di alcune rotonde a Lido di Savio, non causato però da ingressione marina e che al momento non sta compromettendo la circolazione.

Per tutta la notte considerate le allerte per criticità idraulica, idrogeologica e costiera, vento e stato del mare, tutti gli uffici preposti, a partire dalla Protezione civile e dalla Polizia municipale, hanno costantemente monitorato la situazione e sono pronti a intervenire qualora necessario. Al momento la situazione appare stazionaria anche se, viste le abbondanti piogge della notte, sono probabili criticità legate ai livelli idrometrici di fiumi e canali.

Il servizio di protezione civile e difesa del suolo della Regione Emilia Romagna sta registrando aumenti dei livelli idrometrici sui Fiumi Uniti e sul Savio. È stato pertanto ritenuto opportuno, e si sta provvedendo in tal senso, chiudere a livello precauzionale con transenne il sottopasso di Madonna dell’Albero sotto la statale 16 in destra idraulica del Ronco e il sottopasso di via Ravegnana (altezza ponte Assi) in sinistra idraulica del fiume Montone.

Smontato e ricollocato in Darsena il grande robot dedicato a Dante

L’opera dello street artist Labadanzky, dal giardino della biblioteca Oriani per la mostra “Dante Plus”, è stata trasferita all’ingresso di Darsena Pop Up

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Il grande robot di oltre quattro metri di altezza e 300 chili di peso, opera dello street art genovese, di fama internazionale, Labadanzky, collocata da diverse settimane nel giardino della biblioteca Oriani in occasione della mostra “Dante Plus” è stata smontata stamane e subito rimontata in via D’Allaggio, a sinistra dell’ingresso di Darsena Pop Up.
«L’opera per ragioni logistiche non poteva più stare all’Oriani – spiega Marco Miccoli di Bonobolabo, direttore artistico di “Dante Plus” – cosi grazie alla disponibilità di Paolo Monduzzi l’abbiamo trasferita davanti a Darsena Pop Up, dove fa un notevole effetto… La collocazione però è provvisoria perché l’opera andrà a fine novembre al “Booming”, l’esposizione di arte contemporanea al Dumbo Space di Bologna. Chissà quale sarà il suo destino… Certo sarebbe bello che potesse ritornare in Darsena a Ravenna, che è lo spazio di riferimento per la street art nella nostra città».

Allerte meteo arancione e rossa nel ravennate fino alla mezzanotte di domenica

Preoccupano i fiumi in Bassa Romagna. Prevista criticità idraulica, idrogeologica e costiera, ma anche venti forti e mare mosso

È scattata nel pomeriggio di sabato una nuova allerta meteo, la numero 104, della Protezione Civile di tipo arancione per criticità idraulica, idrogeologica e costiera, gialla per vento e stato del mare, fino alla mezzanotte di domenica, nel territorio del comune di Ravenna.

«Raccomando – dichiara il sindaco Michele de Pascale – di mettere in atto le opportune misure di autoprotezione, fra le quali, in questo caso: prestare particolare attenzione allo stato dei corsi d’acqua, evitare di accedere ai capanni presenti lungo gli stessi ed evacuarli qualora siano occupati; prestare attenzione alle strade eventualmente allagate e non accedere ai sottopassi nel caso li si trovi allagati; non accedere a moli e dighe foranee e prestare particolare attenzione nel caso in cui si acceda alle spiagge; fissare gli oggetti sensibili agli effetti del vento o suscettibili di essere danneggiati».

L’allerta diventa rossa nel territorio della Bassa Romagna lughese, in particolare per il passaggio delle piene fluviali previste per domenica 17 novembre. Sono stati pertanto attivati a scopo precauzionale i Centri Operativi Comunali (COC) in forma ridotta in tutti i Comuni della Bassa Romagna, Per emergenze è attivo il numero verde 800 072525.

Il medico di Msf: «Non scorderò mai lo sguardo vuoto dei ragazzi soldato in Congo»

Il lughese Andrea Collini ha trascorso sei mesi a Masisi, zona di conflitto: «Curiamo tutti quelli che arrivano feriti. Non mi sono mai sentito in pericolo, anche se sentivamo gli spari e vedevamo ogni giorno le ferite sulle vittime»

Andrea Collini MSFAndrea Collini, lughese oggi residente a Torino dove si sta specializzando in medicina d’urgenza, da gennaio a luglio di quest’anno, è stato in Congo, a Masisi, con un progetto di Medici Senza Frontiere noto e ormai consolidato, uno dei pochi peraltro che permette appunto anche a chi è ancora privo di specialistica di partecipare alle missioni sanitarie di una delle Ong più importanti del mondo. Il progetto copre una popolazione di 500mila persone.

Cosa l’ha spinta a partire? E perché Msf?
«Il diritto umanitario e l’assistenza ai più deboli sono temi che da sempre mi interessano. Lo si capisce anche un po’ dalla specializzazione che ho scelto: in Pronto Soccorso può arrivare chiunque, non scegli chi curare, sei sempre in prima fila. In passato avevo fatto tre settimane a Kios, in Grecia, in un campo profughi, con una piccola Ong e questa volta volevo affidarmi a una struttura con fondamenta storiche più solide. Dentro la cooperazione internazionale del resto sappiamo bene che ci sono anche tante contraddizioni. Personalmente condivido pienamente lo spirito e i principi di Msf».

E che situazione ha trovato in Congo?
«Si tratta di un progetto in sede da tanti anni e che funziona bene, Msf ha creato una buona formazione degli operatori locali e questo non è mai scontato. Ha cambiato le statistiche del posto rispetto alle condizioni di salute di tante categorie deboli, in particolare donne e bambini. Il problema vero sarà come mantenere assistenza quando Msf se ne andrà perché quello dovrebbe essere l’obiettivo ultimo di ogni progetto».

Ma è un obiettivo realistico?
«È la grande sfida. Accanto all’aspetto sanitario, l’Ong lavora anche sul fronte dell’Advocacy, di denuncia delle situazioni critiche e di pressioni sugli interlocutori locali, ma ovviamente non è facile».

Dal punto di vista professionale che esperienza è stata?
«Sicuramente il lavoro quotidiano è abbastanza diverso da quello che si fa qui: lì arrivano bambini malnutriti e feriti da arma da fuoco che qui in pronto soccorso non vedi mai. E poi ci sono tante patologie infettive che qua si vedono meno, o con caratteristiche diverse».

E per quanto riguarda le condizioni pratiche del lavoro?
«C’è una grande differenza, soprattutto sugli strumenti diagnostici. Anche se il centro in cui ho lavorato è molto avanzato con una radiologia di base, la possibilità di fare esami di laboratorio e una sala operatoria con possibilità di sterilizzare per interventi non differibili, parliamo soprattutto di chirurgia di guerra».

Sono tanti i medici pronti a partire per un’esperienza simile?
«Prima di partire non avevo capito quanto Msf sia una grandissima famiglia composta da varie figure professionali, una grossa fetta di operatori lavorano per far andare avanti la macchina e permettere ai sanitari di lavorare: si occupano di logistica, finanza, coordinamento. Alla fine i medici e gli infermieri che partono non sono poi così tanti. Un po’ anche perché in Italia è sempre più difficile prendere l’aspettativa e poi perché non sempre è una vita molto ambita. Puoi finire in missioni nei posti più sperduti per periodi di mesi».

Ma lei vorrebbe tornare?
«Sì, possibilmente non più in un teatro di guerra, ma in una situazione di crisi umanitaria. E mi interessa il progetto Ebola».

Si è mai sentito in pericolo mentre era in Congo?
«Benché sentissimo sparare e vedessimo continuamente le terribili violenze su uomini e donne, da operatore, non mi sono mai sentito realmente in pericolo. Ci sono stati momenti di maggior tensione, ma mi sono sempre sentito ben tutelato. E questo grazie all’ottimo lavoro che fa Msf sul tema della sicurezza, che non è mai una sicurezza armata, a cui l’ong è contraria, ma una sicurezza fondata sul rapporto con le realtà del territorio che accettano la presenza di un’entità neutrale. Nessuno ti potrà mai dire di stare tranquillo al 100 percento, naturalmente, ma la strategia di Msf è quella appunto di ridurre al massimo il rischio cercando di arrivare al massimo dell’assistenza».

Il che significa anche che nelle vostre cliniche entrano vittime ma anche carnefici…
«Questo è uno dei grandi principi di Msf che più apprezzo: l’imparzialità e il fatto di curare tutti. È l’unico modo per essere accettati dalla popolazione. Msf non prende le parti politiche di nessuno e offre assistenza sanitaria indiscriminata. Cerca di denunciare le atrocità che esistono con attività di policy, ma senza accusare qualcuno».

Ci racconta due episodi che sa che non dimenticherà di quell’esperienza?
«Il ricordo più bello è quando la popolazione locale venne a chiamarci mentre stavamo allestendo una clinica mobile in periferia. Una donna stava partorendo per strada. Siamo intervenuti, anche se per la verità è andato tutto bene e non abbiamo dovuto fare chissà cosa. Invece, il ricordo più terribile resterà lo sguardo di ragazzi di una ventina d’anni, poco più giovani di te, che vivono nella boscaglia, girano armati, sono stati arruolati nelle bande in conflitto quando erano appena ragazzini. I loro occhi sembrano vuoti».

Secondo lei, interventi come quelli di Msf servono anche a frenare la fuga da quei paesi?
«Questo non so proprio dirlo. Le condizioni di gran parte delle persone sono talmente estreme che non possono nemmeno pensare di tentare di andarsene. Sono in fuga perenne, si spostano sulla base delle recrudescenze delle violenze, vivono spesso in baracche nelle periferie».

Ci racconta anche cosa l’ha colpita di più della sua esperienza a Kios tra i profughi siriani?
«Che erano persone come noi che da un giorno all’altro si sono trovati costretti ad abbandonare la casa e la loro professione senza più un futuro a cui guardare. Ricordo un ortopedico, che passava le giornate in un container e che si era offerto di darmi una mano. Lì non erano tanto le condizioni fisiche di salute a essere gravi, ma più quelle psicologiche. Va anche detto che era un campo nato da poco e che molti problemi sanitari si aggravano con il perdurare di condizioni igieniche precarie».

Il Tavolo dell’Imprenditoria in campo per salvare la Camera di Commercio

Chiesto al ministro di attivarsi per rivedere la riforma. Brunelli, coordinatore del Tavolo: «Si permetta l’esistenza di quelle in equilibrio finanziario»

Camera Di CommercioLa riforma del governo Renzi ne fissava la diminuzione da 105 a 60, con accorpamenti in tutte le regioni. Ma le Camere di commercio sono ancora oggi 82, con tante che continuano a dire no a una riforma che considerano «sbagliata, calata dall’alto e che mette solo in crisi territori e imprese».

Dopo la lettera del sindaco Michele de Pascale, ora arriva anche il Tavolo dell’Imprenditoria della provincia di Ravenna (al quale partecipano tutte le associazioni di rappresentanza delle categorie economiche del territorio) a chiedere al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli di attivarsi per rivedere alcuni aspetti della riforma «in modo da raggiungere una modifica condivisa»
In sostanza, le imprese della provincia di Ravenna chiedono che vengano resi volontari i processi di rideterminazione delle circoscrizioni territoriali, in modo da evitare la creazione di Camere di Commercio con assetti istituzionali e relazionali diversi e, soprattutto, con sistemi produttivi non allineati in termini di settori, numero imprese e di dimensione: «per ottenere questo basterebbe derogare il limite stabilito dalla riforma di legge di 60 Camere di commercio e invece permettere l’esistenza di tutte quelle che posseggano i requisiti di equilibrio finanziario e manifestino o abbiano manifestato la volontà di restare autonome», si legge nella nota del Tavolo.
Inoltre, al titolare del dicastero viene chiesto di confermare la volontà di attribuire alle Camere di commercio importanti competenze in materia economica, garantendo adeguate risorse economiche.

Alessandro Brunelli
Alessandro Brunelli, coordinatore del Tavolo per l’Imprenditoria di Ravenna

«Non chiediamo lo smantellamento della Riforma – commenta il coordinatore del Tavolo, Alessandro Brunelli – ma il suo miglioramento e la sua reale efficacia rispetto ai differenti contesti locali. Questo rispettando i contenuti della legge n. 580 del 1993, che valorizzava le Camere come enti di “prossimità” rispetto ai temi dello sviluppo economico locale e che per questo erano organizzate su territori omogenei dal punto di vista economico e sociale, fondamentali per la tenuta anche sociale delle comunità. Noi crediamo che la ripresa e la modernizzazione dell’Italia non possa prescindere da una Riforma delle Camere di commercio che sappia rafforzarne il ruolo di presidio permanente sui territori a sostegno delle imprese».

Mentre il Governo ha proposto un bozza di emendamento che, confermando l’obbligatorietà degli accorpamenti, prevede il commissariamento delle Camere che non procederanno alle unificazioni e assegna loro funzioni che, in alcuni casi, sono sovrapposizioni all’attività svolta dalle Associazioni di categoria, la Commissione politiche economiche della Regione, il 16 ottobre, ha impegnato la Giunta ad attivarsi col Governo per portare in sede di Conferenza Stato-Regioni il tema del riordino delle Camere di commercio. L’obiettivo è difenderne la peculiarità come strumento delle politiche regionali di sviluppo del territorio, sia in tema di progetti e servizi per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, sia concertando tra Camere e Regione opportunità e destinazione del gettito dell’incasso dell’aumento fino a un massimo del 20% dei diritti camerali.

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