I carabinieri l’hanno trovata chiusa in bagno, nella sua borsa aveva un telefonino appena preso da uno zaino
Fingendosi una turista si aggirava tra gli ombrelloni in spiaggia arraffando gli oggetti di valore che riusciva a trovare più facilmente frugando nelle borse lasciate incustodite. I carabinieri della compagnia di Ravenna, nel pomeriggio di ieri 17 luglio, hanno arrestato una donna ravennate di 46 anni con l’accusa di furto aggravato.
Sono stati gli addetti degli stabilimenti balneari di Punta Marina ad accorgersi dei suoi atteggiamenti sospetti. Mentre la tenevano d’occhio con lo sguardo hanno chiamato il 112. I militari sono arrivati trovando la donna chiusa in bagno. Poco lontano la sua borsa con all’interno un smartphone di ultima generazione appena asportato da una zaino lasciato incustodito sotto un ombrellone.
Il giudice del tribunale di Ravenna oggi ha convalidato l’arresto e difronte alla richiesta dei termini a difesa ha disposto gli arresti domiciliari.
Il Pri si schiera a favore del sindaco, il Meetup “A Riveder le Stelle” è fortemente critico. Legambiente perplessa sull’investimento economico ma spezza una lancia a favore dell’amministrazione
Ha lasciato strascichi l’assemblea di lunedì sera a Marina di Ravenna sul nuovo deposito costiero di gnl che Pir ed Edison vogliono costruire e che dovrebbe essere in funzione entro il 2021. Oltre ai cittadini hanno partecipato anche diverse realtà associative e politiche che non rinunciano, il giorno dopo, a dire la loro. Il Pri, con il segretario comunale Stefano Ravaglia, si schiera nettamente a fianco dell’azienda: «Ogni componente è necessario che faccia la propria parte per rendere partecipi i cittadini delle località interessate verso un progetto che potrà avere ricadute economiche positive per tutto il territorio; non sono gli imprenditori o la politica che giudicano la sicurezza dell’impianto, ma gli organi preposti che vigilano sul rispetto di regole estremamente severe per impianti di questo tipo». Di fronte ad investimenti «così importanti» l’Edera ha apprezzato la linea di condotta tenuta dal sindaco Michele De Pascale.
Il Meetup a Rivedere le Stelle critica – come ha fatto in sala con Francesco Santarella – le modalità di informazione della cittadinanza: «. Sebbene immaginiamo che tutte le procedure di legge siano state rispettate, se davvero interessa la partecipazione ed il coinvolgimento della cittadinanza tanto sbandierate dal Sindaco, sappiamo bene che le modalità per rendere noti i progetti al grande pubblico non sono certamente quelle adottate prima della riunione di Marina di Ravenna. Se i progetti sono sicuri, convenienti ed utili per la popolazione, i cittadini sono così stupidi o in malafede da schierarsi sempre per il no e non esser perciò degni di una corretta informazione preventiva?». Si è trattata insomma «di un’accorata difesa del progetto da parte del Sindaco».
Da pare sua Legambiente, intervenuta con due rappresentanti a Marina, tira le fila di una serata che «ha lasciato molti dubbi ai presenti». L’investimento – dice l’associazione – è «giustificato dalla necessità di utilizzare entro il 2021 combustibili a basse emissioni, in cui il gnl viene considerato una novità, mentre riteniamo che le vere novità stiano nell’elettrificazione delle strutture di navigazione come ci dimostrano altre realtà europee, ma anche nazionali, che non sono state minimamente prese in considerazione. Un investimento finalizzato a rispondere alle richieste di una Direttiva europea la cui finalità non è certamente quella di un miglioramento dell’ambiente in cui viviamo, ma più per ragioni geopolitiche fortemente aleatori». Da parte sua Legambiente si dice però soddisfatta della scelta dell’amministrazione, intervenuta con i suoi rappresentanti, che si è presa «l’impegno di aggiornare la cittadinanza su ogni tipo di sviluppo inerente al progetto , continuando il confronto iniziato con aggiornamenti che ci auguriamo vengano presentati in sedute pubbliche come quelle dell’altra sera».
Aveva litigato con quattro coetanei che poi ha seguito. Scoperto, prima è fuggito poi è riapparso brandendo una lama lunga 35 centimetri
Ha minacciato un giovane sotto gli occhi dei carabinieri. Per questo un 22enne è stato arrestato nella mattinata di martedì con l’accusa di lesioni gravi e tentata rapina. Tutto si è svolto poco dopo le quattro. Quattro giovani stavano rientrando dalla serata quando si sono accorti di essere inseguiti da un soggetto con cui, un paio d’ore prime, avevano avuto un litigio in centro.
Uno dei quattro ha subito chiamato il 112 ma il 22enne, quando si è accorto di essere stato scoperto, ha cominciato a correre lungo la XIX traversa con la speranza di nascondersi in spiaggia. Inseguito dai quattro, e dalla pattuglia dei carabinieri appena giunta, giovane sembrava essere sparito ma è ricomparso all’improvviso brandendo un coltello da cucina da 35 centimetri e minacciando uno del gruppo, un 24enne calabrese. «Dammi i soldi o ti ammazzo». Ne è nata una collutazione da cui il turista è uscito con una frattura alla mano guaribile in 35 giorni. I carabinieri hanno bloccato il 22enne, di origine albanese, che è stato poi portato in carcere.
Restauro e cantiere aperto per alcune importanti opere di Francesco Zaganelli: Santa Caterina d’Alessandria e San Sebastiano
Continua l’opera di restauro e riallestimento al Mar. In particolare in questi giorni si sta lavorando sulla Loggia Guidarello con interventi mantuentivi di restauro sulle opere. Si tratta delle prime operazione a interessare la sezione più nobile delle collezioni. A settembre al via il cantiere edile, e, contestualmente, il laboratorio a cantiere aperto negli spazi della pinacoteca. In occasione della mostra autunnale “Montezuma Fontana Mirko” si potrà quindi fare un’incursione anche nelle collezioni per assistere alle operazioni di restauro dei due dipinti di Francesco Zaganelli da Cotignola, Santa Caterina d’Alessandria e San Sebastiano.
Il passaggio successivo riguarda l’impianto museologico con l’analisi dell’allestimento storicizzato e la puntualizzazione di alcuni rapporti che saranno messi in valore, grazie anche a un impianto luci che permetterà di superare la depressione cromatica determinata dall’illuminazione a sorgente mista. I restauri sono stati affidati ai più qualificati esperti di settore: Michele Pagani di Lugo, Adele Pompili di Bologna, Sandro Salemme di Imola, per il restauro dei dipinti su supporto ligneo; Laboratorio del restauro di Ravenna, per il restauro del lapideo.
Dopo il presidente Dondini, abbandona Rosetta Berardi, in contrasto con il nuovo corso: «Perché denigrare il lavoro svolto in passato?». Il direttore Tarantino replica: «Consiglio d’amministrazione interpellato quando serviva». In settembre il rinnovo
Rosetta Berardi
A fine gennaio si dimise il presidente Uber Dondini, a 82 anni e senza fare polemiche, pur sottolineando i tempi non certo rosei che sta vivendo il museo. Ora è la volta dell’artista Rosetta Berardi, che abbandona il consiglio d’amministrazione del Mar dopo 12 anni in questo caso invece in aperta polemica con il nuovo corso e la nuova giunta. «L’impressione è che si stia cercando di screditare il lavoro svolto in questi anni dallo stesso consiglio d’amministrazione rimasto invece tuttora in carica, ma che non sta però più svolgendo il proprio ruolo». Berardi – anche nella lettera di dimissioni inviata al sindaco – lamenta in particolare il fatto che il Cda non venga coinvolto e nemmeno informato sulle scelte strategiche che riguardano il futuro del museo. «Nel corso delle ultime riunioni ci siamo limitati a firmare delibere, leggendo invece sui giornali, sui depliant in giro per la città o sui comunicati inviati alla stampa, notizie e dettagli dell’attività futura. Con Claudio Spadoni (ex direttore e poi curatore scientifico del Mar, ndr) non funzionava certo così, eravamo tutti coinvolti. Adesso invece non ci è stato per esempio né comunicato né successivamente neppure presentato il curatore della mostra in programma in ottobre nell’ambito della biennale Ravenna Mosaico». Il riferimento è alla rassegna “Montezuma, Fontana, Mirko. La scultura in mosaico dalle origini ad oggi”, curata da Alfonso Panzetta. «L’ho appreso sulla pagina Facebook dello stesso curatore. Ci è stato tenuto nascosto anche il nome della mostra, già pubblicato però altrove. Si tratta oltretutto di un’esposizione dello stesso curatore già vista a Montevarchi, sicuramente rivista e corretta, ma non certo un inedito. E parlare di “140 capolavori in mostra” (come nella cartella stampa pubblicata sul web, ndr) è una colossale presa in giro. Certo è che non ci saranno più le grandi mostre come quelle di questi anni con Spadoni, che si poteva venire a vederle solo a Ravenna: è finita un’epoca».
Berardi si è dimessa anche dal proprio ruolo nel comitato di coordinamento della stessa biennale, su cui la nuova Amministrazione comunale ha puntato tutto per questo 2017. «Hanno cambiato la denominazione, togliendo la dicitura “internazionale”, quasi per prendere le distanze dall’Associazione Internazionale Mosaicisti (di cui Berardi è vicepresidente, ndr) che ha sempre realizzato la Biennale insieme al Comune, senza promuoverne la presenza, come se fosse la Cenerentola della manifestazione e nonostante siano attesi mosaicisti soci provenienti da tutto il mondo in ottobre a Ravenna. Perché denigrare in questo modo quello che si è fatto prima delle ultime elezioni? Non è bello sentire dalla nuova amministrazione, tra l’altro dello stesso colore della precedente, parlare male del passato, sia per quanto riguarda il Mar che la Biennale, come se quindi anche la Fondazione Cassa avesse sbagliato a investire, fino all’anno scorso… Piuttosto l’Amministrazione avrebbe dovuto in questo periodo eseguire migliorie alla struttura del Mar, dove non funziona nemmeno l’aria condizionata e dove sarà difficile, senza la presenza autorevole di Spadoni, portare prestiti prestigiosi».
Il nuovo direttore del Mar, Maurizio Tarantino, contattato telefonicamente, si dice molto dispiaciuto per le dimissioni di Berardi, «di cui anche solo in questi pochi mesi, ho avuto modo di apprezzare il lavoro svolto nel Cda del Mar e con l’Associazione Internazionale Mosaicisti, un lavoro che insieme all’Amministrazione consideriamo molto prezioso. Per quanto riguarda i dubbi da lei sollevati – continua Tarantino – voglio sottolineare che il Cda del Mar è stato informato puntualmente di ogni decisione che richiedeva il suo intervento, su cui doveva per legge prendere una decisione. Per quanto riguarda più in generale la comunicazione delle informazioni al Cda su mostre e Biennale, invece, ritengo giusto che il direttore del Museo e l’Amministrazione abbiano un margine di autonomia nelle scelte». E Tarantino rivendica anche la scelta di essere passati dalla denominazione “Festival internazionale” a quella di “Rassegna biennale” del mosaico contemporaneo. «In questo modo ci avviciniamo a Biennali prestigiose (come naturalmente Venezia, ndr) che non hanno bisogno della dicitura “internazionale” per poi esserlo. Con eventi di rilievo internazionale più marcato (il direttore parla in particolare della stessa mostra di Panzetta e dell’esposizione della Sicis, ndr) abbiamo cambiato le carte in tavola e la nuova denominazione ci è sembrata più consona».
Dopo le dimissioni di Berardi il consiglio di amministrazione del Mar è ora formato solo dall’ex presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio Lanfranco Gualtieri, dal professore universitario Antonio Panaino e dal pedagogista Vittorio Pranzini, vicepresidente e che – come da regolamento – al momento ricopre temporaneamente anche il ruolo di presidente dopo le dimissioni di Dondini.
In settembre il Cda sarà rinnovato, e lo sarebbe stato – rivela il direttore Tarantino – indipendentemente da queste ultime due dimissioni.
L’Ente protezione animali: «Oltre a cani e gatti che tentano la fuga anche gli uccelli patiscono un forte shock. L’amministrazione non ha minimamente considerato il problema»
I fuochi di artificio annunciati per Sant’Apollinare non piacciono all’Enpa che ritengono i botti una specie di tortura per gli animali. L’idea è che l’evento diventi annuale ma l’ente protezione animali fa notare come «non sia stato tenuto in alcun conto il rispetto per gli animali i quali, notoriamente, rquando si verificano queste manifestazioni sono sottoposti ad un intenso stress e persino a dolori non indifferenti in quanto i rumori sono avvertiti con un’intensità più elevata rispetto all’uomo».
Oltre ai cani ed ai gatti «che tentano una fuga irrazionale per sottrarsi al fastidio degli spari vogliamo ricordare che anche gli uccelli patiscono un forte shock. Mentre altre amministrazioni comunali si sono dimostrate attente a queste problematiche riducendo le manifestazioni pirotecniche e persino ponendo dei divieti ai fuochi artificiali in occasione di eventi quali il capodanno, dobbiamo con amarezza riscontrare che nella nostra città si potenziano questi costosi avvenimenti».
Operazione della guardia di finanza partita da Lugo: sequestrati 15mila capi, coinvolta una catena di 14 negozi in Italia gestita da tre stranieri. Dopo il primo sequestro in aprile avevano messo in liquidazione la società indagata e aperto una nuova attività
Abbigliamento e accessori avevano il cartellino con scritto “Fabbricato in Italia” ma era tutta roba importata in Italia dalla Cina e poi venduta come “Made in Italy”. La guardia di finanza ha sequestrato quasi 15mila pezzi tra capi di abbigliamento e accessori e oltre centomila cartellini falsi. L’operazione Wonderland, condotta dalle Fiamme Gialle di Ravenna, è partita da Lugo e si è estesa in tutta Italia coinvolgendo una catena di negozi di abbigliamento gestiti da cinesi.
Le indagini erano partite nei mesi socrsi da alcune segnalazioni al 117 da cittadini che avevano scoperto l’etichetta “Made in China” su capi di abbigliamento venduti per italiani in un negozio di Lugo. I Finanzieri hanno presto appurato che il negozio faceva parte di un’ampia catena commerciale gestita da tre cinesi residenti a Bologna, formata da quattordici punti vendita anche nelle centralissime vie dello shopping di Bologna, Genova, Firenze, Treviso, Pisa e Lucca. Le società di gestione non erano produttrici, né direttamente né tramite terzisti, dei capi di abbigliamento e degli accessori venduti e, pertanto, non potevano attribuire ai beni commercializzati alcuna indicazione di origine, prerogativa di esclusiva competenza del produttore. In aprile la perquisizione della Finanza in tutti i punti vendita ha portato al sequestro di 2.500 capi di abbigliamento oltre a centomila cartellini attestanti il falso “Made in Italy”, molti dei quali ancora conservati nelle loro scatole e pronti per essere applicati alla merce in magazzino.
Le indagini sono proseguite ed è emerso che dopo i sequestri di aprile, gli indagati avevano aperto un nuovo punto vendita a Jesolo e costituito una nuova società, mettendo in liquidazione una delle aziende indagate. La procura di Bologna ha disposto nuove perquisizioni che nei giorni scorsi hanno consentito di sequestrare circa 13mila ulteriori capi di abbigliamento ed accessori irregolarmente muniti di cartellino oltre a 15mila cartellini.
Un piano approvato dalla giunta per manutenzione specifica: ogni anno verrà fatto l’elenco delle priorità
Tra le problematiche maggiori per gli utenti delle strade ravennati, soprattutto quelli a due ruote, c’è la devastazione dell’asfalto a causa delle radici di certi alberi, in particolare pini e pioppi. La questione sta assumendo proporzioni consistenti soprattutto sui lidi e il Comune corre ai ripari: la giunta ha recentemente approvato l’introduzione nel bilancio degli investimenti di un budget di un milione di euro all’anno da destinare esclusivamente a interventi di manutenzione per danni da radici. «Finora ci siamo mossi con iniziative singole – dice l’assessore ai Lavori pubblici, Roberto Fagnani – mentre con questa decisione diventa un piano programmato. Anno per anno faremo l’elenco delle priorità che quasi certamente cominceranno dalla costa». Per avere il totale della spesa di Palazzo Merlato per la manutenzione della rete viaria vanno conteggiati i due milioni del fondo che viene utilizzato anche per le urgenze e i quattro milioni del contratto annuale con la società Sistema 3 per marciapiedi e strade.
Nel quadro complessivo dei cantieri per migliorare la sicurezza stradale vanno inserite le opere in corso in via Pascoli (dal 15 settembre riaperta al traffico) e nel 2018 in viale Oriani su cui pende anche un esposto in procura per la scarsa sicurezza.
Per l’utenza più debole, pedoni e ciclisti, sono in programma alcuni interventi. È stato avviato l’iter per il secondo stralcio della ciclabile tra Ponte Nuovo e Madonna dell’Albero: in tutto 1,2 km illuminati che costeranno 800mila euro. In questi giorni si sta intervenendo in viale Randi e circonvallazione Canale Molinetto per la realizzazione delle cosiddette strisce pedonali intelligenti: sensori a bordo strada rilevano la presenza di pedoni per mostrare un segnale luminoso nei due sensi di marcia e illuminare l’attraversamento. Stesso intervento a settembre verrà fatto in viale Le Corbusier e viale Saragat. Già affidati i lavori da 1,2 milioni per rifare via delle Americhe a Punta Marina con tanto di pista ciclabile.
Entro il 2019 dovranno essere appaltati i lavori da Anas per la sistemazione della Classicana potendo contare su 20 milioni di euro stanziati dal Cipe. Mentre il Comune è al lavoro sui tavoli romani per fare in modo che la stessa Anas completi prima possibile il 20 percento di opere che mancano alla rotonda tra Ravegnana e Adriatica.
Ravennate in carrozzina beffato, si sfoga su Facebook: «Il mio tagliando era parzialmente coperto ma la targa è nel database della Municipale ed erano ben visibili i comandi sul volante…»
Emanuele Panizza in una foto del suo profilo Facebook
Ha chiamato la Municipale per segnalare un’auto irregolarmente parcheggiata in uno stallo riservato ai disabili ma a finire multato è stato invece lui, Emanuele Panizza, ravennate di 46 anni in carrozzina. Una vera e propria beffa per lui, che ha poi denunciato con tanto di foto del verbale su Facebook.
Il fatto risale a domenica, quando l’uomo si reca in piscina e fatica a trovare posto nei parcheggi riservati ai disabili. Una volta trovato, Panizza si rende conto che uno degli stalli per i portatori di handicap era occupato da un’auto senza l’obbligatorio contrassegno e così decide di chiamare i vigili urbani. Che arrivano circa due ore dopo e, non essendoci probabilmente più l’auto segnalata, fanno però la multa allo stesso Panizza, non essendo il suo contrassegno ben visibile. «In effetti – scrive su Facebook – malauguratamente una metà scarsa era coperta dalla cornice del parabrezza. Ma erano ben visibili i comandi manuali al volante e la leva del freno mentre la targa è naturalmente già presente sul database della polizia municipale per l’accesso alle Zone a Traffico Limitato». Era chiaro insomma, secondo Panizza, che quell’auto aveva «i titoli» per essere parcheggiata lì. E così ieri mattina è scattato il ricorso al prefetto contro la multa.
Nel 2015 un motociclista perse la vita, accusa di omicidio colposo per il responsabile della ditta
Se l’asfalto di quel tratto di strada avesse avuto una manutenzione migliore o se almeno fosse stata disposta una segnaletica per la presenza di buche e avvallamenti forse il motociclista non sarebbe caduto e non sarebbe morto. Di questo è convinta la procura di Ravenna: per l’incidente costato la vita al 44enne Andrea Strani, il 22 maggio del 2015 in via Naviglio all’altezza del distributore Q8, il prossimo ottobre comincerà il processo per omicidio colposo a carico del legale rappresentante all’epoca dei fatti della società Sistema 3, esecutrice del contratto di appalto 2014-2018. Alla sbarra andrà un 43enne di Mezzano. Sistema 3 è il soggetto incaricato dei lavori dai vincitori dell’appalto comunale, il consorzio Cooperative Costruzioni e il consorzio Ciro Menotti. In un primo momento – come ricorda anche Il Resto del Carlino che riportava la notizia – erano stati indagati anche i rispettivi legali rappresentanti ma per loro è arrivata l’archiviazione.
Quel pomeriggio di due anni fa pioveva. Strani era in sella a una motocicletta e viaggiava in direzione di via Canalazzo quando è caduto finendo nella corsia opposta e scontrandosi contro un furgone che procedeva a velocità entro i limiti e non ha potuto evitare l’impatto (la posizione del conducente è stata infatti subito archiviata). La perizia del consulente del pubblico ministero riscontra tracce di frenata che partono prima di un avvallamento e la mancanza di adeguata segnaletica che comunicasse il pericolo per le condizioni del manto stradale.
Tra gli elementi presi in esame nell’udienza preliminare ci sono anche due segnalazioni inviate da cittadini al Comune tramite l’apposito servizio online, una il 13 aprile e una poche ore dopo l’incidente, indicando le condizioni scadenti di via Naviglio. Ma al 13 di aprile risale anche l’ultimo intervento di manutenzione al tratto di strada dell’incidente. Insomma, poco più di un mese prima erano intervenuti i tecnici eppure la condizione della strada per il perito dell’accusa non era in condizioni ottimali.
La difesa di Errani (avvocato Ermanno Cicognani) sostiene che manchi la certezza per attribuire alle condizioni della strada la causa della perdita di controllo del motociclista e secondo la consulenza di parte la sbandata sarebbe iniziata in un punto in cui le condizioni del fondo erano ancora buone.
Che la condizione della strada non fosse impeccabile lo dimostrò in maniera esplicita anche una circostanza particolare: un paio di giorni dopo il dramma venne stesa una toppa di asfalto sopra una buca in quel tratto. Questo non significa che la buca sia causa della caduta. Verrà stabilito in aula. Dove in buona sostanza si andrà a discutere se l’omissione per l’imputato fu quella di non svolgere una manutenzione efficace o solamente quella di non aver posizionato una segnaletica in tempo.
A Marina di Ravenna la Pir ha provato a rassicurare i cittadini. In strada ci saranno però 17mila camion all’anno in più diretti allo stoccaggio
Nessun rischio per il paese e, soprattutto, per le scuole che a linea d’aria sono a qualche centinaio di metri (dai 600 in su) con il nuovo impianto Gnl che Pir ed Edison hanno in progetto sul canale, a fianco della centrale Teodora. Così l’amministrazione comunale e la Pir tentano di rassicurare i cittadini di Marina di Ravenna e Porto Corsini che hanno riempito la sala del centro civico (circa 120 i presenti) a per avere i dettagli dell’impianto. E’ soprattutto la vicinanza degli istituti scolastici a preoccupare ma i dubbi della popolazione riguardano anche il numero dei camion in strada e delle navi che caricheranno e scaricheranno il gas.
Tecnicamente, ha spiegato l’ingegner Oscar Monti che ha seguito e coordinato la progettazione, l’impianto di Gnl serve solo a stoccare il gas. Si tratta di gas liquefatto che rimane tale a 163 gradi sottozero. «Tutte le componentistiche dell’impianto sono duplicate». Se non ne funziona una, è pronta ad entrare in gioco l’altra. C’è poi un impianto di raffreddamento che – in estrema sintesi – porta di nuovo allo stato liquido il materiale che dovesse tornare gassoso. Tutto per tenere il deposito a pressione zero ed evitare ogni tipo di rischi. L’impianto porterebbe ad un traffico ulteriore di 60 camion al giorno diretti allo stoccaggio. In totale 17.400 camion l’anno. Ai cittadini, come fa notare il presidente della pro loco di Porto Corsini Orio Rossi, non sembra un traffico sostenibile. Monti dall’altra parte fa presente che si tratta «dell’uno per cento dei camion che transitano sulla via Baiona».
In generale l’assemblea scorre tra le spiegazioni dei tecnici e i timori dei cittadini, in parte rassicurati sul finale quando l’ingegner Paolo Zoppellari, che ha seguito gli aspetti di sicurezza, mostra le curve di rischio in caso di esplosione. «Un caso – precisa – che per la nuova normativa della sicurezza deve essere inferiore a quella di un incidente aereo e che deve essere considerato non credibile». Ad ogni modo, le curve non arrivano all’abitato e anche gli effetti del cosiddetto effetto domino, assicura, sarebbero limitati perché a fianco c’è la centrale Teodora, non considerata impianto a rischio incidente rilevante. Con curve di questo genere, spiega Zoppellari rispondendo ad una domanda posta dall’ingegner Stefano Gardini, «il paese non sarà nemmeno sottoposto a piani e prove di evacuazione. Diverso il discorso per le aziende limitrofe».
Il confronto è anche sul metodo. Secondo gli esponenti di Legambiente in sala ma anche per Pasquale Minichini (LpRa) e Francesca Santarella (consigliare del Movimento 5 Stelle nella scorsa legislatura) il Comune ha peccato di poca trasparenza, ponendo in confronto quando le procedure sono già in atto. In ogni caso, ricorda Mariella Mantovani (consigliera comunale di MdP e residente a Marina di Ravenna) mancano ancora diversi passaggi prima dell’autorizzazione e la proposta, accolta dal sindaco Michele De Pascale, è quella di un ulteriore confronto con i cittadini prima dell’eventuale via libera finale.
L’impianto di Gnl, secondo quanto spiegano i vertici Pir, sarà obbligatorio in tutti i porti perché le navi dovranno essere riconvertite a questa alimentazione. La speranza del presidente Guido Ottolenghi e del direttore Alessandro Gentile è quella di intercettare le navi dell’Adriatico rifornendole: non esistono infatti impianti di questo tipo nel nostro mare e quello di Ravenna, che sarà operativo nel 2021, dovrebbe essere il primo. L’investimento è importante, circa 70 milioni, e «anche rischioso dal punto di vista imprenditoriale». A costruire il deposito saranno aziende romagnole e, a regime, dovrebbe dare lavoro ad una quarantina di persone. L’impianto sarà alto 25 metri, con lo stesso diametro, per un totale di 10.000 metri cubi. Le gasiere scaricheranno dai mille ai duemila metri cubi l’ora, le operazioni di carico saranno di 250 metri cubi all’ora. La progettazione è fatta in modo che, per motivi di spazio e di sicurezza, non si possano svolgere contemporaneamente le due operazioni. Da parte sua il sindaco Michele De Pascale ha in sintesi rassicurato sul processo che porterà all’avviamento dell’impianto.
Altri due stabilimenti (su dieci ispezionati) sanzionati dai carabinieri nel litorale cervese
I carabinieri hanno sospeso l’attività di un bagno di Cervia dopo averci trovato nel weekend un lavoratore in nero (un extracomunitario senza permesso di soggiorno) e una trentina di confezioni di pasta fresca scaduta, poi sequestrate. Complessivamente sono anche state elevete sanzioni amministrative per quasi 8mila euro complessivi (a causa anche di inadempienze burocratiche) e il titolare è stato denunciato alla procura.
Si tratta di uno dei dieci stabilimenti controllati nel weekend dei carabinieri di Cervia, della Forestale, dell’Ispettorato del Lavoro e del Nas di Bologna.
Nell’ambito delle operazioni tremila euro di multa anche per uno stabilimento di Milano Marittima con un altro lavoratore in nero e 2.750 euro di sanzioni per un terzo bagno, questa volta a Tagliata, con un lavoratore in un periodo di prova non regolarizzato e per il mancato rispetto di requisiti generali in materia di igiene.