giovedì
17 Luglio 2025

Al Benelli si entra nella fase decisive del campionato per la capolista Ravenna

I giallorossi ospitano il Lentigione, sesto. Con un occhio allo scontro diretto San Marino-Corticella

Ravenna Corticella
La festa dei giallorossi dopo la vittoria a Corticella

“Tutti al Benelli”, è l’appello alla città dei tifosi del Ravenna Fc, che merita una cornice di pubblico da capolista quale è. I giallorossi sono infatti in testa al girone D del campionato nazionale di calcio di serie D e la stagione sta entrando nella fase decisiva.

Dodici ancora le partite da disputare. In uno stadio come al solito blindato (con ordinanze antivetro e antialcol e viabilità rivoluzionata, nonostante non siano annunciati tifosi avversari), domenica 18 febbraio (calcio d’inizio alle 14.30) a Ravenna arriva il Lentigione, sesto in classifica ma a soli 9 punti di distanza dai giallorossi.

La prevendita è attiva a questo link.

Occhi anche sugli altri campi, con altre due squadre delle prime sei che si scontreranno: il Victor San Marino (secondo in classifica a -4 dal Ravenna) è infatti impegnato in casa contro il Corticella quarto, mentre il Carpi (terzo a -6) ospita il Sant’Angelo quintultimo e il Forlì (quinto a -7) sarà impegnato nel derby contro l’Imolese (settima).

Inaugurata a Lugo la sede del comitato elettorale a sostegno di Elena Zannoni

La candidata a sindaca del centrosinistra lancia un appello per la «partecipazione attiva» dei cittadini

Tante persone oggi (17 febbraio) a Lugo (sotto i porticati di Palazzo Ceccoli-Locatelli in piazza Baracca) all’inaugurazione della sede del comitato elettorale a sostegno di Elena Zannoni, candidata del centrosinistra alle Amministrative del prossimo 8 e 9 giugno.

Presenti i rappresentanti di tutte le realtà che compongono la coalizione, così come molti dirigenti delle associazioni e delle imprese del territorio, oltre che diversi sindaci dell’area della Bassa Romagna e altrettanti candidati alla carica di primo cittadino.

«Vogliamo che questo – ha sottolineato la stessa Elena Zannoni nel momento dell’apertura della sede – sia il luogo dell’ascolto e del confronto. Il luogo della raccolta delle idee e anche il luogo della socialità. Stiamo portando avanti un capillare lavoro di ascolto e nelle prossime settimane lo incrementeremo ulteriormente con un vero e proprio “ascolto attivo” che porti ad una partecipazione attiva grazie a camminate nei quartieri e nelle frazioni insieme alle persone. Raccogliendo tutti questi spunti, definiremo il programma insieme alla coalizione».

E proprio i temi del programma sono stati anticipati nel corso dell’inaugurazione, spiegati a un pubblico attento con l’attuale sindaco Davide Ranalli in prima fila: «Temi chiave saranno quelli del decentramento, con le tante frazioni di Lugo – ha evidenziato ancora Elena Zannoni – che insieme formano la nostra comunità, ma anche quello dell’Unione della Bassa Romagna perché vogliamo essere più forti all’esterno e anche più equi verso i nostri cittadini. Cureremo anche le tante vocazioni di Lugo, dai servizi al lavoro e le imprese, dallo sport alla cultura. Ma anche la prevenzione, sia quella sanitaria che quella di tutela del territorio e delle famiglie. Nessuno di noi può bastarsi da solo e per questo avrò bisogno del sostegno di tutti da qui a giugno e, spero, soprattutto da giugno in poi».

Anni di maltrattamenti ai danni della moglie, anche davanti ai figli: arrestato

L’uomo nonostante i divieti ha continuato a minacciarla attraverso telefonate e sms. Ora è in carcere

Auto Moto Carabinieri

La moglie ha raccontato ai carabinieri di essere stata vittima per anni di soprusi, minacce, lesioni e maltrattamenti continui da parte del marito, anche in presenza dei figli minorenni della coppia. Per questo motivo, l’uomo era stato allontanato da casa con il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla moglie.

Questo non lo ha pero fermato e l’uomo ha continuato a inviare sms di pesanti minacce alla moglie, anche di morte, a inviare mail e a telefonare alla donna. Tutte situazioni riportate nel dettaglio in una relazione dei carabinieri alla procura che, a sua volta, ha emesso una nuova misura cautelare di custodia in carcere.

Nella tarda serata di ieri (venerdì 16 febbraio), l’uomo – di origini balcaniche e residente a Russi – è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia continuati e portato alla casa circondariale di Ravenna.

Bullismo di strada, presi dieci giovani picchiatori

Accusati di essere coinvolti in due distinte aggressioni all’esterno di locali pubblici

Rissa
Immagine di repertorio

Operazione della polizia contro il fenomeno del bullismo di strada: agenti del commissariato di Faenza e della squadra mobile di Ravenna hanno eseguito un’ordinanza di dieci misure cautelari (due arresti domiciliari e otto obblighi di dimora con permanenza domiciliare notturna) emesse dal Gip nei confronti di una banda di giovani faentini ritenuti coinvolti in due distinte aggressioni, all’esterno di locali pubblici, ai danni di coetanei.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Ravenna, hanno permesso di identificare al momento una dozzina di giovani, tra i 20 e 23 anni, dei quali quattro italiani e otto stranieri di seconda generazione originari del Nordafrica e del Sudamerica: secondo l’accusa, negli ultimi mesi si sono distinti per atti di bullismo, prevaricazione e violenze all’esterno di locali pubblici del Faentino.

Alcuni degli indagati, con precedenti specifici contro il patrimonio e per stupefacenti, nella notte del 22 ottobre all’esterno di una discoteca, dopo un diverbio avvenuto all’interno, hanno aggredito con calci e pugni un giovane straniero procurandogli una frattura cranica tale da dovere essere ricoverato in ospedale, inizialmente in prognosi riservata, al Bufalini di Cesena.

Alcuni degli stessi giovani si sarebbero resi protagonisti di un ulteriore episodio accaduto il 10 dicembre quando all’esterno di un esercizio pubblico, hanno accerchiato in strada un cittadino italiano e lo hanno aggredito provocandogli lesioni: il tutto in ragione di un possibile regolamento di conti scaturito sempre da un diverbio avvenuto in discoteca a settembre. (fonte Ansa.it)

Disturbi del comportamento alimentare, «senza fondi aumenteranno i ricoveri»

Ne parla la responsabile Ausl, Di Stani. «Il 70 percento guarisce, ma bisogna agire immediatamente. Campanelli d’allarme? Non fate mangiare i figli da soli in camera»

BilanciaHa fatto discutere nelle scorse settimane lo stop ai finanziamenti stabilito dal governo Meloni che, all’interno dell’ultima legge di bilancio, ha messo a rischio la tenuta delle strutture che curano i disturbi del comportamento alimentare (Dca o Dna – Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione). A seguito delle proteste di pazienti e associazioni, il ministro Schillaci ha annunciato che verrà messo a disposizione di queste realtà un fondo di 10 milioni di euro (contro i precedenti 25 su scala nazionale, di cui 1,8 destinati all’Emilia Romagna). Fondo che centri e Usl si augurano venga rifinanziato in maniera strutturale in favore di una politica contro i disturbi alimentari, sempre più diffusi tra giovani e giovanissimi e che rappresentano una percentuale di mortalità seconda solo agli incidenti stradali nella fascia d’età 12-25 anni.

In Romagna, l’Usl ha riunito le quattro realtà di Ravenna, Rimini, Cesena e Forlì, creando un equipe multiprofessionale e un monitoraggio tramite cartelle cliniche regionali coordinate e creando il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (Pdta) che inizia con il riconoscimento precoce dei disturbi, la presa in carico del paziente e della sua famiglia, e prosegue con un lavoro di rete organizzato su più livelli.

Il mancato rifinanziamento avrebbe conseguenze negative per i pazienti con un conseguente aumento dei ricoveri, misure d’emergenza costose e impegnative per il servizio sanitario nazionale che, grazie al lavoro di Usl e ambulatori, sono oggi quasi azzerate in regione.

Ne parliamo con Marinella Di Stani, responsabile del Percorso Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Ausl Romagna.

Quanto sono cresciuti i casi nel corso degli ultimi anni?
«Nel 2019 l’Ausl Romagna contava 515 utenti, 154 minori e 361 adulti, mentre nei quattro anni successivi si è arrivati a contare 335 minori e 444 adulti, per un totale di 779 pazienti con disturbi alimentari in tutta la Romagna. Il post pandemia ha causato un aumento del 51% delle diagnosi, ma nonostante questo dato, siamo fieri della rapida diminuzione dei ricoveri, oggi quasi azzerati. Si tratta di una controtendenza a livello territoriale resa possibile grazie al Pdta offerto da Ausl Romagna, dove i pazienti vengono presi in carico grazie a segnalazioni e impegnative di medici di base, famigliari e associazioni. Per quello che riguarda la provincia di Ravenna, dal 2019 al 2021 si sono contati 15 ricoveri di minori e 5 di adulti, con una riduzione di circa il 20% rispetto agli anni precedenti. I dati relativi al biennio 2022/2023 devono ancora essere elaborati».

Quali sono le patologie più diffuse?
«Tra i disturbi alimentari più frequenti vanno citati l’anoressia nervosa e la bulimia, spesso accompagnati da disturbi dell’umore e della personalità. Sempre più diffusi anche casi di avoidant restrictive food intake disorder, una patologia legata alla fobia del cibo più che alla paura di ingrassare. Sono in aumento anche i casi di Binge eating disorder, disturbo che porta a un’alimentazione incontrollata e a una compulsività verso il cibo».

Qual è la percentuale di guarigione?
«Grazie al percorso terapeutico circa il 70% dei pazienti guarisce completamente entro due anni dall’inizio delle cure. Il restante 30% si divide tra pazienti che ricorrono al ricovero e altri che sviluppano patologie psichiatriche di diversa natura, aggravando la loro situazione e arrivando a una mortalità del 10% in un lasso di tempo di 10 anni causato da complicanze fisiche o tendenze suicide».

Come funziona il percorso di rieducazione alimentare proposto dall’Ausl?
«Nell’arco di una sola giornata il paziente viene sottoposto a un ciclo di visite completo. Si comincia dall’aspetto psicoterapeutico, con la visita di psicologo e psichiatra, e si prosegue dal punto di vista nutrizionale incontrando nutrizionista e dietista. Si tratta di un lavoro coordinato di quattro operatori specialistici che preparano un referto e un piano nutrizionale per i mesi a seguire. L’obiettivo è quello di fornire un servizio completo in day-service, grazie all’ambulatorio intensivo che fornisce prestazioni più volte a settimana collaborando con le famiglie o le associazioni composte da famigliari ed ex pazienti guariti (a Ravenna il gruppo “Sulle ali delle Menti”, ndr). Solo nel caso in cui il paziente risulti poco motivato, o la sua cartella clinica particolarmente preoccupante – Bmi inferiore a 14, situazione metabolica compromessa o gravi condizioni renali – si procede a interventi ospedalieri e nutrizione artificiale. Per quello che riguarda i pazienti affetti da binge eating invece viene preparato un piano alimentare affiancato al percorso psicologico e terapie di gruppo cognitivo-comportamentali. Nei casi più gravi l’azienda prevede anche un iter di chirurgia bariatrica completamente gratuito».

Quante e quali di queste prestazioni ospedaliere sono gratuite?
«Attualmente, senza il rifinanziamento del Governo, a livello ambulatoriale è quasi tutto a pagamento, ad esclusione del percorso psicologico o psichiatrico. Tra le prestazioni a pagamento anche elettrocardiogramma, elettromiograa ossea e gli interventi del dietista. Questo spinge al ricovero ospedaliero anche i pazienti che non ne hanno davvero bisogno, dinamica che cerchiamo di evitare. Quando il fondo del Governo sarà rifinanziato, almeno 16 prestazioni ambulatoriali diventeranno gratuite. La speranza è quella di arrivare a garantire un percorso integrale gratuito».

I dati evidenziano una maggiore tendenza al disturbo negli adolescenti?
«Adolescenti e adulti sotto i 30 anni sono la fascia più colpita. Quello dell’anoressia nervosa è stato un vero e proprio fenomeno di contagio tra i più giovani, ma i dati sono in miglioramento. La maggior parte dei pazienti, circa il 90%, è di sesso femminile. Per i ragazzi si parla invece di “vigoressia”, ovvero la ricerca spasmodica di un corpo tonico e muscoloso. I ricoveri di pazienti adolescenti oggi non superano il 5% e ricorriamo anche a strutture di prossimità gestite da psichiatri ed educatori per evitare ricoveri prolungati».

La famiglia e i genitori c’entrano nella genesi e nel mantenimento dei disturbi del comportamento alimentare? Che ruolo ha la famiglia?
«Le famiglie disfunzionali o indigenti possono influire nella genesi, così come il seguire in casa diete ferree. Ma di solito le famiglie sono una risorsa che coinvolgiamo subito nel percorso di cura, attraverso gruppi psicoeducativi. Per quelle disfunzionali proponiamo invece una terapia familiare».

E l’uso massiccio dei social media?
«Fenomeni come la pandemia e l’uso smodato dei social hanno sicuramente contribuito al ritiro dei più giovani dalla vita sociale, favorendo l’emergere di patologie legate ai disturbi alimentari. Tuttavia, non credo siano da demonizzare i social quanto piattaforme in sé, ma l’uso che se ne fa: se da un lato gli standard estetici promossi sui social possono essere in un qualche modo induttivi sulle persone più vulnerabili, queste app possono trasformarsi anche in un primo approccio di socializzazione per i più schivi, oltre che un punto di incontro virtuale dove promuovere iniziative e sensibilizzazione».

Quali sono i “campanelli d’allarme” da non sottovalutare per i famigliari?
«Credo che i genitori dovrebbero prestare particolare attenzione ai cambiamenti delle abitudini dei figli: i ragazzi potrebbero smettere di voler mangiare insieme alla famiglia e pretendere di mangiare in camera da soli, questo atteggiamento non deve essere assecondato. Oppure potrebbero correre in bagno appena terminato il pasto, fare attività fisica in modo compulsivo o essere schivi e refrattari nei confronti di chi li circonda. Nei casi di adolescenti affetti da disturbi alimentari è importante agire immediatamente rilevati i primi sintomi, ma la prevenzione è fondamentale: non bisognerebbe mai essere giudicanti o avere pregiudizi sul corpo dei propri figli. Per segnalare casi a rischio o avere ulteriori informazioni è possibile scrivere una mail a disturbialimentari@auslromagna.it».

Dieci anni fa riapriva il cinema Mariani, una proiezione speciale per festeggiare

Il 20 febbraio “La zona d’interesse” in anteprima nazionale. «In gennaio i dati sono tornati ai livelli pre pandemia»

Gamberini BeltraniIl 20 febbraio sarà il decennale della riapertura del cinema Mariani a Ravenna dopo una chiusura durata otto anni. La sala in centro storico festeggerà la ricorrenza con la proiezione (alle 18.30 e alle 21) in anteprima nazionale de La zona d’interesse di Jonathan Glazer (Gran premio della Giuria al festival di Cannes e candidato a cinque premi Oscar) che uscirà nel resto d’Italia il 22.

Dieci anni fa la pellicola della riapertura fu 12 anni schiavo. Il compleanno arriva in momento in cui i dati dei biglietti suscitano un po’ di ottimismo: «Gennaio 2024 per le nostre sale ha avuto gli stessi numeri di gennaio 2019 – dice Alberto Beltrani, uno dei soci della Italsar che in provincia gestisce anche Italia e Sarti a Faenza –. È solo un mese, quindi poco per considerarlo un trend indicativo dell’anno, ma è la prima volta che accade dalla pandemia e sarebbe un risultato clamoroso e insperato».

I dati dicono che il settore in Italia ha chiuso il 2023 con un -25 percento rispetto al 2019. Numeri in rosso ma in miglioramento rispetto al 2022 quando il calo rispetto all’ultimo anno prepandemico fu del 70 percento. «Per quanto riguarda l’osservatorio limitato alle nostre sale – continua Beltrani – i numeri sono leggermente migliori. Per noi il 2023 è stato -15 percento rispetto al 2019. Sarebbe davvero bello se il 2024 si chiudesse a pari».

«Alcune iniziative che abbiamo lanciato in questi anni ormai sono diventate un’offerta imprescindibile – continua Beltrani -. Proponiamo film che non vanno nelle prime visioni e magari non sarebbero visti. Ma cerchiamo di farlo dando anche un’occasione per incontrare i registi, gli autori, gli attori».

Per esempio il 24 febbraio si farà il bis di  “Saper guardare un film”: una lezione divulgativa sul cinema con Roy Menarini, docente e critico cinematografico che insegna all’Università di Bologna. «Menarini spiega il cinema in maniera impareggiabile. Il primo appuntamento è stato un successo e questo arriva per soddisfare le tante richieste ricevute per rifarne un altro». Il corso è aperto a tutti, è destinato alla formazione del pubblico e consigliato a spettatori assidui, studenti universitari, cinefili e cultori, frequentatori di eventi artistici e culturali o semplici appassionati.

A Brisighella solo 3 milioni di euro per il post alluvione: «Colpa del sindaco»

Il Pd confronta le risorse chieste e assegnate a Riolo Terme e Casola Valsenio, «nonostante i tanti danni stimati»

Brisighella Frana

«È impietoso il raffronto fra il lavoro svolto dai Comuni della Vallata del Senio e quello del Lamone. Ai Comuni della Vallata del Senio (Riolo e Casola Valsenio) sono state assegnate risorse per quasi 7 milioni di euro, mentre al Comune Brisighella, il più vasto dell’appennino romagnolo esteso su 4 vallate per 300 km di strade, solo 3 milioni circa, meno della metà».

L’accusa è rivolta alla giunta di centrodestra guidata da Massimiliano Pederzoli e arriva dal circolo Pd di Brisighella.

Secondo il Partito democratico, «mentre gli amministratori di Casola e Riolo lavoravano h 24 durante e post alluvione per difendere il loro territorio rendicontando danni e presentando progetti, il sindaco di Brisighella, assieme all’assessore alla protezione civile Dario Laghi, perdeva tempo, tra le altre cose, in passerelle politiche con il ministro Lollobrigida a Castel Bolognese ed il ministro Salvini a Brisighella».

Con il risultato, secondo il Pd, che dei tre Comuni collinari del Faentino, Brisighella è quello che ha richiesto meno risorse per le somme urgenze «e non certo perché i danni sono stati inferiori».

Nello specifico: «Casola Valsenio (84,42 kmq con oltre 300 frane su 90 chilometri di strade e danni complessivi per oltre cento milioni di euro) a oggi ha richiesto e ottenuto 4 milioni e 290 mila euro; Brisighella (194,30 kmq con 498 frane ed oltre 143 milioni euro di danni stimati) a oggi a ha richiesto e ottenuto 3 milioni e 52 mila euro».

«Sino ad oggi – conclude la nota del Pd -, con il doppio di territorio e i tanti danni stimati, la giunta del Comune di Brisighella ha richiesto solo la metà delle risorse rispetto ai Comuni della Vallata del Senio e questo non va bene».

Controlli in zona stazione: una denuncia per “ubriachezza in luogo pubblico”

Recuperati 33 grammi di cannabis nascosta tra i cespugli

Foto Controlli Con Unità CinofilaLa zona della stazione di Ravenna è stata passata al setaccio nei giorni scorsi dalla polizia locale di Ravenna, con i cani antidroga dei colleghi di Riccione. 17 le persone controllate e identificate, di cui 15 straniere. Quattro di queste (di origini africane) sono state segnalate alla prefettura quali consumatori di droga e multate per violazioni al regolamento di Polizia urbana.

Ai danni di un gambiano è stata contestata la violazione prevista dal codice penale per “ubriachezza manifesta in luogo pubblico” ed è stato disposto un ordine di allontanamento.

Ai vicini giardini pubblici i vigili hanno recuperato 33 grammi di cannabis, avvolta nel cellophane e nascosta in un cespuglio.

Due vini della Tenuta del Paguro tra i migliori del mondo secondo i grandi sommelier

Importante riconoscimento per la cantina ravennate di Gianluca Grilli, inserita nella prima “The World’s Best Sommeliers’ Selection”

Tenuta Del Paguro Gianluca Grilli Squilla Mantis
Il fondatore della Tenuta del Paguro, Gianluca Grilli, e una delle due bottiglie premiate

Due etichette della ravennate Tenuta del Paguro (unica cantina dell’Emilia-Romagna presente) sono finite tra i 16 migliori vini italiani nella The World’s Best Sommeliers’ Selection, la prima lista dei migliori vini al mondo, secondo 30 tra i più acclamati sommelier internazionali, guidati da Josep Roca del tristellato ristorante El Celler de Can Roca di Girona, svelata nei giorni scorsi da William Reed, l’editore inglese delle The World’s 50 Best Restaurants e World’s Best Vineyards.

L’Italia, con i suoi 16 vini, a pari merito con gli Usa, è seconda solo alla Francia, che è in cima alla classifica con 17 etichette.

Un grande riconoscimento per Tenuta del Paguro, la cantina romagnola pioniera negli UnderWaterWines, la tecnica di affinamento subacqueo del vino: le bottiglie riposano per mesi sul fondo del Mar Adriatico, a circa 30 metri di profondità, dove le particolari condizioni microclimatiche dovrebbero conferire al vino caratteristiche organolettiche uniche. Come nel caso dei due selezionati: Squilla Mantis, un Albana di Romagna Docg dal colore giallo oro con riflessi verdognoli, e Mare Urchin uno spumante metodo classico vendemmia 2012 che prima di affrontare l’affinamento subacqueo ha trascorso 100 mesi in affinamento sui lieviti.

«Siamo entusiasti di questo riconoscimento che premia il nostro impegno costante nella ricerca della qualità e dell’innovazione – ha dichiarato Gianluca Grilli, fondatore della Tenuta del Paguro -. Essere scelti da 30 tra i migliori sommelier del mondo rappresenta una grande soddisfazione e conferma che il nostro metodo di affinamento subacqueo è in grado di creare vini unici e apprezzati a livello internazionale».

A questo link è possibile leggere un nostro approfondimento sulla Tenuta del Paguro

Quasi 17mila ingressi alla mostra su Burri. Il Mar cresce del 54% rispetto al 2022

Ma i dati pre pandemia sono ancora lontani. Quasi 9mila visitatori per l’esposizione tra mosaico e design a Palazzo Rasponi

burriravennaoro

La grande mostra dedicata ad Alberto Burri al Mar, il Museo d’arte della città di Ravenna, ha fatto registrare 16.891 ingressi, con un incasso complessivo di 98.649 euro. Un dato forse più basso di quanto si potesse prevedere (le due grandi mostre della Biennale pre pandemia fecero registrare rispettivamente circa 15mila e 26mila ingressi) e naturalmente molto lontano dai fasti della direzione di Claudio Spadoni che in 13 anni fece registrare una media di 31mila biglietti staccati per le grandi mostre (il record del Mar risale ancora a quella del 2003 dedicata al critico Roberto Longhi, con circa 55mila visitatori).

Complessivamente nel 2023 – l’anno che ha visto l’inaugurazione della nuova sezione dedicata al mosaico contemporaneo con la collezione del 1959 e il ritorno della Biennale – al Mar si sono registrati 26.194 visitatori, un dato ancora lontano a quello del 2019 pre pandemia (45mila presenze) ma che fa registrare un incremento pari al 54 percento rispetto al 2022. Aumentano invece quasi del 100 percento (sempre sul 2022) gli incassi da biglietteria, pari a 105.272 euro (nel 2019 si incassarono circa 40mila euro in più), a cui si accompagna il più 113 percento dei proventi da servizi aggiuntivi, quali bookshop, visite guidate e laboratori, pari a 42.000 euro circa (un dato simile in questo caso a quello del 2019).

Altri dati della Biennale del mosaico. Con 8.667 presenze si è chiuso l’evento espositivo dedicato al rapporto fra mosaico e design intitolato Episodi di Mosaico Contemporaneo ospitato a Palazzo Rasponi dalle Teste.

La mostra concorso organizzata in collaborazione con l’Associazione Internazionale Mosaicisti Contemporanei ai Chiostri francescani è stata visibile per le quasi 70mila persone che in quel periodo hanno visitato la zona dantesca (conteggiate dalla telecamera installata presso la Tomba di Dante che ha un raggio di azione di circa 3 metri dalla porta di entrata del sepolcro).

La Biblioteca Classense ha ospitato alla Manica lunga il Premio Internazionale Gaem Giovani Artisti e Mosaico e, nella Sala del Mosaico, l’installazione di Zhanna Kadyrova, totalizzando 3.343 visitatori.

Anche il Museo Nazionale di Ravenna, con 8.005 visitatori, ha accolto tre eventi della Biennale.

«I dati relativi alla Biennale appena conclusa – afferma l’assessore alla Cultura e Mosaico Fabio Sbaraglia – ci incoraggiano e ci confortano sulla strada intrapresa immaginando questo evento come occasione per rilanciare Ravenna quale luogo di incontro, dialogo e scambio tra le tecniche e i linguaggi del mosaico e le sperimentazioni artistiche più contemporanee. Un’intera città che si mobilita intorno al mosaico contemporaneo, coinvolgendo un pubblico numeroso e variegato, è stata una felice conferma. Allo stesso modo il 2023 ha rappresentato per il Mar un anno importante, di consolidamento della propria identità e del proprio ruolo in città innanzitutto come centro culturale. Il museo continuerà anche nei prossimi anni ad essere protagonista di trasformazioni e sperimentazioni che nelle nostre intenzioni sono tese a rafforzare e rilanciare ulteriormente la sua importanza e la sua presenza sul panorama culturale, non solo locale».

Mattia Missiroli presenta la sua candidatura a sindaco di Cervia

Lunedì 19 febbraio al Magazzino del Sale Torre

Mattia Missiroli CerviaLunedì 19 febbraio, alle ore 20.30, al Magazzino del Sale Torre si terrà la serata di presentazione della candidatura di Mattia Missiroli a sindaco della città di Cervia, in vista delle elezioni amministrative del prossimo giugno.

«Lunedì sera non sarà solo un evento di presentazione ma anche una prima occasione di incontro autentico e profondo con la città – dichiara Missiroli – In questi ultimi mesi, mi sono impegnato instancabilmente per un’alleanza forte e solida, pronta ad affrontare i grandi temi che ci coinvolgono, e a delineare un progetto ambizioso per il rilancio e la crescita di Cervia. Abbiamo già fissato le basi e delineato un quadro di azione in cui le parole chiave sono visione e coraggio, perché ritengo che di questo abbia bisogno la nostra città. La nostra idea parte dalla convinzione che il contributo collettivo e attivo dei cittadini, imprese e associazioni sia il vero motore di una crescita complessiva. Tuttavia, l’obiettivo principale è garantire servizi sempre più efficienti per tutti, compresi coloro che sono spesso ai margini delle discussioni e lontani dai processi decisionali».

Durante la serata verranno toccati alcuni argomenti fondamentali per il candidato sindaco: «il welfare, il turismo, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile, la pianificazione urbanistica e molto altro, senza tralasciare settori come la cultura, il forese, il volontariato, che necessitano di nuova “linfa” dopo anni caratterizzati da eventi straordinari e imprevedibili, in primis la pandemia e l’alluvione».

Sbarchi, il sindaco: «Fallimento del Governo. Norme sull’asilo troppo restrittive»

De Pascale: «Sorprendente il silenzio del centrodestra. Noi, l’unica provincia che distribuisce i richiedenti asilo tra tutti i comuni in base ai residenti»

De Pascale Sbarco MigrantiPer il governo Meloni Ravenna è diventata “porto sicuro” per le navi delle Ong che salvano naufraghi nel Mediterraneo, richiedenti asilo che fuggono da Africa e Asia. Nell’arco di un anno sono oltre 800 le persone approdate sulla banchina ravennate, quasi 500 in questo inizio di 2024: 336 il 3 gennaio scorso, 134 il 10 febbraio, arrivati a bordo della nave Geo Barents di Medici senza Frontiere, provenienti da Siria, Pakistan Bangladesh, Marocco, Palestina, Egitto, Etiopia ed Eritrea.

Ad accoglierli c’è sempre stato anche il primo cittadino Michele de Pascale, essendo il Comune sempre direttamente coinvolto nelle operazioni.

Sindaco, lei ha dichiarato che l’ultimo sbarco è stato forse logisticamente il più complesso per l’indisponibilità del Pala De André come primo spazio di accoglienza e visite mediche. Come è andata?
«C’era da parte nostra una certa preoccupazione, è vero, ma la Croce rossa, che sta facendo un lavoro davvero encomiabile, ha allestito una tensostruttura nell’area esterna del circolo canottieri della Standiana e le operazioni si sono svolte senza problemi. Ma il nodo resta: lo Stato decide il porto sicuro, ma poi sta alle città organizzare fattivamente lo sbarco e l’accoglienza. Ravenna si è confermata un modello basato su umanità, professionalità e organizzazione».

Esiste anche un tema di costi a carico del Comune?
«Ovviamente il Comune ha i costi del personale che mette a disposizione per assicurare un’accoglienza degna, tra cui, per esempio, i mediatori culturali, ma il rapporto è diretto con la Prefettura, sempre presente e disponibile, e su questo non ci sono problemi».

Lei è sempre molto polemico contro il governo in queste occasioni, anche se ammette che non lo si può accusare di una scelta politica mirata a penalizzare le città o le regioni governate dal centrosinistra, visto che gli sbarchi avvengono, per esempio, anche a La Spezia.
«Questo è vero, come è vero che invece le navi non vengono inviate in città come Bari o Taranto governate dal centrosinistra, perché ormai è chiaro che l’obiettivo disumano del governo è mandarle in alto Adriatico per tenerle impegnate in giorni di navigazioni lontano dalle zone Sar. In questo modo non solo impediscono alle Ong di salvare altre vite umane, ma aggiungono sofferenze a persone già allo stremo delle forze, allungando il loro viaggio. Forse il governo si aspettava una reazione negativa, una ribellione da parte delle città prescelte, ma noi abbiamo sempre risposto e risponderemo con umanità e organizzazione, quello che manca al governo».

Questo è sicuramente vero per quanto riguarda l’Amministrazione e i volontari coinvolti, ma secondo lei qual è l’atteggiamento prevalente tra i cittadini?
«Si tratta di un tema divisivo. Ci sono tanti ravennati che vorrebbero che il governo bloccasse gli sbarchi come aveva promesso e come chiaramente non sta facendo; si tratta di fatto del fallimento più cocente per loro. Tantissimi altri che invece, con orgoglio, hanno un approccio opposto a questo. Del resto, la nostra amministrazione su questi temi ha sempre preso posizioni ben chiare, non abbiamo mai lisciato il pelo a sentimenti egoistici o alla retorica dei porti chiusi e sono stato eletto due volte. Quindi io penso che i sentimenti razzisti e xenofobi siano assolutamente minoritari. Poi c’è anche chi si rende conto che, al di là di tutto, gli immigrati rispondono a un’esigenza precisa del nostro paese».

Un’esigenza di forza lavoro? E però chi sbarca dalle navi viene accolto in attesa di capire se potrà o meno restare in Italia con la protezione umanitaria, per il lavoro ci sono i flussi…
«L’esigenza è quella di contrastare la forte denatalità del nostro paese che con i dati attuali, volenti o nolenti, non ci permetterà di mantenere un sistema complesso come il nostro e questo livello di benessere. I flussi previsti dal governo sono assolutamente insufficienti, mentre un sistema assurdo fa sì che un richiedente asilo in attesa di permesso possa trovare lavoro ma poi, in caso di rifiuto della protezione, come avviene per circa una metà delle persone, non possa convertire il permesso e restare qui in regola. E sa cosa succede? Che queste persone perdono il lavoro regolare e magari vengono assunte in nero, diventano quei famosi “clandestini” di cui parla il governo, il quale, d’altro canto, non è in grado di organizzare i rimpatri. A domanda precisa di noi sindaci sul numero di persone rimandate nei paese di provenienza dopo il diniego, il ministro Piantedosi ha evitato di rispondere. Non sarebbe meglio che potessero regolarizzarsi?».

Sindaco, sta parlando forse di una specie di sanatoria per chi non ottiene lo status di rifugiato?
«No, sto parlando di cambiare un sistema che così come è mette insieme disumanità e disorganizzazione, producendo sacche di irregolari che invece potrebbero essere integrati e di cui abbiamo bisogno. Si tratta di uno dei rari casi in cui ragioni etiche e utilitaristiche possono coincidere. Abbiamo norme sull’asilo troppo restrittive e si potrebbe pensare a percorsi premianti per chi lavora, per esempio. Ma è ovvio che i primi strumenti da dare a queste persone sono la lingua italiana e un avviamento al lavoro».

Questo è quello che accade nelle strutture di accoglienza Sai (ex Sprar) gestite direttamente dai Comuni?
«Esatto, ma purtroppo i numeri sono chiari, la maggior parte delle persone sono accolte nei cosiddetti Cas per cui il governo gialloverde allora decise di ridurre i fondi proprio per attività di integrazione e dove l’accoglienza significa solo vitto e alloggio. Per questo come Comune rinunciammo alla gestione e ora è tutto in mano alla Prefettura. Lo Sprar era un modello che avremmo voluto estendere e invece a un certo punto il centrodestra parlò di abolirlo del tutto, poi per fortuna si sono limitati a cambiargli nome in Sai. Qui i percorsi sono più personalizzati e di lungo respiro».

Nel complesso a Ravenna oggi sono accolte 1.500 persone, 800 sono quelle sbarcate in un anno, eppure abbiamo letto che la gran parte degli arrivi viene indirizzata altrove.
«Delle ultime 134 persone, per esempio, solo sette sono rimaste in provincia, mentre di continuo ne arrivano dal Lazio o dal sud Italia, non si capisce davvero per quale motivo, è un paradosso ma non abbiamo un luogo dove poterci confrontare e poterne discutere. Noi qui invece abbiamo cercato di darci un’organizzazione e ci tengo a precisare che Ravenna è un caso forse unico in cui i richiedenti asilo sono distribuiti su tutti i 18 comuni della provincia in base al numero dei residenti per evitare situazioni di eccessiva tensione e pressione sulla popolazione».

Sempre a proposito di organizzazione, il traffico delle crociere a Ravenna è in aumento, preoccupato per possibili problemi in occasione di altri sbarchi?
«Nemmeno questo riescono a fare dal governo, chiedere un calendario con le disponibilità».

Continuerà ad andare sulla banchina per accogliere i prossimi arrivi?
«Continuerò a farlo e Ravenna continuerà a dimostrarsi all’altezza della sfida. Devo dire che in quei momenti l’emozione è sempre molto forte e che tutte le persone coinvolte, a cominciare dagli operatori dell’Ausl, mostrano un coinvolgimento e una partecipazione che va ben oltre il dovere professionale. Devo anche dire che ogni volta che mi avvicino a Porto Corsini, mi tornano in mente gli ignobili striscioni di qualche anno fa a Marina Romea, sotto la struttura che ospitava alcuni profughi. E mi meraviglia il fatto che l’opposizione cittadina in questo caso taccia. Sono piuttosto certo che se a mandare le navi Ong qui fosse stato un governo di centrosinistra di striscioni di protesta o bandiere di partito ne avremmo viste parecchi. E invece il centrodestra locale o regionale non si è mai nemmeno preoccupato di spiegare ciò che sta accadendo. Spero almeno che tutto questo porti a una moratoria su future, eventuali, stupidaggini su questo tema».

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