L’orchestra, nata da un’idea del maestro Muti nel lontano 1998, è accompaganta dai soliti Raimondi e Piovano. Sipario il 5 aprile
Per la stagione “Ravena Musica” curata dall’associazione Mariani torna al Teatro Alighieri, martedì 5 aprile, alle 21, è in calendario un concerto della Camerata strumentale “Città di Prato”, con la partecipazione del violino solista Grazia Raimondi e Luigi Piovano nel ruolo di direttore.
L’Orchestra è nata nel gennaio del 1998 da un’idea di Riccardo Muti, che l’ha diretta in diverse occasioni. Fin dalla fondazione ha in Alberto Batisti il suo direttore artistico. Dal 2014 il direttore musicale è Jonathan Webb.
La solista Grazia Raimondi ha compiuto gli studi di violino presso il Conservatorio “G.B. Martini” di Bologna, sua città natale; è stata allieva di Franco Gulli per il violino e di Rostislav Dubinsky per la musica da camera presso l’Indiana University, negli Stati Uniti, dove ha conseguito l’Artist Diploma. Ha vinto il primo premio in diversi concorsi musicali in cui si è cimentata.
Luigi Piovano invece si è diplomato in violoncello a 17 anni sotto la guida di Radu Aldulescu, con cui in seguito si è diplomato in violoncello e musica da camera anche a Parigi. Dal 2005 suona regolarmente in duo con Antonio Pappano. Ha suonato come so- lista con prestigiose orchestre – Tokyo Philharmonic, New Japan Philharmonic, Ac- cademia di Santa Cecilia, Seoul Philharmonic, Orchestre Symphonique de Montréal – e sotto la direzione di Maestri come Chung, Menuhin, Nagano, Pappano, Pletnev. Da oltre vent’anni è primo violoncello solista dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Il programma della serata all’Alighieri prevede il Concerto in re minore per violino e archi MWV O3 di Mendelssohn e la Serenata in Do maggiore per archi op. 48 di Cajkovskij.
Per promuovere e sostenere l’imprenditoria femminile. In programma un convegno su “ripresa e resilienza”
Il comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Ravenna
Parte dalla Camera di commercio di Ravenna la 14esima edizione del “Giro d’Italia delle donne che fanno impresa”, il roadshow nazionale dell’imprenditoria femminile promosso da Unioncamere, in collaborazione con il sistema camerale e la rete dei Comitati Imprenditoria Femminile.
L’evento tutto ravennate dal titolo “Ripresa e resilienza delle donne che fanno impresa”, si svolgerà domani, martedì 5 aprile, alle ore 15 nella sala Cavalcoli dell’ente camerale, pochi giorni dopo la pubblicazione del decreto direttoriale del Ministero dello sviluppo economico che stabilisce le modalità di accesso al Fondo Impresa Donna, il fondo del Mise che incentiva le donne ad avviare e rafforzare nuove attività imprenditoriali per realizzare progetti innovativi. I temi trattati nel corso dell’evento saranno infatti agevolazioni e opportunità per le imprese femminili e la certificazione di genere, strumento importante per contrastare le disparità di genere in azienda ma anche opportunità per accedere a molte agevolazioni.
Il programma vede la partecipazione dell’Assessora alle pari opportunità della Regione Emilia-Romagna Barbara Lori, la dottoressa Tiziana Pompei, vice segretario generale di Unioncamere, Federica Garbolino dirigente di Invitalia e Roberta Bortolucci presidente del Centro Studi Progetto Donna e Diversity Management.
I lavori, moderati dal segretario generale della Camera di commercio, Mauro Giannattasio, saranno introdotti dalla presidente del Comitato Imprenditoria Femminile di Ravenna, Antonella Bandoli, dopo i saluti del commissario straordinario dell’ente camerale Giorgio Guberti e della vice presidente della Provincia di Ravenna, Valentina Palli.
«Il tema della ripresa e della resilienza è più che mai attuale, in un momento delicato come quello che stiamo vivendo in cui, vissuti gli anni peggiori della pandemia, si stava accarezzando la speranza di poter ripartire con un po’ di serenità e ottimismo per il futuro. Il conflitto in atto, oltre ad essere una terribile emergenza umanitaria, ha cancellato i seppur tiepidi segnali positivi di fine 2021 – evidenzia Giorgio Guberti commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna – e ci ha fatto ripiombare in una situazione di incertezza le cui difficoltà sono sotto gli occhi di tutti. Ecco che allora in questa situazione è ancora più importante fare rete, rendere fruibili le informazioni e cogliere tutte le opportunità presenti sul mercato e credo che questo sia il senso di questa tappa ravennate del Giro d’Italia delle donne che fanno impresa».
«Il nostro Comitato, che ringrazio, ha fortemente voluto questa tappa ravennate del Giro, perché è animato da una forte volontà di promuovere e sostenere la nascita e il consolidamento delle imprese femminili, con lo spirito di voler contribuire alla crescita e all’aumento di competitività di tutto il sistema imprenditoriale». Così Antonella Bandoli, presidente del Comitato provinciale per l’imprenditoria femminile della Camera di commercio di Ravenna, che ha aggiunto:«i dati relativi al quadro di crescita e di sviluppo del tessuto imprenditoriale femminile della nostra provincia sono un segnale positivo importante perché valorizzare le capacità del fare impresa al femminile permette di dare uno stimolo e un contributo ancor più autorevole alla crescita culturale, sociale ed economica del nostro territorio».
L’iniziativa di Club del Sole per offrire una vacanza pensata anche per chi viaggia con l’amico a quattro zampe: tutto il personale è formato per le esigenze specifiche e un vademecum fornisce le risposte agli ospiti
Il gruppo Club del Sole, società di Forlì ai vertici in Italia nel settore delle vacanze al mare con venti villaggi, ha scelto le sue due strutture a Punta Marina (Adriano Family Camping Village e Marina Family Village) tra le dieci in cui lanciare un progetto pilota per un nuovo modello di accoglienza turistica dog friendly.
L’iniziativa imprenditoriale parte da alcuni dati che lo stesso Club del Sole divulga: due italiani su cinque viaggiano con il proprio cane ma il 66 percento delle coppie di viaggiatori “a sei zampe” ha difficoltà nel trovare una soluzione adatta dove sentirsi accolto.
Dagli uffici di Forlì si sono affidati alla consulenza di Dog Business Revolution, azienda di formazione specializzata nel marketing strategico per i professionisti del mondo cinofilo, con cui ha stilato un vero e proprio protocollo di accoglienza che regola ogni fase dell’esperienza vacanza, dalla prenotazione fino al ritorno a casa.
Gli interventi si sviluppano su tre livelli paralleli: strutturale, formativo e comunicativo: spazi di sgambamento ampi, spiagge dedicate, piscine speciali per gli ospiti a 4 zampe, servizi e informazioni dal momento della prenotazione, una informativa veterinaria di preparazione al soggiorno, educatori e animatori cinofili per intrattenimento e formazione, servizio dog sitter, nessun divieto di accesso agli spazi ristorativi. E tutte le figure aziendali, dai vertici fino a coloro che ruotano intorno alla vacanza con il cane, sono state formate: dalla psicologia di acquisto di un proprietario con il cane, ad accenni di comportamento cinofilo per permettere a tutti di lavorare in sicurezza. Ogni struttura mette a disposizione degli ospiti un vademecum con la risposta ad ogni domanda e il suggerimento giusto per ogni esigenza, in primis proprio quella dell’ospite peloso.
La ricetta di Claudio Rivalta, ex giocatore e ora allenatore della Spal Under 17: «Allenare nel settore giovanile deve essere un lavoro»
Rivalta in una foto di Fabrizio De Simone per LoSpallino.com
Con alle spalle oltre 150 presenze in serie A da calciatore (anche in piazze importanti come Torino, sponda granata, e Bergamo), oggi apprezzato allenatore di settori giovanili di alto livello (quest’anno alla guida della Spal Under 17), il ravennate Claudio Rivalta, 43 anni – campione d’Europa con l’Under 21 nel 2000 – ha le idee chiare su quale dovrebbe essere la ricetta per far ripartire il calcio italiano dopo la seconda mancata partecipazione consecutiva alla fase finale dei Mondiali.
«Dopo l’ottimo Europeo – ci dice davanti a un caffè –, la Nazionale ha dovuto far fronte a tanti eventi negativi, dai singoli episodi ai giocatori chiave in condizioni precarie o assenti. Ma mi auguro che la nostra federazione possa affrontare il problema in maniera più ampia e cercare di strutturarsi per avere a disposizione sempre più giocatori di talento. Non ci si può affidare al caso, bisogna sapere creare le condizioni per far nascere campioni».
La Nazionale, ai tuoi tempi, era in effetti un’altra cosa… «Aveva valori più alti, giocatori più forti, che erano stati formati in un periodo in cui il settore giovanile lasciava i ragazzi un po’ più liberi».
Qual è la prima differenza che noti, tra il settore giovanile di oggi e di allora? «Culturale: noi approcciavamo il calcio in maniera più disincantata, ti accorgevi di quello che avresti potuto fare solo negli ultimi anni del tuo percorso, prima invece giocavi soprattutto per divertirti, senza pensieri e ambizioni. Ora invece bambini di 10 anni vengono già considerati dei “profili” e rischiano di portarsi sulle spalle un fardello, per almeno 5-6 anni. Considerando anche che il sistema permette ai procuratori di gestire in maniera non ufficiale i ragazzi che così si ritrovano, oltre magari a una famiglia ingombrante, anche questa figura che rischia di non fare loro vivere il calcio per quello che è: un gioco, un divertimento. Il giovane si trova tutti sulla “schiena”, pronti a spingerlo. Ma così si creano pressioni, difficoltà che rischiano di schiacciarlo».
E i ragazzi sono cambiati? «Sì, per noi c’era solo il calcio. Ora invece ci sono tante distrazioni e sono molto meno inclini ad ascoltare e a voler crescere. Ecco che poi si va a prendere tanti ragazzini dall’estero, che spesso hanno più “fame”, motivazioni molto più forti, arrivano da contesti dove si crea un’autoesigenza più formata e quindi saranno destinati a essere più forti e resistenti di fronte alle prime vere difficoltà».
Come si può cambiare direzione? «L’unico modo per cercare di equipararci alle nazioni calcisticamente più avanti è che la federazione obblighi o comunque incentivi le società, perlomeno quelle professionistiche, ad avere strutture adeguate e tecnici formati. Centri sportivi dove si possa lavorare in qualità e tecnici che sappiano insegnare un calcio adeguato ai tempi. E questo lo si fa solamente incentivando le società a stipulare contratti pluriennali con gli allenatori. E facendo in modo che gli allenatori non lo facciano come secondo lavoro. Che il loro impegno non sia solo pomeridiano, per intenderci, ma di 8 ore, in cui ci possa essere spazio per la formazione, il supporto a società affiliate, la programmazione, gli allenamenti. In questo modo una persona sarebbe stimolata a investire su se stessa e a voler fare come lavoro “l’allenatore di settore giovanile”, ci sarebbero di conseguenza tecnici migliori, con strutture migliori e in prospettiva ragazzi che crescerenno meglio».
Spesso si dice che il settore giovanile sia anche limitato dal troppo peso a cui si dà il risultato. «Vincere aiuta a vincere e dà autostima, ma è evidente che dipende dall’età dei ragazzi e la ricerca del risultato deve essere parte di un percorso di crescita. Il problema non è nei ragazzi, ma nei tecnici, che dovrebbero dare il giusto peso alla vittoria e alla sconfitta. Il risultato dovrebbe essere solo un fine da raggiungere attraverso l’espressione di gioco. Mi sono trovato parecchie volte davanti a ragazzi che mi guardavano sbigottiti dopo una ramanzina al termine di una vittoria, ma è così che percepiscono l’importanza del gioco».
E le società? Hanno colpe su questo aspetto? «Le società fanno il massimo, i responsabili di settore giovanile sono molto coinvolti nel progetto solitamente. Quello che probabilmente manca, a livello generale, è invece una vera continuità tra settore giovanile e prima squadra».
Con l’effetto anche di vedere ragazzi di Primavere di prima fascia in prestito in serie C, dove spesso nemmeno giocano… «Ogni percorso è diverso, ogni ragazzo matura in tempi diversi, ma di certo non bisogna avere la presunzione di pensare che se esci da una Privamera top puoi giocare tranquillamente in serie C».
La differenza, insomma, a un certo punto la fa la testa del giocatore. Come è stato nel tuo caso, probabilmente…
«È fondamentale. Sia in campo, quindi il saper interpretare quello che succede durante il gioco. Sia fuori, quindi saper resistere, non abbattersi. La “testa” – intesa come carattere, personalità, resilienza – è l’aspetto principale da tenere in considerazione nel valutare un giovane giocatore. Poi ci sono gli altri, tra cui anche quelli empatici, socio-affettivi, il saper stare all’interno di un gruppo. Quindi la torta si divide davvero in una maggior parte di aspetti mentali. Più ci saranno anche gli altri, più saremo di fronte a un prospetto di alto livello, ma se c’è presunzione o superficialità, gli aspetti più calcistici potrebbero finire con il contare quasi nulla».
È vero che nel settore giovanile c’è troppa tattica, che il talento non viene lasciato libero di esprimersi? «Sì, è un problema vero. Personalmente il mio obiettivo è cercare di far interpretare il gioco ai ragazzi. Ci devono essere principi collettivi, equilibri dentro cui stare, ma all’interno di questi cerco di lasciarli il più liberi possibile. Non c’è invece la capacità in tanti tecnici di insegnare la comprensione del gioco, anche perché è molto più difficile. Più facile è insegnare una trama di gioco, che a comprendere una situazione che cambia continuamente».
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? «Dopo otto anni di settore giovanile mi piacerebbe provare anche qualcosa in più, una prima squadra, o crescere di età (in una Primavera, quindi, ndr). A Ferrara, comunque, mi trovo molto bene»
Il massimo vertice dell’Università di Bologna con il sindaco, accompagnati dal presidente di Unitec che sta realizzando il campus, in sopralluogo nell’ex area Iter che ospiterà il corso di laurea triennale al via nel 2022
Il rettore dell’Università di Bologna e il sindaco di Lugo, Giovanni Molari e Davide Ranalli, l’1 aprile hanno visitato il cantiere del Centro ricerca e sviluppo Unitec all’ex Iter dove dall’anno accademico 2022-23 si insedierà il corso di laurea in Meccatronica. La guida per la visita in via Provinciale Cotignola è stata Angelo Benedetti, presidente di Unitec.
La sede del corso sarà dotata di attrezzature didattiche e di un laboratorio all’attuale stato dell’arte e della tecnologia, immerso nel verde e costruito secondo i più moderni orientamenti architettonici e di ergonomia con servizi quali mensa, biblioteca, caffetteria, palestra.
A breve uscirà il bando per la presentazione delle domande di iscrizione, nel mese di luglio vi saranno i test di accesso, dopodiché si procederà alle iscrizioni dei primi 30 studenti. L’impianto formativo è conforme a quello di un corso di laurea ad orientamento professionale previsto dall’attuale legislazione, pensato in modo da rispondere in pieno alle esigenze delle aziende che sempre di più si avvalgono di tecnologie meccatroniche nei loro processi produttivi e che rappresentano il naturale sbocco lavorativo dei futuri laureati. In particolare, le aziende aderenti al progetto svolgeranno un ruolo chiave in più momenti del percorso, e saranno coinvolti in differenti momenti della didattica e della docenza compreso un corposo tirocinio in azienda previsto in preparazione della prova finale.
L’obiettivo dell’investimento è quello di formare profili professionali immediatamente inquadrabili nelle realtà industriali non solo del territorio, ma dell’intera Romagna, con una spiccata operatività in compiti di supervisione, mantenimento e miglioramento d’impianti di media/alta complessità che si caratterizzano per aspetti trasversali all’ingegneria dell’automazione, elettrica, elettronica, informatica, meccanica e robotica. Il progetto intende quindi proporre lo sviluppo di un proficuo rapporto tra Imprese, Scuola e Università in grado di ridare slancio alla cultura tecnica in Romagna.
Altro pilastro fondante dell’iniziativa è il coinvolgimento sostanziale degli Istituti Tecnici di riferimento presenti nel territorio. In queste settimane sono state realizzate azioni di sensibilizzazione nelle scuole secondarie di secondo grado della Romagna per informare gli studenti di questa nuova opportunità formativa i quali hanno fin da subito mostrato un forte interesse.
Il Comune di Lugo, l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna e la Scuola Universitaria per le professioni tecniche Emilia-Romagna Super firmeranno un protocollo d’intesa per le attività necessarie all’attivazione del corso. Una successiva convenzione regolerà gli impegni tra le parti. Allo stesso tempo le aziende aderenti a questo importante progetto -Bucci Automations, CNI Informatica, Diemme Enologia, Eurovo, Geminiani, Marini, Natura Nuova, Sica, Surgital, Unitec, Vulcaflex- sigleranno anch’esse un accordo per il sostegno al corso attraverso un contributo per l’acquisto di attrezzature all’avanguardia per i laboratori e le aule didattiche.
Un rendering dell’area ex Iter con la riqualificazione voluta da Unitec
Un rendering dell’area ex Iter con la riqualificazione voluta da Unitec
Un rendering dell’area ex Iter con la riqualificazione voluta da Unitec
Il consigliere del Pd Idio Baldrati nel seggio per le elezioni dei consigli territoriali di Marina di Ravenna
Si è concluso lo scrutinio delle schede per l’elezione dei Consigli territoriali e la commissione elettorale è riunita per formalizzare la proclamazione degli eletti.
Hanno votato 7.003 degli aventi diritto, pari al 5,10% (nel 2017 avevano partecipato 6.766 elettori, pari al 4,904 %). Potevano votare anche i sedicenni e gli stranieri residenti.
Si va da un minimo del 3,4 percento nel centro urbano a un massimo di oltre il 9 percento a Sant’Alberto.
Due erano le liste e 269 i candidati, per 150 posti da consigliere nelle dieci aree nelle quali è articolato il comune: Centro Urbano, Ravenna Sud, Darsena, Sant’Alberto, Mezzano, Piangipane, Roncalceci, San Pietro in Vincoli, Castiglione di Ravenna e Del Mare.
Quattro sale rinnovate attraversano la pittura romagnola, «un vero regalo alla città». In mostra permanente opere rientrate a Ravenna grazie al progetto del Ministero della Cultura
Luca Longhi, “Resurrezione di Cristo”, Museo Nazionale di Ravenna
Un bel dono alla città: così può essere considerato il nuovo allestimento di alcune sale presso il Museo Nazionale di Ravenna curato dalla direttrice Emanuela Fiori che ha creato, con molto garbo e stile, un contesto impeccabile per accogliere tesori vecchi e nuovi nelle sale dedicate alla pittura, alla ceramica e agli arredi sacri. Pensando al vecchio allestimento, molto spartano e quasi privo di informazioni, risultano del tutto sorprendenti le quattro sale che attraversano la pittura romagnola dal periodo altomedievale fino al ‘700 con l’aggiunta di numerose opere che sono ritornate a casa – alcune dopo secoli – in deposito permanente.
Non era infatti scontato prendere al volo l’occasione offerta dal progetto “100 opere tornano a casa” del Ministero della Cultura, fortemente sostenuto dal Ministro Franceschini, che prevedeva lo spostamento di opere conservate nei depositi di alcuni musei nazionali in sedi visibili al pubblico.
Per chi ha frequentato i depositi dei musei e conosce le difficoltà dello studio diretto delle opere sa di cosa stiamo parlando: occorre figurarsi spazi molto ampi, spesso organizzati con impalcature a scorrimento, che permettono di vedere i lavori con luci inadatte e per un brevissimo tempo. In pratica, sono tesori nascosti, del tutto invisibili.
Il ritorno a casa di opere pittoriche e ceramiche dai depositi di Brera a Milano, della Pinacoteca di Bologna e dal Museo internazionale di Faenza ricuce gli strappi avvenuti a causa delle requisizioni di epoca napoleonica e degli spostamenti protettivi operati durante la seconda guerra mondiale, oltre a restituire dignità e integrità a un breve e interessante percorso sulla pittura, sulla ceramica e gli oggetti liturgici del territorio. Si rivedono volentieri le opere che già facevano parte della collezione del Museo – focus di nuovi studi e restauri e ora poste in un contesto che le valorizza pienamente – e si vedono con interesse per la prima volta le altre sottratte all’oblio.
Partendo dall’ultima sala, dedicata agli arredi e composta per la totalità di opere già presenti nel museo, ci si rende conto dell’importanza dell’allestimento. La difficoltà di comprendere questo tipo di produzione è facilitata dalla suddivisione delle opere e da un pannello introduttivo che spiega le scelte dell’allestimento e le particolarità della raccolta, proveniente in gran parte dall’abbazia camaldolese di Ravenna.
Si deve sicuramente all’allestimento impeccabile la possibilità di cogliere la preziosità di alcuni oggetti come i fermagli di piviale rinascimentali realizzati da Peregrino da Cesena e dal bolognese Francesco Francia o la mitra tardomedievale di fattura francese. La stessa cura valorizzante è stata impiegata nelle due sale delle ceramiche: anche qui pochi depositi da Faenza e a ricontestualizzazione in nuove vetrine espositive dei pezzi già del Museo nazionale valorizzano le splendide maioliche del ‘500 realizzate a Forlì, Urbino, Deruta sulle quali spiccano – giustamente esposti in solitaria – i due bellissimi piatti moreschi in maiolica dipinta a lustro.
Museo Nazionale di Ravenna, nuovo allestimento
Piatti moreschi in maiolica
Le pareti color carta da zucchero esaltano anche le sale in cui sono esposti i dipinti e gli affreschi prodotti da artisti romagnoli attraverso i secoli, seguendo i medesimi principi di chiarezza espositiva e informativa. Se la prima sala – che ospita affreschi fra il IX e il XVII secolo e un trittico del ‘300 da San Vitale, da San Giovanni evangelista o di provenienza ignota – non riserva particolari sorprese per chi conosce il Museo, è dalla seconda sala che cominciano le novità, a partire dalla pala del Rondinelli portata via da Ravenna nel 1809.
Al pittore romagnolo – allievo di Giovanni Bellini a Venezia – appartiene la grande pala raffigurante la visione di Galla Placidia, un olio su tavola in orgine nella basilica di San Giovanni evangelista. Il soggetto dell’apparizione del santo all’imperatrice e del miracolo della reliquia ha profonde radici nella tradizione ravennate: ricompare infatti sul portale di ingresso medievale della stessa basilica ravennate e negli affreschi eseguiti nel ‘500 da Francesco Longhi, visibili nella stessa sala del museo a pochi metri di distanza. Vale la pena sottolineare la grande perizia tecnica del Rondinelli, quella pittura morbida e atmosferica che caratterizza il suo stile e che presenta in questa tavola forse una delle più belle opere del maestro presenti attualmente nelle collezioni ravennati.
Nicolò Rondinelli, “Visione di Galla Placidia”
Innocenzo Francucci, “Sacra famiglia con San Giovannino”
Un’altra opera proveniente da Bologna è la Sacra Famiglia con Santa Caterina di Girolamo Marchesi detto il Cotignola, un artista rinascimentale di rilievo fra Emilia e Romagna. L’opera entra in dialogo con un’altra pala dell’artista qui esposta e appartenente al Museo e permette un secondo confronto con una piccola tavola devozionale, anch’essa giunta da Bologna e attribuita in occasione del riallestimento a Bernardino Zaganelli.
Sempre da Bologna proviene un altro olio su tavola di piccole dimensioni – una Sacra Famiglia con San Giovannino – di Innocenzo Francucci da Imola, un classicista che più volte nelle ricerche recenti si è riscontrato essere un forte riferimento per gli artisti ravennati del ‘500, in particolare Luca Longhi.
A quest’ultimo appartiene la grande pala d’altare della Resurrezione, anch’essa proveniente dai depositi bolognesi, firmata e datata al 1566. L’opera – che le fonti antiche dicono forse proveniente da Cervia – presenta chiari riferimenti alle stanze vaticane di Raffaello, probabilmente mediate da incisioni ma anche da riferimenti ripensati sul lavoro dei già citati Francucci e Francia. L’arrivo al Museo nazionale di questa opera – che fu il modello per l’affresco di scuola longhiana eseguito nella Cappella di S. Andrea a Ravenna – rimette in circolo la storia, l’arte e la memoria della città, arricchendole in modo permanente.
Museo Nazionale di Ravenna, orari di apertura: Mar-Gio-Ven 8.30-19.30; Mer 14-19.30; Sab 8.30-14; Dom 8.30-14 (nella 3° domenica del mese orario prolungato alle 19.30). Ingresso: 6 euro, ridotto 2 euro, gratuito fino 18 anni.
Utili per oltre 372 milioni. Agli azionisti un dividendo più elevato. Nel settore energia venduti maggiori volumi di gas
Stefano Venier e Tomaso Tommasi di Vignano, ad e presidente di Hera
Approvati all’unanimità dal cda della multiutility Hera spa i risultati economici consolidati al 31 dicembre 2021 e la relazione sulla politica di remunerazione e sui compensi corrisposti, insieme al bilancio di sostenibilità.
I ricavi dello scorso anno salgono a 10,55 miliardi di euro, in rialzo del 49,1 percento rispetto ai 7 miliardi del 2020, in crescita in tutte le aree. In particolare, nei settori energy hanno inciso i maggiori ricavi per le attività di intermediazione, i maggiori volumi venduti di gas e l’aumento dei prezzi delle commodities energetiche, oltre alla crescita dei servizi energia e dei servizi a valore aggiunto per i clienti. In aumento anche i ricavi del settore ambiente, per le maggiori materie plastiche vendute e per le acquisizioni nel mercato industria. Da segnalare, infine, il contributo dei servizi a rete (sia regolati sia per conto terzi) e degli altri servizi quali illuminazione pubblica e telecomunicazioni.
Il margine operativo lordo (Mol) sale a quota 1.223,9 milioni di euro, in aumento del 9 percento rispetto ai 1.123,0 milioni di euro del 2020. Questo incremento è legato alle performance delle aree energy, che comprendono anche i servizi energia legati all’efficienza energetica negli edifici abitativi (bonus facciate e superbonus 110%). Sale anche il risultato operativo netto a 611,7 milioni di euro, in crescita dell’11 percento rispetto ai 551,3 milioni del 2020, nonostante i maggiori accantonamenti e ammortamenti per i nuovi investimenti eseguiti nei settori operativi.
L’utile netto al 31 dicembre 2021 sale a 372,7 milioni, in rialzo del 15,5% rispetto ai 322,8 milioni dell’anno precedente. A conferma dell’attenzione alla generazione di valore per gli azionisti e in linea con quanto annunciato lo scorso gennaio in sede di presentazione del Piano industriale al 2025, in considerazione dei positivi risultati raggiunti, il Consiglio di Amministrazione ha deciso di proporre all’Assemblea dei Soci del 28 aprile la distribuzione di un dividendo di 12 centesimi per azione, in rialzo rispetto a quanto previsto nel precedente documento stategico.
Coinvolte 5 strutture in provinciadi Ravenna, dal bar delle Terme di Brisighella all’ex mercato di Alfonsine passando per l’ex vivaio comunale di Cervia, e poi a Casola Valsenio e Conselice
Progetto della Casa Comunale di Lavezzola
Sono Alfonsine, Brisighella, Casola Valsenio, Cervia e Conselice i cinque Comuni in provincia di Ravenna che potranno beneficiare degli investimenti della Regione grazie a un bando per progetti di riqualificazione urbana nei comuni con meno di 60mila abitanti (tra i 18 del Ravennate solo il capoluogo è sopra). Il contributo complessivo dall’Emilia-Romagna per i cinque comuni è di due milioni di euro, circa la metà del costo totale degli interventi.
Da Rimini a Piacenza sono stati avviati ottanta interventi di rigenerazione di edifici e aree in disuso. I lavori sono stati finanziati dalla Regione con 47 milioni di euro, raddoppiando i 27 previsti inizialmente. L’iniziativa ha permesso di creare nuovi spazi a disposizione della collettività e delle comunità locali, nei luoghi dove prima sorgevano ex scuole, vecchie sedi comunali, depositi o magazzini, da tempo dismessi o non più in uso.
ALFONSINE Riqualificata l’area esterna dell’ex mercato coperto. Lo scopo del progetto, che ha un costo complessivo di 2,5 milioni di euro (di cui 730mila dalla Regione), è sia la ricostruzione dell’edificio, sia la restituzione alla comunità di quello che per molto tempo è stato un luogo della socialità del paese. «Questo risultato – dichiara il sindaco Riccardo Graziani – è il coronamento dell’impegno non solo dei nostri uffici, ma di tutti gli alfonsinesi che hanno collaborato al progetto durante il percorso partecipato».
BRISIGHELLA Il Comune può contare su centomila euro da destinare al recupero dell’area del bar della piscina delle Terme, chiuse ormai da anni e in stato di degrado. Ai centomila euro regionali ne verranno aggiunti 30mila dal Comune per realizzare il progetto. Ora si stanno cercando i fondi per poter recuperare anche la piscina esterna, almeno 300mila euro.
CASOLA VALSENIO L’amministrazione comunale ha candidato il progetto di riqualificazione del complesso delle ex scuole medie “Oriani”, per renderlo maggiormente fruibile all’attività dell’associazionismo e del volontariato. L’importo finanziato dal bando regionale è di 627mila euro, ai quali l’amministrazione ha aggiunto ulteriori 125mila euro di risorse proprie. Gli interventi in progetto tengono conto della necessità di garantire la multifunzionalità della struttura, in modo da poterla utilizzare anche come centro congressi. Saranno inoltre creati spazi comuni a disposizione della popolazione, per esigenze di incontro e socializzazione.
CERVIA Su un investimento totale di poco più di un milione di euro, la Regione ha contribuito con un finanziamento di 790mila euro: la somma è destinata alla realizzazione della nuova sede di Cervia Ambiente nell’ex vivaio comunale. L’intervento mette al centro il riuso del costruito, demolendo e ricostruendo secondo i cano- ni di sicurezza sismica, realizzazione di edificio a comsumo di energia quasi zero, qualità architettonica elevata ed eliminazione di detrattori di paesaggio. Gli edifici verranno rifunzionalizzati: alcuni saranno destinati alla didattica e altri alle esperienze naturalistiche e artistiche. Sarà un’operazione ad invarianza di volumi rispetto all’esistente. I nuovi spazi offriranno servizi rivolti al pub- blico, ma consentiranno anche una migliore analisi del territorio da parte del Comune, per la definizione di progetti ed azioni finalizzati alle tematiche ambientali.
CONSELICE Il progetto di rigenerazione per la casa comunale di Lavezzola utilizza i 150mila euro a disposizione, a cui la Regione ha contribuito con un finanziamento di 100mila euro, per un intervento di riuso temporaneo della struttura. La proposta consiste nella creazione di un ambiente adatto ad accogliere attività di incontro, socialità, sanità di prossimità (la casa comunale ospita gli ambulatori di due medici di base), animazione, esperienze artistiche e motorie. «Il progetto – afferma la sindaca Paola Pula – ha una forte valenza sperimentale, che ci consentirà di prendere in un secondo momento decisioni più mirate in base ai risultati che avremo ora».
Matinèe musicale, domenica 3 aprile, alla Sala Corelli del teatro Alighieri per la rassegna “Mikrokosmi”
Ottavo appuntamento, domenica 3 aprile alle 11, alla sala Corelli del teatro Alighieri di Ravenna, con la rassegna musicale “Mikrokosmi”. Protagonista del concerto il pianista Olaf John Laneri con un programma dedicato a (5 Sonate), Beethoven (Sonata op.26) e Chopin (due Mazurche, Andante spianato e Grande Polacca brillante op.22.).
Pianista di caratura internazionale, Laneri è costantemente presente nelle più importanti stagioni concertistiche di tutta Europa, con direttori e orchestre di grande rilievo, dai “Pomeriggi Musicali” di Milano all’Orchestra dell’Arena di Verona, la Symphony Orchestra di Tokyo e la Filarmonica di Montecarlo.
Nato a Catania da padre siciliano e madre svedese, ha terminato brillantemente gli studi a Verona e poi perfezionare il suo talento sulla tastiera in Italia e all’estero per conseguire la qualifica di Master all’Accademia Pianistica di Imola. Dopo diversi riconoscimenti in competizioni nazionali, risulta laureato ai concorsi internazionali di Monza, di Tokyo e di Hamamatsu; nell’estate del 1998 vince la cinquantesima edizione del prestigioso concorso “F. Busoni” di Bolzano. Le sue Variazioni di Brahms sopra un Tema di Paganini, sono l’unica esecuzione di un italiano inserita nel cd pubblicato per festeggiare il Cinquantesimo del concorso Busoni.
Il programma di mandato di De Pascale prevede diversi progetti di rinaturalizzazione del territorio. L’assessore Gallonetto: «Non possiamo restare esclusi»
Uno dei progetti più ambiziosi del secondo mandato di Michele de Pascale consiste nell’ampliare le superfici coperte da boschi e pinete nel territorio comunale. Un punto talmente sentito da farne una delega ad hoc in giunta, finita nella mani del grillino Igor Gallonetto.
Il piano della coalizione di centrosinistra contava molto sui finanziamenti del Pnrr con la candidatura di diversi progetti ravennati. Ora su questo fronte sembra che le cose si mettano di traverso per le sorti cittadine: «Allo stato attuale – spiega l’assessorev Gallonetto – i fondi per la riforestazione previsti dal Pnrr sono destinati solo alle città metropolitane e quindi Ravenna sarebbe esclusa. Ci sembra un approccio sbagliato perché non solo le città di quella dimensione avrebbero bisogno di risorse che assorbono CO2 in modo naturale. Cercheremo di far valere la bontà dei nostri progetti».
Italia Nostra denuncia l’abbattimento a favore dello show estivo in spiaggia di Jovanotti. Per l’amministrazione era vegetazione alloctona, mal riposta, da ripiantumare in modo corretto
Botta e risposta, nel giro di poche ore, fra l’associazione ambientalista Italia Nostra – che denuncia l’abbattimento di un lungo filare di tamerici nella spiaggia di Marina di Marina dove quest’estate si terrà il Jova Beach Party – e il Comune che, chiamato in causa per lo scempio delle piante, dichiara che si tratta di vegetazione alloctona e mal posizionata, il cui sradicamento rientra nel progetto di riqualificazione del litorale, con la ripiantiumazione di un’atro genere indigeno di tamerici che saranno meglio collocati a protezione delle zone pinetali.
In una nota stampa gli ambientalisti ravennati non hanno usato mezzi termini per denunciare l’accaduto.
«…Ben sessantacinque metri lineari di piante di tamerici, alte oltre quattro metri, compreso un grande albero al termine del filare, presenti da almeno qualche decennio tra il bagno Ulisse e la zona della sede dell’Associazione Nazionale dei Marinai d’Italia, sono stati rasi al suolo per Jovanotti. Nessun dubbio che l’autorizzazione sia giunta dal Comune, in accordo con gli enti cui compete il demanio marittimo.
Desta sconcerto, per non dire indignazione, che l’autorizzazione sia stata rilasciata nel periodo in cui il regolamento del verde del Comune di Ravenna prevede lo stop a tutti gli abbattimenti o lavori sugli alberi, in quanto periodo di riproduzione dell’avifauna. Una alta barriera frangivento, un patrimonio comune di alberature tipiche delle nostre spiagge sempre più antropizzate, sacrificati per lo show. Immaginiamo con tristezza che poi si parlerà di “compensazioni”, magari con apposita festa della piantumazione – meglio se in mesi primaverili o estivi – di nuove esili pianticelle poi abbandonate al loro destino…
…In nome di abili speculatori senza scrupoli i quali, anziché pagare sostanziosi affitti per stadi o strutture dedicate, pretendono, a fini di lucro personale, di consumare e manomettere le nostre spiagge patrimonio comune con megaeventi del tutto incompatibili? Basta qualche farcitura “green” per imbonire le folle e tacitarne coscienze e conoscenze? Ci domandiamo, finito lo show, che cosa resterà».
Vista dall’alto del lilare di tamerici rimossi dalla spiaggia di Marina di Ravenna
La risposta dell’amministrazione comunale non si è fatta attendere spiegando che l’intervento di rimozione degli alberi lungo la spiaggia rientra nel piano di riqualificazione del Parco Marittimo.
«Il patrimonio ambientale e vegetativo del territorio comunale è sottoposto a cure continue che consistono anche nella rimozione di specie alloctone che, infiltrandosi nell’habitat, modificano le caratteristiche vegetazionali.
Gli esemplari di tamerici, della specie Tamarix Africana, rimossi dalla spiaggia di Marina di Ravenna nella zona in cui sarà ospitato il concerto di Jovanotti fanno parte di specie alloctone e verranno ripiantumate. Non avevano nessuna funzione di protezione della pineta dalla ventilazione perché posizionate arbitrariamente in spiaggia in modo trasversale rispetto alla pineta.
Nell’ottica della riqualificazione relativa al Parco Marittimo saranno invece privilegiate le piantumazioni di specie autoctone, Tamarix Gallica. La messa a dimora avverrà nel periodo di fermo vegetativo delle piante».