venerdì
22 Agosto 2025

La madre: «Un carabiniere mi disse che le sue indagini erano ostacolate in caserma»

Udienza 12 / Rosanna Liverani prende la parola in corte d’assise dopo la testimonianza del capitano in congedo Vincenzo Tallarico: comandava la compagnia subito dopo il delitto di Alfonsine nel 1987 ma per tutta la deposizione ha ribadito che delle indagini se ne occuparono altri. La perplessità del presidente della corte: «È sicuro di quello che ha detto?»

7La stessa risposta a tutte le domande: «Se ne occupò qualcun altro». Si può riassumere così l’interrogatorio di 40 minuti di Vincenzo Tallarico in corte d’assise a Ravenna dove oggi, 7 febbraio, il 66enne carabiniere congedatosi con il grado di capitano è stato chiamato per testimoniare nel processo per l’omicidio di Pier Paolo Minguzzi, il 21enne militare di leva rapito e ucciso ad Alfonsine nell’aprile 1987. Gli imputati sono tre: due ex carabinieri e un idraulico loro amico che già hanno scontato pene ventennali per un altro delitto di 35 anni fa. E la risposta di Tallarico – ripetuta quasi come un mantra, mostrando la palese intenzione di smarcarsi da responsabilità di ogni tipo – non avrebbe destato così tanta perplessità fra le parti, a partire dalla corte presieduta da Michele Leoni, se non fosse che all’epoca dei fatti il capitano originario di Messina era al comando della compagnia di Ravenna. E quindi chi si occupò degli atti di indagine di cui ora l’accusa, le parti civili e la corte hanno provato a chiedere conto? Tallarico ha puntato il dito in due direzioni: un suo sottoposto Luigi Bargelletti che nel frattempo è morto e il nucleo operativo senza troppe precisazioni.

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La sorella e la madre di Pier Paolo Minguzzi

La deposizione di Tallarico, nella dodicesima udienza di un dibattimento che si avvia alle battute finali e potrebbe giungere a sentenza proprio in aprile quando cadrà il 35esimo anniversario della morte, ha portato la madre della vittima a chiedere di prendere la parola davanti alla corte. L’87enne Rosanna Liverani, in aula per ogni udienza, ha già deposto nei mesi scorsi ma ora si è sentita di dover aggiungere qualcosa. In particolare ha voluto ricordare le parole di Bargelletti: «Fu il carabiniere che ci stette più vicino. Mi disse che avrebbe fatto di tutto fino a quando sarebbe stato in vita pur di scoprire i colpevoli. E ricordo che una volta mi disse che ce la stava mettendo tutta ma nella caserma di Ravenna trovava degli ostacoli. Mi è sembrato giusto ricordare questa circostanza dopo quello che ho sentito oggi». Liverani concede anche il beneficio del dubbio a Tallarico: «Ho sentito parlare una persona che doveva fare le indagini ma forse è stato come ha detto Bargelletti o forse non era all’altezza». Alla morte del militare, colpito da un infarto, alla famiglia Minguzzi arrivò un biglietto della vedova: «Mio marito non potrà mantenere la parola data».

Tallarico prese servizio al vertice della compagnia a dicembre del 1987, sostituendo Antonio Rocco otto mesi dopo l’omicidio Minguzzi. Contatti con il predecessore per un passaggio di consegne? «Quasi nessuno». Chi seguì le indagini? «La competenza per gli omicidi è del nucleo operativo, io non sapevo cosa facevano». Replica del pm: «Però non ha saputo indicare nemmeno un atto concreto svolto dal reparto». Di cosa si occupò lei? «Quando arrivai, il grosso delle indagini era già stato fatto…». Replica secca del giudice: «Ma il grosso poteva essere ingrossato ancora, non ci sono limiti alle indagini».

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I giudici togati della corte d’assise per l’omicidio Minguzzi

Insomma, anche a voler prendere la versione migliore del quadro dipinto dalle parole dell’ex capitano, emerge un’Arma che pure alle prese con due carabinieri ammazzati in un intervallo di tre mesi, aveva reparti che non dialogavano per le indagini. Anche il presidente Leoni si stupisce che non esistesse un tavolo di coordinamento fra reparti per lo scambio di informazioni.

L’unica parte di indagini che Tallarico ricorda di aver seguito è stata quella per giungere all’identificazione del sedicente Alex, un mitomane che cominciò a telefonare e scrivere lettere alla fidanzata di Minguzzi all’epoca. Per più di un anno il telefono di casa della famiglia della ragazza venne intercettato, mentre in parallelo la giovane doveva registrare le conversazioni per fornirle al fantomatico brigadiere Ciccio sotto copertura. Le intercettazioni vennero prorogate più volte con richieste firmate da Tallarico per via di non meglio precisati elementi utili emersi. Quali? Non vennero specificati all’epoca e l’ex capitano non sa inquadrarli ora.

L’avvocato Luca Canella rappresenta la madre di Minguzzi come parte civile. È lui a pronunciare la domanda che gira nella testa di tutti da mesi: «A luglio del 1987 arrestate gli odierni imputati per un omicidio al termine di una tentata estorsione, e non è venuto in mente a nessuno di collegare quei nomi al caso Minguzzi di tre mesi prima?». La voce di Tallarico non si scompone: «Qualcuno l’avrà pensato ma non avevamo elementi per farlo. Potrebbe essere che nella sfera del pensiero personale di qualcuno fosse presente l’ipotesi». Ma di cui non se ne parlò molto: «Le indagini spettavano al nucleo operativo». E qui è di nuovo il presidente della corte che interviene: «A voi non interessava? C’erano stati due omicidi e non pensavate di contribuire? Lei è sicuro di tutto quello che ha detto? Eravate il comando territoriale di Ravenna e stavate lì con una posizione meno che marginale davanti a due omicidi?».

Sanità privata, nuove esternalizzazioni: lavoratori pronti alla mobilitazione

La Cgil contesta la scelta del gruppo Kos, che in provincia riguardano i dipendenti di Villa Azzurra, a Riolo Terme

Villa Azzurra Riolo
Villa Azzurra, a Riolo Terme

Nei giorni scorsi si è riunita l’assemblea dei lavoratori del gruppo Kos in Emilia Romagna che, all’unanimità, si è dichiarata pronta alla mobilitazione dopo la decisione di esternalizzare, e dunque trasferire presso un’altra società dello stesso gruppo, i lavoratori delle aree del pulimento e delle cucine.

All’assemblea hanno partecipato i lavoratori delle strutture interessate, tra cui quelli di Villa Azzurra a Riolo Terme (oltre a Villa Pineta di Pavullo e Cardinal Ferrari di Fontanellato), che sono tra l’altro le principali strutture di sanità privata del gruppo in Emilia-Romagna.

I lavoratori delle pulizie e delle cucine di queste strutture, secondo quanto deciso dall’azienda, saranno trasferiti presso un’altra società del gruppo con conseguente modifica del contratto nazionale di lavoro, peggiorativo.  A questi lavoratori attualmente viene applicato il contratto nazionale Aiop della sanità privata, il più importante contratto di settore; con il trasferimento passerebbero al contratto Aris dove subirebbero un aumento delle ore di lavoro da 36 a 38 e stipendi inferiori soprattutto per gli eventuali nuovi assunti che, a parità di mansioni, percepirebbero anche 400 euro in meno.

«Il piano proposto da Kos è inaccettabile – scrive in una nota inviata alla stampa la Cgil -: con il trasferimento, ai lavoratori interessati si prospetta anche la  diminuzione delle ore di lavoro e il taglio di alcuni posti. Fortissima poi la preoccupazione, da parte di tutti, che misure di questo tipo possano in seguito interessare anche le aree amministrative delle strutture, al momento fuori dal progetto di riorganizzazione. Si tratta di misure ingiustificate che sottointendono idee di organizzazione del lavoro, che per noi sono inaccettabili, come la volontà aziendale di aumentare i margini di guadagno intervenendo sulla qualità del lavoro e sui diritti dei lavoratori. Nonché l’idea, altrettanto negativa, che vi sia una sorta di classifica del prestigio delle mansioni al cui fondo, secondo Kos, ci sono le mansioni delle pulizie e delle cucine che quindi possono essere retrocesse con contratti più modesti».

Si prospetta anche un problema di natura politica. «La Regione Emilia Romagna – attacca la Cgil – ha previsto di incrementare i finanziamenti per quelle strutture che avessero scelto di adottare il contratto nazionale Aiop, per così sostenere le aziende che sceglievano di tutelare anche la qualità dei contratti. Il gruppo Kos, invece, si prepara a continuare ad intascare maggiori rimborsi ma cambiando il contratto, scegliendo uno che costa meno. Si tratterebbe di un precedente molto pericoloso e per questa ragione abbiamo già chiesto un incontro alla Regione».

Covid, calano i malati effettivi. Ma si registrano altri 5 morti in provincia

Sono 441 i nuovi casi di Covid registrati in un giorno in provincia di Ravenna, dove salgono a 8 (1 in più di ieri) i pazienti in terapia intensiva, mentre si registrano altri 5 morti.

IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 7 FEBBRAIO

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 1.112.384 casi di positività, 5.203 in più rispetto a ieri, su un totale di 26.506 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, di cui 9.664 molecolari e 16.842 test antigenici rapidi.

I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 144 (+1 rispetto a ieri), l’età media è di 62,5 anni. Sul totale, 82 non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 61,1 anni), il 56,9%; 62 sono vaccinati con ciclo completo (età media 64,3 anni). Un dato che va rapportato al fatto che le persone over 12 vaccinate con ciclo completo in Emilia-Romagna superano i 3,7 milioni, circa 300mila quelle vaccinabili che ancora non lo hanno fatto.

Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 2.463 (+50 rispetto a ieri, 2,1%), età media 73,7 anni.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 138.188 (-17.497). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 135.581 (-17.548), il 98,1% del totale dei casi attivi.

Le persone complessivamente guarite sono 22.663 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 958.838.

Purtroppo, si registrano 37 decessi: 2 in provincia di Piacenza (una donna di 88 anni e un uomo di 86 anni); 4 in provincia di Parma (tutte donne, rispettivamente di 74, 89, 90 e 96 anni); 1 in provincia di Reggio Emilia (una donna di 85 anni); 5 in provincia di Modena (tre donne: una di 88, una di 89 anni il cui decesso è stato registrato dall’Ausl di Bologna, e una di 98 anni; due uomini, rispettivamente di 75 e 87 anni); 5 in provincia di Bologna (quattro donne, rispettivamente di 83, 86 il cui decesso è stato registrato dall’Ausl di Imola, una di 87 il cui decesso è stato registrato dall’Ausl di Ferrara, una di 93 anni, e un uomo di 68); 6 in provincia di Ferrara (quattro donne: una di 80, due di 91 e una di 99 anni e due uomini: uno di 61 anni, il cui decesso è stato registrato dall’Ausl di Ravenna, e uno di 80 anni);
5 in provincia di Ravenna (tre donne, due di 88 anni e una di 97, il cui decesso è stato registrato dall’Ausl di Ferrara, e due uomini: uno di 53, il cui decesso è stato registrato dall’Ausl di Cesena e uno di 85 anni); 6 in provincia di Forlì-Cesena (due donne di 84 e 92 anni e quattro uomini di 78, 91, 92, 96 anni); 3 in provincia di Rimini (due donne di 77 e 93 anni e un uomo di 84 anni).
In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 15.358.

Muratore morto sul lavoro, i sindacati: «Per 48 ore nessuno ci ha avvisato»

Cgil, Cisl e Uil in una nota: «Per effetto del bonus del 110 percento le soglie di sicurezza si stanno abbassando»

Cantiere Infortunio LavoroFeneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil e le confederazioni territoriali di Cgil, Cisl e Uil «rimangono attonite» alla notizia dell’ennesima morte in un cantiere edile in provincia di Ravenna.

«Già nei mesi scorsi – commentano i sindacati in una nota inviata alla stampa – abbiamo più volte sollevato pubblicamente il problema della sicurezza in un settore sempre più sotto pressione e con ritmi di lavoro che mal si conciliano con la tutela della salute dei lavoratori. In questo momento di grande dolore, il nostro pensiero va ai familiari di Vasile Burcut, l’ennesima vittima di una strage senza fine sul lavoro e nei cantieri edili».

«Non ci esprimiamo sulle dinamiche dell’incidente. Sarà la magistratura a fare chiarezza e a individuare eventuali responsabilità – continua la nota -. Non possiamo, però, tacere il fatto che per 48 ore nessuno sia stato informato, nemmeno le organizzazioni sindacali a differenza di quanto qualcuno sostiene, di ciò che è avvenuto nel cantiere in via Carso. Il rischio che la morte di un lavoratore potesse passare inosservata è un ulteriore campanello di allarme per un comparto in cui, anche a causa della corsa agli interventi per effetto delle agevolazioni legate al bonus del 110%, le soglie di sicurezza si stanno pericolosamente abbassando».

Il Comune di Lugo spegne il monumento di Baracca contro il caro energia

Un’azione simbolica «per un’emergenza vera». Stimati dall’Amministrazione aumenti del 15 percento

Lugo AltoIl Comune di Lugo aderisce all’appello lanciato dal sindaco di Cento e giovedì 10 febbraio decide di spegnere (dalle 21 alle 21.30) l’illuminazione del monumento di Baracca per porre all’attenzione del Governo il tema del caro energia e materie prime.

Un’azione simbolica per «un’emergenza vera – scrive il sindaco Davide Ranalli – che rischia di compromettere la ripresa economica e il volano rappresentato dal Pnrr. Come una valanga sta toccando tutti, e rischia di mettere in ginocchio le famiglie, gli impianti sportivi, le imprese».

Il Comune di Lugo ha stimato un aumento del 15% per le spese energetiche, «probabilmente in difetto».

Barca si incaglia in una scogliera, tre uomini salvati dalla Capitaneria di porto

L’intervento all’alba di domenica. Nessuna traccia di inquinamento

Barca Scogliera OkIntervento di ricerca e soccorso in mare nel fine settimana, da parte dei militari della Capitaneria di porto di Ravenna, che ha permesso di portare in salvo tre diportisti.

Erano le 5.40 di domenica quando la sala operativa della Guardia Costiera ha ricevuto via telefono la richiesta di soccorso del conduttore di un’unità da diporto a vela, incagliatasi pochi istanti prima in una scogliera frangiflutti posta a protezione del litorale di Lido di Classe.

La collisione con gli scogli ha provocato una falla nello scafo, con conseguente ingresso di acqua e parziale affondamento dell’imbarcazione.

Immediatamente è stata disposta l’uscita dal porto di Ravenna della motovedetta Sar (Search and Rescue) CP 847, che in breve tempo, nonostante il buio e la scarsa visibilità, è riuscita a raggiungere il luogo dell’incidente.

I tre uomini che erano a bordo avevano nel frattempo trovato precario riparo sulla scogliera, e sono stati salvati dall’equipaggio della CP 847.

I tre diportisti, che non hanno avuto bisogno di assistenza medica, erano partiti da Caorle, diretti proprio a Cervia, dove sono stati sbarcati dalla Capitaneria.

L’imbarcazione è stata assicurata alla scogliera, tuttavia, anche in previsione del peggioramento del tempo dalla serata, l’Autorità Marittima ha notificato un’apposita diffida ai fini della rimozione al conduttore dell’unità. Questi, con l’ausilio di maestranze locali, ha provveduto prontamente a completare le operazioni già nel primo pomeriggio, trasferendo l’imbarcazione in un cantiere navale per le riparazioni necessarie.

Nel frattempo la motovedetta CP 847 ha effettuato un’approfondita perlustrazione dello specchio acqueo vicino al luogo dell’incidente, non rilevando tracce d’inquinamento.

Scuole, in vigore le nuove regole: fine della Dad per vaccinati e guariti

Entrano in vigore oggi le nuove regole sulla gestione dei casi Covid nelle scuole, con effetto anche retroattivo.

In estrema sintesi, dalle elementari fino alle superiori, non è più prevista la Didattica a distanza per gli alunni vaccinati o guariti.

Ecco le regole nel dettaglio.

SCUOLA DELL’INFANZIA. Fino a quattro casi di positività accertati tra gli alunni presenti in classe, l’attività didattica prosegue per tutti in presenza con l’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2 da parte dei docenti fino al decimo giorno successivo alla conoscenza dell’ultimo caso accertato positivo. In tali casi, è fatto comunque obbligo di effettuare un test antigenico rapido o molecolare o test antigenico autosomministrato alla prima comparsa dei sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto.

Con cinque o più casi di positività nella stessa sezione o gruppo classe, si applica alla medesima sezione o al medesimo gruppo classe una sospensione delle relative attività per una durata di cinque giorni. La sospensione delle attività avviene se l’accertamento del quinto caso di positività si verifica entro cinque giorni dall’accertamento del caso precedente.

SCUOLA PRIMARIA

Fino a quattro casi di positività accertati tra gli alunni presenti in classe, l’attività didattica prosegue per tutti in presenza con l’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2 da parte dei docenti e degli alunni che abbiano superato i sei anni di età fino al decimo giorno successivo alla conoscenza dell’ultimo caso accertato positivo. In tali casi, è fatto comunque obbligo di effettuare un test antigenico rapido o molecolare o test antigenico autosomministrato alla prima comparsa dei sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto. In caso di utilizzo del test antigenico autosomministrato l’esito negativo è attestato tramite autocertificazione.

Con cinque o più casi di positività accertati tra gli alunni presenti in classe, verificatisi entro cinque giorni dall’accertamento del caso precedente, per coloro che diano dimostrazione di avere concluso il ciclo vaccinale primario o di essere guariti da meno di centoventi giorni, oppure di avere effettuato la dose di richiamo, l’attività didattica prosegue in presenza con l’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2 da parte dei docenti e degli alunni di età superiore ai sei anni fino al decimo giorno successivo alla conoscenza dell’ultimo caso accertato positivo.

Per gli altri alunni si applica la didattica digitale integrata per la durata di cinque giorni.

SCUOLA SECONDARIA

Con un caso di positività accertato tra gli alunni presenti in classe, l’attività didattica prosegue per tutti in presenza con l’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2 da parte degli alunni e dei docenti.

Con due o più casi di positività accertati tra gli alunni presenti in classe, verificatisi entro cinque giorni dall’accertamento del caso precedente, per coloro che diano dimostrazione di avere concluso il ciclo vaccinale primario o di essere guariti da meno di centoventi giorni o dopo aver completato il ciclo vaccinale primario, oppure di avere effettuato la dose di richiamo, l’attività didattica prosegue in presenza con l’utilizzo di dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2.

Per gli altri alunni si applica la didattica digitale integrata per la durata di cinque giorni.

NORME VALIDE PER TUTTE LE SCUOLE

Per tutte le scuole, in caso di positivi in classe, agli alunni in classe si applicherà il regime di auto-sorveglianza con esclusione dell’obbligo di indossare mascherine FFP2 sotto i sei anni di età. Agli alunni per i quali non sia applicabile il regime sanitario di auto-sorveglianza si applica la quarantena precauzionale della durata di cinque giorni, la cui cessazione consegue all’esito negativo di un test antigenico rapido o molecolare.

La riammissione in classe dei soggetti in regime di quarantena precauzionale è subordinata alla sola dimostrazione di avere effettuato un test antigenico rapido o molecolare con esito negativo, anche in centri privati a ciò abilitati.

La condizione sanitaria che consente la didattica in presenza può essere verificata dalle scuole tramite il Green pass.

È morto Luigi Mattioli, primo vicesindaco comunista di Ravenna

Luigi MattioliÈ scomparso ieri (domenica 6 febbraio), all’età di 91 anni, Luigi Mattioli, storico dirigente della sinistra ravennate.

Mattioli era stato anche vicesindaco di Ravenna, nella prima giunta Canosani.

Lo ricorda in una nota inviata alla stampa il segretario del Pd Alessandro Barattoni.

«Apprendo con dolore della scomparsa di Luigi Mattioli. Ero andato a trovarlo l’ultimo giorno dell’anno quando ci eravamo confrontati sul partito, sulla città e su quanto accaduto nelle ultime elezioni».

Mattioli Berlinguer
Mattioli in una foto storica in cui parla davanti anche a Berlinguer

«Cresciuto nell’Uisp – lo ricorda ancora Barattoni -, diventò dirigente della nostra federazione, grande esperto di urbanistica e primo vicesindaco comunista di Ravenna. Ci mancheranno le sue visite in via della Lirica, le sue idee lucide e costruttive esposte con umiltà e discrezione, la sua curiosità e voglia di ascoltare, la sua capacità di esserci sempre nel modo giusto, gli aneddoti che raccontava, sempre con il sorriso sulle labbra. Uno di quei dirigenti politici che tutti i segretari dovrebbero incontrare. A nome di tutto il Partito Democratico porgo le più sentite condoglianze ai suoi amici e alla sua famiglia. Ciao Gigi».

Anche il sindaco Michele de Pascale esprime il cordoglio per la morte di Mattioli. «Fu tra coloro – si legge nella nota inviata alla stampa dal sindaco – che anticiparono una visione moderna della progettazione della città e che videro nella pianificazione urbanistica il possibile ruolo riformista rispetto al territorio e alla società attraverso un nuovo approccio caratterizzato da continuità e sistematicità di metodo e di contenuti. È stato un riferimento importantissimo nella vita politica e democratica di Ravenna, non solo dei suoi tempi, ma anche e specialmente per le generazioni a venire, in particolare grazie alla sua attenzione sempre viva e di assoluto rispetto per le giovani generazioni. È stato per molte generazioni di dirigenti del centrosinistra ravennate un modello e una guida sicura a cui ispirarsi e da cui ricevere consigli. Lo ricordiamo con affetto e grande stima. Un pensiero commosso alla famiglia e ai suoi cari».

Si cercano tre giovani “ambasciatori” per promuovere i parchi tematici su Instagram

La cooperativa Atlantide offre un compenso dai 300 ai 500 euro

Saline CerviaLa cooperativa Atlantide è alla ricerca di tre giovani ambasciatori tra i 20 e i 35 anni che possano promuovere il circuito AmaParco tramite i loro canali social, in particolare Instagram.

La candidatura è gratuita e dovrà essere inviata entro il 15 marzo.

Il regolamento per partecipare alla call è scaricabile a questo link.

Come principale requisito per la selezione, l’Ambassador dovrà condivide almeno una delle tematiche al centro della filosofia di Atlantide e del circuito AmaParco, tra cui ad esempio la passione per la bicicletta, per le attività all’aria aperta, per la natura, la poesia, la cultura e altro.

Ogni Ambassador selezionato sarà ospite dei parchi del circuito (tra quelli in provincia, per esempio, le Saline di Cervia o la Rocca di Riolo, a questo link la lista di tutti i parchi) per partecipare ad almeno 5 escursioni e attività organizzate nel periodo di apertura 2022, documentando le esperienze attraverso foto e video e creando sui propri canali social post, stories e dirette per promuovere i luoghi del circuito AmaParco e le emozioni vissute.

Alla fine dell’anno riceverà un compenso per la promozione svolta, da un minimo garantito di 300 euro a un massimo di 500 euro, sulla base dell’impegno dimostrato.

Cade da un’impalcatura, muore sul lavoro a Ravenna un muratore di 52 anni

La vittima era impegnato con alcuni colleghi in uno stabile di via Carso

Man Wearing Blue Hard Hat Using Hammer 544966Un muratore di origine romena di 52 anni, Vasile Burcut, è morto in seguito a un infortunio sul lavoro verificatosi in un cantiere edile di via Carso a Ravenna.

L’incidente risale alle 15 circa di venerdì scorso, ma la notizia si è diffusa solo domenica.

Sul posto oltre agli operatori del 118, sono intervenuti anche gli ispettori della Medicina del Lavoro dell’Ausl, i carabinieri e il Pm di turno Lucrezia Ciriello.

L’area è stata sottoposta a sequestro per tutti i rilievi del caso.

Il Pm ha contestualmente aperto un fascicolo per omicidio colposo e ha disposto l’autopsia in ragione della quale una persona è stata raggiunta da avviso di garanzia.

Secondo quanto finora riscontrato, il muratore stava lavorando assieme ad alcuni colleghi alla riqualificazione di tre appartamenti all’interno di uno stabile quando, per cause ancora al vaglio, è precipitato da uno dei livelli (forse il terzo) dei ponteggi, cadendo al suolo dopo un volo di 4-5 metri almeno.

Al momento non sono state riscontrare palesi violazioni legate alla caduta dell’uomo. (ANSA.it)

In 7 giorni 5.870 casi: metà della settimana precedente, il dato migliore del 2022

Altri tre decessi in provincia (33 in regione). In Emilia-Romagna il 98,3 percento dei positivi è in isolamento domiciliare

I 701 nuovi casi di coronavirus individuati in provincia di Ravenna oggi, domenica 6 febbraio, portano a 5.870 il totale delle positività diagnosticate questa settimana. Il dato è la metà di quello della settimana precedente e il migliore in assoluto del 2022.

Oggi la Regione ha comunicato 3 decessi in provincia di Ravenna: due uomini di 77 e 83 anni e una donna di 84. Nel resto della regione sono morte 30 persone. In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 15.321.

Dall’inizio dell’epidemia da coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 1.107.181 casi di positività, 7.447 in più rispetto a ieri, su un totale di 44.099 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, di cui 14.422 molecolari e 28.677 test antigenici rapidi. Complessivamente, la percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è del 16,8%.

I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 143 (-3 rispetto a ieri; -2,1%), l’età media è di 62,2 anni. Sul totale, 79 non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 60,9 anni), il 54,1%; 64 sono vaccinati con ciclo completo (età media 63,8 anni).  Un dato che va rapportato al fatto che le persone over 12 vaccinate con ciclo completo in Emilia-Romagna sono oltre 3,7 milioni, circa 300mila quelle vaccinabili che ancora non lo hanno fatto: la percentuale di non vaccinati ricoverati in terapia intensiva è quindi molto più alta rispetto a chi si è vaccinato. Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 2.413 (+3 rispetto a ieri), età media 73,6 anni.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 155.685 (-22.164). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 153.129 (-22.164), il 98,3% del totale dei casi attivi. Le persone complessivamente guarite sono 29.578 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 936.175.

Morì a 35 anni, Ausl condannata a un maxi risarcimento per omissioni dei medici

Nel 2008 l’uomo chiamò la guardia medica al mattino che non dispose il ricovero, poi anche in ospedale venne dimesso dopo una flebo ma a mezzanotte il decesso

La sezione civile del tribunale di Bologna in Appello ha condannato l’Ausl Romagna, con sentenza depositata il 2 febbraio, al pagamento del massimo risarcimento previsto per i familiari di Giuseppe Consiglio morto nel 2008 a 35 anni: l’uomo – obeso, fumatore e in cura per l’ipertensione — morì per “rottura intrapericardica di aorta dissecata” ma, come riportano Il Resto del Carlino e il Corriere Romagna, secondo i giudici si sarebbe potuto salvare se si fosse eseguito l’intervento chirurgico prima del verificarsi della lesione intestinale e comunque l’intervento avrebbe avuto probabilità di successo superiori al 50 percento anche qualora fosse stato eseguito al primo manifestarsi della medesima lesione.

I fatti, in sintesi, andarono così. Consiglio si svegliò con dolori e la guardia medica attribuì il malessere a una gastroenterite e così il paziente, dopo la somministrazione di un farmaco, non venne trasportato in ospedale nonostante l’infermiera del 118 intervenuta sul posto avesse proposto il ricovero. Alle 15 il paziente arrivò davvero al “Santa Maria delle Croci” perché le sue condizioni si erano aggravate: dopo una flebo fu dimesso. In serata un ulteriore aggravamento e il ritorno in ospedale dove l’uomo morì poco prima di mezzanotte.

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